domenica 31 gennaio 2010

Il destino delle leggi inique


Merita un'attenta lettura l'editoriale di Clementina Isimbaldi nella Rassegna Stampa di "Medicina e Persona", libera associazione tra Operatori Sanitari di ispirazione cattolica, impegnata a "difendere il carattere professionale dell'esperienza di lavoro in sanità, intesa come risposta personale, libera e responsabile, al bisogno della persona malata ed, in quanto tale, dipendente dalla qualificazione, dalla dedizione e dall'impegno di chi la esercita". Lo riportiamo integralmente, limitandoci a commentarlo con breve considerazioni (in corsivo).

L'editoriale riflette sulla sentenza del Giudice di Salerno che ha permesso la diagnosi genetica preimpianto alla luce del terremoto di Haiti:
"Oggi è più semplice, alla luce della verità del terremoto di Haiti, commentare la vicenda della decisione del giudice di Salerno sulla legge 40 (coppia fertile, cui è stata consentita la diagnosi pre-impianto perché portatrice di grave patologia genetica). E’ più semplice per chi ancora si lascia interrogare da quello che accade: la fragilità ci caratterizza, non siamo noi i padroni della nostra vita. Questo si vede anche nelle cose più semplici, non è necessario un terremoto per capirlo; basta una giornata di neve a bloccare ogni nostro progetto e anche quando non nevica la giornata, a sera, quando ci pensiamo, non si è mai svolta come l’avevamo programmata o immaginata.

Ricorda che la difesa della legge 40 in occasione del referendum non equivaleva a considerarla una legge giusta, per la natura inumana delle tecniche di fecondazione in vitro:
Già durante tutto il referendum del 2005 avevamo ribadito questo con ardore in tutti i nostri 225 incontri in giro per l’Italia in difesa appunto della legge 40, in difesa eppure non tacendo tutta la verità sulla tecnica della fecondazione assistita. Il nostro motto era “cos’è l’uomo”, e in questa domanda c’è tutto. La tecnica della FIVET non fa bene all’uomo. E la medicina non è nata per creare uomini in provetta, ma per curare e guarire dove possibile. Abbiamo ridetto questo più e più volte, documentandolo anche con l’evidenza dei dati scientifici, l’aumento delle malformazioni, pari al doppio di quelle presenti nella popolazione nata da concepimento naturale, dei parti plurimi e cioè a rischio, della prematurità grave, del vissuto familiare e di coppia dirompente dopo aver ottenuto il figlio a tutti i costi.

Ma la legge 40 era da difendere perché c’era il rischio del peggio, del disordine programmato. Insomma una legge per dare una regola. Almeno per chi questa tecnica avrebbe voluto usarla"

I "paletti" erano davvero adeguati? No: la legge 40 era destinata ad essere disapplicata.
"Messi i paletti adeguati, nel rispetto di un uomo concepito e non ancora nato, non siamo mai stati ingenui. In un’epoca eticista come è ormai la nostra (cioè in un’epoca dove l’etica è diventata ideologia pura, basata puramente sul “costume sociale prevalente” sul “sentire comune”) l’elaborazione di leggi e norme a partire da criteri quali quello ontologico, oggettivo, cioè inattaccabile perché appartenente alla natura di ogni uomo non serve più alla vita. Nello stato laico ed eticista prima o poi qualsiasi legge è destinata a essere disattesa, meglio trasgredita, nell’impunità assoluta, anzi con il consenso del giudice. Per questo non ci siamo meravigliati dell’ennesima decisione del giudice di Salerno che vanifica totalmente la legge 40; fatto già successo con la legge 194, trasgredita con l’introduzione della RU486 che è incompatibile sostanzialmente e non solo formalmente con essa; e trasgredita ancora dalla pratica di aborto selettivo – vietato dalla legge tout court - in cui fu ucciso per errore il gemello sano, con la successiva assoluzione del medico che l’aveva praticato"

E' facile prevedere cosa succederà della legge sulle dichiarazioni anticipate di trattamento:
E probabilmente succederà così dopo la elaborazione e approvazione della tanto agognata legge sul testamento biologico. Ne siamo coscienti.
Allora non c’è via di uscita? Una domanda è inevitabile: non c’è nessuno in Parlamento o nel tessuto sociale che possa dare un imperioso ALT ai giudici, a chi le leggi dovrebbe far rispettare invece che aiutare a trasgredirle? Domanda ovvia ma non so se fruttuosa.

