mercoledì 29 settembre 2010

Parole inutili: Englaro


"Ancora una volta ripetiamo che una legge sul testamento biologico non è necessaria. Esistono già norme di legge che disciplinano alcune questioni di fine vita (...); esistono già le norme del Codice di Deontologia medica che prevedono quanto basta a gestire la complessità delle situazioni di chi si trova - “competente” o “incompetente”- in una fase critica (...).

La lettura dei vari DDL mostra che una legge sul testamento biologico non solo non è necessaria, ma potrebbe addirittura essere dannosa perché: 1) introduce per legge pratiche eutanasiche di tipo omissivo (evidenti nel caso di non attivazione/interruzione di alimentazione-idratazione nei soggetti in stato vegetativo); 2) istiga all'abbandono terapeutico; 3) a livello sociale, indebolisce il rispetto di ogni vita umana, avvilisce le istanze di autentica solidarietà, nega il principio di uguaglianza tra tutti gli uomini (sani e malati; abili e disabili); 4) svuota di significato la relazione medico-paziente che viene spersonalizzata, deresponsabilizzata e burocratizzata; 5) distrugge l'autentico fondamento delle relazioni umane; 6) può essere fonte di abusi"
(Marina Casini, Si alla Vita, Gennaio 2008, pp. 35 e ss.).

Parole pesanti, che fanno riflettere. Parole non certo isolate.

Davvero è sufficiente liquidare la "contesa" tra Comitato Verità e Vita e Movimento per la Vita sul progetto di legge sulle dichiarazioni anticipate di trattamento come fa Giuseppe Anzani, nelle sue due lettere apparse su "Il Foglio"? Leggiamole: "Similmente quel Comitato rifiuta in radice ogni discorso sulle Dichiarazioni anticipate di trattamento, trascurando che dopo il caso Eluana l’assenza di norme protettive della vita è un silenzio che facilita l’arbitrio".

Quindi: il Comitato Verità e Vita scrive un "Manifesto Appello" in cui spiega punto per punto quali sono i vizi del progetto Calabrò, menzionando i vari articoli e spiegando quali saranno i risultati dell'applicazione della legge: proprio quelli che Marina Casini (e con lei molti altri) paventano da anni: questo, per Giuseppe Anzani è "rifiutare in radice ogni discorso ..."; forse sarebbe esatto dire che Anzani rifiuta in radice di leggere e di fare riferimento ad ogni discorso del Comitato Verità e Vita ...

Ma andiamo più a fondo, andiamo alla radice della questione: è vero o no che ogni legge sul testamento biologico altro non è che "forma leggera della legalizzazione dell’eutanasia" (così Lucetta Scaraffia, nell'Introduzione al Primo quaderno di Scienza e Vita, Né accanimento né eutanasia)?

Ed è vero o no che nessuna norma del progetto "Calabrò" è una "norma protettiva della vita"?

Come mai, dr. Anzani, il testo del decreto legge che avrebbe salvato la vita a Eluana Englaro e che Napolitano ingiustamente si rifiutò di firmare, è stato sostituito da una legge che parla d'altro?
Dobbiamo davvero strumentalizzare la morte di quella donna per dare il via libera ad una legge che permetterà l'uccisione di altri soggetti?

Giacomo Rocchi

lunedì 27 settembre 2010

Parole e domande


Dal Dizionario Zingarelli della Lingua Italiana

“Integrismo” (data di nascita del vocabolo: 1973): integralismo (specialmente spregiativo)
“Integralismo” (da: Integrale): tendenza ad attuare in modo integrale, senza compromessi, e talvolta con intolleranza, i principi della propria dottrina o ideologia nella vita politica, economica o sociale
“Integrale” (da: integro): intero, totale
“Integro” (composto da in – (negativo) e tagros, toccare): Che è intero, completo, non avendo subito menomazioni, mutilazioni, danni o simili.
- detto di persone: incorruttibile, probo
- dalla stessa radice, al superlativo: “integerrimo”: particolarmente onesto e incorruttibile

Qualche domanda.
Cosa intendeva Giuseppe Anzani quando, parlando dei “quattro bastiancontrari” che sono usciti dal Movimento per la Vita (e che, errando, fa coincidere con il Comitato Verità e Vita), si riferisce alla “stagione delle estenuanti polemiche interne fra il loro integrismo e la linea del MpV votata dall'Assemblea generale e dal Direttivo nazionale, e tradotta in opere da Casini e dal “popolo della vita”?

Ma soprattutto: come si fa a non essere “integristi” (per usare questa parola che ci viene dagli anni ’70: Anzani, come si sa, odia le parole inutili, ma sceglie le sue con grande cura) quando si tratta di difendere la vita?
E quindi: perché la “linea del MpV tradotta in opere dal popolo della vita” veniva a scontrarsi con quella degli “integristi”?
Si può difendere la vita senza difenderla tutta? Si possono difendere alcune vite e non difenderne altre?
L’approvazione democratica (“la linea votata dall’Assemblea Generale e dal Direttivo nazionale”) è il criterio di giudizio che garantisce dell’integrità della difesa della vita?

E “l’integrista” che vuole attuare in modo integrale la linea della difesa della vita e se ne va, non è, forse, integerrimo?

