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Certo: occorreva coraggio, per andare contro al conformismo imperante che, attorno al padre di Eluana, ne invocava la morte; era necessario uno strappo procedurale, per tornare a valutare il merito della vicenda e non solo il tema dell'ammissibilità o meno del ricorso.
Vi sarebbe stato un Giudice che avrebbe affermato: "non possiamo condannare a morte una giovane donna innocente?"
Non c'era.
Vi erano piuttosto giudici che discettavano sulla possibilità per il Pubblico Ministero di proporre impugnazione: e osservavano che la questione della morte procurata di Eluana non è una questione di "status e di capacità delle persone" (lo ha sostenuto la difesa di Beppino Englaro, sostenendo, in pratica, che se si trattava di interdire la figlia - come era avvenuto in precedenza - il P.M. avrebbe potuto dire la sua, ma se si trattava di ucciderla no ...) e che comunque - suprema distinzione! - il Pubblico Ministero avrebbe potuto intervenire in giudizio ma non impugnare la sentenza! La questione della morte procurata di una disabile non è di interesse pubblico, riguarda solo le persone coinvolte!
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L'ultima parola è stata detta, la procedura è stata rispettata, le carte sono in ordine.
Ora Eluana può essere uccisa.
Giacomo Rocchi
Eluana forse verrà uccisa, e assistiamo impotenti di fronte ad una 'giustizia' ingiusta.
RispondiEliminaNon credo neppure che una legge che regolamenti il fine vita possa aiutare, anzi....
La legge 194 sull'aborto e la legge 40 sulla produzione dell'uomo dovevano essere 'leggi buone', o perlomeno dalle 'buone intenzioni' .... invece hanno legittimato milioni di morti.