giovedì 15 ottobre 2009


Sala d’attesa


Ascolta, te l’ho detto che ieri dovevo andare dal ginecologo, no? Ti ricordi che dovevo fare la morfologica? Immagina il panico, mi conosci, due notti che mi sognavo il mostro con due teste.

No che non avevo fatto le eco prima, no no, sono già dopo la ventiseiesima: non voglio avere neanche la possibilità, nel caso.

Insomma, non dormo da due notti con quest’incubo delle due teste, e stamattina vado a fare l’eco. Sono lì in sala d’attesa che sudo freddo, che ho paura che le altre se ne accorgano. Mi do un tono con una rivista che c’è lì sul tavolino. La sfoglio a casaccio e stringo le pagine per non farle tremare. Ovviamente mi cade e muoio d’imbarazzo, la riprendo e mi ci nascondo dietro. Sai quelle riviste un po’ pesanti, quegli inserti del Corriere con la guerra, la droga e il terzo mondo? Finalmente trovo un po’ di moda, di grandi fratelli, veline e calciatori e mi perdo via. Vado avanti, sfoglio ancora e c’è una foto stupenda, del mio sogno fin da piccola: due gemelle che sfogliano tipo un Ragazza In, si vede la rivista in primo piano, una tiene una pagina e una l’altra. Loro due dietro con gli occhi sognanti, testa contro testa, sprofondate nel divano, una legge una pagina e una l’altra. Un sogno, ti dico... sai che sono figlia unica? Il sogno di una vita: una sorella, una gemella! E stare lì a farsi compagnia, tranquille, senza dirsi niente, a leggere insieme... E mi dico: “E se fossero due?”
Non faccio in tempo a finire il pensiero che mi chiama l’infermiera: tocca a me, mi visita, tutto bene, niente mostro, non ti dico il sollievo. Però è uno solo.

Prima di uscire ripasso in sala d’attesa e ricerco la foto, e vedo che il servizio va avanti e sono due ragazzine unite con un unico corpo: sono unite alle spalle, hanno solo due gambe e due braccia, capisci? E pensa che hanno imparato a fare tutto e c’era la foto che vanno in bicicletta.

1 commento:

  1. La vita è sempre degna di rispetto, eppure al giorno d'oggi, il concepito (malato o sano che sia) viene spesso paragonato ad un mostro.
    E' vero, del resto è l'unico 'nemico' al quale la sentenza di morte (aborto) non prevede appello (come illustravi nel precedente post). A volte i racconti possono far capire come si banalizza il dono più grande, il sacro dono della Vita.
    Nel caso delle due carissime bimbe unite in un unico corpo la forma è diversa, ma la dignità rimane infinita.
    La mentalità odierna vorrebbe poter parlare di mostri a proposito delle 'malformazioni', eppure questi esiti 'anomali' della natura richiedono solo amore. Il mostro è solo l'odio ingiustificato e la mancanza di pathos per questi nostri fratelli più deboli.

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