giovedì 20 agosto 2009

Il caso San Raffaele /3

Cosa distingue la condotta dell'Istituto San Raffaele di Milano nell'ambito delle tecniche di fecondazione in vitro da quella degli altri centri, dopo la sentenza della Corte Costituzionale che ha eliminato il numero massimo di embrioni che possono essere prodotti e l'obbligo di trasferimento in utero di tutti gli embrioni prodotti?

Nell'intervista apparsa sul Corriere della Sera il 26/6/2009 il prof. Augusto Ferrari, ribadisce: «Per noi, e con riguardo all' insegnamento del fondatore don Luigi Verzé, l'embrione, fin dal momento della sua costituzione, rappresenta una originale individualità, caratterizzata da un patrimonio genetico unico in grado di concretizzare una persona irripetibile, frutto di un disegno divino. Di qui l'onere di garantire all' embrione umano le migliori cure e attenzioni».

Come si è visto, però, l'individualità dell'embrione non lo salva - nemmeno presso il San Raffaele - da una produzione in gran numero, da una coltivazione prolungata per vedere se resiste o muore e da un congelamento basato sul numero ("sono troppi").
Non lo salva, del resto, nemmeno dal destino di essere prodotto con una prospettiva di morte nella prima settimana di vita superiore al 90% ...

A leggere bene la frase il prof. Ferrari lascia cadere una distinzione niente affatto banale: l'embrione non è persona, ma è "in grado di diventare (concretizzare) una persona irripetibile" ... sottintendendo: "sempre che non muoia prima, o che non venga congelato" ...

Quale sarebbe il "disegno divino" che il prof. Ferrari riconosce per l'embrione?
La creazione artificiale degli embrioni è frutto di un disegno divino?
Ma allora quale è il Dio che ha concepito questo disegno?

Quale fastidio nello scoprire che un medico che produce embrioni in gran quantità, li lascia morire nella provetta, li congela (li scongelerà?), li trasferisce a suo piacimento, ha la impudenza nel rivendicare che Dio - il Dio della Chiesa Cattolica, quella di cui Don Verzè fa parte - ha voluto questo!

E non è ipocrita sostenere che "Non diciamo no al congelamento in assoluto, ma a quello considerato come una strategia di gestione della coppia infertile": l'embrione congelato sarà contento di esserlo non in conseguenza di uno strategia malvagia?
Insomma: c'è un congelamento buono e uno cattivo?

Nel sito web dell'Istituto San Raffaele si legge: "Il nome ‘Raffaele’, scelto dal suo fondatore, deriva dall'ebraico Raf-el, che significa "medicina di Dio", "Dio guarisce". In linea con le finalità istituzionali della Fondazione, la missione propria dell'Istituto è infatti la cura dell'uomo secondo il mandato evangelico "Andate, insegnate, guarite". Tale missione si traduce nell'orientamento dell'attività di assistenza, ricerca e didattica ad un unico obiettivo: la centralità dell'uomo nella sua triplice dimensione bio-psico-spirituale."
La fecondazione in vitro guarisce qualcuno? No, è una tecnica che si usa proprio quando le cure dell'infertilità non hanno successo.

L'embrione viene curato? No, viene prodotto in soprannumero, lasciato morire in vitro, congelato ...

La coppia e l'embrione vengono messi al centro nella loro "dimensione bio-psico-spirituale"?

Giacomo Rocchi

3 commenti:

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  2. Chissà cosa ne direbbe il suo fondatore vedendo cosa è diventata la sua opera?
    Ma ora è ancora legata, in qualche modo, alla Chiesa?

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  3. Questa è una domanda interessante ...
    Non credo che il San Raffaele sia un vero e proprio "ospedale cattolico", ma colpisce il richiamo al suo fondatore, alle origini bibliche del nome e, soprattutto, la rivendicazione di seguire le convinzioni "cattoliche" (che poi non sono solo tali) sull'essere l'embrione qualcuno da tutelare e difendere.
    Io non sono un teologo, ma un giurista: ma mi sembra evidente che qui ci sia una volontà eretica, un tentativo di convincere che la corretta dottrina cattolica permette la fecondazione in vitro.

    Giacomo Rocchi

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