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martedì 25 febbraio 2014

UN DECENNALE DI VERITA’ E VITA

Alla luce dei dati che ogni anno puntualmente fornisce il Ministro della Sanità, che confermano quanto da noi ripetutamente e con forza sostenuto fin dalle prime volte che si è parlato di fecondazione in vitro all'interno del MpV ITALIANO, e delle promesse fatte durante la campagna referendaria (marzo/aprile) 2005 dai vertici della CEI “Stiamo inquadrando il referendum in un più ampio lavoro formativo che dovrà andare oltre quella scadenza dopo la quale certe semplificazioni oggi “necessarie” per non confondere la nostra gente dovranno lasciare il posto ad una più puntuale presentazione del pensiero della Chiesa non tanto sul referendum ma sulla fecondazione medicalmente assistita”, auspicavamo un decennale totalmente diverso all'insegna della verità e dell’unità nel giudizio negativo sulla legge 40 e nell'impegno di tutti e di tutti i mezzi a disposizione per far conoscere i mortiferi effetti di queste tecniche di riproduzione umana, che le rendono inaccettabili umanamente ed ancor più cristianamente. 

Leggendo, però i comunicati stampa dell’Associazione SCIENZA E VITA e del MOVIMENTO PER LA VITA ITALIANO e l’articolo di Assuntina Morresi su AVVENIRE del 16 febbraio e la sua perentoria e magisteriale reprimenda su LA NUOVA BUSSOLA QUOTIDIANA del 21 febbraio u.s. dobbiamo, purtroppo, constatare che le centinaia di migliaia di embrioni sacrificati (479.293 negli anni 2006-2011 per far nascere 41.495 bambini) in questi dieci anni non sono bastati a far prendere coscienza a chi ha proposto questa legge e continua a difenderla a spada tratta elencandone le virtù che spendere tante energie e soldi per arrivare all'approvazione di una tale iniqua legge è stato un gravissimo errore in tutti i sensi. 

In questi dieci anni abbiamo dovuto costituire un’altra Associazione il “COMITATO VERITÀ E VITA” per poter continuare a dire tutta la verità sulla fecondazione in vitro e su altri disegni di legge “di compromesso”, che hanno visto ergersi a protagonisti alcuni esponenti provenienti da associazioni cattoliche con l’intento di ridurre i danni, di perseguire il “male minore”. 
Per poter esprimere un giudizio sui fatti bisogna conoscerli ed a noi sembra che nella seconda metà degli anni novanta Assuntina Morresi fosse in tutt'altre faccende affaccendata per poter essere informata su quanto accadeva nel MpV Italiano e nel laicato cattolico vicino ai vertici della CEI. 
Per capire come è nata la proposta di legge del NUOVO MILLENNIO, che i Consiglieri Nazionali del MpV Italiano trovarono nella cartellina del Consiglio Direttivo del 29-30 novembre 1997 e che già era stata pubblicata nel n.12 di SÌ ALLA VITA di dicembre 1997, bisogna leggere il n. 25 di SANARE INFIRMOS del 1996 alle pagg. 37-40, poiché la proposta di legge del Novo Millennio non è altro che la fotocopia di quanto già veniva fatto nell’Ospedale San Raffaele di Milano facendolo passare per conforme “agli insegnamenti complessivi del magistero ecclesiale, interpretati e applicati secondo i criteri generali e comunemente proposti dai  moralisti  cattolici. …” con il silenzio assenso degli Ordinari ambrosiani nonostante i ripetuti richiami della Congregazione della dottrina della Fede a rispettare il magistero della Chiesa cattolica. 
La totale sordità di Carlo Casini all'ANNUNCIO DOVEROSO fatto da 19 Consiglieri Nazionali e la spudorata difesa fatta sul supplemento di Sì alla Vita n.3 di marzo 1998 della fivet omologa facendola addirittura passare per terapia della sterilità ci ha spinti – dopo che uno di noi ha chiesto il parere autorevole di Docenti di Teologia Morale altamente qualificati – di rivolgerci alla Congregazione della Dottrina della Fede ottenendo un’udienza l’8 febbraio 2000 durante la quale abbiamo appurato che l’iter di questa proposta di legge è nato da un’interpretazione errata o compiacente del n. 73 dell'EVANGELIUM VITAE fatta da un porporato specialista in teologia morale, ed è stato ribadito che gli interventi di fecondazione in vitro fatti all'Ospedale San Raffaele di Milano erano contrari al Magistero della Chiesa Cattolica, che 
considera sempre la fecondazione in vitro – omologa ed eterologa – illecita e disumana. 
Nonostante questi pareri sono stati portati a conoscenza del Direttivo e dell’Assemblea del MpV Italiano, dei vertici della CEI e dell’Ordinario Ambrosiano l’iter della proposta di legge di Casini/Ruini è continuato approdando all'approvazione della legge 40 del 19 febbraio 2004. 
In occasione del referendum peggiorativo della legge 40/2004 del 2005 interpretando correttamente il n. 73 di E.V. come legislatori abbiamo cercato d’impedire il peggioramento – non consentendo l’istituto del referendum di poterla migliorare od abolire! - di una legge già esistente invitando ad astenersi ma utilizzando materiale illustrativo da noi prodotto con lo scopo di far conoscere tutta la verità scientifica sulla fecondazione in vitro e mettendo in evidenza la disumanità di una legge che riduce l’uomo ad oggetto nelle mani dei biologi e che permette il sacrificio di 9 embrioni per ottenere un bambino in braccio. 
In estrema sintesi abbiamo riportato solo alcuni passi della via dolorosa che ha portato all'approvazione di questa legge gravemente ingiusta, scandalosa dal punto di vista teologico e pedagogicamente devastante. 
Tutti gli interventi giustificativi di questo assurdo operato, specialmente quelli successivi all'approvazione della legge ed alla sua conferma col referendum sono assurdi ed incomprensibili specialmente se pubblicati sul quotidiano dei Vescovi Italiani, che è letto prevalentemente da praticanti che sono indotti a credere che gli effetti della legge 40 sono positivi visto che aumenta il numero delle coppie che vi fanno ricorso e non viene mai sottolineato abbastanza l’altissimo prezzo in vite umane indifese ed innocenti che si paga per avere un figlio in braccio! Sorprende che né la Morresi né altri abbiano citato l’istruzione della CDF DIGNITAS PERSONAE del dicembre 2008, che più ampiamente della Donum Vitae tratta della fecondazione in vitro a 30 anni dalla nascita della prima bambina in provetta. 
Non è mai troppo tardi per i credenti e siamo certi che questa via crucis dei pro life italiani si concluderà con il trionfo della Verità e della Vita. 


