domenica 10 febbraio 2013

Prendiamo sul serio la legge 194!

Il prof. Francesco D'Agostino, Presidente dell'Unione Giuristi cattolici, ha risposto alle domande di Zenit a margine del convegno "Lo Stato garantisce il diritto alla procreazione cosciente e responsabile, riconosce il valore sociale della maternità e tutela la vita umana dal suo inizio. (Art.1 legge 194/78) Riflessioni su una Legge dello Stato."
E allora, vediamo quale è il risultato di queste "riflessioni" così come esposte dal prof. D'Agostino: "La situazione italiana è questa: esiste una legge sull'aborto che fa eccezione al principio generalissimo della liceità delle pratiche abortive. L’aborto in Italia non è lecito, a meno che la donna non chieda l’applicazione a suo carico di quelle procedure previste dalla legge 194 che rendono legale la pratica abortiva. Quindi, a voler prendere sul serio quella legge, l’aborto in Italia è legale come situazione di eccezione, ed è oltretutto doveroso dare prova che le pratiche previste dalla legge siano state rispettate. In questo senso l’aborto in Italia è una legalizzazione parziale che si incastra nel principio generale della illiceità dell’aborto. Questo discorso è teoreticamente corretto ma non corrisponde più al sentire comune dell’opinione pubblica, la quale ha ormai elaborato l’idea che non solo in Italia l’aborto sia libero, ma addirittura che l’aborto vada considerato un diritto insindacabile della gestante. Perfino la Cassazione nella sentenza del 10 ottobre 2012 ha parlato di un diritto all'aborto e questo è uno degli effetti di una giurisprudenza creativa che interpreta le leggi in chiave estensiva ma anche violandone il dettato rigoroso e specifico".
Al termine di quel convegno era stato approvato un documento in cui si legge: "La Legge 194/1978, a quasi venticinque anni dalla sua introduzione nell'ordinamento italiano, non ha ancora realizzato tutti gli enunciati che, nel riconoscimento del valore sociale della maternità e del diritto della vita umana ad una piena tutela fino dal suo inizio, prevedono una serie di iniziative volte ad assistere gravidanze complesse e ricche di risvolti personali e sociali, garantendo nei fatti la libertà e l’autonomia della scelta della donna. (...) In particolare per il feto è necessario che siano chiari, e maggiormente conosciuti, i suoi diritti, anche non scritti, concernenti la sua vita e le condizioni previste per il suo sviluppo, per permettere alla madre una decisione compiutamente responsabile."

Insomma: la legge 194 non rende lecita l'uccisione del bambino prima della nascita: i sei milioni di aborti legali sono state solo "eccezioni"! Si è sparsa la voce in giro che l'aborto sia un diritto per la donna: errore gravissimo! I diritti sono del feto! La colpa di chi e? Ovviamente dei giudici che "violano il dettato rigoroso e specifico della legge". 

Accipicchia! Erano 35 anni che non avevamo capito nulla ... O forse erano 35 anni che eravamo andati oltre l'art. 1 delle legge 194, per scoprire che le "pratiche previste dalla legge" altro non sono che un colloquio e un'attesa di sette giorni ... Il dettato rigoroso e specifico della legge 194 dice proprio così, prof. D'Agostino: il solo fatto di avere sostenuto il colloquio dà alla donna incinta il diritto ad uccidere - a spese dello Stato - il proprio bambino, qualunque siano i motivi che la spingano a questo gesto. 
I Giudici? non intervengono mica nella fase di autorizzazione dell'aborto (salvo che per le minorenni: e dicono sempre sì); intervengono, piuttosto, per risarcire il danno della madre che non ha potuto abortire, perché, sì, visto che l'uccisione del bambino è un diritto, il bambino nato è un danno: e che l'aborto sia un diritto lo dicono almeno da quindici anni (Cass. civ. Sez. 3, n. 12195 del 01/12/1998), mentre i Giudici penali hanno ritenuto l'aborto "giustificato" dalla legge 194 fin dal 1981 (Cass. pen., Sez. 1, n. 10699 del 19/10/1981)!

Insomma: prendiamo sul serio la legge 194! Questa legge omicida e ipocrita che, già sei milioni di volte, ha "realizzato tutti i suoi enunciati"!

Giacomo Rocchi

sabato 2 febbraio 2013

Aiuto! Mi si sono ristretti i principi non negoziabili!

