mercoledì 28 ottobre 2009

Prosegue la caccia e l'uccisione dei bambini down

(AGI) - Londra, 27 ott. - Aumenta il numero di donne che scoprono durante la gravidanza di avere bambini affetti dalla sindrome di Down. Un effetto, secondo i ricercatori della Queen Mary University di Londra, che hanno condotto lo studio, dovuto a migliori diagnosi, ma anche alla decisione di molte donne di ritardare l’eta’ della gravidanza. (...). Il numero di donne in gravidanza durante i loro 40 anni e’ infatti raddoppiato in 10 anni, passando da 11 mila a 22 mila. “Nonostante cio’, il numero di bambini Down che effettivamente vengono alla luce e’ in realta’ diminuito ... perche’ molte coppie eseguono l’amniocentesi, e nel caso di diagnosi di un bambino Down positiva, nel 92 per cento dei casi scelgono di interrompere la gravidanza con l’aborto terapeutico”.
Oggi, grazie alle analisi sanguigne possiamo avere risultati accurati e sicuri”.

Aborto "terapeutico"? Chi viene curato: il bambino? la madre?

Il bambino down lo possiamo uccidere solo perché è down? E perché?

Queste percentuali hanno corrispondenza con quelle italiane? Come mai il numero degli aborti nel secondo trimestre della gravidanza è enormemente aumentato negli ultimi anni?

Quale società stiamo costruendo?

Giacomo Rocchi

lunedì 26 ottobre 2009

A cosa serve il testamento biologico?


Da "Repubblica" di oggi:

"Barack Obama ha già decretato da sabato l'emergenza sanitaria nazionale, l'influenza A colpisce ormai 46 Stati Usa con milioni di pazienti contagiati, 20.000 casi ricoverati, mille morti. E gli approvvigionamenti di vaccini stentano a tener dietro alla domanda. In questo contesto il New York Times rivela un retroscena che fa rabbrividire.

In molti Stati le autorità sanitarie si stanno preparando all'eventualità più tragica: il razionamento forzoso delle cure. In vista di uno scenario estremo, simile all'epidemia dell'influenza spagnola nel 1918, bisogna avere pronti i criteri e le regole per una selezione crudele, la decisione su chi va salvato e chi sarà abbandonato al suo destino. Perché se il contagio oltrepassa una certa soglia, le strutture sanitarie esploderanno e i reparti di rianimazione dovranno per forza fare delle scelte.

Le linee-guida per questa terribile discriminazione ora vengono alla luce.

Quattro categorie di pazienti saranno le prime a essere sacrificate:
- i "Do Not Resuscitate", come vengono chiamati coloro che hanno dato disposizione nel testamento biologico di volersi sottrarre a ogni accanimento terapeutico;
- gli anziani;
- i pazienti in dialisi;
- infine quelli con severe patologie neurologiche.

In questi casi - se l'epidemia supera una soglia di guardia - le autorità sanitarie potranno "negare il ricovero nelle strutture ospedaliere, o negare l'uso dei respiratori artificiali", secondo quanto rivela il New York Times.
Lo Stato dello Utah inoltre ha stabilito una tabella di marcia precisa: questo tipo di razionamento e di rifiuto delle cure partirà anzitutto dagli ospizi per anziani non-autosufficienti, dai penitenziari e dagli istituti per disabili, fino a estendere gli stessi criteri selettivi alla totalità della popolazione.

È una terrificante logica darwiniana, di selezione dei più forti, o dei più adatti a sopravvivere. Ma è inevitabile, sostengono i responsabili delle task-force anti-influenza, perché in uno "scenario 1918" sarebbe ipocrita fare finta di poter curare tutti" (L'articolo prosegue ed è accessibile attraverso il link sul titolo).

Qualche domanda e riflessione:
- per coloro che, in queste settimane, si stanno precipitando a depositare i loro "testamenti biologici" presso i Comuni che (illegittimamente) hanno istituito i registri: siete sicuri che non convenga revocare la dichiarazione? Un pensiero lo farei ...

- Non è forse eloquente l'accostamento di coloro che hanno fatto testamento biologico agli anziani non autosufficienti, ai disabili e ai pazienti con severe patologie neurologiche? Quelle "categorie" si possono lasciar morire lo stesso - che abbiano fatto o meno testamento biologico ...