(Articolo non firmato)

giovedì 28 ottobre 2010

Citazioni e strategie


Sul sito Web del Movimento per la Vita è stato pubblicata la delibera del Consiglio Direttivo adottata alla riunione del 23 e 24/10/2010.


In questa Delibera si legge:

"Il Consiglio direttivo rileva che l'incontro a Milano è stato riportato in maniera inesatta dal comunicato stampa N.89, unilateralmente emesso da tale Comitato".

Il Comunicato stampa n. 89 del Comitato verità e Vita non è riportato.

Si aggiunge:

"Sui contenuti si rilevano infedeltà e omissioni riguardo al contenuto e alle modalità dell'incontro, in particolare con l'attribuzione al Mpv italiano di opinioni (sulla legge194, sulla fecondazione artificiale omologa) che non corrispondono alla realtà dei fatti e alla storia del Mpv italiano"

Andiamo a guardare il Comunicato Stampa n. 89: "Le due delegazioni hanno constatato che permangono importanti differenze di posizione tra le associazioni: se comune è lo scopo della difesa di ogni vita umana dal concepimento alla morte naturale, diversi sono i giudizi di merito, ad esempio intorno agli argomenti e all’insistenza con cui contestare pubblicamente e continuativamente la legge 194; intorno alla legge 40/2004 e alla fecondazione artificiale omologa; intorno alla legalizzazione del testamento biologico."

E allora: in che punto il Comunicato stampa avrebbe attribuito al Movimento per la Vita opinioni che non rispondono alla realtà dei fatti? Il Comunicato stampa non attribuisce affatto "opinioni"; semplicemente dà atto che vi sono importanti differenze di posizione.

Il Comitato Direttivo vuole sostenere che non vi sono importanti differenze di opinioni?
Pare proprio di no, perché dopo si dice:
"Sono invece reali le considerazioni sulle diverse strategie che caratterizzano le due associazioni, diverse e talora addirittura contrastanti, per esempio sulla legge sul Fine Vita (in gestazione in Parlamento dopo la vicenda di Eluana Englaro), e sulle modalità di contrasto alla cultura sempre più permissiva sulla fecondazione assistita, alimentata dalle sentenze giudiziali demolitive della legge 40."

Insomma: Verità e Vita e Movimento per la Vita sono d'accordo nel sostenere che vi sono importanti differenze di posizione ... ma il Comitato Verità e Vita non doveva dirlo per primo?
Non doveva rivelare che vi era stato un incontro?
Forse l'inesattezza del Comunicato stampa stava nel punto in cui si diceva che "l’auspicato incontro si è finalmente svolto, in un clima franco e cordiale"?

Il Comunicato favoriva "la confusione tra Movimento per la vita e l'attuale Comitato Verità e vita" (forse nel passo in cui scriveva che "I presidenti hanno convenuto circa il fatto che il Comitato Verità e Vita e il Movimento per la Vita sono due associazioni distinte e autonome, che agiscono in maniera trasparente attraverso i rispettivi organi statutari")?

Il Comitato Direttivo del Movimento per la Vita comunque, conclude sulle strategie:
"Infatti l'identità di concezione per quanto riguarda l'esistenza del diritto alla vita dal concepimento alla morte naturale non deve far sottovalutare la grande distanza nelle strategie operative, perché proprio queste contraddistinguono l'identità di un movimento".

Un primo "assaggio" della diversità nelle strategie operative lo dà Walter Boero che, poiché sostiene che "il dialogo con i laici è possibile", trova un bello spazio su "Repubblica Torino", con tanto di foto sorridente.
Elegante l'apertura in pieno linguaggio "anni '70": il Comitato Verità e Vita è composto dalle "frange più intransigenti" che "rappresentano solo poche decine di esagitati".
(Bello il fatto che Boero scagli addosso agli "esagitati" la qualifica di "intransigente": eh, sì, difficile transigere sui bambini uccisi ...)

Non basta: non virgolettato, Boero sostiene che le "frange intransigenti" degli "esagitati" appellano le donne che abortiscono con le parole "assassine" e "malate di mente".

Comunque Boero (posso aggiungere una sensazione? Un po' sprezzante) sostiene che "i loro atteggiamenti non possono essere in alcun modo in sintonia con il nostro stile. Una questione di metodi".
E' una questione di strategie operative o di stile?

