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martedì 25 febbraio 2014

UN DECENNALE DI VERITA’ E VITA

Alla luce dei dati che ogni anno puntualmente fornisce il Ministro della Sanità, che confermano quanto da noi ripetutamente e con forza sostenuto fin dalle prime volte che si è parlato di fecondazione in vitro all'interno del MpV ITALIANO, e delle promesse fatte durante la campagna referendaria (marzo/aprile) 2005 dai vertici della CEI “Stiamo inquadrando il referendum in un più ampio lavoro formativo che dovrà andare oltre quella scadenza dopo la quale certe semplificazioni oggi “necessarie” per non confondere la nostra gente dovranno lasciare il posto ad una più puntuale presentazione del pensiero della Chiesa non tanto sul referendum ma sulla fecondazione medicalmente assistita”, auspicavamo un decennale totalmente diverso all'insegna della verità e dell’unità nel giudizio negativo sulla legge 40 e nell'impegno di tutti e di tutti i mezzi a disposizione per far conoscere i mortiferi effetti di queste tecniche di riproduzione umana, che le rendono inaccettabili umanamente ed ancor più cristianamente. 

Leggendo, però i comunicati stampa dell’Associazione SCIENZA E VITA e del MOVIMENTO PER LA VITA ITALIANO e l’articolo di Assuntina Morresi su AVVENIRE del 16 febbraio e la sua perentoria e magisteriale reprimenda su LA NUOVA BUSSOLA QUOTIDIANA del 21 febbraio u.s. dobbiamo, purtroppo, constatare che le centinaia di migliaia di embrioni sacrificati (479.293 negli anni 2006-2011 per far nascere 41.495 bambini) in questi dieci anni non sono bastati a far prendere coscienza a chi ha proposto questa legge e continua a difenderla a spada tratta elencandone le virtù che spendere tante energie e soldi per arrivare all'approvazione di una tale iniqua legge è stato un gravissimo errore in tutti i sensi. 