Giacomo Rocchi

sabato 24 ottobre 2009

Uccidere un bambino su tre: in base a quale legge?


Molti organi di stampa hanno riferito dei casi di embrioriduzione operati su donne che erano ricorse a tecniche di fecondazione artificiale. Riporto un brano apparso su La stampa:


"E’ successo al Sant’Anna, l’ospedale torinese delle mamme e dei bambini, ma probabilmente è quanto accade anche altrove. La tecnica si chiama embrioriduzione, generalmente praticata entro il primo trimestre per non mettere a rischio la sopravvivenza di tutti i nascituri in caso di minaccia di aborto. Ma qui la scelta di eliminare uno dei bimbi è avvenuta non per un rischio clinico per il feto o per la madre, ma sulla base del «verdetto» di una consulenza psichiatrica: «La gravidanza trigemellare rappresenta un grave pericolo per la salute psichica della futura madre», si legge in una di queste consulenze. Basta una minaccia di depressione. Non serve arrivare all’ipotesi estrema di suicidio, che potrebbe essere classificata come un rischio potenziale per la sopravvivenza della madre.

Sono numerose le gravidanze gemellari e trigemellari in caso di fecondazione assistita.

Il fatto è che a Torino la scelta di queste mamme sta mettendo in crisi più d’uno, nel principale ospedale ginecologico, tra chi - medici, infermieri e ostetriche - accompagna queste donne verso il parto. Un caso destinato a sollevare più di un interrogativo, anche etico.

Storie di bambini mai nati: quello che viene soppresso è in genere il feto più facilmente raggiungibile con l’ago di una siringa che inietta nel cuore cloruro di potassio: un metodo rapido, che nel giro di pochi secondi ferma il battito. Oppure si sceglie il più piccolo dei tre, dopo un’ecografia. Si adotta una tecnica simile a quella utilizzata per l’amniocentesi, ma in questo caso la siringa e l’ago non prelevano liquido amniotico per essere analizzato alla ricerca di eventuali malformazioni. L’iniezione intra-cardiaca ferma all’istante lo sviluppo di uno dei tre feti.

Tra chi, all’ospedale Sant’Anna, ora dice di disapprovare una scelta comunque drammatica, c’è anche chi non ha scelto l’obiezione di coscienza. Chi, cioè, ha finora dato il consenso a praticare senza preconcetti interruzioni volontarie di gravidanza. «Ma in questo caso - dicono - siamo di fronte a tutt’altra questione: donne che hanno fatto di tutto per diventare madri, che hanno speso denaro ed energie fisiche ed emotive, decidono di sopprimere una vita diventata improvvisamente di troppo». Un paradosso."


Qualche riflessione:

- è stata la legge 40 del 2004 (una "buona legge" ...) ad autorizzare espressamente la pratica della embrioriduzione: infatti, l'articolo 14 comma IV, recita: "Ai fini della presente legge ... è vitata la riduzione embrionaria delle gravidanze plurime, salvo che nei casi previsti dalla legge 194/78": come si può vedere l'operazione è stata nascosta dietro ad un apparente divieto, ma prevedendosi che, in base alla legge sull'aborto, quell'operazione sciagurata si potesse fare;

- tutti i bambini abortiti (non solo quelli soggetti alla embrioriduzione) subiscono quella crudele pratica che abbiamo sottolineato in rosso (oppure altre, ancora più cruente);

- per quale motivo i medici non obbiettori - quelli abituati a iniettare nel cuore del bambino il cloruro di potassio - hanno dei dubbi? Gli altri bambini che essi uccidono non avevano diritto a nascere e a vivere?

- Forse essi si permettono di giudicare i motivi della scelta della madre: ma non hanno ancora capito - dopo oltre 30 anni di legge sull'aborto - che l'uccisione del bambino è permessa sempre, per qualunque motivo?

Non resta che sottolineare ancora una volta, come aborto e fecondazione in vitro siano entrambi pratiche disumane che hanno la loro comune origine nella negazione della dignità di ogni essere umano fin dal concepimento: l'uomo che viene "prodotto" deve corrispondere ai desideri di chi l'ha commissionato: deve essere "esente da vizi", non deve essere troppo numeroso e deve nascere al momento desiderato; in caso contrario la soluzione è inevitabile: la sua eliminazione.