Boero centra il punto: "Mi pare proprio che queste persone abbiano comportamenti che non tengono conto della realtà"
Quale sarà la realtà per Boero? Terrà conto che nell'aborto viene ucciso un bambino? Non lo sappiamo perché - rispettando una convenzione implicita nelle interviste a giornali di questo tipo - Boero omette qualunque riferimento al bambino che viene ucciso (forse è una questione di stile ...). La parola "bambino" viene usata con riferimento alla donna che ha abortito o intende abortire: secondo Boero, sostenere che "si debbano avere posizioni più dure ... è come sbattere il libro in faccia a un bambino che prende quattro in matematica".

Ecco, comunque, la linea strategica di Boero: di fronte alla (minacciosa?) domanda della giornalista: "Voi andate davanti agli ospedali a cercare di convincere le donne a non abortire?", Boero rassicura (è per favorire il dialogo con i laici?): "No, abbiamo degli sportelli, uno anche all'interno del Mauriziano. Chi vuole ci consulta, non cerchiamo nessuno".

Ma per far capire che Boero è davvero un laico -laico, l'aggiunta, non richiesta: "Né tantomeno andiamo a pregare al mattino presto davanti al Sant'Anna come fanno alcuni di loro" (non sia mai ...).

Come stupirsi, allora che "mai avuto problemi"?

Mentre qualche "esagitato" ha firmato un "patto per la vita e la famiglia" con Roberto Cota, i "metodi" di Boero sono ovviamente "altri": "di recente abbiamo organizzato un incontro con gli operatori dei consultori e la discussione è stata proficua e interessante": proficua per chi? E interessante per chi?

Quello che interessa a Boero, sembra di capire, è bloccare l'ingresso dei volontari per la vita negli ospedali: "So che quella delibera debba ancora precisare molti aspetti".
Boero chiederà che i volontari abbiano "stile", non siano "esagitati", stiano attenti a non pregare e - mi raccomando! - si impegnino a non cercare di convincere le donne a non abortire?

Giacomo Rocchi

sabato 25 settembre 2010

Giuseppe va alla guerra/1


L'eleganza di Giuseppe Anzani nel definire (nei due articoli apparsi su Il Foglio del 18 e del 23/9) alcuni soci fondatori del Movimento per la Vita "quattro bastiancontrari" che avrebbero "imbeccato" Francesco Agnoli e che, in passato, avrebbero esercitato con "asprezze aggressive" il loro "integrismo" e che attualmente "non demordono", forse perché "soffrono di mancate presidenze"; e, ancora, che "seminano divisone, amarezza e discordia" si commenta da sola.

Traspare, per di più, una concezione della democrazia che - se è lecito ironizzare - mischia insieme Totò e Lenin: "Ora che quelli che non erano d'accordo se ne sono andati, possiamo iniziare a discutere!" (e ovviamente la discussione è "finalmente serena, amicale, solidale" e addirittura "gioiosa"! Lo immaginiamo: uno interviene e tutti dicono: "è vero, hai ragione, bravo!" Chissà se gira lo spumante ...).

Forse è l'eccesso di zelo: avete presente le riserve nelle squadre di calcio scaraventate all'improvviso in campo dall'allenatore? Corrono più che possono, si agitano ... Già, perché è strano che Anzani accusi Agnoli (un giornalista: da querela!) di farsi "imbeccare" e di scrivere quello che gli viene detto da quelli di Verità e Vita (che vogliono addirittura una "rivincita distruttiva"): che qualcuno gli abbia detto: "vai avanti tu"?

Ma scendiamo a quello che dice Anzani. E iniziamo dalla contrapposizione tra "centomila parole" e "centomila bambini salvati". Sì, perché "il MpV sente la vocazione ad operare nella storia, nella concretezza quotidiana, nel soccorso reale fino al limite del possibile, nella testimonianza di amore alla persona" e "non riempie scaffali e pareti di trattati e di striscioni, ma di storie aiutate, di vite salvate"; perché "ci sarà chiesto conto di ogni parola inutile".
Non so cosa faccia Anzani nel Movimento a cui appartiene: è un po' strano che un conferenziere, giornalista, giurista - insomma, uno che lavora con le parole - le metta in un angolo; a me sembra che voglia impedirci di pensare (dice, infatti, che possono pensare solo quelli che "hanno visto").
Ma noi ragioniamo lo stesso anche senza autorizzazione di Anzani: lo faremo nei prossimi commenti.

Ma, tanto per rimanere sulle "parole inutili", come non concludere con quella bellissima frase riferita alla legge 40: "proprio su alcune sue espressioni la Corte Suprema ha di recente poggiato un importante dictum sulla soggettività giuridica del concepito ancor prima della nascita". Vedete come sono importanti le parole per Anzani: quelle della legge e i dicta della Cassazione ... Peccato che quel dictum non abbia prodotto nessun effetto (appunto: parole inutili) mentre l'altro dictum - quello della Corte Costituzionale che ha eliminato il limite dei tre embrioni - quello sì, che è efficace: permetterà ai congelatori di embrioni (che già la legge 40 autorizzava ad operare) ad estendere la loro opera. Se gli embrioni morti nel 2008 sono 75.000, quanti saranno in futuro? Ne parleremo.

Giacomo Rocchi

P.S. Confesso subito: sono figlio di uno dei "quattro bastiancontrari". Mi lacrimavano gli occhi per i lacrimogeni quando il Palazzo dei Congressi di Firenze era assediato dalle femministe. Qualche mese fa un relatore ad un incontro pubblico, incontrandolo dopo tanti anni, aveva voluto pubblicamente ricordare che una sua conferenza aveva portato alla nascita del CAV di Siena. All'epoca conobbi Francesco Migliori e anche Madre Teresa; non conobbi invece Anzani: non si può avere tutto! "Integrista" e "bastiancontrario"? Da ragazzo avrei usato anche espressioni più forti: ma che padre è chi non cerca di salvare la vita di tutti i figli?

domenica 19 settembre 2010

Movimento per la Vita e Comitato Verità e Vita: una guerra inevitabile?