In questi dieci anni abbiamo dovuto costituire un’altra Associazione il “COMITATO VERITÀ E VITA” per poter continuare a dire tutta la verità sulla fecondazione in vitro e su altri disegni di legge “di compromesso”, che hanno visto ergersi a protagonisti alcuni esponenti provenienti da associazioni cattoliche con l’intento di ridurre i danni, di perseguire il “male minore”. 
Per poter esprimere un giudizio sui fatti bisogna conoscerli ed a noi sembra che nella seconda metà degli anni novanta Assuntina Morresi fosse in tutt'altre faccende affaccendata per poter essere informata su quanto accadeva nel MpV Italiano e nel laicato cattolico vicino ai vertici della CEI. 
Per capire come è nata la proposta di legge del NUOVO MILLENNIO, che i Consiglieri Nazionali del MpV Italiano trovarono nella cartellina del Consiglio Direttivo del 29-30 novembre 1997 e che già era stata pubblicata nel n.12 di SÌ ALLA VITA di dicembre 1997, bisogna leggere il n. 25 di SANARE INFIRMOS del 1996 alle pagg. 37-40, poiché la proposta di legge del Novo Millennio non è altro che la fotocopia di quanto già veniva fatto nell’Ospedale San Raffaele di Milano facendolo passare per conforme “agli insegnamenti complessivi del magistero ecclesiale, interpretati e applicati secondo i criteri generali e comunemente proposti dai  moralisti  cattolici. …” con il silenzio assenso degli Ordinari ambrosiani nonostante i ripetuti richiami della Congregazione della dottrina della Fede a rispettare il magistero della Chiesa cattolica. 
La totale sordità di Carlo Casini all'ANNUNCIO DOVEROSO fatto da 19 Consiglieri Nazionali e la spudorata difesa fatta sul supplemento di Sì alla Vita n.3 di marzo 1998 della fivet omologa facendola addirittura passare per terapia della sterilità ci ha spinti – dopo che uno di noi ha chiesto il parere autorevole di Docenti di Teologia Morale altamente qualificati – di rivolgerci alla Congregazione della Dottrina della Fede ottenendo un’udienza l’8 febbraio 2000 durante la quale abbiamo appurato che l’iter di questa proposta di legge è nato da un’interpretazione errata o compiacente del n. 73 dell'EVANGELIUM VITAE fatta da un porporato specialista in teologia morale, ed è stato ribadito che gli interventi di fecondazione in vitro fatti all'Ospedale San Raffaele di Milano erano contrari al Magistero della Chiesa Cattolica, che 
considera sempre la fecondazione in vitro – omologa ed eterologa – illecita e disumana. 
Nonostante questi pareri sono stati portati a conoscenza del Direttivo e dell’Assemblea del MpV Italiano, dei vertici della CEI e dell’Ordinario Ambrosiano l’iter della proposta di legge di Casini/Ruini è continuato approdando all'approvazione della legge 40 del 19 febbraio 2004. 
In occasione del referendum peggiorativo della legge 40/2004 del 2005 interpretando correttamente il n. 73 di E.V. come legislatori abbiamo cercato d’impedire il peggioramento – non consentendo l’istituto del referendum di poterla migliorare od abolire! - di una legge già esistente invitando ad astenersi ma utilizzando materiale illustrativo da noi prodotto con lo scopo di far conoscere tutta la verità scientifica sulla fecondazione in vitro e mettendo in evidenza la disumanità di una legge che riduce l’uomo ad oggetto nelle mani dei biologi e che permette il sacrificio di 9 embrioni per ottenere un bambino in braccio. 
In estrema sintesi abbiamo riportato solo alcuni passi della via dolorosa che ha portato all'approvazione di questa legge gravemente ingiusta, scandalosa dal punto di vista teologico e pedagogicamente devastante. 
Tutti gli interventi giustificativi di questo assurdo operato, specialmente quelli successivi all'approvazione della legge ed alla sua conferma col referendum sono assurdi ed incomprensibili specialmente se pubblicati sul quotidiano dei Vescovi Italiani, che è letto prevalentemente da praticanti che sono indotti a credere che gli effetti della legge 40 sono positivi visto che aumenta il numero delle coppie che vi fanno ricorso e non viene mai sottolineato abbastanza l’altissimo prezzo in vite umane indifese ed innocenti che si paga per avere un figlio in braccio! Sorprende che né la Morresi né altri abbiano citato l’istruzione della CDF DIGNITAS PERSONAE del dicembre 2008, che più ampiamente della Donum Vitae tratta della fecondazione in vitro a 30 anni dalla nascita della prima bambina in provetta. 
Non è mai troppo tardi per i credenti e siamo certi che questa via crucis dei pro life italiani si concluderà con il trionfo della Verità e della Vita. 


(Articolo non firmato)