Dalla constatazione del fallimento di queste leggi nasce un giudizio che va oltre le considerazioni sulle buona o cattiva tecnica legislativa o sulla bontà delle decisioni giudiziali: un giudizio sulla natura di queste leggi, leggi inique e ingiuste:
Una osservazione ne consegue: le leggi ingiuste – quelle originate dalla necessità di regolamentare e consolidare il diritto del più forte sul più debole, oppure nate dal desiderio violento di appropriarsi della vita e della morte propria e/o altrui - sono destinate ad essere trasgredite. Perché sono esse le prime ad aver trasgredito, ad aver disatteso cos’è l’uomo. Non si scherza, è così.

La risposta è l'educazione:
Non se ne esce, se non ritornando al lavoro unico e soddisfacente della vita: quello dell’educazione. Rendere visibile a tutti gli uomini del nostro tempo con la propria vita (atti, gesti, incontri, discorsi ma anche fatti) che la vita è più bella, più intensa e anche drammatica, dura, eppure piena se la accettiamo così come è, se la si vive stando in essa, così come è. Per fare questo occorrono compagni di viaggio che come noi condividano il senso del dolore, della fatica come anche quello della gioia. Il senso della vita insomma. E’ cambiato il tessuto sociale, si è persa la speranza di poter essere contenti nelle condizioni in cui si è, perché si è perso il senso della vita. Dunque legiferare solo non basta: l’educazione è il lavoro tipico dell’uomo, di chi ha coscienza delle cose, e dura tutta la vita, non è mai finita.

Non siamo d'accordo su tutto: ma colpisce come medici, immersi e appassionati del loro lavoro - non certo esperti di leggi e tribunali - giungano con semplicità e chiarezza ad un giudizio negativo e severo su tutte le leggi "ingiuste": quelle già approvate e quelle in corso di approvazione.
Giacomo Rocchi

sabato 30 gennaio 2010

Fare presto ... per non far capire?


"Roma Sette", giornale on line della Diocesi di Roma, riporta l'intervento di Carlo Casini alla tavola rotonda del 27 gennaio scorso sulle problematiche del fine vita all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma:


"Sul fine vita ci vuole una legge rapida. Sono molto preoccupato per i
ritardi nell’approvazione della legge Calabrò in discussione in questi
giorni alla Camera. Fate presto ..."


Così l'on. Casini ha riproposto il motivo dell'intervento legislativo:


"Prima della morte di Eluana contrastavamo ogni intervento legislativo sul
fine vita, perché la Costituzione già sanciva il principio di indisponibilità
della vita. Con la sua morte il nostro ordinamento è
cambiato.
Auspichiamo la rapida approvazione di una legge".

L'articolo riporta il giudizio sintetico sulla proposta in discussione alla Camera dei Deputati:


"Il testo Calabrò è una buona proposta, in caso da
blindare in Senato"


Perché questa fretta? Quale risultato si vuole raggiungere?

Tre risposte possibili:

- per evitare che altre persone in stato vegetativo persistente possano essere lasciate morire come Eluana Englaro. Per questo risultato bastava la proposta Sacconi che la maggioranza - dopo che il Presidente Napolitano aveva rifiutato la propria firma sul decreto -legge - aveva promesso di approvare in pochi giorni ... Come mai la proposta di legge Calabrò è tutta diversa da quel decreto -legge?


- per motivi strettamente politici: le elezioni sono vicine e nessun politico vuole farsi trascinare su queste questioni in campagna elettorale. Comunque sarebbe un successo approvare in fretta una legge per poi lamentarsi delle sentenze dei giudici "cattivi" o della Corte Costituzionale o, meglio ancora, per poi convincere i cattolici ad astenersi sul prossimo referendum ("sempre meglio che nulla ... è il primo passo")


- per impedire che la gente capisca fino in fondo.


Noi, invece, vogliamo ragionare e discutere e le questioni vere le abbiamo messe nero su bianco nel nostro Manifesto - appello.


Vorremmo che l'on. Casini - pubblicamente - rispondesse alle domande sul contenuto della proposta di legge in discussione alla Camera e non si limitasse a manifestare la fretta:

- è vero che il progetto di legge permette ai genitori dei minori e ai tutori degli interdetti (come Beppine Englaro era della figlia) di impedire terapie salvavita?

- è vero che i medici non potranno fare nulla di fronte al rifiuto dei genitori o dei tutori?

