Questo è lo slogan che campeggia nella home page del Movimento per la Vita che, ripetutamente, ha chiesto che la Camera dei Deputati approvi senza ritardo il progetto di legge Calabrò nel testo uscito dal Senato.
Nel sito del Movimento per la Vita è presente anche una documentazione ampia che contiene anche l'ultimo contributo inviato ai Deputati il 14/12/2009: "La legge sul fine vita dopo il caso Eluana. Un contributo di riflessione". Ognuno può accedere a questi documenti.
Non siamo d'accordo e il nostro Manifesto Appello spiega ampiamente i motivi: quella legge - a prescindere dalla buona fede o dalle ottime intenzioni di chi l'ha confezionata e di chi la sostiene, è un "secondo passo" (il primo è stato la morte procurata di Eluana Englaro) nella direzione dell'eutanasia.
Sappiamo bene - lo abbiamo visto proprio con la legge 40 sulla fecondazione artificiale - che il danno che può fare un "legislatore distratto" o, peggio ancora, un legislatore disposto a scendere a compromessi (espliciti oppure taciti) su questioni non negoziabili è un danno enorme: in una clamorosa eterogenesi dei fini, la legge 40 ha autorizzato e finanziato (quasi) tutto ciò che i legislatori dicevano di volere vietare e limitare.
Un po' di diffidenza è quindi giustificata ...
A leggere i testi del MpV sembra che la legge Calabrò sia fatta soltanto di poche norme: la proclamazione della inviolabilità e indisponibilità della vita umana e la regolamentazione delle dichiarazioni anticipate di trattamento, non vincolanti per il medico e che non possono contenere il rifiuto di alimentazione e idratazione.
Perché, allora, giustificare questa normativa con la morte procurata di Eluana Englaro? "... solo la legge può assicurare che in altre situazioni simili non si pervenga ad un identico esito ... dopo la morte di Eluana la legge è divenuta indispensabile per riparare la falla ... un rinvio al Senato con conseguenti ritardi che potrebbero consentire la morte di altre persone in condizioni paragonabili a quella di Eluana".
Qualcosa non torna: il caso Englaro non è quello di una donna le cui dichiarazioni anticipate di trattamento non erano state rispettate (non le aveva fatte); piuttosto è il caso in cui ad una persona, il padre - tutore, è stato attribuito il potere di decidere della morte della figlia - interdetta.
Allo stesso modo le "altre persone" in stato vegetativo che la normativa dovrebbe salvare non hanno fatto testamento biologico.
Ma la legge prevede qualcosa sul potere dei tutori sulle cure salvavita degli interdetti?
On. Casini: In base alla legge Calabrò, Beppino Englaro avrebbe potuto rifiutare per la figlia l'inserimento del sondino artificiale che l'ha tenuta in vita per molti anni?
In base alla legge Calabrò, Beppino Englaro avrebbe potuto rifiutare di curare una polmonite alla figlia in stato vegetativo ritenendo la terapia "di carattere sproporzionato"?
In base alla legge Calabrò, i genitori di un neonato prematuro a rischio di disabilità possono rifiutare le terapie intensive che "rischiano" di mantenerlo in vita?
In base alla legge Calabrò, un amministratore di sostegno di un anziano colpito da demenza senile può negare il consenso ad una terapia oncologica?
E rispetto al rifiuto di tutori, genitori, amministratori di sostegno, i medici possono curare ugualmente i pazienti? Sono obbligati a rivolgersi al giudice o possono astenersi da qualunque intervento?
Parliamo davvero di tutta la legge!
Giacomo Rocchi
dal Corsera di oggi 21-1-10 :
RispondiElimina"Testamento biologico anche senza atto formale"
Rispettare "la volontà presunta,ricostruita sulla base di elementi certi,inequivocabili e concordi",anche se non viene espressa con un atto formale come il testamento biologico.E' la proposta di Pubblici Cittadini,associazione nata su iniziativa di un gruppo di docenti universitari,liberi professionisti e giovani studenti.Il contributo al dibattito sul testamento biologico verrà consegnato da alcuni dei garanti,l'ex ministro Antonio Maccanico,Carlo Rognoni e l'ex senatore Valerio Zanone.Il passaggio più innovativo riguarda proprio le modalità di raccolta delle disposizioni di fine vita.Non solo attraverso un modulo,unico e facilmente accessibile per ogni cittadino,riportato su un registro nazionale.Ma anche avvalendosi delle testimonianze di parenti e amici.L'iniziativa di Pubblici Cittadini,come ricorda l'avvocato Gustavo Ghidini,uno dei soci, scaturisce da una preoccupazione : "L'assenza di una politica che rispecchi gli obiettivi condivisi dalla società e che si identifichi col comune sentire è un grosso pericolo per la democrazia".
E INVECE NON E' PERICOLOSO CHE CI SI AFFIDI A DEI MEZZI CHE, IN UNA MATERIA COSI' DELICATA, DI GARANZIE NE OFFRONO BEN POCHE ,COME IL CASO STESSO DI ELUANA (DECISO SULLA BASE DI POCHISSIME TESTIMONIANZE SENZA ASCOLTARE ALTRE VOCI QUANTOMENO NON CONCORDI) CI HA MOSTRATO??
L'iniziativa riportata dal Corriere della Sera altro non fa che abbracciare la sentenza della Cassazione su Eluana Englaro, richiamando i criteri di ricostruzione della volontà presunta che furono utilizzati contro Eluana.
RispondiEliminaSi tratta, però, di un gioco delle parti: i proponenti fanno da "estremisti" per contrapporsi agli intransigenti come noi che rifiutano anche il testamento biologico: così da far apparire il testamento biologico una "via di mezzo" equilibrata.
Non è così: il testamento biologico non garantisce un bekl nulla: non garantisce la certezza della volontà di chi lo firma, la sua informazione al momento di firmarlo, la permanenza della volontà nel momento della sua applicazione, la libertà morale del soggetto che lo sottoscrive. Come cerchiamo di spiegare nel Manifesto Appello è una firma che lascia mano libera a medici e a "fiduciario".
Giacomo Rocchi