Non aveva forse ragione Carlo Casini quando, mentre era in corso la battaglia per l’approvazione della legge che legalizzava l’aborto, osservava: “Uno Stato che si fa distributore di morte, lungi dal combattere per rimuovere le cause dell’aborto, crea un ulteriore e gravissimo incentivo ad esso. (…) Il monopolio dell’aborto è davvero un antidoto all’aborto? Checché se ne dica, la principale causa che spinge molte donne ad interrompere la gravidanza è il diminuito senso del valore del nascituro nella coscienza sociale così come nella mente e nel cuore delle mamma. Uno Stato che si offra come “braccio secolare”, come esecutore di morte (boia? killer?), non contribuisce forse ad aumentare il peso della più importante causa dell’aborto? (…) Ma è poi errata – a mio giudizio – l’affermazione che l’indigenza sia la principale causa dell’aborto. In questi ultimi due anni la professione mi ha fatto incontrare centinaia di donne che hanno abortito o avevano intenzione di abortire. (…) E’ mio dovere però dire che quasi mai sono state addotte ragioni di indigenza. Molte erano le donne sposate con due figli, che non volevano il terzo, molte le studentesse universitarie. Nessuna, comunque, era più povera della mia poverissima madre. Mi è apparso chiaro, allora, che la principale causa dell’aborto è quella che ho già indicato: l’illanguidirsi nella coscienza sociale del valore del concepito come individuo della specie umana”.
Non avevano forse ragione i Vescovi italiani (nella foto il card. Antonio Poma) che, subito dopo l’approvazione della legge 194, ribadivano che “nel suo intervento circa la vita nascente, la comunità politica non può restringersi all'emanazione di una legge, peraltro necessaria, che proibisca come reato l'aborto, da punirsi tuttavia con giustizia ed equità, tenendo conto delle situazioni concrete, in cui é stato commesso” e aggiungevano che “quando autorizza l'aborto lo Stato contraddice radicalmente il senso stesso della sua presenza e compromette in modo gravissimo l'intero ordinamento giuridico, perché introduce in esso il principio che legittima la violenza contro l'innocente indifeso”, definendo così la legge che autorizzava l’aborto “legge intrinsecamente e gravemente immorale”?
Non avevano forse ragione i Vescovi italiani (nella foto il card. Antonio Poma) che, subito dopo l’approvazione della legge 194, ribadivano che “nel suo intervento circa la vita nascente, la comunità politica non può restringersi all'emanazione di una legge, peraltro necessaria, che proibisca come reato l'aborto, da punirsi tuttavia con giustizia ed equità, tenendo conto delle situazioni concrete, in cui é stato commesso” e aggiungevano che “quando autorizza l'aborto lo Stato contraddice radicalmente il senso stesso della sua presenza e compromette in modo gravissimo l'intero ordinamento giuridico, perché introduce in esso il principio che legittima la violenza contro l'innocente indifeso”, definendo così la legge che autorizzava l’aborto “legge intrinsecamente e gravemente immorale”?
A quel tempo non si aveva timore di indicare il dovere politico dei cristiani di “richiamare, con coraggio e con metodi democratici, il dovere di rispettare la vita umana sin dal suo inizio, denunciando di conseguenza l'iniquità della legge abortista; di operare una lettura critica dell'attuale normativa sull'aborto e di rilevare le profonde contraddizioni che essa presenta con la Costituzione e all'interno dei suoi stessi articoli; e di operare per un superamento della legge attuale, moralmente inaccettabile, con norme totalmente rispettose del diritto alla vita"; e si sottolineava il particolare dovere dei politici cristiani, “più direttamente responsabili di leggi che incidono sul costume dei cittadini”, di non “sentirsi dispensati dal dovere morale di lavorare per contenere il più possibile gli effetti negativi della legge abortista vigente e soprattutto di spingere verso un suo superamento. Ciò é tanto più urgente quanto più manifestamente ingiusta é la legge emanata”.
Buttiglione queste cose le sa: ma non rinuncia a proporre la favola (non solo sua) secondo cui la coscienza sociale nei riguardi dell’aborto sta cambiando, anche per merito di iniziative come la sua: “Tutti siamo cambiati. Chi volle la 194 oggi riconosce, grazie pure alle scoperte scientifiche su embrione e DNA, che il feto non è un grumo di sangue nel corpo della donna: il feto è una vita”.