Il Comitato Verità e Vita ha pubblicato tre comunicati stampa sulla questione dei rapporti con il Movimento per la Vita.

Nel primo (CS 84) si affermava: "Tutti gli associati al Movimento per la Vita devono stare molto attenti ad avere rapporti con Verità e Vita. E' quanto ha stabilito la Giunta esecutiva del movimento pro-life presieduto da Carlo Casini, che nei giorni scorsi ha diffuso un documento molto duro nei confronti del Comitato Verità e Vita (il documento della Giunta Esecutiva del Movimento per la Vita veniva allegato).
Tutti i Centri di Aiuto alla Vita e i Movimenti per la Vita sparsi per l'Italia si sono visti recapitare un testo nel quale, fra l'altro, si può leggere: “Da tempo si va svolgendo un'attività di denigrazione del MPV e della sua dirigenza, attraverso comunicati stampa, convegni e articoli sul Web”.
I colpevoli di questa presunta attività denigratoria sarebbero “ soggetti che affermano di avere a cuore la difesa della vita, come l'associazione denominata Comitato Verità e Vita ”. In questo Comitato - prosegue il documento del MpV - “militano persone che in passato hanno fatto parte del MPV e ora lo aggrediscono come se la linea di azione seguita dai suoi organi statutari rappresentasse un cedimento rispetto agli ideali.” Secondo il Movimento per la Vita italiano queste accuse sono “ingiuste e ingenerose”, in particolare quando sono “dirette alla persona del Presidente”, al quale la giunta esecutiva rinnova “i sentimenti di stima e gratitudine profonda”.
Quali sarebbero le “colpe” più gravi del Comitato Verità e Vita? Innanzitutto, mettere sullo stesso piano la legge 194 e la legge 40, giudicando entrambe “leggi gravemente ingiuste”. Il Movimento per la Vita rivendica che la sua linea sulla legge 40 è stata “scelta dall'Assemblea e dal Direttivo Nazionale, con metodo democratico, e si è trovata in totale sintonia con la Conferenza episcopale e il mondo ecclesiale.”
La seconda accusa rivolta a Verità e Vita riguarda proprio il rapporto con la Conferenza episcopale italiana: secondo la giunta esecutiva, il Movimento per la vita ha sempre agito nella “totale fedeltà agli ideali professati” e “restando attenta al magistero della Chiesa”. Cosa che invece, pare di capire “per contrasto”, non sarebbe propria del modus operandi di Verità e Vita.
Perentorie le conclusioni del Movimento per la Vita, che raccomanda “ agli associati del MPV di fare attenzione ai rapporti che il Comitato Verità e Vita volesse proporre: è evidente che non può accettarsi nessuna confusione o assimilazione. ”
Verità e Vita prende atto con disagio di questa manifestazione di ostilità verso una realtà pro-life, e si riserva di rispondere nel merito in breve tempo, per ristabilire la verità e salvaguardare, per quanto sta in noi e nei limiti del possibile, le esigenze di un dialogo che superi settarismi e rendite di posizione. In nome, appunto, della Verità e della Vita".


Una risposta più articolata giungeva alcuni giorni dopo (CS 85):

" Nei giorni scorsi il Movimento per la Vita italiano ha diffuso un documento in cui attacca il nostro Comitato, raccomandando “agli associati del MPV di fare attenzione ai rapporti che il Comitato Verità e Vita volesse proporre”. Riteniamo doveroso rispondere alle affermazioni contenute in quel documento, che ci offre l’opportunità di riaffermare con convinzione le ragioni del nostro impegno.