giovedì 13 settembre 2012

Sentenza della Corte Europea dei Diritti dell'Uomo: un'analisi




Ha fatto molto discutere nei giorni scorsi la sentenza della Corte Europea dei Diritti dell'Uomo che - dopo la richiesta di una coppia italiana portatrice sana di fibrosi cistica, chiedeva di poter effettuare una fecondazione extracorporea seguita da esame degli embrioni (diagnosi genetica preimpianto) e scartare quelli eventualmente affetti da malattia, dichiarando la legge 40 incoerente con la legge 194 e adducendo come motivazione l’articolo 8 della Convenzione dei diritti dell’uomo a cui la legislazione nazionale deve sottostare e dove viene enunciato il diritto ‘al rispetto della vita familiare entro cui lo Stato non può entrare se non per motivi di sicurezza nazionale’. Come sempre in materia di difesa alla vita nascente la menzogna si nasconde nei dettagli mescolando ragionamenti veri su premesse false. Andiamo con ordine. I ricorrenti, nel 2006, avevano già concepito un bambino con la fibrosi cistica. Nel 2010, in seguito ad un’altra gravidanza, avevano fatto la diagnosi prenatale scoprendo che il bambino era malato. Lo abortirono al secondo trimestre secondo la legge 194. Quindi non sono sterili o infertili e dovrebbero essere fuori dall’applicazione della 40 se non fosse per un allargamento delle linee guida dell’allora ministro L.Turco (2008) che introdusse la frasetta ‘anche per quelle con malattie sessualmente trasmissibili’, ovviamente si riferiva ad altro tipo di patologie….ma si sa il solito buco nella diga che poi…La coppia infatti scrive fra le motivazioni che non ha senso che le sia stato permesso l’aborto di un feto, ma non le si conceda l’eliminazione di un embrione. E’ questo l’affermazione cavalcata ovviamente perché essendo forte il dolore per l’aborto che al secondo mese è un parto pilotato, “l’umana pietà irrazionale” dice: “ meglio che questa diagnosi preimpianto la facciamo sull’embrione”, fuori dal grembo della madre e lo eliminiamo prima di inserirlo nel laboratorio dove è stato prodotto! (come se l’embrione non fosse già figlio di quella coppia e la sindrome post fecondazione avesse a che fare solo con quelli non attecchiti e non anche con quelli’fantasma’ per averli lasciati in laboratorio!) E’ già e quanti embrioni produciamo..fino a quello sano? E poi dopo che abbiamo tolto delle cellule per lui vitali nel suo stadio evolutivo e scopriamo che è malato? Ovvio lo buttiamo. La Corte Europea dà ragione alla coppia, ma è debole quando scrive che l’embrione non può essere considerato un bambino. Infatti, in questo punto ritroviamo la prima contraddizione della sentenza, che risulta incoerente con la giurisprudenza europea, dato che la Corte di Giustizia Europea ha ormai affermato che “sin dalla fase della sua fecondazione qualsiasi ovulo umano deve essere considerato come un embrione umano, dal momento che la fecondazione è tale da dare avvio al processo di sviluppo di un essere umano”. E qui arriva la Verità, da altri usata per altri scopi, perché sì purtroppo, la l. 40 è incoerente perché vieta la diagnosi preimpianto ma poi fa “salva” la l. 194 che prevede l’aborto sia per qualsivoglia ragione nel primo trimestre, anche per quelli sopravvissuti alle tecniche di impianto, che nel secondo trimestre (a parole “solo” per la tutela della salute, anche psichica, della donna ma di fatto a seguito di diagnosi prenatali sono tanti i bimbi eliminati perché malati), perché sì, purtroppo,le tecniche di fecondazione in vitro sono nate e sono state sviluppate con un’impronta eugenetica: gli embrioni possono essere prodotti e congelati in gran quantità (i “paletti” della l. 40 sono stati quasi tutti “abbattuti” o “bypassati” prima dalle linee guida e poi dalle sentenze dei giudici italiani) e essere trattati come cose e non come persone, perché sì, purtroppo esiste una “coerenza” di queste due ingiuste, inique, uccisive leggi: perché sì, purtroppo in Italia, da 34 anni applicando la 194 si fa eugenetica (uccidendo i bambini prima della nascita se sono malati o affetti da malformazioni). Ora tocca al ricorso del Governo Italiano e alla Grande Chambre.. A questo punto ci sarà qualcuno che avrà il coraggio di dire che la tutela non dovrebbe valere solo per l’embrione ma anche per il feto: come non si accetta la diagnosi preimpianto a scopo eugenetico, non si dovrebbe accettare nemmeno la diagnosi prenatale che ha lo stesso fine? E quindi, questa volta sì, per coerenza, queste leggi bisognerebbe eliminarle entrambe perché figlie entrambe di quel ‘male minore’ che ci porta dritti dritti nelle braccia del Maligno Maggiore.


Cinzia Baccaglini

giovedì 29 gennaio 2009

Mons. Fisichella ha letto la Dignitas Personae?

Inaugurata in pompa magna a Roma al Sant'Andrea la "prima struttura pubblica in Italia dove sarà possibile la diagnosi pre-concepimento direttamente sugli ovociti". Secondo il professor Massimo Moscarini la struttura è "una speranza per le donne affette da malattie genetiche e che rischiano di trasmetterle ai figli. Al Sant'Andrea potranno rivolgersi sia le pazienti che desiderano una Fivet sia quelle che vogliono una Icsi ... Rispetteremo la legge 40: la nostra peculiarità sarà la diagnosi preconcepimento su ovocita, per poi selezionare quelli migliori».

Fin qui la notizia non pare particolarmente significativa: è la concorrenza tra pubblico e privato (qualche privato ha già presentato un esposto alla Procura ...)