Giacomo Rocchi

sabato 25 settembre 2010

Giuseppe va alla guerra/1


L'eleganza di Giuseppe Anzani nel definire (nei due articoli apparsi su Il Foglio del 18 e del 23/9) alcuni soci fondatori del Movimento per la Vita "quattro bastiancontrari" che avrebbero "imbeccato" Francesco Agnoli e che, in passato, avrebbero esercitato con "asprezze aggressive" il loro "integrismo" e che attualmente "non demordono", forse perché "soffrono di mancate presidenze"; e, ancora, che "seminano divisone, amarezza e discordia" si commenta da sola.

Traspare, per di più, una concezione della democrazia che - se è lecito ironizzare - mischia insieme Totò e Lenin: "Ora che quelli che non erano d'accordo se ne sono andati, possiamo iniziare a discutere!" (e ovviamente la discussione è "finalmente serena, amicale, solidale" e addirittura "gioiosa"! Lo immaginiamo: uno interviene e tutti dicono: "è vero, hai ragione, bravo!" Chissà se gira lo spumante ...).

Forse è l'eccesso di zelo: avete presente le riserve nelle squadre di calcio scaraventate all'improvviso in campo dall'allenatore? Corrono più che possono, si agitano ... Già, perché è strano che Anzani accusi Agnoli (un giornalista: da querela!) di farsi "imbeccare" e di scrivere quello che gli viene detto da quelli di Verità e Vita (che vogliono addirittura una "rivincita distruttiva"): che qualcuno gli abbia detto: "vai avanti tu"?

Ma scendiamo a quello che dice Anzani. E iniziamo dalla contrapposizione tra "centomila parole" e "centomila bambini salvati". Sì, perché "il MpV sente la vocazione ad operare nella storia, nella concretezza quotidiana, nel soccorso reale fino al limite del possibile, nella testimonianza di amore alla persona" e "non riempie scaffali e pareti di trattati e di striscioni, ma di storie aiutate, di vite salvate"; perché "ci sarà chiesto conto di ogni parola inutile".
Non so cosa faccia Anzani nel Movimento a cui appartiene: è un po' strano che un conferenziere, giornalista, giurista - insomma, uno che lavora con le parole - le metta in un angolo; a me sembra che voglia impedirci di pensare (dice, infatti, che possono pensare solo quelli che "hanno visto").
Ma noi ragioniamo lo stesso anche senza autorizzazione di Anzani: lo faremo nei prossimi commenti.

Ma, tanto per rimanere sulle "parole inutili", come non concludere con quella bellissima frase riferita alla legge 40: "proprio su alcune sue espressioni la Corte Suprema ha di recente poggiato un importante dictum sulla soggettività giuridica del concepito ancor prima della nascita". Vedete come sono importanti le parole per Anzani: quelle della legge e i dicta della Cassazione ... Peccato che quel dictum non abbia prodotto nessun effetto (appunto: parole inutili) mentre l'altro dictum - quello della Corte Costituzionale che ha eliminato il limite dei tre embrioni - quello sì, che è efficace: permetterà ai congelatori di embrioni (che già la legge 40 autorizzava ad operare) ad estendere la loro opera. Se gli embrioni morti nel 2008 sono 75.000, quanti saranno in futuro? Ne parleremo.

Giacomo Rocchi

P.S. Confesso subito: sono figlio di uno dei "quattro bastiancontrari". Mi lacrimavano gli occhi per i lacrimogeni quando il Palazzo dei Congressi di Firenze era assediato dalle femministe. Qualche mese fa un relatore ad un incontro pubblico, incontrandolo dopo tanti anni, aveva voluto pubblicamente ricordare che una sua conferenza aveva portato alla nascita del CAV di Siena. All'epoca conobbi Francesco Migliori e anche Madre Teresa; non conobbi invece Anzani: non si può avere tutto! "Integrista" e "bastiancontrario"? Da ragazzo avrei usato anche espressioni più forti: ma che padre è chi non cerca di salvare la vita di tutti i figli?

mercoledì 22 settembre 2010

Sviste


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La rassegna stampa quotidiana è divisa per settori, tra cui quello più frequente è quello intitolato: "Si parla di noi", che fa emergere tutte le occasioni in cui, in qualche modo, l'iniziativa prolife riesce a "bucare" il silenzio imperante.

La rassegna, come è giusto, riporta anche articoli in cui si sostengono posizioni contrarie a quelle prolife: ad esempio, il 30/8, un interessante articolo apparso su L'Espresso del 5/8 in cui si fa un pesante attacco all'obiezione di coscienza. Non mancano citazioni da l'Unità o Il Manifesto: ma è giusto così, è una rassegna stampa: del resto non possiamo mica comprare tutti i giornali ...


Nella rassegna stampa del 20 settembre il primo articolo è così richiamato: "Il Mpv è vivo e replica. Lo scontro sulla legge 40 e i "non negoziabili". Si tratta di un articolo apparso sul Foglio del 18/9/2010 a firma di Giuseppe Anzani che replica ad un articolo apparso sullo stesso giornale il 16/9/2010 a firma di Francesco Agnoli e in cui "si parla di noi".

Strano, mi dico: deve essermi sfuggito! Torno alle rassegne stampa del 16 settembre e del 17 settembre, ma l'articolo di Agnoli su Il Foglio non c'è.

Forse il Foglio del 16/9 non è arrivato ... strano due volte: nella rassegna stampa del 16/9 viene riportato un appello (apparso, appunto, sul Foglio del 16/9) per un detenuto politico cubano di cui il primo firmatario è Francesco Agnoli.

Vabbè: qualche volta ci si distrae, nessuno è perfetto.