Egli è "non persona", esattamente come il bambino abortito, che i Supremi Giudici, ormai tanti anni fa, hanno stabilito essere un soggetto "che persona deve ancora diventare".

Piangiamo questi bambini; speriamo che i dubbi e il disagio derivanti da queste vicende permettano alle persona e alla società intera di ripensare a quanto sta avvenendo e tornare sulla via del rispetto per la vita di ogni uomo.

Giacomo Rocchi

martedì 20 ottobre 2009

RU486: una battaglia per la vita?


Eugenia Roccella ha così commentato il via libera definitiva dell'AIFA all'utilizzo della pillola RU486:


''Sono pienamente soddisfatta della delibera dell'Aifa che conferma i pareri del Consiglio Superiore di Sanita', e quindi la necessita' del ricovero in ospedale fino a quando l'aborto non sia stato completato. La delibera sottolinea i maggiori rischi del metodo farmacologico rispetto a quelli tradizionali e la necessita' di particolari cautele. Un chiaro ''no'' quindi a protocolli che prevedono il day hospital e introducono in Italia l'aborto a domicilio. E' su questo che la sinistra, e in particolare l'on. Turco, dovrebbero esprimersi con chiarezza se davvero vogliono difendere la legge 194: sono contrari o favorevoli all'aborto a domicilio? Il governo da parte sua, sulla base della delibera dell'Aifa, vigilera' sul rispetto della legge attuando un preciso monitoraggio in questo senso, perche' la 194, tanto apprezzata a parole, non sia smontata nei fatti fino a diventare carta straccia''


Forse "la sinistra" dovrebbe rispondere alle domande dell'on. Roccella ... ma gli elettori dell'on. Roccella dovrebbero rispondere ad altre domande:

- l'on. Roccella è contraria o favorevole all'aborto - all'uccisione di bambini nel ventre materno - libero, gratuito e assistito?

- l'on. Rocccella è favorevole o contraria ad una riforma della legge 194 in senso restrittivo o addirittura a vietare l'aborto legale?

- l'on. Roccella aveva impostato una annosa battaglia contro l'introduzione della RU486 (la "kill-pill" ...): ora che l'ha persa - perché, non nascondiamoci dietro un dito: quella battaglia è stata persa! - perché, invece di dimettersi, dichiara di essere integralmente soddisfatta?

Giacomo Rocchi

venerdì 16 ottobre 2009

cartone animato per il processo al Concepito

Grazie FB, hai avuto una grande idea! Tu sai fare un cartone animato? A me piace molto disegnare, se qualcuno mi aiuta ci provo volentieri. Ciao da Claudia

giovedì 15 ottobre 2009


Sala d’attesa


Ascolta, te l’ho detto che ieri dovevo andare dal ginecologo, no? Ti ricordi che dovevo fare la morfologica? Immagina il panico, mi conosci, due notti che mi sognavo il mostro con due teste.

No che non avevo fatto le eco prima, no no, sono già dopo la ventiseiesima: non voglio avere neanche la possibilità, nel caso.

Insomma, non dormo da due notti con quest’incubo delle due teste, e stamattina vado a fare l’eco. Sono lì in sala d’attesa che sudo freddo, che ho paura che le altre se ne accorgano. Mi do un tono con una rivista che c’è lì sul tavolino. La sfoglio a casaccio e stringo le pagine per non farle tremare. Ovviamente mi cade e muoio d’imbarazzo, la riprendo e mi ci nascondo dietro. Sai quelle riviste un po’ pesanti, quegli inserti del Corriere con la guerra, la droga e il terzo mondo? Finalmente trovo un po’ di moda, di grandi fratelli, veline e calciatori e mi perdo via. Vado avanti, sfoglio ancora e c’è una foto stupenda, del mio sogno fin da piccola: due gemelle che sfogliano tipo un Ragazza In, si vede la rivista in primo piano, una tiene una pagina e una l’altra. Loro due dietro con gli occhi sognanti, testa contro testa, sprofondate nel divano, una legge una pagina e una l’altra. Un sogno, ti dico... sai che sono figlia unica? Il sogno di una vita: una sorella, una gemella! E stare lì a farsi compagnia, tranquille, senza dirsi niente, a leggere insieme... E mi dico: “E se fossero due?”
Non faccio in tempo a finire il pensiero che mi chiama l’infermiera: tocca a me, mi visita, tutto bene, niente mostro, non ti dico il sollievo. Però è uno solo.