Ma ecco la sorpresa: qualche vescovo tifa per la sanità pubblica! Così l'articolo de "Il Tempo":
"Un approccio benedetto - anche in senso stretto - da monsignor Rino Fisichella: «Un centro come questo - ha detto il presidente della Pontifica Accademia per la Vita - sta studiando una via alternativa, intervenire direttamente sulla cellula, quindi è previo all'elemento che crea conflitto tra scienza ed etica».

Secondo "Il Riformista" l'alto prelato avrebbe aggiunto: "Credo profondamente nella scienza e penso che uno scienziato, credente o no, possa raggiungere finalità' importanti per il bene dell'umanità. Ma anche la scienza deve avere delle regole, specialmente quando si toccano temi importanti come quelli della vita e dell'etica, per i quali serve un confronto. Al Sant'Andrea determinati principi vengono rispettati e il rapporto medico-paziente è positivo. E' la dimostrazione che la sanità pubblica italiana funziona".

Aspettiamo smentite!
Un vescovo che benedice un centro per la FIVET e la ICSI? Che mostra di credere che la selezione degli ovociti (al posto della selezione degli embrioni) - pratica espressamente vietata dalla Dignitas personae! - risolva ogni problema?

La benedizione che - pare - mons. Fisichella ha dato alla struttura servirà anche a benedire gli embrioni che saranno prodotti e che moriranno in quella struttura?

Giacomo Rocchi

giovedì 15 gennaio 2009

La fecondazione artificiale uccide anche le donne

Notizia diffusa dalla Agenzia AGI:

"Palermo, 14 genn. - I medici della Ginecologia dell’Istituto materno infantile di Palermo avrebbero provocato la morte di una donna di Sciacca (Agrigento), A.A.. E’ quanto emerso oggi nel dibattimento in cui otto imputati rispondono di omicidio colposo e due di loro (il primario e l’aiuto) anche di falso: il processo e’ in corso davanti al giudice monocratico della prima sezione del Tribunale di Palermo Daniela Vascellaro. Nell’udienza di oggi sono stati ascoltati i consulenti della Procura, i professori Vittorio Fineschi e Carmine Nappi, che hanno parlato di ‘gravi colpe e manifestazioni di negligenza professionale’ da parte dei sanitari, fra i quali ci sono il primario dell’Imi, (...), e il suo ex aiuto (...). A.A., sottoposta alla fecondazione assistita e colpita da sindrome da iperstimolazione ovarica, secondo i due esperti sarebbe stata sostanzialmente abbandonata a se stessa. La donna, seguita a Bologna, era rientrata a Sciacca. Mori’ a Palermo il 18 aprile 2004. Per cercare di evitare conseguenze penali (...) e (...) avrebbero falsificato la sua cartella clinica."

Fatto assai triste ma significativo: la procreazione "medicalmente assistita" (così la legge 40 la denomina, qualificandola per l'assistenza medica che viene prestata alla donna e agli embrioni) è, in realtà, molto brutalmente - ma molto più realisticamente - fecondazione "artificiale", che va contro le regole della natura.
Le vittime di questa artificialità le conosciamo: le migliaia di embrioni destinati alla morte certa, ma anche - per fortuna in misura molto minore - le coppie, soprattutto le donne, sottoposte a pratiche quanto meno naturali possibile.

La sindrome da iperstimolazione ovarica è la tipica malattia conseguente alla fecondazione artificiale: la donna, prima di subire il prelievo degli ovociti da fecondare, viene colpita da un bombardamento ormonale che, in certi casi, non la lascia indenne nemmeno fisicamente (tralasciando le conseguenze psicologiche).
La Relazione del Ministro della Salute riferisce che, nell'anno 2007, il 3,7% dei cicli di inseminazione semplice (pari a 1.108 casi) sono stati sospesi per eccesso di risposta alla stimolazione ovarica; sempre nell'inseminazione semplice vi sono stati quell'anno 36 casi di iperstimolazione ovarica severa e altri 21 casi in cui si sono presentate complicanze.
Quanto alle tecniche di fecondazione in vitro, in 885 casi non si è proceduto al prelievo degli ovociti dopo la stimolazione ovarica per eccessiva risposta della donna; in 192 casi gli ovociti prelevati sono stati congelati e non trasferiti perché la donna correva il rischio di iperstimolazione ovarica severa; in altri 265 casi ad essere congelati sono stati gli embrioni già prodotti in vitro, sempre perché la donna correva lo stesso rischio; le complicanze effettivamente verificatesi sono state 303, di cui 161 casi di sindrome da iperstimolazione ovarica e gli altri suddivisi tra sanguinamento ed infezioni.