Io continuo a leggere avidamente la rassegna stampa quotidiana: mi arriva anche quella del 21/9/2010 e anche quella di oggi: ma non trovo il secondo articolo di Francesco Agnoli su Il Foglio del 21/9 in cui "si parla del Movimento per la Vita" fin dal titolo; e nemmeno è riportato il "piccolo appello" a firma Luca Tanduo ed altri in cui si chiede un Congresso straordinario del Movimento ...

Mah, ci toccherà spendere per acquistare i giornali ...

Giacomo Rocchi

lunedì 20 settembre 2010

Gli embrioni salvati sono quelli non prodotti artificialmente. Conclusioni




Durante questa estate abbiamo riflettuto sui risultati della legge 40 sulla procreazione assistita commentando le due Relazioni al Parlamento del Movimento per la Vita Italiano e un articolo apparso su Sì alla Vita nel mese di luglio 2010. (vedasi i cinque post dallo stesso titolo a partire dal 23 agosto)

Siamo partiti da un dato oggettivo: gli embrioni prodotti e morti in un anno in applicazione della legge sono almeno 75.000 (ed è facile calcolare il numero complessivo degli embrioni prodotti e morti nei cinque anni di attuazione della legge: alcune centinaia di migliaia); ma, di fronte al giudizio che una legge non avrebbe dovuto permettere una strage di queste proporzioni, abbiamo preso atto che questi documenti attribuiscono alla legge il merito di avere impedito la morte di migliaia di embrioni (38.000 quest'anno, secondo l'articolo sul Sì alla Vita): abbiamo però scoperto che gli embrioni "salvati dalla morte", in realtà, non sono mai esistiti; il merito della legge è stato quello di averne impedito la produzione.

Obbiettiamo, allora, che sarebbe stato meglio impedire del tutto la produzione artificiale di embrioni: ma si replica che è diverso produrre embrioni con l'intenzione di provocarne la morte e produrli con la speranza di farli nascere: sì, perché, dopo il trasferimento in utero, gli embrioni "sono affidati alla natura" e, se muoiono, la loro morte non è voluta.

Abbiamo visto che si tratta di posizione insostenibile.
In primo luogo emerge una posizione assai ambigua sul congelamento degli embrioni: indicato (nella prima relazione) come la "tecnica che uccide gli embrioni" e che, quindi, si doveva vietare, ma in realtà autorizzato dalla legge 40 (sono 3.000 gli embrioni congelati dal 2004 ad oggi); e, del resto, chi congelava prima della legge 40 e poi scongelava introducendo in utero gli embrioni scongelati, evidentemente sperava che non morissero: aveva lo stesso atteggiamento psicologico di chi produce embrioni in numero minore.

I documenti del Movimento per la Vita tacciono, poi, della morte in provetta degli embrioni, del tutto prevedibile (uno su dieci) e risultante dalle Relazioni ministeriali e in nessun modo addebitabile alla natura. Tacciono, soprattutto della causa del mancato attecchimento degli embrioni, che è proprio la loro produzione artificiale; del resto gli aborti spontanei sono il doppio di quelli che ricorrono nelle gravidanze naturali, ma anche tutti gli altri eventi tragici (bambini nati morti, morte dopo la nascita, disabilità ecc.) ricorrono con frequenza assolutamente superiore.

Non è la natura a far morire gli embrioni prodotti artificialmente: è la loro produzione artificiale!

La legge 40, quindi, non solo non ha "salvato" la vita di un solo embrione, ma ha autorizzato la morte di centinaia di migliaia di essi!

Non basta: la legge è responsabile di due fenomeni che aumentano il numero degli embrioni prodotti e morti: l'innalzamento dell'età delle coppie che accedono alla fecondazione artificiale - e si sa che, quanto più la coppia è avanzata negli anni, tanto più le percentuale di "successo" diminuiscono; e l'aumento complessivo del ricorso alla procreazione artificiale.

"La legge 40 funziona". Sul sito del Mpv si legge che "la Relazione per il 2008 dimostra che la legge ed i suoi paletti sono ragionevoli e funzionano".
Ragionevoli per chi? Per le donne ultraquarantenni (il 26,9% del totale) alle quali viene permesso di accedere (gratuitamente) alle tecniche nonostante le percentuali di "successo" sfiorino lo 0%? O per i furbi imprenditori che - visto il business e il "via libera" dello Stato che paga - sono corsi a creare centri per la riproduzione assistita?

In realtà - non possiamo non concludere - se gli unici embrioni salvati sono quelli che non sono stati prodotti artificialmente - la legge avrebbe dovuto - e avrebbe potuto - prevedere soltanto una cosa: vietare la produzione artificiale dell'uomo.

Giacomo Rocchi

P.S.: da tempo si cerca di argomentare e ragionare su questo e su altri temi; altri, invece, dopo aver chiuso tutti e due gli occhi, si accontentano di ripetere che "la legge 40 ha posto fine alle pratiche selvagge della provetta" e citano la Corte Costituzionale dimenticando di ricordare che, una volta eliminato il limite dei tre embrioni dalla stessa Corte Costituzionale, che l'ha ritenuto illegittimo, i professionisti della provetta hanno trovato una tavola riccamente imbandita: soldi pubblici, autorizzazione al congelamento degli embrioni, accesso riconosciuto anche alle coppie di età avanzata, diagnosi preimpianto riconosciuta come lecita ...

domenica 19 settembre 2010

Movimento per la Vita e Comitato Verità e Vita: una guerra inevitabile?


Il Comitato Verità e Vita ha pubblicato tre comunicati stampa sulla questione dei rapporti con il Movimento per la Vita.

