martedì 29 maggio 2012

Paura delle parole o paura dei fatti?

Sul quotidiano Alto Adige, nei numeri del 27 e del 29 maggio, sono state pubblicate due lettere alle quali il Direttore ha ritenuto di rispondere. Antonietta Morandi, del Movimento per la Vita di Bolzano, criticava come il quotidiano aveva presentato una manifestazione nel corso della quale erano state lasciate penzolare sul ponte Talvera 600 scarpine come "denuncia e informazione per portare a conoscenza di tutti come nella nostra bella e ricca provincia i bambini soppressi ogni anno sono quasi 600". La lettera, segnalando il maggior rilievo dato alla notizia del salvataggio di un cagnolino caduto in un fiume, concludeva: "Qui sta proprio la schizofrenia del nostro tempo e della nostra cultura: creare anche artificialmente esseri umani e uccidere e buttare quelli che ci sono già, che sono ancora lì, nascosti nel grembo materno. Chi si muove per salvare questi bambini?"
La risposta del Direttore Alberto Faustini è fulminante: "Non condivido in nessun modo - e glielo dico da cattolico - l'uso che fate della parola soppressi". Un riflesso condizionato? Si parla di aborto e il Direttore "incasella" l'argomento: roba da cattolici; poi ci si veste da cattolici ("adulti"?) e si inizia a tirare il freno: sulle parole ("soppressi"? Andiamoci piano ...), ma soprattutto sui fatti: la parola "bambino" ovviamente non c'è (il Direttore ritorna però, sulla "deliziosa storia del cagnolino salvato") e si evocano "ben altri tipi di soppressione" (due giorni dopo il Direttore spiega che si trattava delle persone uccise nei campi di sterminio). Ma "soppressioni" di chi? Guai a dirlo, ma il Direttore ribadisce che "io una differenza - enorme - continuo a vederla": la vede, ma non la spiega.
Insomma: difensori della vita inevitabilmente cattolici, bambini uccisi rigorosamente cancellati dalla scena, saggi rimproveri sull'uso delle parole. Basta così? Ovviamente no: il Direttore deve fare la predica finale: "Ho un profondo rispetto per la vita, ma ho un altrettanto profondo rispetto delle regole dello Stato - conquistate a fatica - e di una laicità che ad esempio un cattolico come Degasperi ha difeso con forza in anni non facili". Imparate, voi cattolici che vi travestite da difensori della vita: dovete essere "laici" e rispettare le leggi dello Stato; quindi non occupatevi dei bambini (parola omessa) soppressi (parola vietata), piuttosto "spero che possiate fare avere quelle scarpe a chi ne ha bisogno". Capito? Siete per forza cattolici, parlate piano, moderate le parole, rispettate le leggi ingiuste e fate beneficienza!
E così, quando Lina Testa, due giorni dopo, in una bellissima lettera gli ribatte "che i bambini abortiti (sia a norma di legge che non) vengano soppressi è un fatto. Non vedo dove è lo scandalo per l'uso di questo linguaggio" e (pensate un po') insiste: "abortire, poi, un bambino significa impedirgli di vivere, farlo fuori, eliminarlo, insomma, il concetto è sempre quello. Che c'è da scandalizzarsi? E' la semplice realtà, di questo si parla quando si parla di aborto, non di altro"; e quando osserva: "o si sostiene il diritto alla vita o si sostiene l'aborto, tertium non datur insegnavano i latini, che non erano cattolici e forse laici molto più di lei. La laicità non c'entra un fico secco" e quando infine lo insegue: "lei, e non io, e non si capisce poi perché, visto che nessuno glielo ha chiesto, sostiene di essere cattolico, ma il cattolico è tenuto ad accettare il Magistero e il Magistero (oltre alla logica e alla legge naturale) è chiarissimo sul punto. Le leggi dello Stato che autorizzano l'omicidio (va bene così, invece di soppressione?) dell'innocente sono leggi ingiuste e ad esse non va data alcuna obbedienza", il Direttore si offende e si ritrae: "Eviterei di scendere al suo livello, anche perché non amo cattedre (...) dogmi e reazioni analoghe". Il livello cui vuole evitare di scendere è quello dei 600 bambini uccisi in provincia di Bolzano? Chissà, intanto il Direttore non ne parla ... Benché sostenga di non amare cattedre e dogmi, non rinuncia, però al richiamo finale a quello che, evidentemente, è il suo santo laico: "Ho citato Degasperi perché sapeva essere cattolico con il senso, profondamente laico, dello Stato. E qui mi fermo ...".
Pensavo che la laicità fosse, innanzitutto, fare i conti con la realtà, con i fatti così come sono ... mi sono sbagliato?