1. Il Comitato Verità e Vita esiste. Il documento del Movimento per la vita è la conferma del fallimento di ogni tentativo messo in atto in questi anni per fare finta che Verità e Vita non esistesse, ignorandolo come interlocutore serio, credibile e motivato. Verità e Vita esiste, nonostante l’impressionante censura esercitata nei nostri confronti da molti organi di informazione di area cattolica. Verità e Vita esiste, nonostante non percepisca alcuna forma di finanziamento stabile. L’idea che il mondo pro-life debba consistere in un’unica associazione, la pretesa cioè di una “monocoltura pro-life”, appartiene a un passato definitivamente superato dai fatti. In Italia esistono più associazioni che si impegnano per la difesa della vita umana innocente, e bisogna fare i conti con questo dato di realtà, riconoscendo in esso non una tragedia o un reato di lesa maestà, ma una preziosa risorsa.
2. Il Comitato Verità e Vita non è nato per alimentare rivalità di natura personale, che sono sempre possibili nella vita, ma che devono essere combattute e vinte. La nostra posizione in nessun modo è una battaglia contro il Movimento per la Vita Italiano: lo dimostra il fatto che molti componenti del Comitato Verità e Vita hanno fatto parte e molti ancora fanno convintamente parte del Movimento per la Vita. Inoltre, alcuni Movimenti per la vita e Centri di Aiuto alla Vita locali hanno deciso in questi anni di aderire al Comitato Verità e Vita. Non abbiamo certamente una "visione discorde sulla vita" rispetto a quel glorioso movimento e tanto meno disconosciamo l'opera di chi l'ha guidato, ma piuttosto - e non sempre - dissentiamo (esplicitamente e senza infingimenti) dalla linea strategica adottata. Riteniamo infatti che l'unica strategia possibile, di fronte agli attacchi concentrici e sempre più violenti da parte dei nemici della vita, sia quella di una difesa intransigente, che riaffermi instancabilmente i principi di fondo, denunci le leggi ingiuste e le pratiche antiumane e affermi tutta la verità sull'uomo. Questo non significa disconoscere il valore dell'opera dei politici cattolici che, nel concreto, cercano di ottenere risultati anche parziali; e tanto meno significa negare la buona fede a coloro che propongono o sostengono proposte di legge che al nostro Comitato appaiono erronee: ma abbiamo il dovere della verità, anche se scomoda, ricordando che il diritto alla vita è universale e non negoziabile.
3. Il Comitato Verità e Vita è nato per riaffermare “senza se e senza ma” una serie di ben precise “verità sulla vita”:a) il rifiuto di ogni legittimazione della fecondazione extracorporea, come quella contenuta nella legge 40 del 2004, in quanto pratica contraria alla dignità umana e all’origine di centinaia di migliaia di embrioni prodotti per morire (vedi “Manifesto Appello: una legge gravemente ingiusta”, testo integrale in http://www.comitatoveritaevita.it/pub/nav_Manifesto_Appello.php%20b) il conseguente giudizio in base al quale la legge 40 – pur maturata in un contesto diverso dalla legge 194 - è una “legge gravemente ingiusta”, come lo sarebbe qualunque norma che consentisse l’uccisione programmata di esseri umani innocenti; i divieti in essa contenuti (purtroppo superati e disattesi dalla prassi) possono legittimamente farla apparire come “migliore” di altre leggi ingiuste sulla materia, ma non possono trasformarla in una “buona legge”;c) la denuncia ferma e decisa della legge 194 sull'aborto, legge integralmente iniqua che permette l'uccisione di milioni di bambini; e legge che non può essere certo definita una “buona legge fin’ora applicata male” in virtù dell’esistenza di reali o presunte “parti buone della 194”; d) il rifiuto e la denuncia di tutte le forme, anche nascoste, di soppressione dei concepiti, come ad esempio la contraccezione che nasconde effetti abortivi; e) il rifiuto e la denuncia di ogni tentativo di legalizzazione dell'eutanasia, che si è concretizzata nella difesa della vita di Eluana Englaro e nella messa in atto di ogni tentativo di farne punire l'ingiusta uccisione –anche mediante la denuncia penale– e che si continua a concretizzare nella decisa opposizione alla proposta di legge sulle dichiarazioni anticipate di trattamento (DAT), che introducono surrettiziamente l'eutanasia dei disabili e dei malati (vedi “Manifesto Appello: Contro la legge sul Testamento biologico, contro ogni eutanasia”, link al testo integrale http://www.comitatoveritaevita.it/pub/nav_Manifesto_Appello_testamento_biologico.php)
4. Chi afferma -anche indirettamente- che questa linea intransigente è contraria al Magistero della Chiesa Cattolica ha l'onere di provarlo. Il Comitato Verità e Vita è un'associazione non ecclesiale e non confessionale, fedele a uno statuto che si radica nei principi non negoziabili e immutabili della legge naturale. Ora, è evidente che tali principi non potrebbero mai essere disattesi dal Magistero della Chiesa cattolica. Dunque, Verità e Vita è da sempre attenta alla conoscenza, allo studio e alla divulgazione degli insegnamenti della Chiesa in ambito bioetico, senza omissioni o strane amnesie. Dunque, Verità e Vita non può che condividere, in coerenza con il proprio statuto, i giudizi etico-giuridici della Chiesa sull’aborto, definito "abominevole delitto"; sulla fecondazione artificiale extracorporea omologa ed eterologa, riconosciuta come occisiva ad esempio nel documento Dignitas Personae; sull’eutanasia e su ogni tentativo di sua surrettizia legalizzazione sotto forma di dichiarazioni anticipate di trattamento o di testamento biologico, strumenti contro i quali si sono schierati Chiesa cattolica e pro-life di tutto il mondo.
5. Le innumerevoli prese di posizione assunte dalle Conferenze Episcopali nel mondo non costituiscono automaticamente “Magistero della Chiesa”. Lo prova il fatto che, storicamente, si sono registrate posizioni ufficiali di conferenze episcopali che hanno apertamente contestato il Magistero petrino: si ricordi, a puro titolo di esempio, il caso della Conferenza Episcopale austriaca che criticò Paolo VI all’indomani della Humanae Vitae. Ovviamente, il Comitato Verità e Vita è anche attento a quanto la Conferenza Episcopale Italiana (CEI) afferma e alle indicazioni che essa offre. Verità e Vita d’altra parte non è un movimento ecclesiale, in base a una scelta dettata dalla consapevolezza che la difesa del diritto alla vita altro non è che difesa dei diritti umani fondamentali, battaglia valida per tutta la società e alla quale possono unirsi anche non cattolici. Quindi, all'ascolto attento e rispettoso di quanto la CEI dice, si sono accompagnati e si accompagnano altrettanto rispettosi e argomentati dissensi sulla strategia adottata e sulle direttive offerte ai movimenti ecclesiali e ai politici cattolici.
6. In concreto, il Comitato Verità e Vita ha espresso pubblicamente il suo dissenso:
a. dalla tesi per cui la legge 194 non sarebbe più una legge da abrogare, ma solo da “applicare meglio”;b. dalla tesi per cui le dichiarazioni anticipate di trattamento (DAT) siano diventate una cosa buona e giusta, e la norma che le legalizza meriti di essere sostenuta; c. dalla tesi che la legge 40 del 2004 sulla Fivet sia una buona legge da difendere “senza se e senza ma”, sottolineando:
- che il cosiddetto "far west della provetta" non era motivo sufficiente per promuovere la legalizzazione formale di pratiche antiumane;- che esisteva il rischio che, ben presto, tutti i "paletti" che apparentemente la legge poneva sarebbero caduti, cosa purtroppo avvenuta;- che –considerandola terapia- il numero delle coppie che saranno indirizzate alla Fivet sarebbe cresciuto nel tempo (come risulta dalle prime relazioni ministeriali: 33.375 nel 2006; 36.495 nel 2007 ) e con esso il numero degli embrioni sacrificati ( 63.322 nel 2006; 70.201 nel 2007);
7. Il Comitato Verità e Vita esprime stupore e amarezza constatando che il Movimento per la Vita Italiano percepisca questo legittimo, esplicito e motivato dissenso come un attacco diretto al Movimento e al suo Presidente. Pare ovvio che il MpV adotti le sue decisioni a maggioranza e che le sue decisioni siano vincolanti per lo stesso; pare altrettanto ovvio che l'essere state adottate decisioni a maggioranza non comporta l'obbligo del silenzio per gli associati, che si vogliono colpiti da provvedimenti disciplinari se si permettono di affermare le proprie legittime opinioni: la democrazia della maggioranza, per essere tale, si accompagna sempre alla libertà di manifestazione del pensiero; nel caso contrario diventa una finzione, una recita che non merita di chiamarsi con quel nome.
8. Non abbiate paura del Comitato Verità e Vita. Il nostro Comitato continuerà a svolgere il compito affidatogli all'atto della costituzione. Tra i nostri obiettivi non vi è in nessun modo l'aggressione verso il Movimento per la Vita Italiano e verso il suo Presidente. Gli ideali di difesa della vita sono esattamente gli stessi. Anche per questo motivo non intendiamo reagire a questa ingiusta e sorprendente aggressione con atteggiamenti ostili e bellicosi. Agli amici del Movimento per la Vita diciamo: non abbiate paura del Comitato Verità e Vita. Non abbiate paura di ascoltarci e di impegnarvi a combattere insieme contro la cultura della morte. Noi siamo contrari alla legalizzazione dell’aborto, della fecondazione artificiale, del testamento biologico, dell’eutanasia. Possiamo costituire un pericolo per la verità e per la vita innocente? Ve lo ripetiamo: non abbiate paura di noi. Altri sono i nemici da combattere"