Nel primo (CS 84) si affermava: "Tutti gli associati al Movimento per la Vita devono stare molto attenti ad avere rapporti con Verità e Vita. E' quanto ha stabilito la Giunta esecutiva del movimento pro-life presieduto da Carlo Casini, che nei giorni scorsi ha diffuso un documento molto duro nei confronti del Comitato Verità e Vita (il documento della Giunta Esecutiva del Movimento per la Vita veniva allegato).
Tutti i Centri di Aiuto alla Vita e i Movimenti per la Vita sparsi per l'Italia si sono visti recapitare un testo nel quale, fra l'altro, si può leggere: “Da tempo si va svolgendo un'attività di denigrazione del MPV e della sua dirigenza, attraverso comunicati stampa, convegni e articoli sul Web”.
I colpevoli di questa presunta attività denigratoria sarebbero “ soggetti che affermano di avere a cuore la difesa della vita, come l'associazione denominata Comitato Verità e Vita ”. In questo Comitato - prosegue il documento del MpV - “militano persone che in passato hanno fatto parte del MPV e ora lo aggrediscono come se la linea di azione seguita dai suoi organi statutari rappresentasse un cedimento rispetto agli ideali.” Secondo il Movimento per la Vita italiano queste accuse sono “ingiuste e ingenerose”, in particolare quando sono “dirette alla persona del Presidente”, al quale la giunta esecutiva rinnova “i sentimenti di stima e gratitudine profonda”.
Quali sarebbero le “colpe” più gravi del Comitato Verità e Vita? Innanzitutto, mettere sullo stesso piano la legge 194 e la legge 40, giudicando entrambe “leggi gravemente ingiuste”. Il Movimento per la Vita rivendica che la sua linea sulla legge 40 è stata “scelta dall'Assemblea e dal Direttivo Nazionale, con metodo democratico, e si è trovata in totale sintonia con la Conferenza episcopale e il mondo ecclesiale.”
La seconda accusa rivolta a Verità e Vita riguarda proprio il rapporto con la Conferenza episcopale italiana: secondo la giunta esecutiva, il Movimento per la vita ha sempre agito nella “totale fedeltà agli ideali professati” e “restando attenta al magistero della Chiesa”. Cosa che invece, pare di capire “per contrasto”, non sarebbe propria del modus operandi di Verità e Vita.
Perentorie le conclusioni del Movimento per la Vita, che raccomanda “ agli associati del MPV di fare attenzione ai rapporti che il Comitato Verità e Vita volesse proporre: è evidente che non può accettarsi nessuna confusione o assimilazione. ”
Verità e Vita prende atto con disagio di questa manifestazione di ostilità verso una realtà pro-life, e si riserva di rispondere nel merito in breve tempo, per ristabilire la verità e salvaguardare, per quanto sta in noi e nei limiti del possibile, le esigenze di un dialogo che superi settarismi e rendite di posizione. In nome, appunto, della Verità e della Vita".


Una risposta più articolata giungeva alcuni giorni dopo (CS 85):

" Nei giorni scorsi il Movimento per la Vita italiano ha diffuso un documento in cui attacca il nostro Comitato, raccomandando “agli associati del MPV di fare attenzione ai rapporti che il Comitato Verità e Vita volesse proporre”. Riteniamo doveroso rispondere alle affermazioni contenute in quel documento, che ci offre l’opportunità di riaffermare con convinzione le ragioni del nostro impegno.