- è vero che i medici non avranno più l'obbligo di tentare di salvare la vita dei pazienti?

- è vero che le Direzioni Sanitarie potranno impedire terapie "sproporzionate", discriminando tra i ricoverati in base alle loro condizioni di vita e all'età?

- è vero che per fare testamento biologico basterà una firma su un modulo?

- è vero che nessuno potrà valutare se colui che aveva firmato il modulo si trovava in piena libertà od era stato pienamente informato?


Aspettiamo risposte.


Giacomo Rocchi

venerdì 22 gennaio 2010

La storia riscritta


Domenico Delle Foglie su "E' vita":
"Ora, cosa è accaduto?"
E' una domanda che presuppone una risposta "vera", non ideologica

"Nei fatti la 194 si è sempre più conformata a una mentalità sfavorevole alla vita"
"nei fatti" o "di diritto"? Cosa comporta aver previsto che la donna possa abortire per qualsiasi motivo con l'unico onere di sostenere un colloquio ed attendere sette giorni?

"e ora stiamo correndo il rischio di avvicinarci a una legislazione sul fine vita con la stessa presunzione negativa"
"il rischio"? Una "presunzione"? Non è un rischio e nemmeno una presunzione: è la prima legge in cui si autorizzano terze persone a rifiutare trattamenti salvavita nei confronti di incapaci (leggete il Manifesto Appello)

"Una sola legge, la 40, ha invertito questa deriva, ponendo all’articolo 1 il baluardo del diritto del concepito"
Delle Foglie non si ricorda che nella legge 40 c'è scritto: "E' vietata la soppressione di embrioni, salvo quanto previsto dalla legge 194"? I "diritti del concepito" sarebbero quelli di farsi procreare artificialmente, di sopravvivere alle tecniche (9 morti su dieci), di farsi congelare in "casi particolari" e di farsi ammazzare secondo le procedure della legge sull'aborto"?

Giacomo Rocchi

lunedì 18 gennaio 2010

"Perché non ci sia più un'altra Eluana Englaro"






Questo è lo slogan che campeggia nella home page del Movimento per la Vita che, ripetutamente, ha chiesto che la Camera dei Deputati approvi senza ritardo il progetto di legge Calabrò nel testo uscito dal Senato.

Nel sito del Movimento per la Vita è presente anche una documentazione ampia che contiene anche l'ultimo contributo inviato ai Deputati il 14/12/2009: "La legge sul fine vita dopo il caso Eluana. Un contributo di riflessione". Ognuno può accedere a questi documenti.

Non siamo d'accordo e il nostro Manifesto Appello spiega ampiamente i motivi: quella legge - a prescindere dalla buona fede o dalle ottime intenzioni di chi l'ha confezionata e di chi la sostiene, è un "secondo passo" (il primo è stato la morte procurata di Eluana Englaro) nella direzione dell'eutanasia.
Sappiamo bene - lo abbiamo visto proprio con la legge 40 sulla fecondazione artificiale - che il danno che può fare un "legislatore distratto" o, peggio ancora, un legislatore disposto a scendere a compromessi (espliciti oppure taciti) su questioni non negoziabili è un danno enorme: in una clamorosa eterogenesi dei fini, la legge 40 ha autorizzato e finanziato (quasi) tutto ciò che i legislatori dicevano di volere vietare e limitare.
Un po' di diffidenza è quindi giustificata ...

A leggere i testi del MpV sembra che la legge Calabrò sia fatta soltanto di poche norme: la proclamazione della inviolabilità e indisponibilità della vita umana e la regolamentazione delle dichiarazioni anticipate di trattamento, non vincolanti per il medico e che non possono contenere il rifiuto di alimentazione e idratazione.
Perché, allora, giustificare questa normativa con la morte procurata di Eluana Englaro? "... solo la legge può assicurare che in altre situazioni simili non si pervenga ad un identico esito ... dopo la morte di Eluana la legge è divenuta indispensabile per riparare la falla ... un rinvio al Senato con conseguenti ritardi che potrebbero consentire la morte di altre persone in condizioni paragonabili a quella di Eluana".

Qualcosa non torna: il caso Englaro non è quello di una donna le cui dichiarazioni anticipate di trattamento non erano state rispettate (non le aveva fatte); piuttosto è il caso in cui ad una persona, il padre - tutore, è stato attribuito il potere di decidere della morte della figlia - interdetta.
Allo stesso modo le "altre persone" in stato vegetativo che la normativa dovrebbe salvare non hanno fatto testamento biologico.

