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martedì 30 dicembre 2008
Schizofrenia?
La giornalista chiosa: "Un messaggio di grande attualità in un momento in cui la Spagna discute un progetto di riforma della legge sull'aborto - fortemente voluta dal PSOE - che dovrebbe prevedere la sua liberalizzazione fino alla dodicesima o quattordicesima settimana".
La legge attuale sull'aborto in Spagna prevede la possibilità di ricorrervi: a) fino alla dodicesima settimana, in caso di gravidanza frutto di violenza sessuale; b) fino alla 22a settimana in caso di malformazione del bambino; c) senza limiti di tempo in caso di pericolo di vita o di grave pericolo per la salute psichica della donna, attestata da un certificato medico. Il risultato? L'esplosione recente del numero degli aborti per motivi di salute psichica della donna (ovviamente certificata da medici compiacenti), anche al settimo mese di gravidanza, con relativi scandali.
Quale è l'idea del governo Zapatero? Permettere l'aborto senza alcuna motivazione nelle prime dodici - quattordici settimane di gravidanza e tentare di limitare gli aborti tardivi.
Si tratta del nucleo essenziale della legge 194 italiana: nei primi tre mesi di gravidanza (13 settimane) l'aborto è assolutamente libero, successivamente si pongono "paletti" che, quando è necessario (ad esempio in caso di esito infausto di una diagnosi prenatale tardiva) vengono facilmente aggirati (e non abbiamo alcun dubbio che anche la legge spagnola fisserà paletti altrettanto fragili).
Tra i tanti interventi dei vescovi, quello durissimo di qualche mese fa dell'arcivescovo di Pamplona, mons. Fernando Sebastiàn: «La permissività di fronte all’aborto sta facendo di noi una Nazione degradata e corrotta. Non possiamo essere complici in questa corsa per la distruzione morale della Spagna e degli Spagnoli». «Vogliamo che l’aborto sia considerato per quello che è, un crimine disumano e distruttore, anziché essere presentato come un diritto e una soluzione».
E ancora: «Il vero punto di vista per valutare umanamente l’aborto è quello del bambino abortito. Se non è lecito uccidere un bambino appena nato, perché sarebbe lecito ucciderlo qualche settimana prima della sua nascita? Solo per la convenienza dei più forti».
Chissà: forse qualche anno dopo l'approvazione della legge, anche in Spagna i vescovi chiederanno di applicarla integralmente soprattutto nelle sue parti buone?
Giacomo Rocchi
domenica 28 dicembre 2008
Testamento biologico: chi decide davvero?
venerdì 26 dicembre 2008
Cattivi maestri
mercoledì 24 dicembre 2008
Testamento biologico: la trappola
venerdì 19 dicembre 2008
L'eccezionalismo italiano e Avvenire
Dignitas personae: sine glossa/2
Giacomo Rocchi
lunedì 15 dicembre 2008
Fivet inaccettabile per il credente? E' solo questione di fede?
Si tratta di una lettura superficiale e distratta dei due testi della Congregazione per la Dottrina della Fede. Le “tecniche di aiuto alla fertilità” (o “cura dell’infertilità”, come le chiama anche Dignitas personae al n. 12 della Parte II) sono di diversa natura clinica. La medicina e la chirurgia non offrono solo la possibilità della fecondazione in vitro con trasferimento in utero degli embrioni (FIVET, ICSI ed altre procedure di manipolazione dei gameti e fecondazione extracorporea).
