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martedì 3 maggio 2011

Ancora sul realismo di Delle Foglie/Nuove cause Englaro nel futuro?

Nell'ormai noto articolo apparso su "Avvenire" del 21/4/2011, Domenico Delle Foglie, invocando la necessità di "fare i conti con il dato di realtà", rimproverava, tra gli altri, "chi si lascia guidare dal dubbio che una legge possa aprire spiragli ad un nuovo infinito contenzioso giudiziario".
Le questioni in realtà sono due:
- come si fa a sostenere l'urgenza di approvare una legge sulle DAT se, dopo il caso Englaro, nessuna causa analoga a quella di Beppino Englaro è stata promossa?
- una nuova legge farà sorgere un nuovo contenzioso per ottenere sentenze pro-eutanasia sulla base di norme della legge variamente interpretate? In questo post affrontiamo la prima questione.

L'urgenza di legiferare. La necessità di approvare la legge in fretta è stata continuamente ribadita. Anche recentemente il Presidente del Movimento per la Vita dichiarava di "rammaricarsi per l’ulteriore rinvio del voto sui singoli articoli. L’urgente approvazione finale è resa indispensabile dall’incertezza della sorte dei tanti che si trovano in condizioni simili a quelle di Eluana Englaro e che, come lei, sono esposte ad un ordinamento giuridico che è stato modificato dall’interpretazione giurisprudenziale, la quale in definitiva costituisce il diritto positivo concretamente vigente".
Ma, di fatto, nessun nuovo Beppino Englaro è comparso sulla scena giudiziaria a chiedere di essere autorizzato a lasciar morire l'interdetto di cui è tutore. Perché?
Assuntina Morresi, in più occasioni, ha espresso una convinzione: "casi analoghi non sono sorti finora perché in questi due anni la legge in discussione in Parlamento ha funzionato da deterrente".
La tesi è curiosa: a parte che gli anni trascorsi dalla sentenza della Cassazione sono ormai quattro (la sentenza è del 2007), non si comprende perché una discussione parlamentare (che, come è noto, non produce nessun effetto giuridico fino a quando la legge viene promulgata dal Presidente della Repubblica) dovrebbe dissuadere qualcuno dal promuovere una causa. Anzi: se vi fosse la previsione che la futura legge impedirà di ottenere per via giudiziaria una decisione analoga a quella emessa nei confronti di Eluana Englaro, assisteremmo ad una corsa alle cause: "cerchiamo di ottenere il provvedimento richiesto prima che la legge venga approvata!"
Ma questa corsa non c'è stata.
In realtà la mancata promozione di altre cause analoghe si può spiegare in altri modi: istintivamente propenderei per ritenere che, di padri/tutori decisi a provocare la morte della figlia interdetta ce ne sono pochi ...
Si può anche ritenere che, in realtà, la sentenza della Cassazione sul Caso Englaro sia rimasta isolata e, quindi, non vi sia nessuna certezza di ottenere una pronuncia analoga: l'ordinamento giuridico, cioè, non è affatto modificato, ma ha soltanto registrato una pronuncia abnorme.
Ma una spiegazione ancora più convincente è che si attenda l'approvazione della legge per verificare in che modo ottenere lo stesso risultato senza promuovere nessuna causa ... ad esempio facendo leva sul potere del tutore di rifiutare ogni terapia, anche salvavita, per l'interdetto.

Insomma: l'assenza di altre cause analoghe al caso Englaro costituisce una difficoltà per chi invoca ogni giorno l'urgenza di approvare una legge.
E, infatti, l'argomentazione sembra mutata. Le cause in preparazione non sarebbero più come quelle promosse da Beppino Englaro: sarebbero piuttosto, quelle legate ai poteri degli amministratori di sostegno e quelle che farebbero leva sui registri dei testamenti biologici istituiti illegittimamente presso molti Comuni.
Sarà anche vero: ciò confermerebbe, appunto, che la sentenza Englaro è isolata e non viene ritenuta una strada ancora percorribile.
Mi chiedo, però:
a) se temiamo i decreti dei Giudici tutelari che autorizzano gli amministratori di sostegno a rifiutare ogni trattamento sanitario per i loro assistiti, come mai nel progetto di legge si prevede esplicitamente proprio questo? Ancora una volta, forse qualcuno sta semplicemente aspettando l'approvazione della legge che permetterà il medesimo risultato eutanasico senza nemmeno ricorrere al Giudice tutelare ...
b) visto che i registri dei testamenti biologici presso i Comuni sono ormai approvati da tempo, come mai nessuno promuove una causa-pilota? Forse perché, una volta approvata la legge, essi cadranno in disuso essendo entrata in vigore una normativa che permette ciò che essi contemplano?