1. Il Comitato Verità e Vita esiste. Il documento del Movimento per la vita è la conferma del fallimento di ogni tentativo messo in atto in questi anni per fare finta che Verità e Vita non esistesse, ignorandolo come interlocutore serio, credibile e motivato. Verità e Vita esiste, nonostante l’impressionante censura esercitata nei nostri confronti da molti organi di informazione di area cattolica. Verità e Vita esiste, nonostante non percepisca alcuna forma di finanziamento stabile. L’idea che il mondo pro-life debba consistere in un’unica associazione, la pretesa cioè di una “monocoltura pro-life”, appartiene a un passato definitivamente superato dai fatti. In Italia esistono più associazioni che si impegnano per la difesa della vita umana innocente, e bisogna fare i conti con questo dato di realtà, riconoscendo in esso non una tragedia o un reato di lesa maestà, ma una preziosa risorsa.
2. Il Comitato Verità e Vita non è nato per alimentare rivalità di natura personale, che sono sempre possibili nella vita, ma che devono essere combattute e vinte. La nostra posizione in nessun modo è una battaglia contro il Movimento per la Vita Italiano: lo dimostra il fatto che molti componenti del Comitato Verità e Vita hanno fatto parte e molti ancora fanno convintamente parte del Movimento per la Vita. Inoltre, alcuni Movimenti per la vita e Centri di Aiuto alla Vita locali hanno deciso in questi anni di aderire al Comitato Verità e Vita. Non abbiamo certamente una "visione discorde sulla vita" rispetto a quel glorioso movimento e tanto meno disconosciamo l'opera di chi l'ha guidato, ma piuttosto - e non sempre - dissentiamo (esplicitamente e senza infingimenti) dalla linea strategica adottata. Riteniamo infatti che l'unica strategia possibile, di fronte agli attacchi concentrici e sempre più violenti da parte dei nemici della vita, sia quella di una difesa intransigente, che riaffermi instancabilmente i principi di fondo, denunci le leggi ingiuste e le pratiche antiumane e affermi tutta la verità sull'uomo. Questo non significa disconoscere il valore dell'opera dei politici cattolici che, nel concreto, cercano di ottenere risultati anche parziali; e tanto meno significa negare la buona fede a coloro che propongono o sostengono proposte di legge che al nostro Comitato appaiono erronee: ma abbiamo il dovere della verità, anche se scomoda, ricordando che il diritto alla vita è universale e non negoziabile.
3. Il Comitato Verità e Vita è nato per riaffermare “senza se e senza ma” una serie di ben precise “verità sulla vita”:a) il rifiuto di ogni legittimazione della fecondazione extracorporea, come quella contenuta nella legge 40 del 2004, in quanto pratica contraria alla dignità umana e all’origine di centinaia di migliaia di embrioni prodotti per morire (vedi “Manifesto Appello: una legge gravemente ingiusta”, testo integrale in http://www.comitatoveritaevita.it/pub/nav_Manifesto_Appello.php%20b) il conseguente giudizio in base al quale la legge 40 – pur maturata in un contesto diverso dalla legge 194 - è una “legge gravemente ingiusta”, come lo sarebbe qualunque norma che consentisse l’uccisione programmata di esseri umani innocenti; i divieti in essa contenuti (purtroppo superati e disattesi dalla prassi) possono legittimamente farla apparire come “migliore” di altre leggi ingiuste sulla materia, ma non possono trasformarla in una “buona legge”;c) la denuncia ferma e decisa della legge 194 sull'aborto, legge integralmente iniqua che permette l'uccisione di milioni di bambini; e legge che non può essere certo definita una “buona legge fin’ora applicata male” in virtù dell’esistenza di reali o presunte “parti buone della 194”; d) il rifiuto e la denuncia di tutte le forme, anche nascoste, di soppressione dei concepiti, come ad esempio la contraccezione che nasconde effetti abortivi; e) il rifiuto e la denuncia di ogni tentativo di legalizzazione dell'eutanasia, che si è concretizzata nella difesa della vita di Eluana Englaro e nella messa in atto di ogni tentativo di farne punire l'ingiusta uccisione –anche mediante la denuncia penale– e che si continua a concretizzare nella decisa opposizione alla proposta di legge sulle dichiarazioni anticipate di trattamento (DAT), che introducono surrettiziamente l'eutanasia dei disabili e dei malati (vedi “Manifesto Appello: Contro la legge sul Testamento biologico, contro ogni eutanasia”, link al testo integrale http://www.comitatoveritaevita.it/pub/nav_Manifesto_Appello_testamento_biologico.php)
4. Chi afferma -anche indirettamente- che questa linea intransigente è contraria al Magistero della Chiesa Cattolica ha l'onere di provarlo. Il Comitato Verità e Vita è un'associazione non ecclesiale e non confessionale, fedele a uno statuto che si radica nei principi non negoziabili e immutabili della legge naturale. Ora, è evidente che tali principi non potrebbero mai essere disattesi dal Magistero della Chiesa cattolica. Dunque, Verità e Vita è da sempre attenta alla conoscenza, allo studio e alla divulgazione degli insegnamenti della Chiesa in ambito bioetico, senza omissioni o strane amnesie. Dunque, Verità e Vita non può che condividere, in coerenza con il proprio statuto, i giudizi etico-giuridici della Chiesa sull’aborto, definito "abominevole delitto"; sulla fecondazione artificiale extracorporea omologa ed eterologa, riconosciuta come occisiva ad esempio nel documento Dignitas Personae; sull’eutanasia e su ogni tentativo di sua surrettizia legalizzazione sotto forma di dichiarazioni anticipate di trattamento o di testamento biologico, strumenti contro i quali si sono schierati Chiesa cattolica e pro-life di tutto il mondo.
5. Le innumerevoli prese di posizione assunte dalle Conferenze Episcopali nel mondo non costituiscono automaticamente “Magistero della Chiesa”. Lo prova il fatto che, storicamente, si sono registrate posizioni ufficiali di conferenze episcopali che hanno apertamente contestato il Magistero petrino: si ricordi, a puro titolo di esempio, il caso della Conferenza Episcopale austriaca che criticò Paolo VI all’indomani della Humanae Vitae. Ovviamente, il Comitato Verità e Vita è anche attento a quanto la Conferenza Episcopale Italiana (CEI) afferma e alle indicazioni che essa offre. Verità e Vita d’altra parte non è un movimento ecclesiale, in base a una scelta dettata dalla consapevolezza che la difesa del diritto alla vita altro non è che difesa dei diritti umani fondamentali, battaglia valida per tutta la società e alla quale possono unirsi anche non cattolici. Quindi, all'ascolto attento e rispettoso di quanto la CEI dice, si sono accompagnati e si accompagnano altrettanto rispettosi e argomentati dissensi sulla strategia adottata e sulle direttive offerte ai movimenti ecclesiali e ai politici cattolici.
6. In concreto, il Comitato Verità e Vita ha espresso pubblicamente il suo dissenso:
a. dalla tesi per cui la legge 194 non sarebbe più una legge da abrogare, ma solo da “applicare meglio”;b. dalla tesi per cui le dichiarazioni anticipate di trattamento (DAT) siano diventate una cosa buona e giusta, e la norma che le legalizza meriti di essere sostenuta; c. dalla tesi che la legge 40 del 2004 sulla Fivet sia una buona legge da difendere “senza se e senza ma”, sottolineando:
- che il cosiddetto "far west della provetta" non era motivo sufficiente per promuovere la legalizzazione formale di pratiche antiumane;- che esisteva il rischio che, ben presto, tutti i "paletti" che apparentemente la legge poneva sarebbero caduti, cosa purtroppo avvenuta;- che –considerandola terapia- il numero delle coppie che saranno indirizzate alla Fivet sarebbe cresciuto nel tempo (come risulta dalle prime relazioni ministeriali: 33.375 nel 2006; 36.495 nel 2007 ) e con esso il numero degli embrioni sacrificati ( 63.322 nel 2006; 70.201 nel 2007);
7. Il Comitato Verità e Vita esprime stupore e amarezza constatando che il Movimento per la Vita Italiano percepisca questo legittimo, esplicito e motivato dissenso come un attacco diretto al Movimento e al suo Presidente. Pare ovvio che il MpV adotti le sue decisioni a maggioranza e che le sue decisioni siano vincolanti per lo stesso; pare altrettanto ovvio che l'essere state adottate decisioni a maggioranza non comporta l'obbligo del silenzio per gli associati, che si vogliono colpiti da provvedimenti disciplinari se si permettono di affermare le proprie legittime opinioni: la democrazia della maggioranza, per essere tale, si accompagna sempre alla libertà di manifestazione del pensiero; nel caso contrario diventa una finzione, una recita che non merita di chiamarsi con quel nome.
8. Non abbiate paura del Comitato Verità e Vita. Il nostro Comitato continuerà a svolgere il compito affidatogli all'atto della costituzione. Tra i nostri obiettivi non vi è in nessun modo l'aggressione verso il Movimento per la Vita Italiano e verso il suo Presidente. Gli ideali di difesa della vita sono esattamente gli stessi. Anche per questo motivo non intendiamo reagire a questa ingiusta e sorprendente aggressione con atteggiamenti ostili e bellicosi. Agli amici del Movimento per la Vita diciamo: non abbiate paura del Comitato Verità e Vita. Non abbiate paura di ascoltarci e di impegnarvi a combattere insieme contro la cultura della morte. Noi siamo contrari alla legalizzazione dell’aborto, della fecondazione artificiale, del testamento biologico, dell’eutanasia. Possiamo costituire un pericolo per la verità e per la vita innocente? Ve lo ripetiamo: non abbiate paura di noi. Altri sono i nemici da combattere"