Giacomo Rocchi

martedì 22 maggio 2012

Mario Paolo Rocchi commenta l'articolo "«Uno di noi»: parte la campagna europea per la vita"


Mario Paolo Rocchi commenta l'articolo "«Uno di noi»: parte la campagna europea per la vita", a firma di Francesco Ognibene, apparso su Avvenire del 15/05/2012, visionabile qui :

Il solerte cronista di un quotidiano che si pubblica “per amare quelli che non credono” (e quelli che credono? Chissà?….) ha decretato l’ “archiviazione” della Marcia dei 15.000 che domenica hanno ravvivato in letizia il centro di Roma, dicendo e cantando il proprio NO alla tristezza della cultura di morte e ai suoi paladini.
Francamente, secondo me il cronista – di cui non si può non dire ogni bene – alla marcia non c’era. Sennò avrebbe capito, e se il direttore avesse autorizzato avrebbe scritto, che questa serena presenza dipopolo chiedeva – e promette – l’archiviazione di quella certa situazione di monopolio verticistico clerico-buonista, di quella autoreferenziale nomenclatura che include anche realtà e firme cattoliche, e ispirata alle strategie del compromesso, del male minore, del politically correct, arriva persino a chiedere l’ applicazione integrale della legge abortista, la cui “ratio” sarebbe addirittura “evitare l’ivg”; e incorona come buona la omicida provetta, purché familiare. E, naturalmente, scomunica chi ha qualcosa da ridire.
Ogni promessa è debito. Speriamo che questo rinascente protagonismo di popolo la mantenga.

Mario Paolo Rocchi

martedì 1 maggio 2012

La Marcia per la Vita ha ottenuto il patrocinio di Roma capitale.


