L'editoriale di Avvenire si mostra certo "per la conoscenza che abbiamo del nostro entroterra cattolico, che nulla è cambiato dell'antico intendimento. Ciò che era, è. Ciò che è stato, continua ad essere". L'articolo prosegue ammettendo che "sensibilità diverse si sono sempre registrate, anche in passato, all'interno dell'area cattolica, ma questo non autorizza alcuno a trarre per tutti conclusioni sconfortanti".
Arriviamo al punto, alla dichiarazione programmatica: "In questo tempo, come già nei giorni dell'impegno contro il far west della procreazione artificiale e per la difesa di un'idea naturale e costituzionale della famiglia, la capacità di laici e cattolici di fare squadra sarà ancora cruciale e probabilmente decisiva". E infine:
"Considerare l'opportunità, in materia di fine vita, di costruire un argine legislativo a cattive pratiche e a rischiose derive non significa acconsentire in alcun modo alle une o alle altre. Così come non significa essere poi, esentati da un esigente dovere di testimonianza culturale e di vigilanza umana e politica. E' proprio la vicenda della legge 40 che lo ricorda a tutti noi".
Come vogliamo interpretare le ultime frasi?
Avanti con una legge di compromesso sull'eutanasia (leggi: dichiarazioni anticipate di trattamento); meglio riuscire ad approvare a larga maggioranza una legge imperfetta che però ponga paletti (o argini) che essere sconfitti su una proposta di legge che affermi: "Nessuno può essere ucciso in ragione della sua disabilità o malattia, neppure se lo chiede!". Iniziamo nel frattempo a chiamare cattive pratiche e rischiose derive ciò che dovrebbe essere chiamato uccisione di essere umano ...
Nessun problema di coscienza: Avvenire ci assolve in anticipo; saranno gli altri, i cattivi a prendersi la colpa.
C'è un però: non c'è un dovere di sostenere una legge intransigente sulla vita, ma piuttosto un dovere di testimonianza culturale e di vigilanza umana e politica.
Il luminoso esempio? La legge 40 sulla fecondazione artificiale ...
Mi chiedo se la testimonianza culturale di Avvenire sulla fecondazione artificiale fosse quella di intervistare la d.ssa Eleonora Porcu, esperta nel congelamento di ovociti ("la crioconservazione di ovociti in ordine al processo di procreazione artificiale è da considerare moralmente inaccettabile") o altri illustri sanitari che effettuano fecondazione in vitro come i drr. Claudio Manna e Licinio Contu ("tutte le tecniche di fecondazione in vitro si svolgono di fatto come se l'embrione umano fosse un semplice ammasso di cellule che vengono usate, selezionate e scartate"); o quello di enfatizzare i "successi" della legge 40 sulla base dell'aumento degli interventi ("La legge 40 funziona. Raddoppiati i risultati", Avvenire, 23/9/2006: "considerando il rapporto tra il numero totale di embrioni prodotti e di quelli effettivamente nati, il numero degli embrioni sacrificati è altissimo (al di sopra dell'80% nei maggiori centri di fecondazione artificiale").
O se ancora, all'interno del mondo cattolico, abbiano contribuito alla testimonianza culturale sulle fecondazione artificiale considerazioni come queste: "È ben vero che anche se tutti gli embrioni artificialmente generati sono trasferiti in utero le percentuali di nascite sono così modeste da poter far giudicare le intere tecniche, in quanto tali, poco attente al valore della vita nel momento stesso in cui si autorappresentano come un servizio alla vita. Ma una volta che gli embrioni sono trasferiti in utero essi sono affidati alla natura. Molti muoiono anche nel caso di fecondazione naturale e comunque manca una programmazione diretta e premeditata della distruzione di nuovi esseri umani" (Movimento per la Vita, Primo Rapporto al Parlamento sullo stato di attuazione della legge 40/04: "Spesso si obietta che tali perdite di embrioni sarebbero il più delle volte preterintenzionali, o avverrebbero addirittura contro la volontà dei genitori e dei medici. Si afferma che si tratterebbe di rischi non molto diversi da quelli connessi al processo naturale della generazione ... E' vero che non tutte le perdite di embrioni nell'ambito della procreazione in vitro hanno lo stesso rapporto con la volontà dei soggetti interessati. Ma è anche vero che in molto casi l'abbandono, la distruzione o le perdite di embrioni sono previsti e voluti").
La vicenda della legge 40 ricorda a tutti noi che, quando si tenta un compromesso su materie non negoziabili, i valori non vengono difesi per nulla e, velocemente, si perde la capacità di riconoscere le azioni che li violano ...
Giacomo Rocchi
Quanto scritto da Giacomo è una fotografia perfetta della situazione, non c'è molto da aggiungere alla descrizione.
RispondiEliminaPurtroppo questi tradimenti operati da giornali e correnti 'cattoliche' hanno un carattere di particolare gravità in quanto hanno anche l'effetto inquinare le coscienze che in buona fede si formano leggendo questi giornali .....