Chi ha frequentato - più o meno volentieri - i film per ragazzi si ricorda certamente del film "Tesoro, mi si sono ristretti i ragazzi!", in cui i figli di un inventore un po' pazzo usano senza volere un raggio miniaturizzatore da lui inventato e diventano minuscoli. I ragazzi corrono grandi pericoli per la loro dimensione, che fa sì che qualunque oggetto o animale, anche le formiche, possa sopraffarli. Il lieto fine è assicurato dal ritorno dei ragazzi ad una dimensione normale.
Mi è venuto in mente questo film quando ho letto l'articolo apparso su Tempi in cui Eugenia Roccella, richiamando le parole del card. Bagnasco sui diritti non disponibili, formula otto domande "non negoziabili" da girare ai candidati premier. Leggiamole:

1. Siete disposti ad approvare la legge sulle dichiarazioni anticipate di trattamento nella formulazione attuale, così come è stata approvata dalla Camera?
2. Considerando che le linee guida della legge 40 sulla procreazione medicalmente assistita dovranno essere rinnovate, siete disposti a chiarire che la diagnosi preimpianto sugli embrioni non può essere consentita?
3. Siete disposti a difendere i confini della legge 40?
4. Pensate di mantenere le attuali linee ministeriali per l’uso della pillola abortiva Ru486, che prevedono il ricovero ospedaliero ordinario, e non il day hospital, per i giorni richiesti dall’intera fase abortiva (tre in media)?
5. Pensate di regolamentare le unioni di fatto eterosessuali e omosessuali o ritenete che basti garantire ai componenti di una coppia i diritti individuali?
6. Prevedete la proposta di un disegno di legge specifico sull’omofobia?
7. Cosa pensate delle scuole paritarie e come pensate eventualmente di sostenerle?
8. Ritenete necessario modificare la legislazione sulle biobanche?

Concentriamoci sulle prime quattro domande che riguardano direttamente i temi prolife.
1.Che vuole fare l'on. Roccella con riferimento alla legge sull'aborto, che ha permesso il massacro legalizzato di sei milioni di bambini (cifre ufficiali: in realtà molti di più)? Mi sembra che su questo tema sia perfettamente d'accordo con il candidato Lucio Romano: "È una legge dello Stato e in quanto tale deve essere applicata nella sua totalità". Quindi: uccidiamo ancora i bambini; ciò che davvero è importante - per dirla con l'on. Roccella: è una questione "non negoziabile" - è che le donne che abortiscono con l'aborto chimico siano obbligate a rimanere in ospedale per tre giorni ... E l'obiezione di coscienza dei sanitari, soggetta ad attacchi concentrici e sempre più aggressivi? Non pare sia questione molto importante.
2. Vediamo allora cosa fare con la fecondazione in vitro e con la famosa "legge colabrodo" (scusate, mi è scappato: la dizione esatta è "legge imperfetta"...), in forza della quale attualmente vengono prodotti centinaia di migliaia di embrioni, moltissimi dei quali destinati a morte sicura e altri a congelamento a tempo indeterminato; in base alla quale lo Stato paga i tentativi di coppie di ultraquarantenni che hanno una probabilità prossima allo zero di ottenere il bambino in braccio e che, invece, provocano certamente la morte di tantissimi embrioni (e si potrebbe continuare)? Che facciamo? Vietiamo questa tecnica antiumana, razzista, eugenetica che in tutto il mondo sta mostrando tutte le possibili e peggiori derive?
No davvero: difendiamo i "confini" della legge 40 (qualche confine è ancora esistente?) e "chiariamo" con un atto amministrativo (che i giudici sono già pronti a disapplicare, come hanno già fatto tante volte ...) che la diagnosi preimpianto è vietata.
3. E veniamo all'eutanasia: il nuovo Parlamento dovrebbe vietare la sospensione dell'idratazione, alimentazione e respirazione artificiale dei disabili incoscienti? impedire per legge i registri comunali dei testamenti biologici? Approvare una legge che impedisca ai giudici civili di utilizzare quella sull'amministratore di sostegno come un testamento biologico? Dovrebbe modificare la Costituzione così da riconoscere il diritto alla vita dal concepimento alla morte naturale, senza distinzione delle condizioni di salute? No davvero: approviamo quel disegno di legge ripetutamente modificato (l'ultima versione era sempre quella migliore ...) che permette ai tutori di negare le terapie salvavita agli incapaci, ai genitori di negarlo ai figli minori, agli ospedali di discriminare i soggetti "in stato di fine vita" e che vieta ai medici di fare in coscienza il proprio lavoro!

L'on. Roccella premette alle "otto domande non negoziabili" da girare ai candidati premier una considerazione: "bisogna sapere quali sono le reali questioni sul tappeto, e misurare le intenzioni non su affermazioni generiche o scontate ma su provvedimenti concreti e opzioni precise". 
Quindi, visto che certe questioni "non sono sul tappeto" (di chi? della politica che conta? di quella che sceglie i ministri e i sottosegretari?), evitiamo di mettercele, andiamo sul "concreto".

Il raggio miniaturizzatore funziona ancora ... ma solo rendendo nuovamente visibili i principi non negoziabili potremo salvarli (e potremo salvarci ...)!

Giacomo Rocchi