La Marcia per la Vita ha ottenuto il patrocinio di Roma capitale. Intervista a Lavinia Mennuni, delegato del sindaco per le pari opportunità e per i rapporti col mondo cattolico
Articolo pubblicato il: 1 maggio 2012 @ 17:55
(di Federico Catani) La seconda edizione della Marcia Nazionale per la Vita del prossimo 13 maggio ha ottenuto il patrocinio di Roma Capitale e lo stesso sindaco Gianni Alemanno ha assicurato la partecipazione all’evento. Per capire i motivi di questo sostegno abbiamo parlato con la dott.ssa Lavinia Mennuni, delegato del sindaco per le Pari Opportunità e per i Rapporti con il Mondo Cattolico, nonché membro delle commissioni Mobilità, Trasparenza ed Elette di Roma Capitale e Presidente della Commissione Patrimonio e Politiche Abitative.
Dottoressa Mennuni, perché il Comune di Roma ha scelto di patrocinare la Marcia Nazionale per la Vita?
L’iniziativa, con la sua  ampia adesione sia dall’Italia che dall’estero, non poteva che vedere Roma Capitale partecipe al fianco di quanti profondono coraggiosamente il proprio impegno al fine di diffondere una cultura consapevole e rispettosa del valore della vita umana fin dal concepimento.
Abbiamo scelto di sostenere questa importantissima marcia, cui presenzierà in prima persona il nostro Sindaco, perché riteniamo che il diritto alla vita, primo diritto umano per eccellenza che sottintende a tutti gli altri, debba essere difeso e perché crediamo fermamente nel ruolo della famiglia quale nucleo fondamentale per lo sviluppo della società.
Come pensa dovrà reagire il mondo politico a questa grande manifestazione pro-life, la prima in Italia da quando è stata approvata la legge 194?
Le Istituzioni devono porre la massima attenzione sull’emergenza derivante dall’enorme numero di vite soppresse prima ancora di venire alla luce. L’interruzione di gravidanza è ormai banalizzata e non più percepita nella sua portata tragica, difatti dall’emanazione della legge 194 sono circa 5 milioni i bambini concepiti, ma mai nati. Come delegato alle Pari Opportunità ho avuto modo di toccare con mano quale rilevante funzione svolgono, nella quotidianità, parrocchie e sportelli che offrono assistenza alle donne in difficoltà che scelgono di diventare madri. Occorrono politiche di sostegno, incentivi alle strutture dedicate, il supporto, dunque, a organismi che operano affiancando le mamme in gravi condizioni di disagio, quali i centri di aiuto alla vita e le case famiglia. Non si può tacere, inoltre, l’altro rilevante tema di quelle donne che devono lavorare e che vedono percepire la propria gravidanza come una discriminante e non come una risorsa per la collettività tutta. Spero vivamente che la marcia, cui aderirò convintamente, risvegli le coscienze soprattutto di chi ha l’alta responsabilità di legiferare.
Da donna impegnata in politica e madre di due bambini ritiene che l’aborto sia un diritto e una conquista civile?
No. Ritengo che la sacralità della vita sin dal concepimento sia un diritto di cui nessuno può privarci. Pur comprendendo che vi siano casi di effettivo disagio, sono fermamente convinta che le difficoltà non si superano sopprimendo la vita, ma si affrontano con la forza di volontà, il coraggio e il sostegno delle Istituzioni. La libertà di un individuo termina dove inizia la libertà altrui e una società che si voglia definire civile deve, in via prioritaria, sostenere i soggetti più indifesi, primi tra tutti coloro che, a chi voglia infierire, non possono opporre la propria voce né il proprio volto.
Cosa sta facendo concretamente il Comune di Roma per ridurre il numero di aborti?
Come noto il Comune non ha competenze sulla gestione delle strutture sanitarie, che sono invece di pertinenza della Regione. Tuttavia la riforma di Roma Capitale del quoziente familiare o la baby card sono alcuni dei provvedimenti orientati proprio in questa direzione. Dall’inizio del mandato sono state abbattute del 20% le liste di attesa agli asili nido, con la creazione di circa 4000 posti, riducendone le tariffe, che risultano tra le più basse d’Italia. Ferme restando le problematiche di ordine economico che l’Amministrazione capitolina sta affrontando, abbiamo offerto il nostro sostegno ai Centri di Aiuto alla Vita, cui, ad esempio, è stato devoluto parte del ricavato di iniziative di solidarietà come la campagna “Roma Insieme”. Inoltre sono stati realizzati servizi a favore delle donne e  iniziative volte alla promozione di una cultura dell’accoglienza del fenomeno della nascita come elemento di ricchezza per la società. Tuttavia molto c’è ancora da fare: in Italia non vi sono ancora sufficienti politiche a sostegno della famiglia e della maternità. È prioritario recuperare la distanza che, in termini di natalità, ci separa da altri Paesi più virtuosi, sviluppando interventi che favoriscano l’incremento delle nascite.
Credo, ad esempio, che vada applicato il quoziente familiare a livello nazionale, apportando un concreto ausilio alle famiglie numerose, consentendo loro di avere una maggiore capacità economica.
L’Amministrazione di cui fa parte recentemente ha introdotto il quoziente familiare nel bilancio 2012. Si tratta di un fatto importante. Ce ne può parlare?
Nonostante la grave crisi economica, abbiamo comunque previsto l’importante strumento del quoziente familiare che verrà applicato a partire dalla T.I.A., la tassa di Igiene Ambientale, alleggerendo la pressione fiscale. Sono estremamente lieta che questo provvedimento sia stato realizzato dalla Amministrazione capitolina, poiché rappresenta un forte segnale di cambiamento e di vicinanza delle Istituzioni alle famiglie, che, mettendo al mondo dei figli, apportano un contributo fondamentale al nostro Paese. Una nazione che non fa figli è una nazione in declino e il dovere della società civile, nel promuovere i processi di sviluppo e il perseguimento del bene comune, è difenderne i valori fondamentali, primo fra tutti il diritto alla vita.

Articolo stampato da Marcia nazionale per la Vita: http://www.marciaperlavita.it
URL articolo: http://www.marciaperlavita.it/2012/05/01/la-marcia-per-la-vita-ha-ottenuto-il-patrocinio-di-roma-capitale-intervista-a-lavinia-mennuni-delegato-del-sindaco-per-le-pari-opportunita-e-per-i-rapporti-col-mondo-cattolico/