mercoledì 5 agosto 2009

Il veleno e la vita

La nostra vita è spesso insidiata da veleni, alcuni hanno effetti immediati e letali, altri si accumulano, senza che noi lo immaginiamo, nel nostro organismo e, poi, danno origine a malattie che ci uccideranno, altri ancora li assumiamo più o meno consci del loro effetto nocivo e a lungo termine mortale.

Per contrastare l'effetto venefico di molte sostanze, l'uomo, da sempre, cerca antidoti che facciano vivere, che riducano gli effetti malefici; inventa medicamenti. In passato, però, ideologie malvagie, condannate dalla storia, hanno applicato la medicina e la farmacologia allo sterminio di uomini considerati inferiori per ragioni di razza o per idee politiche.

Oggi, la nuova ideologia egolatrica, attenta al benessere e al momento presente, priva di una qualsivoglia visione metafisica, intrappolata in un materialismo dialettico, senza più speranza nel sol dell'avvenire, taglia i ponti con il futuro inventando veleni che uccidono la vita nascente, dopo aver sperimentato e applicato per lunghi anni tecniche chirurgiche di macellazione del feto.

La vita nascente racchiusa nel figlio portatore di speranza, perché lanciato verso quel futuro che è negato al genitore per ragioni d'anagrafe, deve essere uccisa quando non è programmata o voluta e per mille altre validissime ragioni a tutela di donne sempre più egoiste.

L'atto omicida non deve, però, sconvolgere la coscienza della madre, visto che la legge voluta dal popolo sovrano dice che uccidere un bimbo indifeso non è più reato, per questo il veleno si adatta meglio allo spirito della legge. Puoi eliminare tuo figlio all'interno delle calde mura domestiche, senza doverti sottoporre alla violenza dell'aborto ospedaliero che si concreta nella asportazione fisica, pezzo per pezzo, di quell'altro che è dentro di te.

No !! Tutto questo è inaudito, meglio il veleno, più dolce; sono sufficienti due deglutizioni e non c'è violenza fisica, solo qualche perdita abbondante di sangue e, in più, lo Stato risparmia, meno ospedalizzazione.

Ecco spiegato il duplice beneficio di un metodo abortivo pulito, economico, con qualche effetto collaterale (forse la morte della madre, ma solo in 29 casi, poca cosa) che, però, non coinvolge la responsabilità del medico (altra grande conquista) che si è limitato a salvaguardare il diritto inviolabile della donna prescrivendo la RU 486. Del resto tutti i preparati farmacologici, in casi rari, possono avere quale conseguenza la morte dell'assuntore; è nozione statistica.

Quale il motivo di tanto rumore davanti ad un veleno che risolve molti problemi, fa risparmiare, ed è conforme ad una disciplina legale che favorisce la morte in luogo della vita.

Smettiamo di essere ipocriti, la maggioranza vuole che la donna possa dare la morte al figlio che porta in grembo e allora tutto il resto è una conseguenza diretta di una scelta omicida certificata e sovvenzionata dallo Stato.
L'unica vera soluzione è il ritorno al passato: aborto = reato, se la vita è un valore che deve sempre essere difeso, tertium non datur.
Pietro Brovarone

2 commenti:

  1. E' proprio come diceva Mario Palmaro.
    E' una rivoluzione continua!
    Proprio lo vedo come è un continuo sprofondare verso una cultura di morte travestita da cultura di libertà di scelta.

    Solo passati pochi gg da quando si diceva "no, ma che centra? la RU la si può prendere solo in ospedale, che differenza c'è?"
    Ed oggi sulla stampa online (orticolo non commentabile) appare una invettiva contro la chiesa (facendola ovviamente passare per poteri occulti e che trama solo il male per il popolo) e con la richiesta di poter prendere la pillola come un'aspirina, come ... una pillola del mese, o mesi dopo.

    http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/gEditoriali.asp?ID_blog=25&ID_articolo=6251&ID_sezione=&sezione=

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  2. L'ipocrisia è senza dubbio generalizzata: dici molto bene quello che molti pensano; e in realtà chi si è fatto trascinare nella battaglia contro la RU486 contemporaneamente sostenendo che la 194 è una "buona legge" si ritrova oggi non solo con un pugno di mosche, ma con una posizione precaria, quasi risibile: davvero coloro che dovrebbero difendere la vita vogliono imbarcarsi nelle diatribe - tipiche dell'ambiente medico e farmaceutico ... si tratta anche di soldi! - su quale metodo sia più efficace e meno pericoloso?
    Un'altra cosa che dici giustamente è che siamo minoranza: ma il nostro compito non è quello di salire sul carro del "vincitore", ma quello di continuare a racontare tutta la verità.

    Giacomo Rocchi

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