Ma la legge prevede qualcosa sul potere dei tutori sulle cure salvavita degli interdetti?
On. Casini: In base alla legge Calabrò, Beppino Englaro avrebbe potuto rifiutare per la figlia l'inserimento del sondino artificiale che l'ha tenuta in vita per molti anni?
In base alla legge Calabrò, Beppino Englaro avrebbe potuto rifiutare di curare una polmonite alla figlia in stato vegetativo ritenendo la terapia "di carattere sproporzionato"?
In base alla legge Calabrò, i genitori di un neonato prematuro a rischio di disabilità possono rifiutare le terapie intensive che "rischiano" di mantenerlo in vita?
In base alla legge Calabrò, un amministratore di sostegno di un anziano colpito da demenza senile può negare il consenso ad una terapia oncologica?
E rispetto al rifiuto di tutori, genitori, amministratori di sostegno, i medici possono curare ugualmente i pazienti? Sono obbligati a rivolgersi al giudice o possono astenersi da qualunque intervento?
Parliamo davvero di tutta la legge!

Giacomo Rocchi

































sabato 16 gennaio 2010

Giudici cattivi e buona legge ... siamo proprio sicuri?


La sentenza di Salerno sulla fecondazione in vitro è stata commentata dal Presidente del Movimento per la Vita:
si tratta di una decisione che ancora una volta fa carta straccia del principio di uguale dignità di ogni essere umano e del principio della solidarietà verso i più piccoli e più fragili. Una deriva che era già cominciata con l‘annullamento da parte della Corte Costituzionale di quella disposizione che vieta la produzione sovrannumeraria di embrioni”.
“La legge 40 afferma fin dal suo primo articolo che anche il figlio è soggetto titolare di diritti fin dalla fecondazione. Gravissima è dunque da parte del giudice la disapplicazione della norma. Una disapplicazione che suona come rivolta contro il legislatore che ha approvato la legge 40 e contro la volontà popolare che quella legge ha difeso con maggioranze plebiscitarie”.
“Contro questo atteggiamento che non è nasce e rischia di non fermarsi a Salerno, non c’è che un solo rimedio: proclamare con forza legislativa non ignorabile e sottratta alla libera interpretazione dei magistrati che tutti gli esseri umani sono uguali fin dal concepimento. Questo è il senso e lo scopo della modifica dell’articolo 1 del Codice Civile che è stata già proposta alla Camera ed al Senato. Auspico che le forze politiche trovino la compattezza per farla mettere presto in discussione e sostenerla
”.
Sappiamo che l'on. Casini è uno dei "padri" della legge 40 ed ha condotto la battaglia per l'astensione al referendum; comprendiamo, quindi, che le vicende che si sono susseguite negli ultimi tempi - che hanno dimostrato quale sia il reale contenuto della legge 40 - lo inquietino: nel 2005 agli elettori cattolici fu spiegato che far fallire il referendum era una battaglia per la vita, che difendeva una legge "imperfetta", ma che "funzionava" nell'eliminare il "far west della provetta".
Egli sa, però, che mettere insieme Corte Costituzionale e giudici di primo grado è scorretto; e, soprattutto, che dar la colpa ai giudici "cattivi" (qualcuno potrebbe definirlo una "sport nazionale") spesso è un espediente che nasconde altro ...
Qualche esempio? La legge non prevede nessuna sanzione per il medico che applichi le tecniche di fecondazione assistita alle coppie fertili ed affida agli stessi medici dei centri la certificazione dell'infertilità: come stupirsi se un Giudice ritenga che la sterilità della coppia non sia un requisito particolarmente importante?
La legge vieta la fecondazione eterologa e quella alle donne singole, ma permette di accedere alle tecniche coppie conviventi non sposate ed affida a loro l'autocertificazione sulla convivenza: come stupirsi se i centri (come ha documentato "Tempi") tranquillizzano le donne dicendo loro: "basta una firma, non importa se non convivete davvero"?
Potremmo continuare: ma non si tratta soltanto di un "legislatore distratto" o maldestro; è un legislatore che nella dignità umana dell'embrione non ci crede affatto!
La legge, nel dichiarare lecita la fecondazione in vitro, nega in radice "il principio di uguale dignità di ogni essere umano e il principio di solidarietà verso i più piccoli e i più fragili": l'embrione è un prodotto destinato a soddisfare i desideri degli adulti e, quindi, di per sé, non ha nessuna dignità!
Si pensi all'orrore verso la pratica del congelamento degli embrioni, una pratica disumana, quasi una tortura. Ma cosa pensereste di una legge sulla tortura che dicesse: "la tortura nei confronti degli esseri umani è vietata, salvo casi particolari"? Eppure la legge 40 prevede casi particolari (che ovviamente sono stati estesi nella loro applicazione) in cui quel tipo di tortura verso gli embrioni è ammessa.
E ancora: cosa possiamo pensare di una legge che vieta la soppressione degli embrioni, "salvo quanto previsto dalla legge 194 sull'aborto"? E' come se l'articolo del codice penale sull'omicidio dicesse: "è vietato uccidere un essere umano, salvo i casi in cui qualcuno voglia ucciderlo" (perché - tutti lo sanno - l'aborto volontario è permesso sempre).
Qualche giorno fa ha impressionato un giornale laico la notizia di un aborto selettivo compiuto su uno dei tre gemelli concepito da fecondazione in vitro: ma è un caso che la legge 40 autorizza espressamente!
On. Casini: davvero crede che la riforma dell'articolo 1 del codice civile cambierà le cose?
Spiegherà a coloro che espressero "la volontà popolare con maggioranze plebiscitarie" che stavano difendendo una legge ingiusta?
Per quanto tempo ancora sarà possibile nascondersi dietro la necessità di eliminare il "far west della provetta"? Perché: quello di ora cosa è?
Giacomo Rocchi

