mercoledì 24 dicembre 2008

Testamento biologico: la trappola

Capita nella vita di qualcuno l'irrompere di un rovescio di carattere economico: la perdita del lavoro, ingenti spese impreviste; spesso, nell'affannosa ricerca di denaro, si mette in vendita l'immobile di proprietà, acquistato con i risparmi di tutta una vita, soprattutto se non c'è qualche familiare disposto a soccorrere il parente in difficoltà. Quale è il rischio? Che il potenziale acquirente si renda conto delle difficoltà e della fretta di chi pone in vendita l'immobile e ne approfitti per abbassare drasticamente la sua offerta.
Quando il venditore si troverà a sottoscrivere il contratto di compravendita ad un prezzo stracciato, il notaio attesterà la sua piena capacità di intendere e di volere e la sua effettiva volontà di vendere l'immobile a quel prezzo: ma si può dire che, in quell'occasione, il venditore è stato veramente libero, ha esercitato pienamente la sua autodeterminazione?

Coloro che propongono il testamento biologico si disinteressano della questione: non solo - come si è visto in precedenti post - rendono possibili abusi (testamenti fatti sottoscrivere con inganno o con la forza), ma adottano un modello contrattuale - la volontà scritta e firmata è valida, purché chi redige l'atto non sia incapace di intendere e di volere - che la pratica di tutti i giorni dimostra che raramente ha a che fare con l'effettiva libertà della persona.

L'uomo che redige la dichiarazione anticipata di trattamento è solo: isolato rispetto ai suoi familiari, ai suoi amici, ai suoi medici; è sufficiente che firmi l'atto, tutto il resto non conta.

A ben pensarci è la stessa situazione della donna incinta di fronte all'aborto: non a caso anche nel testamento biologico si parla di autodeterminazione; ma la pratica di questi trent'anni di aborto legale dimostra chiaramente che l'attribuire esclusiva rilevanza alla volontà della donna fa sì che ella spesso rimanga davvero sola! E' proprio la legge sull'aborto che permette al padre del bambino di lavarsene le mani - e magari scomparire - dicendo alla madre: "decidi tu, non sei obbligata a proseguire la gravidanza".

Ricordiamo allora le statistiche olandesi sui motivi che inducevano i malati a chiedere il suicidio assistito: le richieste aumentavano enormemente in presenza di una legge che lo consentiva!
In altre parole: la comparsa all'orizzonte di una opzione in ordine al proseguimento delle cure e della vita, opzione che prima non esisteva, si trasforma inevitabilmente in una domanda per ogni soggetto: in che modo devo disporre? Una risposta diventa di fatto inevitabile, anche se il testamento biologico non viene reso obbligatorio.

Quali saranno i motivi della risposta? Dipenderà dalla situazione concreta in cui si trova il soggetto (esattamente come nell'esempio della vendita dell'immobile): se anziano, magari in una casa di cura, abbandonato dai familiari o con la percezione di essere un peso per loro; o se malato e dipendente da altre persone ma non circondato da amore e affetto, il soggetto si sentirà in dovere di scegliere per l'interruzione delle cure, perché percepirà la prosecuzione della sua vita come senza significato, inutile, di peso agli altri: ricordiamo quanto ha affermato a chiare lettere la baronessa Warnock (di cui abbiamo parlato in precedenti post): "se qualcuno vuole assolutamente, disperatamente morire perché è un fardello per la propria famiglia e per lo Stato, penso che anche a lui dovrebbe essere permesso di morire ... non c'è nulla di veramente sbagliato nel sentire il dovere di farlo tanto nell'interesse degli altri quanto nell'interesse proprio".

Ecco che il testamento biologico mostra il suo vero volto: una trappola tesa nei confronti degli anziani soli e poveri o dei malati gravi o inguaribili o dei disabili.

La legge è per loro (per noi se saremo in quelle condizioni): che si sentano liberi di farsi uccidere!

Ma se quelle espressioni anticipate di volontà non saranno in realtà frutto dell'autodeterminazione del soggetto, chi avrà davvero deciso al suo posto?

Giacomo Rocchi

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