Infine, ieri è stato emesso un ulteriore comunicato stampa (CS 86) in cui si dà atto dei tentativi di dialogo intrapresi:

"Verità e Vita ha chiesto un incontro chiarificatore al Presidente del Movimento per la Vita Italiano Carlo Casini. La decisione è stata presa dopo la divulgazione di un documento della Giunta del Movimento per la vita in cui si formulavano apprezzamenti negativi nei confronti di Verità e Vita (confronta i nostri Comunicati Stampa n. 84 e n. 85). Il 6 luglio Mario Palmaro - attuale Presidente nazionale di Verità e Vita – ha deciso di scrivere a Carlo Casini per promuovere un dialogo costruttivo. “Il Comitato Verità e Vita – si legge fra l’altro nella missiva - ha già espresso, attraverso due Comunicati stampa, il proprio rammarico per le affermazioni obiettivamente offensive contenute nel comunicato diffuso dalla Giunta del MpVI. In quei comunicati abbiamo per altro deciso di non alimentare la polemica, ma di ripetere – a beneficio dei più distratti e dei meno informati – quali siano gli elementi essenziali dell’identità e dell’azione di Verità e Vita, associazione pro life autonoma e indipendente, che opera ormai dal 2004.”“In spirito di rispettosa pacificazione – prosegue la lettera inviata a Casini - il Consiglio Direttivo di “Verità e Vita” chiede formalmente al Movimento per la Vita Italiano di concordare un incontro fra i rispettivi Uffici di Presidenza, al fine di chiarire ogni possibile fraintendimento e delineare possibili modalità di una libera collaborazione alla causa sicuramente comune, in dialogo sui contenuti – culturali, morali, giuridici – e nell’intelligente sostegno delle rispettive linee operative. Ritengo che vedersi e ascoltarsi possa aiutarci a comprendere meglio le nostre ragioni, nel reciproco riconoscimento di esistenza e di partecipazione in modi diversi a una causa comune. In fiduciosa attesa di una positiva risposta, ti saluto con amicizia.”La lettera di Verità e Vita risulta recapitata il 12 luglio. Da allora, però, non è pervenuta alcuna risposta, anche solo in via ufficiosa."

mercoledì 13 gennaio 2010

Un manifesto appello contro l'eutanasia


"Disposizioni in materia di alleanza terapeutica, di consenso informato e di dichiarazioni anticipate di trattamento"
Questo è il titolo del progetto di legge Calabrò approvato al Senato della Repubblica e in discussione alla Camera.
Tutto bene?
Pare di sì: vogliono "allearsi" con noi, richiedono il nostro "consenso informato" e sono disposti a dare valore addirittura alle nostre "dichiarazioni anticipate di trattamento" ... Che vogliamo di più?
Non solo: i parlamentari ci rassicurano subito:
"La presente legge, tenendo conto dei principi di cui agli articoli 2, 13 e 32 della Costituzione: riconosce e tutela la vita umana, quale diritto inviolabile ed indisponibile, garantito anche nella fase terminale dell’esistenza e nell’ipotesi in cui la persona non sia più in grado di intendere e di volere, fino alla morte accertata nei modi di legge"
Possiamo stare tranquilli, allora; la nostra vita è garantita, nessuno può violarla ...
Un primo dubbio ... ma questo non c'era già scritto nell'articolo 575 codice penale sull'omicidio volontario?
Come mai questo legislatore è così premuroso, soprattutto nei confronti di coloro che sono "nella fase terminale dell'esistenza" oppure che non sono "più in grado di intendere e di volere"?
Non sarà mica la stessa premura avuta nel 1978 rispetto ai bambini non ancora nati, quando il Parlamento affermava di tutelare "la vita umana dal suo inizio"?
Leggete - e aderite! - al Manifesto Appello: ne vedrete delle belle!
Giacomo Rocchi

sabato 27 settembre 2008

Bagnasco e l'approvazione di una legge sul “fine vita”

