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martedì 8 novembre 2011

Equilibrismi sulla pelle dei bambini






Antonio Polito, sul Corriere della Sera del 6/11 (cliccando sul titolo si accede all'articolo) affronta il tema delle "bambine mancanti" - le "bambine mai nate" del titolo e del libro di Anna Meldolesi, Mai nate, Mondadori. Il tema è noto: l'aborto selettivo utilizzato per non far nascere le bambine in una programmazione del numero dei figli che non superi i tre per famiglia. Sappiamo bene che la politica coattiva del figlio unico attuata da certi Paesi (prima fra tutti la Cina) produce - fra l'altro - l'infanticidio di neonate femmine o l'aborto di feti femmine in misura maggiore dei maschi; ma - sembra emerga dal libro della Meldolesi - la tendenza è generale in determinate popolazioni orientali (e, qualcuno potrebbe osservare, ovviamente non cristiane).
Ebbene: le statistiche dimostrerebbero che gli immigrati indiani e cinesi hanno portato importato in Italia questa pratica. In particolare, tra gli immigrati cinesi regolari, il rapporto tra neonati maschi e neonati femmine è di 109 a 100 se si tratta del secondo figlio e di 119 a 100 se si tratta del terzo figlio; rapporto che, per gli immigrati indiani, è di 116 a 100 per il secondo figlio e di 137 a 100 per il terzo figlio. Poiché si tratta di numeri nettamente difformi dal rapporto "naturale" tra maschi e femmine (105 maschi nati per ogni 100 femmine), si intravede in essi l'eliminazione delle bambine non desiderate.
Partiamo dalla conclusione del giornalista: "Le divisioni sul tema dell'aborto tra credenti e non credenti qui non c'entrano nulla. Si tratta piuttosto di impedire che nelle nostre città si manifesti la forma più orribile di relativismo culturale: quella che ci fa chiudere un occhio quando una bambina non nasce".
Questo - diciamolo esplicitamente - altro non è che moralismo: abbiamo deciso - il popolo italiano ha deciso! - di chiudere tutti e due gli occhi sulle centinaia di migliaia di bambini - maschi e femmine - massacrati con l'aborto, permesso a prescindere da qualunque motivazione; non c'è, quindi, nessun occhio da chiudere ancora! Piuttosto sarebbe il momento di riaprirli tutti e due e prendere coscienza di quanto avviene da più di 30 anni in Italia!
Si noti che Polito usa due termini "forti": "orribile", ma non si riferisce all'uccisione volontaria del bambino ... ; e "relativismo culturale": e su quest'ultimo termine si potrebbe ridere (o piangere) e parlare a lungo. Ci dica Polito quali sono i principi morali e culturali che non possono essere considerati "relativi"; uno di questi è forse il seguente: "si possono sempre uccidere i bambini prima della nascita, tranne il caso in cui si tratti del secondo o del terzo figlio, di sesso femminile, e l'uccisione avvenga perché i genitori vogliono concepire un altro figlio maschio"?
E quale sarebbe la "battaglia legislativa da ingaggiare al più presto" invocata nell'articolo? Polito vorrebbe che la Polizia convocasse le immigrate straniere incinte del secondo e del terzo figlio, si facesse mostrare le ecografie per verificare se il figlio è femmina, le interrogasse sulle intenzioni in ordine ad un possibile aborto e, soprattutto, che lo Stato impedisse a quelle donne di abortire, magari con sanzioni penali?
Il fatto è che la legge 194 permette questa pratica, come afferma, a denti stretti, l'articolo: "Dove sono dunque finite le bambine mancanti, le «missing girls»? Fino a qualche tempo fa venivano soppresse con l' infanticidio, cioè dopo la nascita, o uccise dalla negligenza deliberata dei genitori. Ma da quando c'è un accesso sempre più facile alla diagnosi prenatale del sesso, attraverso amniocentesi ed ecografia, e all'interruzione assistita della gravidanza, il nuovo sistema di selezione di massa è l'aborto (...) Se si ricorre alla villocentesi, che può essere fatta anche alla decima settimana, non è infatti escluso che le bambine siano abortite nelle pieghe della 194 e nelle strutture pubbliche. Se invece è l' ecografia a rivelare il sesso, c' è da sospettare aborti tardivi e clandestini".





Ecco a voi la legge 194 (quella che dovrebbe essere applicata integralmente ...)! Ecco la legge che proclama che "l'interruzione volontaria della gravidanza non è mezzo per il controllo delle nascite"! Ecco la legge che avrebbe cancellato il fenomeno dell'aborto clandestino! Alla ricerca del "bambino imperfetto" da eliminare si affianca (per chi lo vuole) la ricerca della figlia femmina da non far nascere; la legge permette tutto (gratuitamente); se è troppo tardi, l'aborto clandestino è sempre possibile ...





