In un precedente post abbiamo commentato uno scritto di Leonardo De Chirico sull'aborto.
Vediamo allora come l'illustre bioeticista imposta la questione dello statuto dell'embrione.
"(L'etica cattolica) sostiene a gran voce una posizione di tipo ‘sostanzialista’, mentre l'etica laica difende generalmente una concezione di tipo ‘funzionalista’. (...) Se il sostanzialismo postula un rigido quadro metafisico e non tiene conto della dimensione dinamica dello sviluppo dell’embrione, né dei diversi contesti in cui esso può trovarsi (utero, laboratorio, in celle frigorifere, ecc.), il funzionalismo eleva criteri del tutto soggettivi a elementi determinanti la dignità della vita umana in formazione".
Si tratta di "due posizioni che, per quanto individuino aspetti importanti da tenere presenti, li estremizzano in chiave ontologica o gradualista".
Si può essere estremisti? Assolutamente no!
Occorre trovare una terza via: ecco lo snodo dell'argomentazione di De Chirico:
"L’essere umano non è solo un dato biologico-ontologico, né semplicemente un divenire funzionale. È anche questo, ma ci si deve interrogare se non sia l’elemento relazionale a collegare lo status e la storia dell’uomo, il suo essere e divenire".
Si parla, si noti bene, non solo dell'embrione, ma dell'uomo in sé; e infatti si ribadisce:
"Egli (l'essere umano) è tale in quanto non possiede proprietà ontologiche o svolge funzioni complesse, ma in quanto intrattiene relazioni significative e coinvolgenti con sé, con gli altri, con il mondo, ecc."
Quindi l'essere umano che non intrattiene relazioni significative e coinvolgenti ... non è un essere umano!
Come mai nessuno ci aveva mai pensato prima? Perché i padri costituenti, gli autori delle dichiarazioni universali dei diritti dell'uomo non hanno provveduto a distinguere tra i diritti degli uomini e i diritti degli uomini che non intrattengono relazioni significative e coinvolgenti ...
Per fortuna ci sono certi bioeticisti che dimostrano l'utilità di questa definizione dell'essere umano: applicata agli embrioni "innanzi tutto, permette di considerare legittima la ricerca sugli embrioni prima dell’impianto, fatta salva la cautela scientifica e la prudenza morale di tale pratica".
Non basta: "In secondo luogo, lo statuto relazionale dell’embrione impedisce di considerare gli embrioni soprannumerari come essere umani dal momento che si trovano in un contesto extra-uterino, privi di progetto vitale e senza alcuna possibilità di sviluppare relazioni. Di qui, la loro eliminazione non rappresenta un problema morale insormontabile."
Vedete come è facile? In questo modo possiamo tranquillamente produrre tutti gli embrioni che ci servono per la ricerca, utilizzarli per la ricerca (mi raccomando: con cautela scientifica e prudenza morale!) e, quando non servono, eliminarli.
L'embrione sembra più protetto se la gravidanza è iniziata: "Dopo l’annidamento, invece, l’embrione deve essere tutelato come se si trattasse di un essere umano ancora in formazione, ma dotato della capacità fondamentale di stabilire delle relazioni antropologicamente significative": si noti che il De Chirico propone una finzione: l'embrione è quasi un essere umano ...
Ma su come lo studioso intende la tutela del bambino in gravidanza, rimando al precedente post.
De Chirico è soddisfatto: l'approccio relazionale "individua un criterio scientificamente non arbitrario ed antropologicamente plausibile per riconoscere responsabilmente la sua identità ...
Giacomo Rocchi
Ecco una nuova teoria con la coda!
RispondiEliminaAnche questa volta i più indifesi e gli ultimi sono messi da parte, per loro non c'è dignità!
Tra l'altro questa teoria è anche pericolosa in relazione a coloro che sono soli e depressi.....
Vi segnalo questo post dal blog di Berlicche:berlicche.splinder.com/post/4213456
RispondiEliminaLa Storia ha ampiamente mostrato che la suddivisione degli esseri umani in quelli di serie A e quelli di serie B ha sempre prodotto mostruosità.
Ahimé, noi esseri umani siamo "di dura cervice"...
Giovanni
Veramente interessante! Effettivamente ci ha visto lontano questo Dick! Credo che un racconto come quello se fosse tramutato in un film scuoterebbe molte coscienze.
RispondiEliminaEffettivamente al giorno d'oggi -dove il bene non è più la Verità intera, ma il perseguire il male minore nell'unità.....- non c'è spazio per denunciare il male del divorzio, la devastazione dei figli in provetta, il genocidio violento e barbaro dei nostri bimbi nelle fredde sale abortificio degli ospedali..... guai! potremmo offendere e non essere rispettosi dei divorziati, di coloro che hanno preteso il figlio o di chi lo ha rifiutato.
Al grido silenzioso degli innocenti segue il silenzio omertoso di chi dovrebbe parlare....