giovedì 14 gennaio 2010

Le macerie di una "buona legge"/ 3


La notizia:

Il giudice del Tribunale di Salerno ha autorizzato, per la prima volta in Italia, la diagnosi genetica preimpianto e l'accesso alle tecniche di procreazione assistita per una coppia fertile portatrice di una grave malattia ereditaria, l'Atrofia Muscolare Spinale di tipo 1, superando di fatto l'articolo 1 della legge 40 che vieta di accedere alla fecondazione assistita a chi non ha problemi di sterilita.

Il giudice nella sentenza ha stabilito che "Il diritto a procreare, e lo stesso diritto alla salute dei soggetti coinvolti, verrebbero irrimediabilmente lesi da una interpretazione delle norme in esame che impedissero il ricorso alle tecniche di pma da parte di coppie, pur non infertili o sterili, che però rischiano concretamente di procreare figli affetti da gravi malattie, a causa di patologie geneticamente trasmissibili; solo la pma attraverso la diagnosi preimpianto, e quindi l'impianto solo degli embrioni sani, mediante una lettura "costituzionalmente" orientata dell'art. 13 L.cit., consentono di scongiurare tale simile rischio".


Il Tribunale di Salerno, per la prima volta in assoluto, ha quindi consentito di ricorrere alla procreazione assistita preceduta da diagnosi genetica preimpianto alla coppia fertile e che ha gia' avuto altre 4 gravidanze naturali, ordinando il trasferimento in utero dei soli embrioni sani, superando con una interpretazione della legge 40 in linea con la Carta Costituzionale, il disposto dell'art.1 comma 2 e art. 4 comma 2 della stessa legge 40 che stabilisce il divieto ad accedere alla fecondazione assistita a chi non ha problemi di sterilità.

I giudici civili: come si fa ad "interpretare in senso costituzionalmente orientato una norma" facendole dire l'esatto contrario? Se una legge dice che il ricorso alle tecniche è "comunque circoscritto ai casi di sterilità e infertilità" e consente l'applicazione delle tecniche "qualora non vi siano altri metodi terapeutici efficaci per rimuovere le cause di sterilità o infertilità", bisogna essere degli ottimi "interpreti" per ritenere che una coppia che ha avuto naturalmente quattro figli possa ricorrere alla fecondazione artificiale ...


Ci stupiamo di una decisione del genere? Ci sorprendiamo che il giudice veda solo "il diritto a procreare" (sottinteso: figli sani) e il "diritto alla salute" (si suppone: degli adulti: gli embrioni malati li fanno fuori ...)?

Qualcuno in quel processo ha preso le parti degli embrioni - i "soggetti coinvolti cui sono assicurati i diritti"?

