Un milione di persone in piazza a Madrid per la festa della famiglia. L'arcivescovo di Madrid, informa Avvenire di oggi "ha anche condannato con forza l'aborto, "una delle piaghe più terribili del nostro tempo", e ha definito "i nuovi santi innocenti" i piccoli non nati per l'interruzione della gravidanza.
La giornalista chiosa: "Un messaggio di grande attualità in un momento in cui la Spagna discute un progetto di riforma della legge sull'aborto - fortemente voluta dal PSOE - che dovrebbe prevedere la sua liberalizzazione fino alla dodicesima o quattordicesima settimana".
La legge attuale sull'aborto in Spagna prevede la possibilità di ricorrervi: a) fino alla dodicesima settimana, in caso di gravidanza frutto di violenza sessuale; b) fino alla 22a settimana in caso di malformazione del bambino; c) senza limiti di tempo in caso di pericolo di vita o di grave pericolo per la salute psichica della donna, attestata da un certificato medico. Il risultato? L'esplosione recente del numero degli aborti per motivi di salute psichica della donna (ovviamente certificata da medici compiacenti), anche al settimo mese di gravidanza, con relativi scandali.
Quale è l'idea del governo Zapatero? Permettere l'aborto senza alcuna motivazione nelle prime dodici - quattordici settimane di gravidanza e tentare di limitare gli aborti tardivi.
Si tratta del nucleo essenziale della legge 194 italiana: nei primi tre mesi di gravidanza (13 settimane) l'aborto è assolutamente libero, successivamente si pongono "paletti" che, quando è necessario (ad esempio in caso di esito infausto di una diagnosi prenatale tardiva) vengono facilmente aggirati (e non abbiamo alcun dubbio che anche la legge spagnola fisserà paletti altrettanto fragili).
Tra i tanti interventi dei vescovi, quello durissimo di qualche mese fa dell'arcivescovo di Pamplona, mons. Fernando Sebastiàn: «La permissività di fronte all’aborto sta facendo di noi una Nazione degradata e corrotta. Non possiamo essere complici in questa corsa per la distruzione morale della Spagna e degli Spagnoli». «Vogliamo che l’aborto sia considerato per quello che è, un crimine disumano e distruttore, anziché essere presentato come un diritto e una soluzione».
E ancora: «Il vero punto di vista per valutare umanamente l’aborto è quello del bambino abortito. Se non è lecito uccidere un bambino appena nato, perché sarebbe lecito ucciderlo qualche settimana prima della sua nascita? Solo per la convenienza dei più forti».
Chissà: forse qualche anno dopo l'approvazione della legge, anche in Spagna i vescovi chiederanno di applicarla integralmente soprattutto nelle sue parti buone?
Giacomo Rocchi
Il problema è che la parola aborto nell'immaginario collettivo ha perso tutto il suo significato.
RispondiEliminaE' stata banalizzata.
La gente non sa che abortire significa fare a pezzi dei bambini.
La gente non immagina nemmeno lontanamente che abortire significhi spezzare gambe, braccia, decapitare e martoriare mostruosamente corpicini di bimbi inermi.
Chi ha i mezzi, come voi, dovrebbe divulgare senza timore le immagini di quello che è l'aborto nella realtà.
Non si fece, secondo me sbagliando, nemmeno ai tempi del referendum. E vinse la morte.
Francamente non credo che i pro-morte avrebbero la forza psico-mediatica di banalizzare anche quelle immagini.
Immagini che potrebbero avere una potenza dirompente.
Se così non è vorrei che mi spiegaste il perchè.
Roberto Castella
Concordo sul fatto che la realtà dell'aborto è stata accuratamente nascosta e cancellata, fin dall'utilizzo dell'espressione "interruzione della gravidanza" (meglio ancora IVG) e concordo anche sulla necessità di ribadire la realtà nascosta. Quanto poi all'uso delle immagini, credo si tratti anche di scelte personali: nel nostro blog l'immagine di un bambino abortito in precedenza è già stata usata, forse lo sarà anche in futuro.
RispondiEliminaPropongo però una riflessione: se è vero che vi è questa opera di occultamento della realtà, è anche vero che molte persone forse non vogliono vedere, vogliono voltare la faccia dall'altra parte: per parafrasare il vangelo, "non crederebbero nemmeno se vedessero".
C'è una durezza di cuore diffusa che, forse, le immagini non sono sufficienti a scalfire, almeno in certi casi.
Ci vuole quindi un'opera educativa (e perché no: religiosa) e un'altra che faccia leva sulla proclamazione dei diritti universali e magari anche sul ragionamento - che in questi giorni diventa evidente - che disinteressarsi della morte di tanti bambini significa non frenare un'onda di morte che è giunta ai neonati prima, poi ai malati, ai disabili e agli anziani: quindi a ciascuno di noi.
Ognuno cerchi comunque di fare del suo meglio con i mezzi che ha a disposizione.
Grazie per la sua attenzione.
Giacomo Rocchi
Carissimo Roberto, concordo con il fatto che bisognerebbe ogni tanto realizzare la crudeltà e violenza dell'aborto. Da come ribadito dall'amico Giacomo, abbiamo già pubblicato immagini dello scempio dell'aborto. Non abbiamo paura a farlo, hai ragione, non bisogna fare come fa questa società. Non dobbiamo occultare l'eccidio dell'embrione. Oggi si rischia il carcere negando l'olocausto, ma di fatto tutti i mezzi di comunicazione occultano lo sterminio dell'aborto legale. Stai sicuro che siamo ben consapevoli della forza delle immagini. Il grido silenzioso e altre immagini hanno risvegliato già molte coscienze, in futuro useremo quelle immagini.... ho in mente anche di dare una forte sferzata alla cultura dell'oscurità e della morte denunciando gli strumenti di tortura abortisti. Sì perchè l'aborto è atto peraltro crudelissimo per il bambino che soffre tantissimo prima di essere ucciso.
RispondiEliminaGrazie. E scusate la mia supponenza.
RispondiEliminaRoberto Castella