Si tratta di una ricostruzione contraria alla storia e alla verità: da una parte la maggioranza che approvò la legge 194 non negava affatto che il bambino (giustamente Bellieni mette in guardia dall’utilizzo dell’espressione feto per indicare il bambino prima di nascere: è un bambino!) fosse una vita, tanto da inserire (ipocritamente) la norma della “tutela della vita umana fin dal suo inizio”; la posizione prevalente era esattamente quella espressa dalla Turco (la libertà della donna è la migliore garanzia per il bambino); ma soprattutto, questi trent’anni hanno dimostrato una progressiva e inarrestabile scomparsa del bambino: la banalizzazione dell’aborto è ormai avvenuta, si ignora l’uccisione di un bambino, le sue modalità cruente e crudeli.
Buttiglione queste cose le sa: ma non rinuncia a proporre la favola (non solo sua) secondo cui la coscienza sociale nei riguardi dell’aborto sta cambiando, anche per merito di iniziative come la sua: “Tutti siamo cambiati. Chi volle la 194 oggi riconosce, grazie pure alle scoperte scientifiche su embrione e DNA, che il feto non è un grumo di sangue nel corpo della donna: il feto è una vita”.
Si tratta di una ricostruzione contraria alla storia e alla verità: da una parte la maggioranza che approvò la legge 194 non negava affatto che il bambino (giustamente Bellieni mette in guardia dall’utilizzo dell’espressione feto per indicare il bambino prima di nascere: è un bambino!) fosse una vita, tanto da inserire (ipocritamente) la norma della “tutela della vita umana fin dal suo inizio”; la posizione prevalente era esattamente quella espressa dalla Turco (la libertà della donna è la migliore garanzia per il bambino); ma soprattutto, questi trent’anni hanno dimostrato una progressiva e inarrestabile scomparsa del bambino: la banalizzazione dell’aborto è ormai avvenuta, si ignora l’uccisione di un bambino, le sue modalità cruente e crudeli.
Non basta: esattamente all’opposto di quanto sostiene Buttiglione, parte della coscienza sociale è ormai disposta a negare la dignità umana – e quindi ad uccidere – anche a persone già nate, sulla base della loro condizione di disabilità, della loro “inutilità”, della malattia: neonati con handicap, pazienti in stato vegetativo e poi, via via, malati di Alzheimer, anziani in stato di demenza ecc.
Non è stata forse la liberalizzazione dell’aborto operata dalla 194 a permettere di far crescere questa mentalità? L’aborto eugenetico “suggerito” esplicitamente per le gravidanze dopo il terzo mese non è stato forse il nucleo fondante di questa sensibilità?
Non è stata forse la liberalizzazione dell’aborto operata dalla 194 a permettere di far crescere questa mentalità? L’aborto eugenetico “suggerito” esplicitamente per le gravidanze dopo il terzo mese non è stato forse il nucleo fondante di questa sensibilità?
Giacomo Rocchi
Giacomo, ti faccio i miei complimenti per i tuoi articoli.
RispondiEliminaLa linearità dei tuoi pensieri e la chiarezza espositiva rende questi scritti davvero dei punti di riferimento su cui riflettere e rimanere vigili sulla deriva pro-scelta che si sta camuffando da pro-vita.
A mio avviso un'idea, o proposta, pro-scelta che si spacci per un pro-vita, può fare molti più danni che non se si dichiarasse apertamente la sua "reale" appartenenza.
Perchè di un'amico ti fidi, abbassi il tuo livello di "filtro" critico, ed accetti le sue idee, soprattutto se sembrano in favore della vita, come le tue.
E' poi molto più difficile andarle a scovarle, accettare il tradimento, e contestare chi ti è stato accanto in passato, ed ancora ora si mette il cappello e la divisa di pro-vita.
Per questo grazie.
Grazie per la tua autentica dedizione alla Vita.
Ti ringrazio io per l'attenzione a quello che scrivo: effettivamente quella di Buttiglione sembra una condotta fondata su un cinico calcolo strategico, nella quale il diritto alla vita di tanti bambini e la difesa della vita nel suo complesso sono abbandonati: un vero e proprio tradimento ...
RispondiEliminaMa non è l'unico ... fra qualche giorno pubblicherò qualcosa sul tema San Raffaele - fecondazione in vitro ...
Giacomo Rocchi