Sempre per restare alle conseguenze sulla salute fisica della donna non bisogna dimenticare le gravidanze ectopiche conseguenti alla fecondazione in vitro (120 casi nel 2007), gli aborti spontanei (1.246 casi nel 2007), le morti intrauterine (34 casi nel 2007). Nell'inseminazione semplice vi sono stati 456 aborti spontanei, 6 morti intrauterine e 51 gravidanze ectopiche.

In definitiva: in un solo anno 197 donne hanno subito la malattia che (a quanto pare) provocò la morte della donna di Sciacca di cui parla la notizia di agenzia; complessivamente 360 donne hanno subito complicanze di carattere medico; altre 1.913 donne hanno intrapreso una gravidanza che si è interrotta spontaneamente (in alcuni casi sicuramente anche con gravi rischi di carattere fisico). Le donne ritenute dagli stessi medici correre un certo rischio di contrarre la sindrome da iperstimolazione ovarica (tanto da interrompere ogni trattamento) sono state 2.450.

Ma la legge non tutelava i diritti di tutti i soggetti coinvolti?

Giacomo Rocchi

venerdì 19 dicembre 2008

L'eccezionalismo italiano e Avvenire

Su Avvenire del 16 dicembre un editoriale non firmato - e quindi attribuibile al Direttore - risponde a Giuliano Ferrara e contesta la nostalgia che il Direttore de Il Foglio mostra rispetto alla vocazione umanistica dell'Italia e alla sua capacità di resistere all'onda "del secolarismo mortificante la vita umana".
L'editoriale di Avvenire si mostra certo "per la conoscenza che abbiamo del nostro entroterra cattolico, che nulla è cambiato dell'antico intendimento. Ciò che era, è. Ciò che è stato, continua ad essere". L'articolo prosegue ammettendo che "sensibilità diverse si sono sempre registrate, anche in passato, all'interno dell'area cattolica, ma questo non autorizza alcuno a trarre per tutti conclusioni sconfortanti".
Arriviamo al punto, alla dichiarazione programmatica: "In questo tempo, come già nei giorni dell'impegno contro il far west della procreazione artificiale e per la difesa di un'idea naturale e costituzionale della famiglia, la capacità di laici e cattolici di fare squadra sarà ancora cruciale e probabilmente decisiva". E infine:
"Considerare l'opportunità, in materia di fine vita, di costruire un argine legislativo a cattive pratiche e a rischiose derive non significa acconsentire in alcun modo alle une o alle altre. Così come non significa essere poi, esentati da un esigente dovere di testimonianza culturale e di vigilanza umana e politica. E' proprio la vicenda della legge 40 che lo ricorda a tutti noi".

Come vogliamo interpretare le ultime frasi?
Avanti con una legge di compromesso sull'eutanasia (leggi: dichiarazioni anticipate di trattamento); meglio riuscire ad approvare a larga maggioranza una legge imperfetta che però ponga paletti (o argini) che essere sconfitti su una proposta di legge che affermi: "Nessuno può essere ucciso in ragione della sua disabilità o malattia, neppure se lo chiede!". Iniziamo nel frattempo a chiamare cattive pratiche e rischiose derive ciò che dovrebbe essere chiamato uccisione di essere umano ...
Nessun problema di coscienza: Avvenire ci assolve in anticipo; saranno gli altri, i cattivi a prendersi la colpa.

C'è un però: non c'è un dovere di sostenere una legge intransigente sulla vita, ma piuttosto un dovere di testimonianza culturale e di vigilanza umana e politica.
Il luminoso esempio? La legge 40 sulla fecondazione artificiale ...