Infine, ieri è stato emesso un ulteriore comunicato stampa (CS 86) in cui si dà atto dei tentativi di dialogo intrapresi:

"Verità e Vita ha chiesto un incontro chiarificatore al Presidente del Movimento per la Vita Italiano Carlo Casini. La decisione è stata presa dopo la divulgazione di un documento della Giunta del Movimento per la vita in cui si formulavano apprezzamenti negativi nei confronti di Verità e Vita (confronta i nostri Comunicati Stampa n. 84 e n. 85). Il 6 luglio Mario Palmaro - attuale Presidente nazionale di Verità e Vita – ha deciso di scrivere a Carlo Casini per promuovere un dialogo costruttivo. “Il Comitato Verità e Vita – si legge fra l’altro nella missiva - ha già espresso, attraverso due Comunicati stampa, il proprio rammarico per le affermazioni obiettivamente offensive contenute nel comunicato diffuso dalla Giunta del MpVI. In quei comunicati abbiamo per altro deciso di non alimentare la polemica, ma di ripetere – a beneficio dei più distratti e dei meno informati – quali siano gli elementi essenziali dell’identità e dell’azione di Verità e Vita, associazione pro life autonoma e indipendente, che opera ormai dal 2004.”“In spirito di rispettosa pacificazione – prosegue la lettera inviata a Casini - il Consiglio Direttivo di “Verità e Vita” chiede formalmente al Movimento per la Vita Italiano di concordare un incontro fra i rispettivi Uffici di Presidenza, al fine di chiarire ogni possibile fraintendimento e delineare possibili modalità di una libera collaborazione alla causa sicuramente comune, in dialogo sui contenuti – culturali, morali, giuridici – e nell’intelligente sostegno delle rispettive linee operative. Ritengo che vedersi e ascoltarsi possa aiutarci a comprendere meglio le nostre ragioni, nel reciproco riconoscimento di esistenza e di partecipazione in modi diversi a una causa comune. In fiduciosa attesa di una positiva risposta, ti saluto con amicizia.”La lettera di Verità e Vita risulta recapitata il 12 luglio. Da allora, però, non è pervenuta alcuna risposta, anche solo in via ufficiosa."

giovedì 9 settembre 2010

Da 'Il Caso di Recife M.Schooyans" pag 151.

Nel caso di Recife abbiamo potuto osservare un caso flagrante di compassione menzognera.

Riassumendo, si sarebbe dovuto dar prova di compassione verso i medici che avevano eseguito un doppio aborto diretto.

Si sarebbe dovuto silenziare questo caso come si ci mette a tacere per altri.

Orbene la letteratura medica registra situazioni simili a quella vissuta da “Carmen”la fanciulla di Recife, ma in cui la vera compassione è espressa verso la giovanissima mamma e il loro bambino.

La stampa medica registrava già, nel 1959, l’esistenza di una trentina di casi noti di gravidanze precocissime spesso prima dell’età di 12 anni.

Il caso più conosciuto è quello di una piccola peruviana, Lina Medina, nata nel 1933, che ebbe le sue prime regole all’età di 8mesi (sic) e che è rimasta incinta all’età di 5 anni (resic). All’età di 5 anni e 8 mesi essa ha dato alla luce un bambino, Geraldo, che nel 1954, aveva 15 anni mentre la mamma ne aveva 20.

I medici avevano diagnosticato alla mamma una pubertà precoce costituzionale non patologica.