Come già Donum vitae aveva fatto, il nuovo documento distingue accuratamente tra «interventi che mirano a rimuovere ostacoli che si oppongono alla fertilità naturale» (Parte II, n. 13: terapie farmacologiche, interventi di microchirurgia, ecc.), al fine di consentire una fecondazione nella sue sede fisiologica attraverso l’incontro dei gameti, dalle tecniche di fecondazione al di fuori del corpo femminile, quelle di cui si occupa estesamente - tra l’altro - le legge italiana n. 40 sulla procreazione medicalmente assistita. Queste ultime, per il credente, restano moralmente inaccettabili, perché - come già aveva messo in luce Donum vitae - comportano «la dissociazione della procreazione dal contesto integralmente personale dell’atto coniugale»
Roccella: di lotta e di governo
«Noi non possiamo fare più niente per bloccare un farmaco che a nostro parere espone a molti rischi. Ma è una truffa dire alle donne che è sicuro e che rende l'aborto facile», contesta Eugenia Roccella, impegnata a denunciare con Assuntina Morresi (ora sua collaboratrice al ministero) i pericoli della Ru486. «Poi questo farmaco ha ancora molti lati oscuri. Ha provocato almeno 16 morti», sottolinea. «E verrà somministrata in ospedale solo in teoria. Nella pratica le donne firmeranno il registro delle dimissioni e torneranno a casa, senza neppure una notte di ricovero, come è avvenuto nel 90% delle volte nel corso della sperimentazione a Torino. E questo è un rischio», aggiunge il sottosegretario.(...)
Eugenia Roccella però vuole continuare la sua battaglia: «Le donne devono sapere che l'aborto chimico non è una passeggiata».
Certo: se si dice pubblicamente che "la legge 194 non deve essere modificata e deve essere applicata integralmente", difficile opporsi all'introduzione della RU486 ...
Ma, verrebbe da chiedere al Sottosegretario: l'aborto chimico non è una passeggiata ... l'aborto chirurgico lo è?
"Noi non possiamo fare più niente ...". Tre suggerimenti:
a) una proposta di legge che vieti l'aborto volontario
b) un decreto leggi che vieti l'introduzione della RU486
oppure - con molta classe e coerenza: DIMISSIONI!
Giacomo Rocchi
domenica 14 dicembre 2008
Dignitas personae: sine glossa!
Dapprima si propone un elenco delle tecniche di aiuto alla fertilità: tecniche di fecondazione artificiale eterologa, tecniche di fecondazione artificiale omologa, tecniche che si configurano come un aiuto all'atto coniugale e alla sua fecondità, interventi che mirano a rimuovere gli ostacoli che si oppongono alla fertilità naturale, la procedura dell'adozione.
I passi relativi alla "fecondazione in vitro ed eliminazione volontaria degli embrioni" (paragrafo 14 - 16 del documento) vengono così sintetizzati:
"L'esperienza degli ultimi anni ha dimostrato che nel contesto delle tecniche di fecondazione in vitro 'il numero degli embrioni sacrificati è altissimo': al di sopra dell'80% nei centri più sviluppati" "Gli embrioni prodotti in vitro che presentano difetti vengono direttamente scartati"; molte coppie "ricorrono alle tecniche di procreazione artificiale con l'unico scopo di poter operare una selezione genetica dei loro figli"; tra gli embrioni prodotti in vitro "un certo numero è trasferito nel grembo materno e gli altri vengono congelati"; la tecnica del trasferimento multiplo, cioè "di un numero maggiore di embrioni rispetto al figlio desiderato, nella previsione che alcuni vengano perduti ... comporta di fatto un trattamento strumentale degli embrioni".
Si riporta, poi, un altro brano: "La pacifica accettazione dell'altissimo tasso di abortività delle tecniche di fecondazione in vitro dimostra eloquentemente che la sostituzione dell'atto coniugale con una procedura tecnica ... contribuisce ad indebolire la consapevolezza del rispetto dovuto ad ogni essere umano ..."
Un dubbio: le tecniche di fecondazione in vitro sono lecite o illecite?
Dalla sintesi non si comprende bene. In effetti il documento si premura di ricordare l'affermazione della liceità di tutte le tecniche che "rispettano il diritto alla vita e all'integrità fisica di ogni essere umano", "l'unità del matrimonio ..." e i "valori specificamente umani della sessualità ..." e quindi all'affermazione della liceità delle tecniche che si configurano come un aiuto all'atto coniugale e alla sua fecondità ...", ma si dimentica di riportare un passaggio, piuttosto semplice:
"Alla luce di tale criterio sono da escludere tutte le tecniche di fecondazione artificiale eterologa e le tecniche di fecondazione artificiale omologa che sono sostitutive dell'atto coniugale" (n. 12).