Giacomo Rocchi

domenica 20 dicembre 2009

Due bambini uccisi, nessun colpevole


Si è concluso con un'assoluzione il processo contro i due medici che, incaricati di un aborto selettivo diretto a sopprimere il gemello con sindrome di Down, avevano ucciso, per errore l'altro gemello.

Abbiamo già parlato di questo processo in un precedente post "il gemello sbagliato" che si concludeva con una domanda: "se il processo che si sta conducendo si basa su una legge ingiusta come la legge 194, la sentenza che verrà emessa come potrà fare giustizia?"

Chi sono stati gli attori in questa rappresentazione che avrebbe dovuto portare ad una "sentenza giusta"?

Abbiamo la pubblica accusa che, come abbiamo già visto, si scandalizza per il banale errore in cui sono incorsi i medici che non hanno riconosciuto il gemello da uccidere: "bastava un semplice colorante per individuare il gemello malato!"

Abbiamo gli imputati che si difendono: "volevamo uccidere il gemello giusto, ci siamo sbagliati perché i due bambini si sono scambiati di posto!" Uno dei due medici aveva dichiarato: "Ma io sono a posto con la coscienza. È stato un fallimento, ma l'errore era del tutto imprevedibile".


Abbiamo, poi, i genitori dei due bambini uccisi, decisi ad ottenere un lauto risarcimento del danno (un milione di euro). Sentite cosa affermava il loro avvocato: "Si tratta della perdita di una vita umana , dell'impossibilità di questa coppia di avere in futuro una nuova gravidanza per il trauma subito (...) Nessuna condanna o risarcimento darà mai ristoro a questa coppia".

No, avvocato: si tratta della perdita di due vite umane, non di una sola! Non è che il gemello con la sindrome di down, per il solo fatto che la madre aveva deciso che avrebbe dovuto morire, era svanito: è stato ucciso anche lui!

Si, perché i genitori di quella coppia di gemelli piange la perdita di una vita dopo che la madre aveva, nella sua libertà, deciso la soppressione dell'altra, aveva deciso che avere un gemello down non era opportuno per il bambino sano ...

Un processo o una rappresentazione tragica e grottesca?
E così il Giudice non ha potuto che completare il quadro: uccidere i bambini prima della nascita, in Italia, non è reato ...

Giacomo Rocchi

giovedì 3 dicembre 2009

Il gemello "sbagliato"


A Milano si sta celebrando il processo contro i medici che, dovendo eseguire un aborto selettivo che doveva avere come vittima il gemello affetto da sindrome di Down, sbagliarono nell’individuare il gemello da abortire.
Ecco come un quotidiano di Milano riporta la requisitoria del pubblico ministero: “Tutte le persone coinvolte hanno messo la testa come uno struzzo sotto la sabbia attraverso un’autoassoluzione collettiva inaccettabile …Non è accettabile che i panni sporchi siano stati lavati in famiglia, trincerandosi dietro il caso fortuito”.
Durante la requisitoria il pm ha chiesto condanne fino a due mesi per la dottoressa A.M.M. e per la collega che quel giorno l’assisteva in sala come ecografista (…)
Al giudice si sono poi rivolti anche i genitori dei due gemellini vittime dell’errore in quella sala operatoria, che hanno chiesto un milione di euro di risarcimento. Perché “questa coppia - spiega il loro avvocato Davide Toscani - si porterà questo macigno sulle spalle per sempre”.

Un “macigno” che avrebbe potuto essere evitato “utilizzando un semplice colorante per individuare il feto malato”. Ma nessuno in quella sala operatoria fece il “test rapido” sul feto selezionato per l’aborto. Insomma, «serviva da parte dei medici un supplemento di attenzione e prudenza che non c’è stato» ha continuato Ghezzi. Non solo. La ginecologa che ha eseguito l’intervento ha dato "dimostrazione di imprudenza".
Questa è la legge 194 sull’aborto, in nome della quale si sta celebrando il processo: una legge che permette di scegliere il bambino da uccidere solo perché è affetto dalla sindrome di Down: questo bambino, prima di essere ucciso, avrebbe dovuto essere marchiato, colorato; non ci ricorda qualcosa?

Chi sono le “vittime” di questa vicenda? I genitori? O entrambi i bambini uccisi?
Sì, perché – l’articolo non lo dice, ma il fatto è scontato: il gemello “sbagliato” venne ucciso poco dopo, quando i medici si accorsero dell’errore.
Chi è che “mette la testa sotto la sabbia come uno struzzo attraverso una autoassoluzione collettiva”? I medici che non hanno riconosciuto di avere abortito il bambino “sbagliato” o la società italiana che i bambini uccisi nel grembo materno fa finta di non vederli?

E, in fondo: se il processo che si sta conducendo si basa su una legge ingiusta come la legge 194, la sentenza che verrà emessa come potrà fare giustizia?

Giacomo Rocchi