E’ notevole, che , nella storia di Lina Medina sono precisamente dei medici che hanno constatato che la gravidanza della fanciulla non aveva nulla di patologico……L’eventualità di un aborto non è mai stata presa in considerazione. Al contrario i medici dettero prova di compassione vera verso la mamma e il suo bambino. Rileviamo, secondo le ultime notizie, che la mamma vive in periferia di Lima –Peru. Che si sappia la mamma non ha mai rivelato il nome del padre del suo bambino. Costui è nato per cesareo e è deceduto nel 1979 all’età di 40 anni.

L’articolo pubblicato da La Presse Medicale, nell’edizione del 13 maggio1939 precisa che il parto per intervento cesareo, è stato praticato dal Dr Geraldo Lozada. Il breve articolo del 13 maggio sottolinea che

La piccola Lina è circondata da cure minuziose. Un Comitato di Dame si è costituito per assicurare ora e per il futuro le cura e le condizioni materiali di vita per la piccola mamma e il futuro bébé

Anche un articolo del 31 maggio 1939. dovuto al Dr Escobel, fa appello alla compassione:

Si spera che lo Stato e il “Focolaio della Mamma”, proteggeranno questa infelice fanciulla, che ha creato in tutti i cuori un movimento di simpatia e di pietà, tanto più che il suo piccolo è nato,,proprio il giorno che la nazione peruviana celebrava la “Festa della Mamma”,,,

sabato 4 settembre 2010

Gli embrioni salvati sono quelli non prodotti artificialmente/ 5


Si è visto come le Relazioni del Movimento per la Vita al Parlamento e l'articolo sul Sì alla Vita del luglio 2010 considerino la morte degli embrioni prodotti artificialmente dopo il trasferimento nel corpo della donna:
"E' ben vero che anche se tutti gli embrioni artificialmente generati sono
trasferiti in utero, le percentuali di nascita sono così modeste da far
giudicare le intere tecniche, in quanto tali, poco attente al valore della vita
nel momento stesso in cui si autopresentano come un servizio alla vita. Ma
una volta che gli embrioni sono trasferiti in utero essi sono affidati alla
natura. Molti muoiono anche nel caso di fecondazione naturale e comunque manca
un programmazione diretta e premeditata della distruzione di nuovi esseri
umani
" (Prima Relazione al Parlamento).

Due punti emergono: in primo luogo la morte degli embrioni viene valutata non come evento in sé, ma in base all'elemento psicologico di chi procede alla fecondazione artificiale. Per fare una similitudine si può pensare ad un'inondazione disastrosa che provoca migliaia di vittime in conseguenza di un evento metereologico inaspettato; si potrà dire: "non è colpa di nessuno", ma si aggiungerà, comunque: "è una tragedia". Certamente ci si chiederà: "poteva essere evitata? e in che modo?"
Il secondo aspetto è la contrapposizione tra "artificiale" e "naturale": le tecniche di fecondazione artificiale sono interpretate come se la loro funzione cessasse al momento del trasferimento degli embrioni; dopo sembra "tutto naturale", tanto che si propone il parallelo tra mancato attecchimento degli embrioni concepiti artificialmente e di quelli concepiti naturalmente. Sì, perché (dice la stessa Relazione) gli embrioni concepiti in vitro "sono letteralmente nelle mani dell'uomo e le mani dell'uomo devono proteggerli"; ma, appunto, quando sono trasferiti, sono "affidati alla natura", l'uomo non può nulla.
L'articolo del Sì alla Vita afferma che "l'artificio termina con la immissione del concepito in utero".

Si tratta di un quadro che, scientificamente e statisticamente, è del tutto errato (si potrebbe dire: "artificioso"). E' un dato acquisito che la maggior parte degli embrioni trasferiti - ricordiamo che prima 1 su 10 era morto in provetta - muore per mancato attecchimento: ma ciò discende dalla mancanza di quel dialogo - quel "cross-talk" - che si instaura tra l'embrione subito dopo il concepimento e il corpo della madre e che prosegue durante il viaggio che porta il primo nell'utero materno. Il corpo della madre "accoglie" il figlio perché "lo conosce" già da qualche giorno, ha già "parlato" con lui.
L'embrione concepito in vitro non viene affatto trasferito in un "ambiente naturale", ma in un luogo a lui sconosciuto (e che non lo conosce); un luogo che, non a caso, può cambiare (maternità surrogata). Ambiente che artificialmente i tecnici tentano - la maggior parte delle volte inutilmente - di far somigliare a quello naturale con la somministrazione alla donna di sostanze varie.
Nell'articolo sul Sì alla Vita del luglio 2010 si avanza timidamente un'interpretazione diversa: gli embrioni non attecchirebbero perché "probabilmente indeboliti dall'artificiosità delle manovre subite": giustificazione che non regge (se non per gli embrioni più deboli che i protocolli della fecondazione in vitro consiglierebbero di non trasferire e che invece la legge impone di trasferire pur nella quasi certezza del loro mancato attecchimento ...) alla luce delle conoscenze scientifiche, ma che è diretta, ancora una volta, a "dare la colpa" a quanto avvenuto prima.

Il riferimento agli embrioni generati per fecondazione naturale che muoiono perché non attecchiscono, poi, da una parte è del tutto generico (perché, in realtà, nessuno sa quante volte ciò avviene), dall'altra confonde il quadro: stiamo parlando della morte degli embrioni prodotti con la fecondazione artificiale, che sono soggetti diversi (lo dice la stessa legge 40) da altri embrioni!