Mi chiedo se la testimonianza culturale di Avvenire sulla fecondazione artificiale fosse quella di intervistare la d.ssa Eleonora Porcu, esperta nel congelamento di ovociti ("la crioconservazione di ovociti in ordine al processo di procreazione artificiale è da considerare moralmente inaccettabile") o altri illustri sanitari che effettuano fecondazione in vitro come i drr. Claudio Manna e Licinio Contu ("tutte le tecniche di fecondazione in vitro si svolgono di fatto come se l'embrione umano fosse un semplice ammasso di cellule che vengono usate, selezionate e scartate"); o quello di enfatizzare i "successi" della legge 40 sulla base dell'aumento degli interventi ("La legge 40 funziona. Raddoppiati i risultati", Avvenire, 23/9/2006: "considerando il rapporto tra il numero totale di embrioni prodotti e di quelli effettivamente nati, il numero degli embrioni sacrificati è altissimo (al di sopra dell'80% nei maggiori centri di fecondazione artificiale").


O se ancora, all'interno del mondo cattolico, abbiano contribuito alla testimonianza culturale sulle fecondazione artificiale considerazioni come queste: "È ben vero che anche se tutti gli embrioni artificialmente generati sono trasferiti in utero le percentuali di nascite sono così modeste da poter far giudicare le intere tecniche, in quanto tali, poco attente al valore della vita nel momento stesso in cui si autorappresentano come un servizio alla vita. Ma una volta che gli embrioni sono trasferiti in utero essi sono affidati alla natura. Molti muoiono anche nel caso di fecondazione naturale e comunque manca una programmazione diretta e premeditata della distruzione di nuovi esseri umani" (Movimento per la Vita, Primo Rapporto al Parlamento sullo stato di attuazione della legge 40/04: "Spesso si obietta che tali perdite di embrioni sarebbero il più delle volte preterintenzionali, o avverrebbero addirittura contro la volontà dei genitori e dei medici. Si afferma che si tratterebbe di rischi non molto diversi da quelli connessi al processo naturale della generazione ... E' vero che non tutte le perdite di embrioni nell'ambito della procreazione in vitro hanno lo stesso rapporto con la volontà dei soggetti interessati. Ma è anche vero che in molto casi l'abbandono, la distruzione o le perdite di embrioni sono previsti e voluti").

La vicenda della legge 40 ricorda a tutti noi che, quando si tenta un compromesso su materie non negoziabili, i valori non vengono difesi per nulla e, velocemente, si perde la capacità di riconoscere le azioni che li violano ...

Giacomo Rocchi

domenica 14 dicembre 2008

Dignitas personae: sine glossa!

Nel sito del Movimento per la Vita Italiano è presente una "sintesi del testo della Dignitas personae". Ecco come viene sintetizzata la seconda parte del documento ("Nuovi problemi riguardanti la procreazione").

Dapprima si propone un elenco delle tecniche di aiuto alla fertilità: tecniche di fecondazione artificiale eterologa, tecniche di fecondazione artificiale omologa, tecniche che si configurano come un aiuto all'atto coniugale e alla sua fecondità, interventi che mirano a rimuovere gli ostacoli che si oppongono alla fertilità naturale, la procedura dell'adozione.


I passi relativi alla "fecondazione in vitro ed eliminazione volontaria degli embrioni" (paragrafo 14 - 16 del documento) vengono così sintetizzati:
"L'esperienza degli ultimi anni ha dimostrato che nel contesto delle tecniche di fecondazione in vitro 'il numero degli embrioni sacrificati è altissimo': al di sopra dell'80% nei centri più sviluppati" "Gli embrioni prodotti in vitro che presentano difetti vengono direttamente scartati"; molte coppie "ricorrono alle tecniche di procreazione artificiale con l'unico scopo di poter operare una selezione genetica dei loro figli"; tra gli embrioni prodotti in vitro "un certo numero è trasferito nel grembo materno e gli altri vengono congelati"; la tecnica del trasferimento multiplo, cioè "di un numero maggiore di embrioni rispetto al figlio desiderato, nella previsione che alcuni vengano perduti ... comporta di fatto un trattamento strumentale degli embrioni".
Si riporta, poi, un altro brano: "La pacifica accettazione dell'altissimo tasso di abortività delle tecniche di fecondazione in vitro dimostra eloquentemente che la sostituzione dell'atto coniugale con una procedura tecnica ... contribuisce ad indebolire la consapevolezza del rispetto dovuto ad ogni essere umano ..."



