giovedì 9 ottobre 2008

A cosa serve il testamento biologico?


Abbiamo visto come alla baronessa Warnock interessi molto di più la possibilità di morire delle persone "inutili", dementi (concetto che comprende ovviamente non solo i pazzi, ma anche i soggetti in stato vegetativo), piuttosto che il diritto al suicidio delle persone colpite da sofferenze insopportabili; anche queste, in realtà, producono sprechi di denaro pubblico e danno sofferenze alla loro famiglia.

Ma, come si è detto, se le persone sono inutili, per esse non basta il diritto a morire: è necessario affermare un loro dovere di farsi da parte.

La Warnock completa il suo ragionamento con un riferimento preciso: "Se tu hai delle direttive anticipate con le quali designi qualcuno ad agire nel tuo interesse e per tuo conto nel caso che tu diventi incapace, penso che in questo caso ci sia una speranza che il tuo rappresentante possa dire che tu non vorresti vivere in quella condizione e così possa tentare di aiutarti a morire".

A pensarci attentamente le direttive anticipate sono estranee al tema delle sofferenze insopportabili; sono invece fondamentali per attuare quello che la baronessa ritiene l'obbligo di morire dei dementi.
Il motivo è lampante: nemmeno la Warnock se la sente di affermare che, se uno incontra per strada uno squilibrato, ha il diritto/dovere di ucciderlo, tenuto conto della sua dannosità per la famiglia e lo Stato; per raggiungere lo stesso risultato occorre passare attraverso una manifestazione di volontà dell'interessato: trasformare l'obbligo di morire in una morte volontariamente richiesta e pretesa.

Lo Stato non attuerà, quindi, più un proprio disegno eugenetico; si limiterà ad attuare le richieste di morte degli interessati.

Facciamo attenzione: nel ragionamento della Warnock, così come ogni uomo inutile deve sentire l'obbligo di farsi uccidere, così deve sentire l'obbligo di redigere il testamento biologico; solo così si dimostrerà un cittadino e un familiare sensibile alla spesa pubblica e al dolore dei suoi congiunti ...
Non c'è dubbio che la Warnock non afferma esplicitamente che la redazione del testamento biologico debba essere obbligatoria (può darsi che nell'articolo per la rivista norvegese, ancora non disponibile, lo sostenga): ma -come da tante parti sottolineato - la sola possibilità di redigerlo costituisce uno strumento di pressione nei confronti dei potenziali utenti: anziani, affetti da malattie progressive ecc..
La sola disponibilità di questo strumento mette in crisi il rapporto medico - paziente, che si fonda sulla fiducia e su un patto tacito per cui il primo non abbandonerà mai il secondo, e anche tra malato e familiari, lasciando il malato solo con i suoi pensieri, le sue preoccupazioni, la sua depressione.

La redazione di un testamento biologico da parte di un soggetto che si sente inutile (o che teme di diventarlo nel prossimo futuro), un fardello per la società e la famiglia, sarà davvero libera?

Questo alla Warnock non importa affatto; piuttosto ella è ben attenta a far sì che quel pezzo di carta metta il malato ormai incosciente alla mercè della volontà altrui.
Notiamo infatti il riferimento al rappresentante: pensate davvero che serva a difendere la dignità di chi l'ha nominato?

No davvero: il suo vero compito - l'anziana nobildonna non si ritrae dall'affermarlo - è tentare di aiutare a morire il paziente, è garantire che questa uccisione - tanto utile per la società e la famiglia e addirittura invocata dal malato - abbia esecuzione.
Giacomo Rocchi


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