Se, quindi, questa urgenza di legiferare - e tanto meno in legiferare in questo modo - non si ravvisa affatto, davvero Delle Foglie ha ragione quando critica chi teme che la nuova legge possa moltiplicare le cause?
Lo vedremo nel prossimo post

Giacomo Rocchi

venerdì 22 aprile 2011

Il realismo che tutela la vita



Domenico Delle Foglie invoca il "realismo" e, citando Sant'Agostino, alimenta "la consapevolezza dell'antiperfettismo che dovrebbe guidare come una stella polare chiunque occupi un seggio in Parlamento ma anche una cattedra pubblicam o uno spazio giornalistico", difendendo, quindi, "norme laiche che producono il danno minore".


Abbiamo letto bene: "leggi che producono il male minore".


Nella nostra ignoranza teologica, pensavamo che il legislatore dovesse approvare leggi che producono il bene e che evitano il male (maggiore o minore che sia)... Ma Delle Foglie ha pronta la risposta: "Non esistono leggi cattoliche, ma solo leggi fatte dagli uomini e perciò perfettibili".


In sostanza il ragionamento di Delle Foglie è il seguente: nessuna legge è stata ancora approvata, il progetto che si sta per approvare produce un male, approviamolo ("qui e ora")!

Sommessamente proponiamo un percorso logico diverso: nessuna legge è stata approvata, il progetto che si sta per approvare produce un male, non approviamolo!

Se davvero una legge è necessaria, approviamo una legge che produca il bene!



Mentre Delle Foglie si esercita su Sant'Agostino, dando per ammesso che "certe cose non si possono cambiare", nello stesso numero di Avvenire il prof. Alberto Gambino esercita davvero il realismo invocato da Delle Foglie.

In "Vite da tutelare. Anche per i minori", punta l'attenzione sulla tutela dei minori e degli incapaci, evidenziando "zone grigie, senza tutela effettiva" e giungendo alla conclusione che


"occorre allora prevedere che in casi di minore età incapace di
rappresentare desideri e scelte, non sia richiesto il consenso informato dei
genitori per attivare una terapia necessaria".

Il professor Gambino cita espressamente il tema dei neonati prematuri: non è difficile cogliere nelle sue argomentazioni alcune di quelle che, fin dal gennaio 2010, il Comitato Verità e Vita ha proposto nel "Manifesto Appello contro la legge sul testamento biologico e contro ogni eutanasia".


E allora, Delle Foglie: vogliamo davvero "fare i conti con il dato di realtà"? Le interessa o no salvare i neonati ("qui e ora") da chi vuole lasciarli morire?



Giacomo Rocchi

giovedì 21 aprile 2011

Dalla parte della realtà, semplicemente per difendere la vita



Domenico Delle Foglie, nell'editoriale su Avvenire di oggi 21/4/2011, se la prende con i "supercattolici": usa questa espressione in modo dispregiativo (si sa, Avvenire è un quotidiano di ispirazione cattolica, non "supercattolica" ...) e, subito dopo li accusa di usare i propri argomenti come "armi contundenti":

"Non si contano ormai le colonne (una volta si sarebbe detto di piombo),
scritte dagli "intransigenti", spesso "supercattolici", rivolte di solito come armi contundenti contro credenti e non credenti che in parlamento e nello spazio pubblico, sostengono che una legge sul fine-vita, qui e ora, si è resa necessaria".

Non vogliamo insegnare a Delle Foglie come si fa il giornalista, ma forse bastava dire: "sono numerosi coloro, cattolici e non cattolici, che sono contrari al progetto di legge sulle DAT".
(Ovviamente senza menzionarli espressamente! Non sia mai!).


Lasciamo perdere queste quisquilie: ognuno ha il suo stile. Andiamo al merito.
L'accusa di Delle Foglie contro coloro che non concordano con il progetto è quella di mancanza di realismo:

"Chi si rifugia nelle affermazioni ideali e nelle intransigenze religiose, e chi
invece si lascia guidare dal dubbio che una legge possa aprire spiragli ad un
nuovo infinito contenzioso giudiziario, sembra non voler fare i conti con il
dato di realtà"

Il dato di realtà - qui sintetizziamo - è la morte procurata di Eluana Englaro. Sì, perché:

"Forse oggi nessuno di noi, ragionevolmente, invocherebbe una legge dello Stato
sul fine-vita se una volontà privata non avesse mosso un tribunale a esprimersi
e non avesse ottenuto quanto era considerato impossibile, inopportuno e illegale: interrompere l'alimentazione e l'idratazione di una persona in condizione di gravissima disabilità, sulla base di una sua volontà presunta e discutibilmente ricostruita in un'aula di tribunale".


Delle Foglie - che fa il "realista" - si guarda bene, però, dall'affrontare davvero il merito della legge. Dice: dopo l'uccisione di Eluana Englaro una legge è necessaria.
Ma la domanda è: è davvero necessaria questa legge?
Forse che questa legge si limita soltanto a dire: "è vietato interrompere alimentazione e idratazione alle persone in stato di disabilità"?