Un dubbio: le tecniche di fecondazione in vitro sono lecite o illecite?
Dalla sintesi non si comprende bene. In effetti il documento si premura di ricordare l'affermazione della liceità di tutte le tecniche che "rispettano il diritto alla vita e all'integrità fisica di ogni essere umano", "l'unità del matrimonio ..." e i "valori specificamente umani della sessualità ..." e quindi all'affermazione della liceità delle tecniche che si configurano come un aiuto all'atto coniugale e alla sua fecondità ...", ma si dimentica di riportare un passaggio, piuttosto semplice:
"Alla luce di tale criterio sono da escludere tutte le tecniche di fecondazione artificiale eterologa e le tecniche di fecondazione artificiale omologa che sono sostitutive dell'atto coniugale" (n. 12).


E' strano: manca anche un secondo passaggio, piuttosto "pesante":
"L'esperienza successiva ha dimostrato invece che tutte le tecniche di fecondazione in vitro si svolgono di fatto come se l'embrione umano fosse un semplice ammasso di cellule che vengono usate, selezionate e scartate".


La sintesi collega il concetto di embrioni sacrificati alla diagnosi preimpianto, alla selezione eugenetica, alla tecnica del trasferimento multiplo e al congelamento degli embrioni: si dimentica, però, di citare il passo dell'Istruzione immediatamente successivo alla menzione dell'altissimo numero di embrioni sacrificati:
"Queste perdite sono accettate dagli specialisti delle tecniche di fecondazione in vitro come prezzo da pagare per ottenere risultati positivi. In realtà è assai preoccupante che la ricerca in questo campo miri principalmente ad ottenere migliori risultati in termini di percentuale di bambini nati rispetto alle donne che iniziano il trattamento, ma non sembra avere un effettivo interesse per il diritto alla vita di ogni singolo embrione".
Del resto l'Istruzione immediatamente prima chiariva (in un passo non riportato nella sintesi) cosa intendeva per embrioni sacrificati:
"Occorre tuttavia rilevare che, considerando il rapporto tra il numero totale di embrioni prodotti e di quelli effettivamente nati, il numero di embrioni sacrificati è altissimo": embrioni sacrificati sono tutti quelli prodotti e non nati.

Viene tralasciato anche un altro duro giudizio sulle tecniche nel loro complesso:
"Le tecniche di fecondazione in vitro in realtà, vengono accettate perché si presuppone che l'embrione non meriti un pieno rispetto, per il fatto che entra in concorrenza con un desiderio da soddisfare"; e un altro:
"Il desiderio di un figlio non può giustificarne la produzione ..."



Quando poi la sintesi riporta il giudizio sull'ICSI, quale variante della fecondazione in vitro, così riporta: "Tale tecnica è moralmente illecita: 'opera una completa dissociazione tra la procreazione e l'atto coniugale ...".
Il testo dell'Istruzione, per la verità, contiene una premessa e utilizza un avverbio, entrambi tralasciati: "Come la fecondazione in vitro, della quale costituisce una variante, l'ICSI è una tecnica intrinsecamente illecita ..."; e infatti non è solo l'ICSI, ma ogni tecnica di fecondazione in vitro ad operare una completa dissociazione tra la procreazione e l'atto coniugale.



Che dire, poi, del passo relativo alla condanna della diagnosi pre-impiantatoria? La sintesi riporta: "La diagnosi preimpiantatoria ... è finalizzata di fatto ad una selezione qualitativa con la conseguente distruzione di embrioni"; i puntini (...) riguardano un inciso piuttosto significativo. L'Istruzione afferma:
"La diagnosi preimpiantatoria - sempre connessa con la fecondazione artificiale, già di per sé intrinsecamente illecita - è finalizzata di fatto ad una selezione qualitativa con conseguente distruzione di embrioni".


Ma anche nel passaggio relativo alla valutazione della terapia genica germinale (n. 26) la sintesi tralascia di menzionare l'ipotesi di applicazione sull'embrione che, sottolinea l'Istruzione, "necessita di essere attuata in un contesto di fecondazione in vitro, andando incontro quindi a tutte le obiezioni etiche relative a tali procedure".



E perfino nella condanna della clonazione umana (n. 28), la sintesi dimentica di riportare l'osservazione secondo cui essa porta "all'estremo la negatività etica delle tecniche di fecondazione artificiale"!