L'embrione prodotto artificialmente, quindi, viene trasferito innaturalmente in un ambiente per lui innaturale e, quindi, in nove casi su dieci muore. Ma che la situazione rimanga artificiale anche nei rari casi in cui uno riesce ad attecchire è dimostrato dalla percentuale di aborti spontanei. La Relazione ministeriale 2010 riferisce di 1.698 aborti spontanei nel 2008, pari al 20,8% delle gravidanze e aggiunge che la percentuale di aborti spontanei nelle gravidanze naturali (il Ministro usa proprio questo termine, facendo comprendere che le altre sono gravidanze artificiali...) è pari al 9,7% delle gravidanze: meno della metà!

Embrioni affidati alla natura? Che dire, allora, dei 76 bambini (pari allo 0,9% delle gravidanze) prodotti con la fecondazione artificiale e abortiti volontariamente in forza della legge 194?
Si potrebbe dire: ma anche i bambini concepiti naturalmente possono essere abortiti volontariamente; si dimenticherebbe di ricordare che la legge 40 (che avrebbe "salvato" la vita di numerosi embrioni) si è premurata di "far salva" la legge sull'aborto ...

Tireremo le conclusioni delle nostre considerazioni fatte in questo e nei precedenti post nell'ultimo intervento.

Giacomo Rocchi

mercoledì 1 settembre 2010

Gli embrioni salvati sono quelli non prodotti artificialmente/ 4


"Clivaggio embrionale": si tratta della fase in cui nell'embrione formatosi (in vitro o nella fecondazione naturale) iniziano le prime divisioni mitotiche con la formazione di numerosi blastomeri.

Il clivaggio viene osservato dai tecnici della fecondazione in vitro al fine di decidere il "se" e il "quando" del trasferimento embrionale. Secondo alcuni studi la velocità delle divisioni e le modalità in cui esse avvengono (simmetriche o meno) sono indici che aiutano a prevedere le probabilità di successo nel successivo trasferimento in utero (se, cioè, l'embrione riuscirà o meno ad attecchire così da instaurare una gravidanza).

Perché interessa questo fenomeno?
Abbiamo visto come le Relazioni del Movimento per la Vita sull'attuazione della legge 40 e l'articolo sul Sì alla Vita di luglio traccino una distinzione nettissima: gli embrioni trasferiti in utero sono "affidati alla natura" e, quindi, per la loro morte, non può parlarsi di "uccisione premeditata"; se, quindi, produciamo il numero di embrioni strettamente necessario per il trasferimento e trasferiamo tutti gli embrioni prodotti in vitro, nessuna responsabilità esiste per le decine di migliaia di embrioni che muoiono ogni anno per mancata instaurazione della gravidanza o per aborto spontaneo.

Questa linea di pensiero ha un presupposto: che nessun embrione in vitro muoia prima del trasferimento.

La Relazione ministeriale del 2010 (riferita ai risultati del 2008) riferisce che 366 cicli sono stati interrotti per "mancato clivaggio". L'embrione, quindi, non ha iniziato a dividersi (o ha interrotto le divisioni) e quindi è morto in provetta. Gli embrioni morti nel 2008 per questa causa sono quindi presumibilmente dai 700 ai 1.000.

Il fenomeno, per la verità, è ben noto: le statistiche parlano di un 10% di mancato clivaggio dell'embrione; quindi, solitamente, 1 embrione su 10 prodotti muore in provetta.

Come inquadrare queste morti nell'ottica dei documenti che stiamo commentando? Attribuendo la morte, anche in questo caso, alla "natura"? La provetta sembra il posto meno naturale che si possa immaginare per un embrione ...
La semplificazione che viene proposta non regge: gli embrioni vengono prodotti artificialmente con la consapevolezza che alcuni di loro moriranno in provetta, altri dovranno essere congelati, altri moriranno subito dopo il trasferimento per il mancato attecchimento, altri moriranno per aborto spontaneo, altri nasceranno morti (e molti dei nati vivi saranno sottopeso, con handicap ecc.).

L'elemento psicologico di chi fa fecondazione artificiale è una sola: provare e riprovare con tutti i mezzi possibili, a scapito della vita della stragrande maggioranza degli embrioni prodotti.

Non basta: la stessa statistica ministeriale parla di ben 5.255 cicli interrotti dopo il prelievo di oltre 30.000 ovociti. I vari motivi dell'interruzione sono indicati, ma - non possiamo non chiederci - in che modo le notizie trasmesse dai centri sono state controllate? Quando, ad esempio, i vari centri riferiscono di 2.159 casi di mancata fertilizzazione degli ovociti, come facciamo a sapere se, in realtà, questa fertilizzazione era avvenuta e gli embrioni erano stati scartati? Si pensi che, nel solo 2008, ben 127.450 ovociti prelevati sono stati scartati: a dire dei Centri, quindi, per nessuno di loro è stata tentata la fecondazione: chi controllerà questo dato, tenuto conto che si tratta di materiale buttato via?
Il fatto è che la legge, permettendo la fecondazione in vitro, ha lasciato mano libera agli operatori. Gli ovociti e gli embrioni in vitro sono, fino al trasferimento, nel loro pieno potere ed essi sono al riparo da qualsiasi controllo.

E come facciamo a fidarci di soggetti che, fino a poco tempo fa, producevano embrioni in gran quantità, li congelavano, li sottoponevano a diagnosi genetica preimpianto, li buttavano via, li usavano per ricerche?

Giacomo Rocchi