Merita un'attenta lettura l'editoriale di Clementina Isimbaldi nella Rassegna Stampa di "Medicina e Persona", libera associazione tra Operatori Sanitari di ispirazione cattolica, impegnata a "difendere il carattere professionale dell'esperienza di lavoro in sanità, intesa come risposta personale, libera e responsabile, al bisogno della persona malata ed, in quanto tale, dipendente dalla qualificazione, dalla dedizione e dall'impegno di chi la esercita". Lo riportiamo integralmente, limitandoci a commentarlo con breve considerazioni (in corsivo).
L'editoriale riflette sulla sentenza del Giudice di Salerno che ha permesso la diagnosi genetica preimpianto alla luce del terremoto di Haiti:
"Oggi è più semplice, alla luce della verità del terremoto di Haiti, commentare la vicenda della decisione del giudice di Salerno sulla legge 40 (coppia fertile, cui è stata consentita la diagnosi pre-impianto perché portatrice di grave patologia genetica). E’ più semplice per chi ancora si lascia interrogare da quello che accade: la fragilità ci caratterizza, non siamo noi i padroni della nostra vita. Questo si vede anche nelle cose più semplici, non è necessario un terremoto per capirlo; basta una giornata di neve a bloccare ogni nostro progetto e anche quando non nevica la giornata, a sera, quando ci pensiamo, non si è mai svolta come l’avevamo programmata o immaginata.
"Oggi è più semplice, alla luce della verità del terremoto di Haiti, commentare la vicenda della decisione del giudice di Salerno sulla legge 40 (coppia fertile, cui è stata consentita la diagnosi pre-impianto perché portatrice di grave patologia genetica). E’ più semplice per chi ancora si lascia interrogare da quello che accade: la fragilità ci caratterizza, non siamo noi i padroni della nostra vita. Questo si vede anche nelle cose più semplici, non è necessario un terremoto per capirlo; basta una giornata di neve a bloccare ogni nostro progetto e anche quando non nevica la giornata, a sera, quando ci pensiamo, non si è mai svolta come l’avevamo programmata o immaginata.
Ricorda che la difesa della legge 40 in occasione del referendum non equivaleva a considerarla una legge giusta, per la natura inumana delle tecniche di fecondazione in vitro:
Già durante tutto il referendum del 2005 avevamo ribadito questo con ardore in tutti i nostri 225 incontri in giro per l’Italia in difesa appunto della legge 40, in difesa eppure non tacendo tutta la verità sulla tecnica della fecondazione assistita. Il nostro motto era “cos’è l’uomo”, e in questa domanda c’è tutto. La tecnica della FIVET non fa bene all’uomo. E la medicina non è nata per creare uomini in provetta, ma per curare e guarire dove possibile. Abbiamo ridetto questo più e più volte, documentandolo anche con l’evidenza dei dati scientifici, l’aumento delle malformazioni, pari al doppio di quelle presenti nella popolazione nata da concepimento naturale, dei parti plurimi e cioè a rischio, della prematurità grave, del vissuto familiare e di coppia dirompente dopo aver ottenuto il figlio a tutti i costi.
Ma la legge 40 era da difendere perché c’era il rischio del peggio, del disordine programmato. Insomma una legge per dare una regola. Almeno per chi questa tecnica avrebbe voluto usarla"
I "paletti" erano davvero adeguati? No: la legge 40 era destinata ad essere disapplicata.
"Messi i paletti adeguati, nel rispetto di un uomo concepito e non ancora nato, non siamo mai stati ingenui. In un’epoca eticista come è ormai la nostra (cioè in un’epoca dove l’etica è diventata ideologia pura, basata puramente sul “costume sociale prevalente” sul “sentire comune”) l’elaborazione di leggi e norme a partire da criteri quali quello ontologico, oggettivo, cioè inattaccabile perché appartenente alla natura di ogni uomo non serve più alla vita. Nello stato laico ed eticista prima o poi qualsiasi legge è destinata a essere disattesa, meglio trasgredita, nell’impunità assoluta, anzi con il consenso del giudice. Per questo non ci siamo meravigliati dell’ennesima decisione del giudice di Salerno che vanifica totalmente la legge 40; fatto già successo con la legge 194, trasgredita con l’introduzione della RU486 che è incompatibile sostanzialmente e non solo formalmente con essa; e trasgredita ancora dalla pratica di aborto selettivo – vietato dalla legge tout court - in cui fu ucciso per errore il gemello sano, con la successiva assoluzione del medico che l’aveva praticato"
E' facile prevedere cosa succederà della legge sulle dichiarazioni anticipate di trattamento:
E probabilmente succederà così dopo la elaborazione e approvazione della tanto agognata legge sul testamento biologico. Ne siamo coscienti.
Allora non c’è via di uscita? Una domanda è inevitabile: non c’è nessuno in Parlamento o nel tessuto sociale che possa dare un imperioso ALT ai giudici, a chi le leggi dovrebbe far rispettare invece che aiutare a trasgredirle? Domanda ovvia ma non so se fruttuosa.
Dalla constatazione del fallimento di queste leggi nasce un giudizio che va oltre le considerazioni sulle buona o cattiva tecnica legislativa o sulla bontà delle decisioni giudiziali: un giudizio sulla natura di queste leggi, leggi inique e ingiuste:
Una osservazione ne consegue: le leggi ingiuste – quelle originate dalla necessità di regolamentare e consolidare il diritto del più forte sul più debole, oppure nate dal desiderio violento di appropriarsi della vita e della morte propria e/o altrui - sono destinate ad essere trasgredite. Perché sono esse le prime ad aver trasgredito, ad aver disatteso cos’è l’uomo. Non si scherza, è così.
La risposta è l'educazione:
Non se ne esce, se non ritornando al lavoro unico e soddisfacente della vita: quello dell’educazione. Rendere visibile a tutti gli uomini del nostro tempo con la propria vita (atti, gesti, incontri, discorsi ma anche fatti) che la vita è più bella, più intensa e anche drammatica, dura, eppure piena se la accettiamo così come è, se la si vive stando in essa, così come è. Per fare questo occorrono compagni di viaggio che come noi condividano il senso del dolore, della fatica come anche quello della gioia. Il senso della vita insomma. E’ cambiato il tessuto sociale, si è persa la speranza di poter essere contenti nelle condizioni in cui si è, perché si è perso il senso della vita. Dunque legiferare solo non basta: l’educazione è il lavoro tipico dell’uomo, di chi ha coscienza delle cose, e dura tutta la vita, non è mai finita.
Non siamo d'accordo su tutto: ma colpisce come medici, immersi e appassionati del loro lavoro - non certo esperti di leggi e tribunali - giungano con semplicità e chiarezza ad un giudizio negativo e severo su tutte le leggi "ingiuste": quelle già approvate e quelle in corso di approvazione.
Giacomo Rocchi