venerdì 17 ottobre 2008

fecondazione in vitro, aborto, eutanasia


Concludiamo la riflessione sulle dichiarazione della baronessa Mary Warnock: la conoscevamo alla guida della Commissione che inventò il pre-embrione, l'abbiamo ritrovata, quasi trent'anni dopo, a spargere perle di saggezza sull'aborto, sul dovere di rianimazione dei neonati prematuri, sul dovere di farsi da parte per i malati incurabili.
E' forse un caso che la nobildonna si occupi di questioni apparentemente così lontane? Hanno una relazione le prese di posizione della Warnock nei diversi campi?
La nostra autrice non si è certo dimenticata la decisione del 1984: quasi un'excusatio non petita, ne parla per rassicurare (o rassicurarsi?) sugli effetti di quel Rapporto. La Warnock affronta il tema del "pendio scivoloso", la tesi che fa discendere da una decisione sbagliata conseguenze sempre peggiori:
"Il problema dell’argomentazione risiede nella parola “inevitabilmente”: non c’è alcuna connessione logica che conduce da x a y o z.
Nel caso dell’utilizzo degli embrioni umani nei primi giorni di vita per scopi sperimentali – pratica su cui i sostenitori della teoria del “pendio scivoloso” hanno spazio nell’evocare mostri alla Frankenstein portati alla nascita in laboratorio – permettendo agli scienziati di tenere un embrione vivo nel laboratorio per 14 giorni non implica logicamente che essi lo terranno vivo per un periodo superiore. Tenere un embrione vivo in laboratorio per un periodo più lungo di 14 giorni dalla fertilizzazione è stato previsto essere un reato: e nessuno che lavora nel campo del’embriologia vorrebbe incorrere in una sentenza che lo condanna alla reclusione. La sua carriera sarebbe finita".

Come si vede l'Autrice costruisce per i propri scopi una tesi contrastante con la propria, per ridicolizzarla: nessun pericolo di creazione di mostri!

Ma è la stessa Warnock ad essere, come si è visto nei precedenti post, la dimostrazione vivente delle conseguenze sempre peggiori di quella decisione - come si è visto, del tutto antiscientifica, adottata solo per interessi "superiori" - che sembrava potesse avere un riflesso solo su una tecnica - la fecondazione in vitro - che allora muoveva i primi passi.

Abbiamo visto come ella rifiuti di prendere atto dei progressi scientifici che permettono la rianimazione dei neonati estremamente prematuri, così da non limitare nemmeno di due settimane il termine per eseguire gli aborti; quanto ai neonati prematuri, con gravi rischi di disabilità, ella affermava già nel 2004:
"Può darsi che il discorso si riduca a questo: “Va bene, possono rimanere vivi, ma la famiglia dovrà pagare per questo”. Altrimenti vi sarebbe un terribile salasso sulle risorse pubbliche";
e inevitabilmente, come si è visto nei primi post, la Warnock ha rivolto la sua attenzione verso i sofferenti e i dementi: e non è certo una sorpresa - dopo avere visto le precedenti posizioni - che ella ipotizzi un dovere di morire (da attuarsi, se del caso, con un bel testamento biologico).

Quando c'è da scegliere tra la vita e la morte di un essere umano, la baronessa Warnock - che ha influenzato il dibattito bioetico in questi trent'anni in Gran Bretagna - ha una sola risposta: la morte!
La vita di un uomo non vale mai quanto altri interessi superiori: la "pubblica ansietà", la ricerca scientifica, le risorse pubbliche (!).

Coerentemente, dopo avere fatto e suggerito tutte le scelte sbagliate che si presentavano, ella affronta la sua posizione:
"Se andassi in una casa di riposo, sarebbe un terribile spreco di denaro che la mia famiglia potrebbe usare molto meglio".

Giacomo Rocchi






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