Prima di uscire ripasso in sala d’attesa e ricerco la foto, e vedo che il servizio va avanti e sono due ragazzine unite con un unico corpo: sono unite alle spalle, hanno solo due gambe e due braccia, capisci? E pensa che hanno imparato a fare tutto e c’era la foto che vanno in bicicletta.

racconto "Processo al Concepito"

"Processo al Concepito"

- Colpevole!

- Ma non ho ancora parlato, non potete condannare il mio cliente!

- Silenzio, avvocato! La corte ha stabilito che l’imputato è colpevole.

- Ma non avete prove della sua colpevolezza! Non le avete perché non esistono: l’imputato è innocente, è quanto di più innocente si possa immaginare!

- Silenzio in aula! Gli elementi presentati dall’accusa sono stati ampiamente discussi e l’imputato è risultato colpevole!

- Ma, signori della corte, non avete ascoltato gli elementi della difesa, i miei testimoni… Non avete visto le mie prove fotografiche, gli esami biologici, le analisi scientifiche… Come potete condannare il mio cliente?

- I signori giurati hanno ascoltato e visto tutto quello che c’era da prendere in considerazione e hanno stabilito la colpevolezza dell’imputato.

- Tutto quello che c’era da prendere in considerazione?!

- Precisamente, avvocato: le testimonianze e le analisi psicologiche dell’accusa sono risultate sufficienti a condannare l’imputato.

- Ma questo è uno stato di diritto, non potete condannare una persona senza ascoltare il suo avvocato difensore!

- Persona? Chi ha parlato di persona? Nel caso in esame, l’unica persona coinvolta è l’accusa.

- Anche il mio cliente è una persona!

- Non ci risulta.

- E’ una persona, è una persona come lo è lei e lo sono io e lo è l’accusa e lo è ciascuno di voi, signori della corte, fin dal concepimento!

- Non ci risulta che l’imputato possa essere considerato una persona. Il verdetto è colpevole e

- Sì, il verdetto è colpevole, voi siete colpevoli e il mio cliente è innocente!

- Avvocato, la prego di non interrompermi o dovrò farla allontanare dall’aula. Il verdetto è “colpevole” e la condanna è a morte. Il caso è chiuso.

- Ma in questo stato la pena di morte non esiste!

- Non esiste per le persone. La sentenza è definitiva e andrà eseguita mediante cucchiaio chirurgico e pompa d’aspirazione.

- Ma è mostruoso… Sarà fatto a pezzi, senza anestesia… E è innocente, signori della corte, è innocente, e… E è minorenne, ecco, è minorenne, minorenne!

- Ah ah, un po’ troppo minorenne, se mi concede la battuta…

- Ma quale battuta? Ma qui stiamo parlando della vita di una persona!

- Un feto, prego.

- No, una persona! L’imputato è una persona, e tutte le prove scientifiche che ho allegato lo dimostrano, dimostrano che è una persona fin da quando lo spermatozoo di suo padre è entrato nell’ovocita dell’accusa! Lo dimostrano le innumerevoli drastiche trasformazioni biochimiche a cui le due cellule sono andate immediatamente incontro fondendosi in quell’unica cellula, una cellula totalmente nuova, la prima cellula di questa persona!

- Avvocato, si sieda o dovrò procedere contro di lei per oltraggio alla corte!

- Io la oltraggio la corte, certo che la oltraggio, questa corte che condanna a morte un innocente, una persona innocente, una persona, una persona!

- Il caso è chiuso, la sentenza andrà eseguita al più presto!

- Mi oppongo! Se non volete considerare il mio cliente una persona, almeno consideratelo una scimmia, un cane, una cavia! Non infliggetegli quella morte orrenda, persino nella vivisezione l’animale viene anestetizzato!

- L’animale, per l'appunto.

- Ma… Volete dire che considerate il mio cliente meno di un animale?

- Precisamente, avvocato.

- Il mio cliente avrebbe meno diritti di un topo?