E' strano: manca anche un secondo passaggio, piuttosto "pesante":
"L'esperienza successiva ha dimostrato invece che tutte le tecniche di fecondazione in vitro si svolgono di fatto come se l'embrione umano fosse un semplice ammasso di cellule che vengono usate, selezionate e scartate".
La sintesi collega il concetto di embrioni sacrificati alla diagnosi preimpianto, alla selezione eugenetica, alla tecnica del trasferimento multiplo e al congelamento degli embrioni: si dimentica, però, di citare il passo dell'Istruzione immediatamente successivo alla menzione dell'altissimo numero di embrioni sacrificati:
"Queste perdite sono accettate dagli specialisti delle tecniche di fecondazione in vitro come prezzo da pagare per ottenere risultati positivi. In realtà è assai preoccupante che la ricerca in questo campo miri principalmente ad ottenere migliori risultati in termini di percentuale di bambini nati rispetto alle donne che iniziano il trattamento, ma non sembra avere un effettivo interesse per il diritto alla vita di ogni singolo embrione".
Del resto l'Istruzione immediatamente prima chiariva (in un passo non riportato nella sintesi) cosa intendeva per embrioni sacrificati:
"Occorre tuttavia rilevare che, considerando il rapporto tra il numero totale di embrioni prodotti e di quelli effettivamente nati, il numero di embrioni sacrificati è altissimo": embrioni sacrificati sono tutti quelli prodotti e non nati.
Viene tralasciato anche un altro duro giudizio sulle tecniche nel loro complesso:
"Le tecniche di fecondazione in vitro in realtà, vengono accettate perché si presuppone che l'embrione non meriti un pieno rispetto, per il fatto che entra in concorrenza con un desiderio da soddisfare"; e un altro:
"Il desiderio di un figlio non può giustificarne la produzione ..."
Quando poi la sintesi riporta il giudizio sull'ICSI, quale variante della fecondazione in vitro, così riporta: "Tale tecnica è moralmente illecita: 'opera una completa dissociazione tra la procreazione e l'atto coniugale ...".
Il testo dell'Istruzione, per la verità, contiene una premessa e utilizza un avverbio, entrambi tralasciati: "Come la fecondazione in vitro, della quale costituisce una variante, l'ICSI è una tecnica intrinsecamente illecita ..."; e infatti non è solo l'ICSI, ma ogni tecnica di fecondazione in vitro ad operare una completa dissociazione tra la procreazione e l'atto coniugale.
Che dire, poi, del passo relativo alla condanna della diagnosi pre-impiantatoria? La sintesi riporta: "La diagnosi preimpiantatoria ... è finalizzata di fatto ad una selezione qualitativa con la conseguente distruzione di embrioni"; i puntini (...) riguardano un inciso piuttosto significativo. L'Istruzione afferma:
"La diagnosi preimpiantatoria - sempre connessa con la fecondazione artificiale, già di per sé intrinsecamente illecita - è finalizzata di fatto ad una selezione qualitativa con conseguente distruzione di embrioni".
Ma anche nel passaggio relativo alla valutazione della terapia genica germinale (n. 26) la sintesi tralascia di menzionare l'ipotesi di applicazione sull'embrione che, sottolinea l'Istruzione, "necessita di essere attuata in un contesto di fecondazione in vitro, andando incontro quindi a tutte le obiezioni etiche relative a tali procedure".
E perfino nella condanna della clonazione umana (n. 28), la sintesi dimentica di riportare l'osservazione secondo cui essa porta "all'estremo la negatività etica delle tecniche di fecondazione artificiale"!