Sappiamo che i giudici civili, che devono far rispettare i diritti, ormai garantiscono i diritti dei più forti, dimenticando il principio costituzionale secondo cui "ogni processo si svolge nel contraddittorio tra le parti, in condizione di parità, davanti ad un giudice terzo ed imparziale".

La legge 40: cosa manca ancora?
Ormai le tecniche di fecondazione artificiale sono permesse a tutte le coppie - fertili o non fertili, sposate o non, conviventi davvero o fittiziamente; gli embrioni possono essere prodotti in numero indeterminato; possono essere selezionati e non devono essere trasferiti tutti; quindi possono essere congelati senza obbligo di scongelamento; è permessa la diagnosi genetica preimpianto ...

Davvero è solo colpa dell'applicazione di cattivi giudici?
Sarà un caso, ma nella legge non è prevista una sanzione che punisca l'uso della fecondazione artificiale nei confronti delle coppie fertili ...

Giacomo Rocchi

mercoledì 13 gennaio 2010

Un manifesto appello contro l'eutanasia


"Disposizioni in materia di alleanza terapeutica, di consenso informato e di dichiarazioni anticipate di trattamento"
Questo è il titolo del progetto di legge Calabrò approvato al Senato della Repubblica e in discussione alla Camera.
Tutto bene?
Pare di sì: vogliono "allearsi" con noi, richiedono il nostro "consenso informato" e sono disposti a dare valore addirittura alle nostre "dichiarazioni anticipate di trattamento" ... Che vogliamo di più?
Non solo: i parlamentari ci rassicurano subito:
"La presente legge, tenendo conto dei principi di cui agli articoli 2, 13 e 32 della Costituzione: riconosce e tutela la vita umana, quale diritto inviolabile ed indisponibile, garantito anche nella fase terminale dell’esistenza e nell’ipotesi in cui la persona non sia più in grado di intendere e di volere, fino alla morte accertata nei modi di legge"
Possiamo stare tranquilli, allora; la nostra vita è garantita, nessuno può violarla ...
Un primo dubbio ... ma questo non c'era già scritto nell'articolo 575 codice penale sull'omicidio volontario?
Come mai questo legislatore è così premuroso, soprattutto nei confronti di coloro che sono "nella fase terminale dell'esistenza" oppure che non sono "più in grado di intendere e di volere"?
Non sarà mica la stessa premura avuta nel 1978 rispetto ai bambini non ancora nati, quando il Parlamento affermava di tutelare "la vita umana dal suo inizio"?
Leggete - e aderite! - al Manifesto Appello: ne vedrete delle belle!
Giacomo Rocchi

venerdì 8 gennaio 2010

Difendiamo gli animali! (... e i bambini?)




La storia di un veloce processo in Sardegna: (da l'Unione Sarda):


Un pastore di Siurgus Donigala, Bruno Laconi, 42 anni, è stato arrestato dai carabinieri. Col suo fucile calibro 12 ha ucciso due cani maremmani, di un suo compaesano. Due colpi alla testa ed i due animali sono rimasti stecchito. Il motivo? I due cani avrebbero più volte assalito il suo gregge, disperdendolo nelle campagne. Oggi il processo.

Un anno di reclusione per aver ucciso due cani maremmani nelle campagne di Siurgus Donigala. E’ questa la pesante condanna che il giudice del Tribunale di Cagliari ha inflitto ieri mattina all’allevatore Bruno Laconi, 44 anni. L’uomo dovrà anche pagare una ammenda di 200 euro. Il giudice ha pure disposto la confisca del fucile, un Browning calibro 12, utilizzato per abbattere i due cani di proprietà di un compesano di 35 anni. L’allevatore è stato comunque scarcerato dopo l’udienza: il giudice gli ha concesso la sospensione condizionale della pena.

Proviamo a ragionare:
- l'uomo è stato arrestato ed è rimasto detenuto per uno o due giorni, ai ferri!
- egli aveva una ragione - certamente non sufficiente, ma esistente - per uccidere i due cani: la difesa di altri animali (le sue pecore) e la difesa del valore della sua proprietà (il gregge): forse si tratta della sua unica proprietà (pensiamo che sia un pastore milionario?)
- ha ucciso i cani con un unico colpo alla testa: quindi senza farli soffrire ...
- d'ora in poi egli avrà sul capo la spada di Damocle di un anno (!) di carcere: basterà litigare con qualcuno, fare a botte o uccidere un altro animale e la sospensione condizionale della pena gli verrà revocata.

Giustizia?


Giacomo Rocchi