- Più precisamente, il suo cliente “ha” meno diritti di un topo.

- Ma… Ma… Almeno l’anestesia! Soffrirà, sarà un’agonia atroce in cui si sentirà spezzare le ossa, strappare la carne… Oddio, Dio, non potete!

- Il suo cliente non sentirà nulla, avvocato.

- Intende dire, signor giudice, che gli concederà l’anestesia?

- Assolutamente no, avvocato. Intendo dire che il suo cliente non sentirà nulla così come non sente nulla adesso.

- Come, non sente nulla? Ma, signor giudice, il mio cliente sente il dolore, la fame, la pressione, i cambiamenti d’equilibrio! Ha sensazioni tattili, percepisce la luce, sente i suoni, i rumori, la musica… Sente la voce dell’accusa ed è già in grado di riconoscerla fra mille!

- Avvocato, non si permetta mai più di intimidire la corte!

- Ma io non sto intimidendo nessuno, sto descrivendo la situazione reale del mio cliente!

- Questo è terrorismo psicologico, avvocato!

- No, questo non è terrorismo, questa è correttezza, è obiettività, è onestà! Ho le prove di ciò che sto dicendo! Se voleste avere la bontà di esaminare gli elementi che ho presentato a questa corte e che non avete ancora preso in considerazione…

- Avvocato, se continua così, la situazione del suo cliente non potrà che peggiorare.

- Come, peggiorare? Cosa può esserci peggio di così?

- Non mi costringa ad illustrarglielo a spese del suo cliente.

- Signor giudice, signori della giuria, vi chiedo un atto di clemenza…

- Non è previsto il ricorso alla grazia, per questo tipo di crimine.

- Concedetegli almeno un po’ di tempo, quindici giorni, un mese…

- La sentenza va eseguita entro e non oltre quattro giorni a partire da oggi, ovvero prima che l’imputato diventi una persona.

- Oddio, Dio… Almeno, lasciatemi il suo corpo… O quello che ne resta…

- Non è possibile: le regole per lo smaltimento dei rifiuti speciali ospedalieri sono chiare.

- Signori della corte, e lei, signor giudice, ricordatevi che verrete giudicati, verrete giudicati sulle vostre opere.

- Ci sta minacciando, avvocato?

- Vi sto mettendo in guardia, vi sto avvisando! Non sono io che vi minaccio, è il vostro giudice, è il giudice a cui state infliggendo questa condanna a morte!

- Le ricordo che il suo cliente, non essendo una persona, a maggior diritto non può essere considerato un giudice.

- Ma ricordatevi, signori della corte e signor giudice, che quello che state facendo al mio cliente, lo state facendo al vostro giudice.

martedì 13 ottobre 2009

A proposito dell'assegnazione del premio Gianni Astrei

“Il mondo è cambiato…... molto di ciò che era si è perduto”
( J.R.R. Tolkein)


Si sono persi 5 milioni di italiani, mai nati, e il mondo è sicuramente cambiato; in peggio, è diventato più cinico e crudele, si è assuefatto all'infanticidio di Stato, sulla scorta di una legge odiosa.

Eppure, oggi, si cerca il compromesso con coloro che quella legge hanno sempre voluto e difeso.

31 anni sono passati dal maggio del 1978 e molti di coloro che si opponevano alla legalizzazione dell'omicidio di Stato hanno cessato di gridare contro l'abominio per percorrere strade di compromesso.

Si cercano alleanze con coloro che affermano che la legge 194 è una buona legge da applicare meglio.

È rimasto, però, un piccolo gregge di fedeli della vita che continuano ad affermare che l'aborto uccide l'uomo e ferisce a morte la donna che lo pratica.

Questi pochi sono convinti che il male insito nell'aborto di Stato vada combattuto senza sconti, che la legge vada abolita e la vita difesa, rifiutando ogni compromesso e ambiguità.

La notte regna su molti contesti della città degli uomini, ma il dolore derivante dalla soppressione della vita nascente turba ogni giorno di più il disegno di Dio e ci allontana per sempre dalla Gerusalemme celeste.

5 milioni di vite perdute in Italia, un miliardo nel mondo. 31 anni dopo il mondo è più buio, l'uomo è più solo.

Pietro Brovarone