Che succede? L'anonimo estensore della sintesi non vuole credere di avere fino ad oggi sostenuto e difeso una legge che consente e finanzia una tecnica "intrinsecamente illecita" che produce il sacrificio di un altissimo numero di embrioni prodotti?
Giacomo Rocchi
lunedì 8 dicembre 2008
Libertà di testamento biologico?
sabato 6 dicembre 2008
Testamento biologico e autodeterminazione/2
martedì 2 dicembre 2008
Il "mondo reale" di Carlo Flamigni
domenica 30 novembre 2008
Obama, la morte, Hitler, prepariamoci al peggio.
venerdì 28 novembre 2008
Testamento biologico e autodeterminazione
sabato 22 novembre 2008
Il grande stratega
E soprattutto: quale legge suggerisce di approvare Delle Foglie?
A questa domanda mi permetto di proporre una risposta: qualunque legge che permetta una autodeterminazione relativa (non assoluta ...) purché approvata in un clima costruttivo; così che Delle Foglie possa dire: abbiamo vinto! Insomma una legge che consente dichiarazioni anticipate che permettono la cessazione delle terapie (non però di nutrizione o idratazione ...); e che per di più non permetta l'obiezione di coscienza ai medici!
Delle Foglie sta volontariamente mettendo la testa sotto la ghigliottina ... ma la testa di chi?
Giacomo Rocchi
giovedì 20 novembre 2008
Caso Englaro: LICENZA DI UCCIDERE - Verità e Vita mette in guardia dall’ambiguo concetto di “Fine vita”
Ancora non ha eseguito o fatto eseguire il gesto omicida. E noi fortemente speriamo che ci ripensi.
Ma se sciaguratamente dovesse farlo, questa decisione omicida non sarà nella sostanza diversa dai milioni di decisioni omicide –anche queste consentite e finanziate dallo Stato– prese da padri, madri e medici in materia di aborto; nonché da quelle di genitori e medici che –nelle tecniche di fecondazione artificiale omologhe o eterologhe - obbligano i poveri figli concepiti in provetta ad un “percorso di guerra” che nove volte su dieci li uccide. Di questo, purtroppo, da troppo tempo si tace, favorendo il clima per una sentenza come quella sul caso-Englaro.
Come era facile prevedere –e chi l’ha fatto ha suscitato le solite “prese di distanza” di certi paladini del “politicamente corretto” e del “male minore”– la legalizzazione prossima ventura della eutanasia si materializzerà con la ben nota trappola dell’antilingua. L’importante è non chiamare le cose con il loro nome. In questo caso, la nuova espressione, che sembra già godere di quell’ampio consenso autorevolmente auspicato per la sua traduzione in legge, è “Fine Vita”.
Per l’aborto, che è l’uccisione “volontaria” del figlio concepito, si coniò la formula “Interruzione volontaria della gravidanza”, tradotta nell’asettico acronimo “IVG”. Il diritto della donna si chiama “autodeterminazione”, e la vittima è un essere umano fra il concepimento e la nascita, impossibilitato ad autodeterminarsi. Adesso, con il “fine vita” e la c.d. autodeterminazione delle DAT (Dichiarazioni Anticipate di Trattamento), si delega qualcuno a uccidere colui che –qui e ora- non può esprimersi.
In questo modo –a prescindere da certe buone intenzioni– una legge sul “fine vita” sdoganerà una nuova categoria giuridica: quella delle persone che si trovano in una condizione umana intermedia tra vita e morte.
Recependo nell’ordinamento proprio quel concetto culturale di “zona grigia” elaborata da qualche sedicente cattolico in cerca di facili consensi mondani.
Per questi motivi, Verità e Vita conferma il proprio deciso dissenso dalla linea politica di sostegno ad una legge comunque ispirata al c.d. “fine vita”, che nella migliore delle ipotesi funzionerà come “scivolo” al decollo dell’eutanasia legale. Che implica quel diritto di uccidere che, almeno per i cittadini già nati, la legge vigente oggi rifiuta, anche a livello della Costituzione.
