mercoledì 18 luglio 2012

Consigli utili per diffondere l’eutanasia


Riportiamo qui di seguito, preceduti solo da brevi commenti, alcuni stralci del resoconto dell’Associazione LiberaUscita, associazione favorevole all’eutanasia, del meeting biennale della World Federation Right To Die Societies, svoltosi a Zurigo il 14 Giugno scorso. Si tratta di un congresso mondiale, alla sua 19° edizione, che vede riunite tutte quelle sigle favorevoli alla dolce morte. Il report è interessante perché mette in luce quali sono le strategie a livello mondiale per diffondere sempre più le pratiche eutanasiche in ogni angolo della Terra. Ecco la sintesi degli interventi redatta da Rossana Cecchi, delegata di LiberaUscita al meeting svizzero.

  1. Per vincere sul suolo nazionale è più veloce e facile vincere in Europa: “la WF è stata fondata a Melbourne nel 1982. Dieci anni dopo è stata fondata la RtDE [Right-to-Die Europe] in Olanda e ratificata nel 1994 a Londra come branca della WF. Ho colto l’occasione per riferire la necessità, avvertita da LiberaUscita, di stringere relazioni con il Parlamento Europeo. Lui [il responsabile della RtDE] ha risposto che la RtDE ha chiesto al Parlamento europeo di essere ammessa fra le Organizzazioni Non Governative Europee (NGO) [il Consiglio d’Europa ha già respinto comunque la richiesta]. E’ quindi importante che le varie associazioni spingano sui rappresentanti del propri paesi nel Parlamento europeo affinché la richiesta RtDE venga accolta”
  2. La battaglia sull’aborto è fonte di ispirazione: “Morire a casa, dire addio ai propri cari, morire con serenità, sicurezza, certezza: queste sono le cose fondamentali. La medicalizzazione del fine vita trasferisce invece la decisione finale ad altre persone.Non vi è alcun motivo per ‘medicalizzare’ la morte, es. con iniezioni letali. In tal modo si stressa il medico, si stressa il paziente. Nel trattamento per bocca il controllo e la responsabilità è invece della persona interessata, la dignità, la serenità e il tempo sono sue scelte, soltanto la fornitura del preparato viene fatta dal medico, tutto il resto spetta al richiedente (ho avuto modo di capire che ormai molti condividono questo punto di vista. Nei Paesi dove è legale aiutare a morire, i medici cominciano a rifiutarsi, a non sentirsela più. Per questo si sta andando verso la non medicalizzazione).” Quanto sin qui detto ricorda curiosamente l’aborto: “serenità, sicurezza, certezza” rimandano a quegli elementi polemici utilizzati dal fronte pro-choice prima del varo della 194 per convincere i più che abortire in clandestinità era pericoloso per la salute della donna: meglio un aborto alla luce del sole, pulito e in piena sicurezza, che lasciare l’utero delle donne in mano alla mammane. Poi il suggerimento a non medicalizzare la pratica eutanasica, esattamente come è avvenuto con l’introduzione della RU486 dove l’aborto è autogestito della donna ed è domestico: l’aborto orale genererà l’eutanasia orale.Notevole poi l’accenno allo stress del medico che pratica l’eutanasia: come per l’aborto ci sono sempre più medici che si rifiutano di prestare la loro opera perché consci che si stanno prestando ad un omicidio o suicidio.
  3. Come aggirare la legge: “Faye Girsh [un responsabile di Final Exit Network, organizzazione americana che promuove l’eutanasia] ha riferito che già nell’anno 1998 […] hanno formato 29 volontari che lavorano sul territorio. Vanno nelle case, contattano i richiedenti e danno informazioni sui trattamenti non medicalizzati. Attualmente i volontari sono più di 100. Non forniscono supporto attivo, ma solo informazioni e, quindi, non sono perseguibili. Hanno un comitato medico con più di 10 anni di esperienza, che indica loro a chi possono fornire informazioni e quali informazioni dare”
  4. L’unione fa la forza: “si rende necessario collegarsi con altre associazioni laiche, cosa che la nostra Associazione sta facendo, e condurre insieme una lotta comune per la libertà e i diritti civili dell’essere umano”
  5. Portare sul fronte pro-eutanasia anche la Chiesa cattolica: “Bernheim, oncologo palliativista belga, è stato bravissimo a spiegare come le cure palliative non siano in antitesi con il diritto di morire con dignità, bensì complementari [è come per l’aborto: nessuno è obbligato ad abortire = nessuno è obbligato a togliersi la vita. Teniamo aperta ogni possibilità]. Dove finiscono le prime inizia l’altro. Ho avuto modo di parlare a lungo con lui. E’ pronto a qualsiasi tipo di collaborazione ed a mettere a nostra disposizione l’esperienza belga con la chiesa cattolica.”
  6. Il tentativo poi è quello di non passare come spietati boia: occorre cioè porre in essere una commistione di iniziative percepite dalla gente come lodevoli insieme ad altre dirette invece a promuovere l’eutanasia, così come sta facendo l’Associazione LifeCircle “che promuove le cure palliative e aiuta le persone con handicap e [promuove] la dignità nel morire”. Insomma, il lupo deve travestirsi da agnello
  7. Colpiamo il cuore della cattolicità: l’anno prossimo andiamo a Roma. “Right to Die Europe meeting in Rome in 2013. A tale proposito ci hanno consigliato di contattare esperti in comunicazione per sapere in quale giorno della settimana possiamo avere più attenzione dai mass-media. Anche la location la lasciano decidere a noi: in Parlamento o in albergo, dipende dove riusciamo ad avere più giornalisti. Si rendono conto dell’importanza, in un paese come l’Italia, e a Roma, di avere visibilità. […] Aspettiamoci un bel po’ di gente a Roma, sono tutti entusiasti sia per la città sia perché si va in casa Vaticano”
  8. E’ importante tenere desta l’attenzione delle persone con celebrazioni ad hoc: “Il prossimo 2 novembre sarà il giorno europeo del fine vita (European end of life day). A Edimburgo si svolgerà una manifestazione ufficiale. E’ stato chiesto a tutti di organizzare qualcosa nel proprio paese, come ad es. scrivere un articolo sulla stampa”.

Domanda a piè di pagina di questo report: quali strategie di tale spessore per sconfiggere aborto, fecondazione artificiale, contraccezione hanno posto in essere i cattolici in questi anni?
Pur avendo nominalmente più forze in campo quali risultati hanno raggiunto?

Tommaso Scandroglio

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