"Senza eccessi di isteria", ma anche "senza inopportune e antieroiche fughe dalla realtà", Delle Foglie ci dica se:
- il progetto permette ai tutori (come Beppino Englaro) di rifiutare o di far interrompere terapie salvavita per gli interdetti (come Eluana Englaro);
- il progetto permette ai genitori di rifiutare o interrompere terapie salvavita ai figli minori;
- il progetto permette di non attivare o interrompere la respirazione artificiale;
- il progetto impedisce ai medici di attivarsi senza un consenso preventivo scritto del paziente, del tutore o del genitore;
- il progetto permette ai medici di ritenere "spoporzionato" l'utilizzo di nutrizione e idratazione artificiale anche per persone che non stanno morendo, e quindi di interromperle;
- il progetto permette che il dichiarante con le DAT possa rifiutare terapie salvavita;
- il progetto permette che le volontà sulle terapie da erogare in un prossimo futuro possano essere espresse con solo una firma in calce a un modello prestampato, dopo un colloquio di cinque minuti con il medico di famiglia ...
Si potrebbe continuare.

Aspettiamo fiduciosi che Delle Foglie si dimostri realista e affronti davvero il merito del progetto di legge.
Non vorrà mica rifugiarsi su un "improvvisato Aventino"?

Giacomo Rocchi

venerdì 1 aprile 2011

Verso l'eutanasia legale/I timori di Domenico Delle Foglie


Su Avvenire del 31/3/2011 Domenico Delle Foglie esprime i timori che potrebbero conseguire all'approvazione del progetto di legge sulle Dichiarazioni Anticipate di Trattamento:


"Una legge "buona e giusta" quella sulle Dat? Si è lavorato al Senato e si sta lavorando alla Camera perché sia così. Ricordiamoci, però, che ogni legge è sottoposta al vaglio delle maggioranze – a volte trasversali, come in questo caso, e comunque transitorie in un regime di alternanza politica. E per tutte le maggioranze, presenti e future, dovrebbe valere il criterio di garantire, a ogni singola legge, una volta approvata, un periodo di rodaggio. È civile e necessario, insomma, che a queste disposizioni non venga riservato il trattamento ostile e la propaganda deformante già riservati, ad esempio, alla legge 40 sulla fecondazione artificiale, altra normativa "non cattolica" ma accettata dai credenti per chiudere l’era di "provetta selvaggia". Abbiamo già visto una parte dell’opinione pubblica, più ideologizzata e meno disponibile ad accettare il voto (trasversale, torniamo a ricordarlo) di un libero Parlamento, allearsi con una frazione della magistratura per tentare di demolire o, comunque, manomettere la legge sin dal giorno seguente la sua entrata in vigore"


La tesi è sempre quella: la legge 40 sulla fecondazione artificiale era "buona e giusta", ma un manipolo di "cattivi" (composta dalle minoranze battute in Parlamento e da magistrati ideologizzati), l'ha demolita e manomessa.

Insomma: i risultati devastanti della legge "buona, ma non cattolica"? Non è colpa nostra!


Ma è soltanto una questione di "colpa"?

Cosa insegna l'esperienza della legge 40? Che i "paletti" messi all'interno di una legge di compromesso su "diritti non negoziabili" vengono divelti!


Cosa deve fare, allora il legislatore?

Delle Foglie mostra di non aver capito: sostiene che la legge deve essere ugualmente approvata e che i "cattivi" devono essere ammoniti della necessità di un "periodo di rodaggio" ...


A noi, invece, sembra di aver capito: Delle Foglie sa che i "paletti" (apparenti) verranno divelti a partire dal "giorno seguente della sua entrata in vigore"; sa, quindi, che la legge verrà utilizzata per realizzare l'eutanasia su incoscienti, disabili, anziani ...; prevede che la "norma simbolo", quella che stabilisce il divieto di sospensione di alimentazione e idratazione artificiale, verrà quanto meno aggirata (la Camera ha già approvato un'eccezione, così vaga da poter essere allargata a dismisura) ...

Delle Foglie sa tutto questo ... e si prepara a gridare: "Non è colpa nostra!"


Giacomo Rocchi

venerdì 22 gennaio 2010

La storia riscritta


Domenico Delle Foglie su "E' vita":
"Ora, cosa è accaduto?"
E' una domanda che presuppone una risposta "vera", non ideologica

"Nei fatti la 194 si è sempre più conformata a una mentalità sfavorevole alla vita"
"nei fatti" o "di diritto"? Cosa comporta aver previsto che la donna possa abortire per qualsiasi motivo con l'unico onere di sostenere un colloquio ed attendere sette giorni?

