giovedì 6 agosto 2009

Legalizzazione dell'aborto: questione chiusa? /2



L’on. Buttiglione, nell’intervista rilasciata al Corriere della Sera del 17/7/2009, mostra di credere all’efficacia della sua iniziativa in un contesto internazionale: “Carlo Casini e Magdi Allam proporranno una risoluzione al Parlamento Europeo a favore della moratoria; se sarà approvata, come credo, sarà difficile per i 27 paesi d’Europa non sostenerla all’ONU. Luca Volontè presenterà la stessa risoluzione al Consiglio d’Europa … andrò in America, con il sostegno di Mary Ann Glendon, l’ex ambasciatrice presso la Santa Sede, che mi farà incontrare sia i movimenti per la vita, sia l’Amministrazione di Obama … Ne ho parlato con mons. Martino … ne parlerò con Berlusconi, ma anche con Angela Merkel”, e ancora: “tutti insieme possiamo unirci per cambiare le cose nei paesi in cui non esistono né la scelta, né la vita. Paesi in cui l’aborto è obbligatorio, come in Cina … e paesi – parte dell’India, dell’America Latina, dell’Africa – dove l’aborto è incentivato, perché ti danno il pane per i figli se rinunci a quello che sta per arrivare”.

Questo fervore ottimistico si accompagna (curiosamente?) all’evanescenza della proposta, già vista: davvero Buttiglione pensa che i governanti della Cina – che della moratoria sulla pena di morte si sono tranquillamente disinteressati, addirittura organizzando negli ultimi tempi (come riferisce Nessuno tocchi Caino) dei furgoni attrezzati per le esecuzioni capitali che si spostano in lungo e in largo per il loro macabro scopo – avranno dei ripensamenti al leggere (forse) la risoluzione dell’ONU?

Sembra quasi che l’on. Buttiglione prenda atto che l’unico modo per raggiungere un consenso in tema di aborto sia quello di non parlar male dell’aborto in sé e di affermare la liceità di ogni liberalizzazione dell’aborto.
La sostanza della mozione, in realtà, è proprio questa (e il proponente non fa nulla per nasconderlo, come vedremo): ma intanto si intravede in trasparenza che gli obbiettivi sono tutti interni, tutti insiti nel quadro politico nazionale: “Continuo a perseguire lo stesso progetto del ’94: ricostruire il centro. Occorre che si spacchi il PD e rinasca il partito popolare. Se Bersani vincerà il congresso, lascerà liberi i popolari, recuperando parte della sinistra e svuotando Di Pietro; a quel punto l’alleanza sarà possibile. Se però Berlusconi non si ricandidasse a Palazzo Chigi, allora potremmo andare dall’altra parte …”; e per raggiungere questi scopi non fa mai male tirare per la manica il Papa (“Il Papa spero proprio che sia contento”) e pavoneggiarsi attribuendosi un ruolo centrale nella politica mondiale (“Il presidente Obama ha promesso al papa che si batterà per far diminuire il numero degli aborti, ma non vuole entrare in contraddizione con la sua politica: la moratoria può essere il modo di trarsi dall’imbarazzo”; chissà se quel Presidente – preoccupato e pensieroso al ritorno da Roma – leggendo l’intervista di Buttiglione non abbia esclamato: “Yes, we can!”).

E allora rileggiamo il dispositivo della mozione per coglierne il significato effettivo: confrontiamo le premesse con le conclusioni.
La premessa? Ogni uomo – e ogni “fanciullo”, concetto in cui Buttiglione giustamente inserisce anche i non ancora nati – ha diritto alla vita e di essa non può essere privato arbitrariamente: la legge deve proteggerne la vita.
Le conclusioni (il “dispositivo” della mozione)? L’aborto non può essere strumento di controllo demografico e le donne non possono essere costrette ad abortire.

Non si vede il salto logico? Applicando la mozione alle persone già nate, la mozione direbbe: gli uomini hanno diritto alla vita … nessuno può essere obbligato ad uccidere … peccato che tutte le legislazioni nazionali (conformemente agli accordi internazionali), semplicemente stabiliscono che “chiunque cagiona la morte di un uomo è punito con il carcere”, infliggendo pene severe (talvolta la morte).
Nel caso dei bambini non ancora nati, invece, non si parla di pena per chi li uccide: si parla esclusivamente di violazione della libertà della donna di decidere se abortire o meno.

Come giustifica Buttiglione questo evidente salto logico? Leggiamo sull’intervista al Corriere della Sera questa frase: “Da bigotto che sono, lo dico teologicamente: Dio affida il bambino alla madre in un modo così particolare, che difendere il bambino in contrapposizione alla madre è giusto, ma impossibile. Dobbiamo sostenere la madre, renderla libera: più sarà libera, più sarà difficile che rinunci al bambino”.
Nel presentare la mozione alla Camera Buttiglione aveva usato parole simili: “è … difficile negare che Dio affida il bambino alla madre in un modo del tutto particolare, tanto che la difesa dei diritti del bambino contro la madre è una difesa forse necessaria, ma forse anche impossibile. Pertanto quelli che, come me, hanno difeso fermamente il diritto alla vita, devono tutti riflettere su come sia possibile difendere questo piuttosto puntando sul rafforzamento dell'alleanza originaria, naturale, tra madre e bambino, che tentando di difenderlo senza la madre, o peggio, contro la madre”.
In sostanza: l’unico modo per difendere il bambino dalla morte è lasciare alla madre la piena libertà di ucciderlo o di salvarlo. “… la libertà della donna, quando la donna è veramente libera, serve a salvaguardare la vita del bambino”. Proprio quello che la on. Livia Turco ha sottolineato (Buttiglione la loda): “il principio di libertà di scelta delle donne che è un potente principio etico, l'unico che può accogliere la vita e l'unico che può prevenire l'aborto”.
La on. Turco, en passant, si spinge un po’ oltre (forse l’on. Buttiglione non ascoltava): “La libertà di scelta e la responsabilità verso la procreazione è un potente principio etico … perché è la capacità di accoglienza delle donne ciò che genera la persona, la persona e non soltanto la vita biologica”.

Giacomo Rocchi

1 commento:

  1. Pare che all'On.le Buttiglione abbia scordato la distinzione tra peccato e peccatore, tra colpa e colpevole.

    Certo, anche colui che uccide il suo vicino di casa o ruba in banca, nel compiere tali atti, pone in essere una scelta libera, ma non per questo la scoietà si affida al potente principio etico di fare scelte giuste per evitare il furto e l'omicidio del già venuto alla luce.

    Come al solito si perde di vista il dato relae secondo cui il concepito è uomo fin dal concepimento e come tale va trattato e come tale va difeso, anche contro le intenzioni omicide della madre.

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