Nel precedente post abbiamo ironizzato sulla ricerca di "valutazioni etiche razionali" che il Master di Bioetica dell'Università di Pisa effettua sul tema del rapporto tra uomo e animali (meglio: tra uomo e animali "non umani" ...).
Ma, si sa, i Master di Bioetica sono tanti: e così quello promosso dall'Università La Sapienza di Roma (sì, l'ateneo che non ha fatto parlare Benedetto XVI e ha accolto nell'Aula Magna il colonnello Gheddafi ...) insiste sul tema dell'etica e propone un incontro il 24 settembre.
La relazione della prima sessione? Serenella Pignotti (Terapia Intensiva Neonatale, Ospedale Meyer Firenze), «Rianimazione dei grandi prematuri e dilemmi morali».
Ecco: curare i bambini fa sorgere problemi morali ...
La questione della rianimazione dei neonati prematuri, benché riguardi complessivamente un numero di bambini assai limitato, è in realtà un tema assai importante che vale la pena di riassumere.
I neonati prematuri hanno - in questa società - il triste privilegio di richiamare su di sé sia i ragionamenti sull'aborto, sia quelli sull'eutanasia: sì, perché - bisogna chiarirlo fin da subito - sono in molti a volerli morti nel maggior numero possibile.
Come sappiamo la mentalità abortista fa leva sul bambino nascosto: del bambino non si deve parlare alla donna che è in difficoltà per la gravidanza (o semplicemente non vuole proseguire la stessa), non si deve farle vedere le ecografie (abbiamo visto la decisione del Giudice americano) per il rispetto della sua privacy; ma di bambino non si deve parlare nemmeno nelle leggi che ne permettono la soppressione (di qui l'acronimo IVG: è un po' diverso dire che, in un anno, sono stati uccisi 150.000 bambini oppure che sono state eseguite 150.000 IVG ...).
L'aborto diventa un fatto evanescente: non c'è più sangue, non c'è più la vittima, la donna talvolta non pernotta nemmeno una notte in ospedale.
Questo permette alla società di disinteressarsi di quanto accade; ma facilita enormemente la diffusione di una mentalità di rifiuto del bambino malato, con handicap, con sindrome di Down ecc.: è diventato un ragionamento comune - lo dicono le statistiche ministeriali - quello secondo cui, se le diagnosi prenatali hanno un esito sfavorevole (magari danno soltanto una probabilità di patologia), l'aborto è una soluzione inevitabile, anzi è un rimedio socialmente obbligatorio.
E' un bambino la cui nascita, per cause naturali, è anticipata rispetto al termine consueto; è un bambino che, se non ci fosse stato il parto anticipato, sarebbe stato soggetto alla legge sull'aborto.
Il neonato prematuro è uno scandalo: è lo stesso bambino che sta nascosto nel ventre materno - la nascita non ne muta affatto la natura! - ma è davanti ai nostri occhi.
Quali problemi morali possono nascere da questa situazione?
Per qualcuno il problema "morale" (sic!) sembra essere uno solo: se lo potevamo uccidere prima che nascesse, come facciamo ad ucciderlo anche dopo che è nato?
Giacomo Rocchi
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