Come abbiamo già scritto più volte, delle due l’una: o la volontà del paziente, espressa prima di cadere nell’incoscienza, non è vincolante per il medico. E in questo caso non serve alcuna legge. O la volontà del paziente è vincolante per il medico, e questo apre all’eutanasia. Una legge che cerchi di collocarsi in mezzo a questo spartiacque è solo una colossale trappola della cultura della morte, nella quale Verità e Vita non vuole cadere.
Il “fine vita” non esiste. Esistono la vita e la morte. Al contrario, il “non ancora” dell’ ivg e l’ “ormai” del “fine vita” non sono che il marchio del potere dell’uomo sulla vita dell’altro.
Noi di Verità e Vita sosteniamo che l’unico modo sincero e corretto di esprimere l’ambito della misteriosa dignità, anche corporea, dell’uomo nel tempo è: “dal concepimento alla morte naturale”. Parole chiare, distinte e univoche. Parole pro-life.
mercoledì 19 novembre 2008
Autodeterminazione?
domenica 16 novembre 2008
Verso l'eutanasia/L'autodeterminazione
venerdì 14 novembre 2008
Una giornata di lutto per la magistratura italiana
Certo: occorreva coraggio, per andare contro al conformismo imperante che, attorno al padre di Eluana, ne invocava la morte; era necessario uno strappo procedurale, per tornare a valutare il merito della vicenda e non solo il tema dell'ammissibilità o meno del ricorso.
Vi sarebbe stato un Giudice che avrebbe affermato: "non possiamo condannare a morte una giovane donna innocente?"
Non c'era.
Vi erano piuttosto giudici che discettavano sulla possibilità per il Pubblico Ministero di proporre impugnazione: e osservavano che la questione della morte procurata di Eluana non è una questione di "status e di capacità delle persone" (lo ha sostenuto la difesa di Beppino Englaro, sostenendo, in pratica, che se si trattava di interdire la figlia - come era avvenuto in precedenza - il P.M. avrebbe potuto dire la sua, ma se si trattava di ucciderla no ...) e che comunque - suprema distinzione! - il Pubblico Ministero avrebbe potuto intervenire in giudizio ma non impugnare la sentenza! La questione della morte procurata di una disabile non è di interesse pubblico, riguarda solo le persone coinvolte!
L'ultima parola è stata detta, la procedura è stata rispettata, le carte sono in ordine.
Ora Eluana può essere uccisa.
Giacomo Rocchi
sabato 1 novembre 2008
venerdì 17 ottobre 2008
fecondazione in vitro, aborto, eutanasia
Nel caso dell’utilizzo degli embrioni umani nei primi giorni di vita per scopi sperimentali – pratica su cui i sostenitori della teoria del “pendio scivoloso” hanno spazio nell’evocare mostri alla Frankenstein portati alla nascita in laboratorio – permettendo agli scienziati di tenere un embrione vivo nel laboratorio per 14 giorni non implica logicamente che essi lo terranno vivo per un periodo superiore. Tenere un embrione vivo in laboratorio per un periodo più lungo di 14 giorni dalla fertilizzazione è stato previsto essere un reato: e nessuno che lavora nel campo del’embriologia vorrebbe incorrere in una sentenza che lo condanna alla reclusione. La sua carriera sarebbe finita".
mercoledì 15 ottobre 2008
All'inizio era il pre-embrione
In prima battuta, sembra un cambiamento benigno e diretto a salvare vite. I bambini nati così prematuramente devono essere sottoposti a cure intensive e, se sopravviveranno, molto probabilmente in larga misura avranno danni cerebrali. I genitori e gli specialisti, nella maggior parte dei casi, dedicano loro stessi a mantenerli in vita, se è possibile. Medici e infermieri hanno sempre odiato eseguire aborti tardivi e il pensiero che il feto abortito possa sopravvivere deve rendere l’aborto ancora più odioso".