"e ora stiamo correndo il rischio di avvicinarci a una legislazione sul fine vita con la stessa presunzione negativa"
"il rischio"? Una "presunzione"? Non è un rischio e nemmeno una presunzione: è la prima legge in cui si autorizzano terze persone a rifiutare trattamenti salvavita nei confronti di incapaci (leggete il Manifesto Appello)

"Una sola legge, la 40, ha invertito questa deriva, ponendo all’articolo 1 il baluardo del diritto del concepito"
Delle Foglie non si ricorda che nella legge 40 c'è scritto: "E' vietata la soppressione di embrioni, salvo quanto previsto dalla legge 194"? I "diritti del concepito" sarebbero quelli di farsi procreare artificialmente, di sopravvivere alle tecniche (9 morti su dieci), di farsi congelare in "casi particolari" e di farsi ammazzare secondo le procedure della legge sull'aborto"?

Giacomo Rocchi

sabato 22 novembre 2008

Il grande stratega

Domenico Delle Foglie, Portavoce di Scienza e Vita:


"Una legge si impone. Ma quale legge? ... Di sicuro non una legge qualunque, perché dopo trent’anni di 194, nessuna disciplina che affronti questioni eticamente sensibili, può essere costruita a cuor leggero. Anzi, dev’essere accompagnata da un formidabile dibattito pubblico. (...)
Ma proprio la “lezione” della Legge 40 sulla procreazione medicalmente assistita, quel suo sano trasversalismo che ha portato alla riduzione del danno, ci impone una scelta di campo.
Qualcuno provocatoriamente ha chiesto: vogliamo costruire una “nuova” Legge 40 o una “vecchia” Legge 194? Noi non abbiamo dubbi che si debba tentare di ricostruire in Parlamento il clima propositivo e costruttivo che ha portato all’approvazione della Legge 40."
Voilà: ecco servite le parole d'ordine: prima fra tutte la riduzione del danno: il danno ormai è fatto, bisogna cercare di correre ai ripari, non si può avere una legge giusta, ma, al limite una legge imperfetta ... e poi la contrapposizione tra legge 194 sull'aborto e legge 40 sulla fecondazione artificiale fondata soprattutto sul diverso clima ... Leggiamo ancora:
" ... noi non vogliamo rieditare una “vecchia” Legge 194, con le sue trappole, a partire dalla concessione dell’obiezione di coscienza ai medici che non volessero mettere in atto le disposizioni pronunciate dai soggetti (prima o dopo la malattia è ancora tutto da assodare).
Tanto poi lo Stato deve garantire che qualcuno si faccia carico di “aiutare a morire” chi lo dovesse chiedere. E’ appena il caso di dire che questa si chiama eutanasia, come in tanti hanno denunciato dopo la sentenza della Cassazione.
Coltiviamo una certezza: non possiamo consentire a quei settori ciecamente libertari e consapevolmente illiberali (...) che vogliono chiudere il cerchio: dalla Legge 194 a quella sul testamento biologico. Se dovesse vincere il “partito” dell’autodeterminazione assoluta, quello cioè che non rispetta il soggetto nella sua dimensione “relazionale” – e cioè umana – allora il gioco sarà fatto. L’individuo, in solitudine, solo con se stesso, prima eliminerà la vita nascente e poi eliminerà, anticipandone l’esito, la vita più fragile che si avvia al tramonto. La chiamerebbero vittoria della libertà. Non possiamo assecondare questo furto della vita e della speranza. Costruiamo, piuttosto, una legge sul “fine vita”. Con chi la vita la ama e la vuole tutelare. Sempre. Anche e soprattutto quando è al suo massimo grado di fragilità."
Qualche domanda impertinente: a) in cosa differiscono la legge 194 e la legge 40? Forse che una è una legge ingiusta e una una legge giusta? Delle Foglie si guarda bene dal dire l'una o l'altra cosa ... b) ma la "trappola" dell'obiezione di coscienza non l'avevano messa anche nella legge 40 (articolo 16)? E come mai? c) il clima costruttivo che ha portato all'approvazione della legge 40 teneva conto della costruzione e della distruzione di decine di migliaia di embrioni ogni anno e del congelamento - autorizzato dalla legge - di diverse centinaia all'anno (ormai sono migliaia)?

E soprattutto: quale legge suggerisce di approvare Delle Foglie?

A questa domanda mi permetto di proporre una risposta: qualunque legge che permetta una autodeterminazione relativa (non assoluta ...) purché approvata in un clima costruttivo; così che Delle Foglie possa dire: abbiamo vinto! Insomma una legge che consente dichiarazioni anticipate che permettono la cessazione delle terapie (non però di nutrizione o idratazione ...); e che per di più non permetta l'obiezione di coscienza ai medici!

Delle Foglie sta volontariamente mettendo la testa sotto la ghigliottina ... ma la testa di chi?

Giacomo Rocchi