Il cardinale Bagnasco ha scelto per il discorso di apertura dei lavori della Conferenza episcopale italiana un argomento difficile, auspicando l'approvazione di una legge sul “fine vita”, sperabilmente sostenuta dal “consenso più ampio”. Un auspicio immediatamente inteso come un'apertura della Chiesa cattolica al cosiddetto “testamento biologico”. Apertura che è stata favorevolmente accolta dai politici cattolici di maggioranza e opposizione, ma ha anche suscitato fortissime reazioni all'interno del mondo cattolico. In particolare l'associazione Verità e Vita (molti dei suoi componenti sono attivi anche nel Movimento per la Vita) l'ha definita un clamoroso autogol, dettato da motivazioni essenzialmente politiche, e in contrasto con la posizione assunta in tutti questi anni dalla Chiesa cattolica sul testamento biologico, strumento per la legalizzazione dell'eutanasia.

I cattolici di Verità e Vita ritengono, difatti, l'eutanasia l'inevitabile approdo del testamento biologico, che presuppone il riconoscimento dell’autodeterminazione e della disponibilità del bene della vita, con una conseguente profonda modificazione anche del rapporto paziente-medico, il cui intervento non sarebbe più legittimato dal “bene del paziente”, ma dalla “volontà del paziente”. Oltre tutto nemmeno si evita l'accanimento terapeutico, ma se ne rende il concetto del tutto soggettivo, “slegato dalla condizione di malato terminale e (si) permette ad altri di decidere se quel malato (l'anziano in stato di demenza senile, il giovane in stato vegetativo persistente e così via) è sottoposto a quello che essi ritengono essere accanimento terapeutico”. In conclusione, “riconoscere valore alle dichiarazioni anticipate di trattamento che impongono la cessazione di cure non ridurrà affatto l'accanimento terapeutico, ma renderà lecito quello che fino a questo momento è illecito, l'omicidio del consenziente”.


Fortemente critico anche il “Foglio” di Giuliano Ferrara, che parla di “una risposta intimidita e confusa alle istanze della cultura post-moderna, un'acquiescenza al relativismo soggettivista, che affida alla volontà soggettiva delle persone la scelta insindacabile su come si debba morire”.


Un dissenso così deciso ha scatenato onde di tempesta all'interno del mondo cattolico. A difesa di Bagnasco e della Cei sono intervenuti, fra gli altri, il suo predecessore e due giuristi di livello nazionale come Francesco D'Agostino e Alberto Gambino, sostenendo che basta leggere le esatte parole di Bagnasco per rendersi conto che “in nulla e per nulla avallano l'interpretazione di Ferrara”. Il presule non avrebbe inteso promuovere l'approvazione del testamento biologico (in effetti mai nominato nel suo intervento), ma si sarebbe solo preoccupato di porre riparo al vuoto legislativo che ha consentito la sciagurata sentenza con la quale la Cassazione, ha condannato alla morte per fame e per sete Eluana Englaro Una sentenza che, secondo D'Agostino, “ha di fatto introdotto l'istituto del testamento biologico (e per di più in forma anche verbale!), alterando profondamente il principio etico e giuridico del rispetto assoluto dovuto alla vita umana”.


Resta il fatto che, nonostante la tradizionale prudenza dei principi della Chiesa (forse non più di moda) prudenza l'intervento di Bagnasco non deve essere stato così chiaro se non solo Ferrara, criticamente, ma, approvando, Talamo sul “Messaggero”, Rodari sul “Riformista” e molti altri vi hanno visto un'apertura al testamento biologico. Per di più appare quanto meno discutibile la presenza di un vuoto legislativo, L'art. 579 del codice penale punisce l'omicidio del consenziente e l'art. 580 chi determina altri al suicidio o ne rafforza il proposito o ne agevola in qualsiasi modo l'esecuzione. Esiste invece, purtroppo (questa sì) la sciagurata sentenza sul caso della povera Eluana Englaro, ma questa è sintomo ed espressione della crescente tendenza del giudiziario a ritenersi di fatto “legibus solutus” e ad assumersi compiti e poteri propri del legislativo (si pensi alla recente condanna di un professore per avere minacciato di bocciatura un alunno indisciplinato o alla semi-autorizzazione ad imporre ai figli il solo cognome della madre). Si tratta di un problema diverso e più vasto, che per essere risolto esige un ripensamento (magari in sede di riforma della giustizia) dei rapporti fra poteri dello Stato. Fino ad allora è difficile pensare che l'eventuale legge sul “fine vita” riesca più vincolante del codice penale, tanto più che, come è stato osservato, una volta lanciata la palla nell'agone parlamentare è difficile prevedere cosa, fra compromessi bipartisan ed emendamenti, ne uscirà. O forse è fin troppo facile. Non per nulla i “laici” avvezzi a strapparsi le vesti per le interferenze della Chiesa questa volta hanno osservato un rispettoso silenzio.

