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Questo strumento nasce per evidenziare iniziative, idee, provocazioni, approfondimenti, a difesa della vita, dal concepimento naturale alla morte naturale.
....«Mi sarei comportato come la famiglia di Eluana», ha detto a proposito del caso Englaro sottolineando che «la volontà della persona coinvolta e della famiglia è meritevole del rispetto delle istituzioni, è una soglia che non deve essere varcata a cuor leggero dallo Stato».Cosa può far rinnegare il valore intangibile della vita, il diritto naturale stesso; forse il potere? Il Colle?
Una bella bordata alla «sua» maggioranza, la stessa che ha approntato un ddl che intende evitare nuovi casi di «eutanasia mascherata». Ma anche una bella bordata contro se stesso. Non c’è bisogno di ritornare ai tempi del fu Msi (incorrendo nelle precise puntualizzazioni degli esegeti ufficiali del Secolo e di FareFuturo) per riscoprire un Fini diverso. Tre anni fa, il 7 dicembre 2006, parlando di Piergiorgio Welby, malato di distrofia che chiedeva lo stop al respiratore, Gianfranco Fini disse: «Welby è cosciente, non può chiedere di morire. Chi assecondasse la sua volontà sarebbe un omicida». In tre anni il punto di vista sulla questione si è rovesciato.....
Si tratta di risultati straordinari, impensabili fino a pochi anni orsono, frutto di uno sforzo scientifico e tecnologico immenso: fino a pochi decenni fa tutti i bambini oggetto dello studio sarebbero morti.
Il dato del 10% di bambini nati alla 22a settimana di gravidanza e vivi ad un anno di età è, poi, davvero eclatante: si pensi che in un libro recentissimo ("La Morte dell'eutanasia", a cura di C.V. Bellieni e M. Maltoni, S.E.F., Firenze, 2006) la sopravvivenza a questo stadio era considerata assolutamente eccezionale (G.B. Cavazzuti affermava che i neonati, se nati prima della 23a settimana, non posono sopravvivere a causa dell'immaturità polmonare).
Accostiamo questi dati scientifici ad una notizia apparsa pochi giorni fa su "Il Sussidiario" (l'articolo è stato pubblicato integralmente sul sito del Comitato Verità e Vita):
"in Gran Bretagna una giovane donna, Sarah Capewell, ha dato alla luce un bimbo, Jayden, dopo 21 settimane e cinque giorni di gravidanza. Il personale sanitario si è rifiutato di sottoporre il bimbo prematuro alle cure intensive che forse gli avrebbero consentito di sopravvivere. La sua colpa era quella di essere nato due giorni prima delle canoniche 22 settimane. Di fronte al disperato appello di salvare il proprio figlio, quella giovane madre si è sentita rispondere dai medici del James Paget Hospital di Gorleston, Norfolk, che lei non aveva partorito un neonato ma, a termini di legge, aveva abortito un feto vivente (...) .
Le linee guida stabilite dalla British Association of Perinatal Medicine, rigidamente seguite negli ospedali pubblici britannici, stabiliscono, infatti, che deve considerarsi best interest dei bambini non nascere prima delle 22 settimane, e altrettanto best interest far morire i piccoli che abbiano avuto la disavventura di venire al mondo qualche giorno prima della fatidica scadenza. Così, l’agonia del piccolo Jayden è durata due ore, sotto gli sguardi gelidi e indifferenti del personale sanitario"
Sempre di medici si tratta ... e sempre di bambini prematuri: perché, allora, alcuni sono stati salvati con grande impegno e amore e un altro è stato lasciato morire?
Giacomo Rocchi