Che succede? L'anonimo estensore della sintesi non vuole credere di avere fino ad oggi sostenuto e difeso una legge che consente e finanzia una tecnica "intrinsecamente illecita" che produce il sacrificio di un altissimo numero di embrioni prodotti?

Giacomo Rocchi

sabato 22 novembre 2008

Il grande stratega

Domenico Delle Foglie, Portavoce di Scienza e Vita:


"Una legge si impone. Ma quale legge? ... Di sicuro non una legge qualunque, perché dopo trent’anni di 194, nessuna disciplina che affronti questioni eticamente sensibili, può essere costruita a cuor leggero. Anzi, dev’essere accompagnata da un formidabile dibattito pubblico. (...)
Ma proprio la “lezione” della Legge 40 sulla procreazione medicalmente assistita, quel suo sano trasversalismo che ha portato alla riduzione del danno, ci impone una scelta di campo.
Qualcuno provocatoriamente ha chiesto: vogliamo costruire una “nuova” Legge 40 o una “vecchia” Legge 194? Noi non abbiamo dubbi che si debba tentare di ricostruire in Parlamento il clima propositivo e costruttivo che ha portato all’approvazione della Legge 40."
Voilà: ecco servite le parole d'ordine: prima fra tutte la riduzione del danno: il danno ormai è fatto, bisogna cercare di correre ai ripari, non si può avere una legge giusta, ma, al limite una legge imperfetta ... e poi la contrapposizione tra legge 194 sull'aborto e legge 40 sulla fecondazione artificiale fondata soprattutto sul diverso clima ... Leggiamo ancora:
" ... noi non vogliamo rieditare una “vecchia” Legge 194, con le sue trappole, a partire dalla concessione dell’obiezione di coscienza ai medici che non volessero mettere in atto le disposizioni pronunciate dai soggetti (prima o dopo la malattia è ancora tutto da assodare).
Tanto poi lo Stato deve garantire che qualcuno si faccia carico di “aiutare a morire” chi lo dovesse chiedere. E’ appena il caso di dire che questa si chiama eutanasia, come in tanti hanno denunciato dopo la sentenza della Cassazione.
Coltiviamo una certezza: non possiamo consentire a quei settori ciecamente libertari e consapevolmente illiberali (...) che vogliono chiudere il cerchio: dalla Legge 194 a quella sul testamento biologico. Se dovesse vincere il “partito” dell’autodeterminazione assoluta, quello cioè che non rispetta il soggetto nella sua dimensione “relazionale” – e cioè umana – allora il gioco sarà fatto. L’individuo, in solitudine, solo con se stesso, prima eliminerà la vita nascente e poi eliminerà, anticipandone l’esito, la vita più fragile che si avvia al tramonto. La chiamerebbero vittoria della libertà. Non possiamo assecondare questo furto della vita e della speranza. Costruiamo, piuttosto, una legge sul “fine vita”. Con chi la vita la ama e la vuole tutelare. Sempre. Anche e soprattutto quando è al suo massimo grado di fragilità."
Qualche domanda impertinente: a) in cosa differiscono la legge 194 e la legge 40? Forse che una è una legge ingiusta e una una legge giusta? Delle Foglie si guarda bene dal dire l'una o l'altra cosa ... b) ma la "trappola" dell'obiezione di coscienza non l'avevano messa anche nella legge 40 (articolo 16)? E come mai? c) il clima costruttivo che ha portato all'approvazione della legge 40 teneva conto della costruzione e della distruzione di decine di migliaia di embrioni ogni anno e del congelamento - autorizzato dalla legge - di diverse centinaia all'anno (ormai sono migliaia)?

E soprattutto: quale legge suggerisce di approvare Delle Foglie?

A questa domanda mi permetto di proporre una risposta: qualunque legge che permetta una autodeterminazione relativa (non assoluta ...) purché approvata in un clima costruttivo; così che Delle Foglie possa dire: abbiamo vinto! Insomma una legge che consente dichiarazioni anticipate che permettono la cessazione delle terapie (non però di nutrizione o idratazione ...); e che per di più non permetta l'obiezione di coscienza ai medici!

Delle Foglie sta volontariamente mettendo la testa sotto la ghigliottina ... ma la testa di chi?

Giacomo Rocchi