Francesco Mario Agnoli - pubblicato su La Voce di Romagna del 26-09-2008

mercoledì 24 settembre 2008

No al testamento biologico. Senza se e senza ma

Invio un importante messaggio (fonte Comitato Verità e Vita) Invito alla lettura in quanto illuminante sul tema in oggetto.
Giovanni Ceroni



http://www.comitatoveritaevita.it/pub/comunicati_read.php?read=143

No al testamento biologico. Senza se e senza ma.
Clicca per Ingrandire Comunicato Stampa N. 54

In questo momento di forte disorientamento dell'opinione pubblica – che vede nel pronunciamento dei vescovi italiani una legittimazione morale del Testamento biologico – Verità e vita ribadisce tutti gli elementi negativi legati al living will:

a. Ogni forma di testamento biologico stravolge il rapporto tra medico e paziente, rendendo il medico esecutore delle decisioni altrui

b. Il testamento biologico, anche se redatto in forma inequivocabile, certa ed esplicita non garantisce affatto che chi lo redige o lo firma sia davvero libero, davvero consapevole, davvero informato.

c. C'è il serio rischio che questo strumento – in se stesso abbastanza asettico e
ambivalente sul piano morale – venga utilizzato come cavallo di Troia per introdurre nell'ordinamento la prassi eutanasica.

d. I più strenui fautori del testamento di vita sono i bioeticisti e i circoli politicoculturali che si battono per la legalizzazione dell'eutanasia e. Il testamento biologico è la prosecuzione del processo di "controllo autogestito" della vita avviato dal pensiero illuminista e anticattolico. Basta leggere questo pensiero del bioeticista laico Maurizio Mori: "A mio giudizio c'è un elemento strutturale profondo, legato al fatto che ormai anche il versante più prettamente biologico della nostra vita è entrato nel nostro ambito di decisione. D'altra parte anche da un punto di vista storico questo è un processo ineluttabile. Se pensiamo ai tre grandi cardini della vita sociale -il matrimonio, l'unione, cioè, di due adulti al fine di generare, la nascita, l'apparire, cioè, di un nuovo individuo, e la mortevediamo che la presa di controllo del matrimonio, iniziata con l'illuminismo, è ormai del tutto acquisita con l'introduzione del divorzio e il controllo della trasmissione della vita attraverso la contraccezione, e che ora stiamo arrivando a controllare anche gli altri due momenti: l'ingresso nella vita e la morte. Questo comporterà una completa riorganizzazione della vita sociale". Verità e Vita non vuol rendersi complice in alcun modo di questo processo, forse ineluttabile.

f. Nessun uomo sa veramente prevedere ciò che vuole per sè in un futuro solo immaginato ma mai vissuto;

g. Il testamento di vita è uno strumento malvagio o inutile. Possiamo ricondurre l'infinita varietà dei casi clinici a tre categorie di casi emblematici. Il primo: il paziente chiede nel testamento di vita al medico di assumere una condotta che configura una vera e propria eutanasia, cioè una condotta attiva o passiva che contiene in sé l'intenzione di provocare la morte. In questo caso, il medico ha il diritto e soprattutto il dovere di ignorare le direttive anticipate. Il secondo caso: il paziente prescrive ai sanitari di insistere oltre ogni ragionevole limite nel somministrare cure e farmaci, mettendo in atto l'ipotesi dell'accanimento terapeutico. E' probabile che in simili situazioni il medico ancora una volta si smarchi dalla richiesta del paziente, e applichi le terapie senza inutili insistenze.
Terza ipotesi: il paziente chiede al medico di fare esattamente ciò che il medico stesso è chiamato a compiere in ossequio alla sua arte e alla sua retta coscienza.
Per cui, anche in assenza del living will, il buon medico avrebbe assicurato al paziente il medesimo trattamento. Mi pare che non siano pensabili altre situazioni.

h. Il Testamento biologico serve casomai a nascondere alcuni veri problemi della medicina moderna, tentando di risolverli con l'arma – sempre deleteria – del legalismo e del formalismo contrattuale. Che il medico e il paziente riprendano a dialogare fra loro; che il medico si sforzi di conoscere il malato nella sua complessità di persona, e non di insieme di organi da riparare; che il malato ritorni ad affidarsi al medico con la fiducia di chi si riconosce bisognoso di salute, di quella salus che contiene in sé la radice della parola "salvezza".

i. La figura del "tutore" è, in tal senso, emblematica: si affida a un terzo rappresentante legale la cura degli interessi del malato, quasi che egli avesse necessità, davanti al "tribunale medico" di un avvocato che ne difenda gli interessi. Sottintendendo che gli interessi del medico e della medicina divergono da quelli del paziente e della sua famiglia.

j. Il nodo del problema sta qui, al livello del senso più profondo dell'arte medica, nella riscoperta dei contenuti essenziali del Giuramento di Ippocrate. Si tratta di decidere se è possibile una medicina che prescinda da quei precetti, o se invece – come dimostra l'esperienza clinica – non c'è medicina vera se non dentro questo misterioso "patto asimmetrico" che lega il paziente al medico. Il testamento di vita appartiene a una visione contrattualistica del rapporto medico-paziente, dove i pilastri della fiducia e della compassione sono stati rimpiazzati dalla volontà negoziale delle parti e dalla minaccia di salatissime richieste di risarcimento danni. Triste il giorno in cui la medicina avrà accettato di diventare una simile desolata landa senz'anima.

Mario Palmaro
Verità e Vita