giovedì 28 ottobre 2010

Citazioni e strategie


Sul sito Web del Movimento per la Vita è stato pubblicata la delibera del Consiglio Direttivo adottata alla riunione del 23 e 24/10/2010.


In questa Delibera si legge:

"Il Consiglio direttivo rileva che l'incontro a Milano è stato riportato in maniera inesatta dal comunicato stampa N.89, unilateralmente emesso da tale Comitato".

Il Comunicato stampa n. 89 del Comitato verità e Vita non è riportato.

Si aggiunge:

"Sui contenuti si rilevano infedeltà e omissioni riguardo al contenuto e alle modalità dell'incontro, in particolare con l'attribuzione al Mpv italiano di opinioni (sulla legge194, sulla fecondazione artificiale omologa) che non corrispondono alla realtà dei fatti e alla storia del Mpv italiano"

Andiamo a guardare il Comunicato Stampa n. 89: "Le due delegazioni hanno constatato che permangono importanti differenze di posizione tra le associazioni: se comune è lo scopo della difesa di ogni vita umana dal concepimento alla morte naturale, diversi sono i giudizi di merito, ad esempio intorno agli argomenti e all’insistenza con cui contestare pubblicamente e continuativamente la legge 194; intorno alla legge 40/2004 e alla fecondazione artificiale omologa; intorno alla legalizzazione del testamento biologico."

E allora: in che punto il Comunicato stampa avrebbe attribuito al Movimento per la Vita opinioni che non rispondono alla realtà dei fatti? Il Comunicato stampa non attribuisce affatto "opinioni"; semplicemente dà atto che vi sono importanti differenze di posizione.

Il Comitato Direttivo vuole sostenere che non vi sono importanti differenze di opinioni?
Pare proprio di no, perché dopo si dice:
"Sono invece reali le considerazioni sulle diverse strategie che caratterizzano le due associazioni, diverse e talora addirittura contrastanti, per esempio sulla legge sul Fine Vita (in gestazione in Parlamento dopo la vicenda di Eluana Englaro), e sulle modalità di contrasto alla cultura sempre più permissiva sulla fecondazione assistita, alimentata dalle sentenze giudiziali demolitive della legge 40."

Insomma: Verità e Vita e Movimento per la Vita sono d'accordo nel sostenere che vi sono importanti differenze di posizione ... ma il Comitato Verità e Vita non doveva dirlo per primo?
Non doveva rivelare che vi era stato un incontro?
Forse l'inesattezza del Comunicato stampa stava nel punto in cui si diceva che "l’auspicato incontro si è finalmente svolto, in un clima franco e cordiale"?

Il Comunicato favoriva "la confusione tra Movimento per la vita e l'attuale Comitato Verità e vita" (forse nel passo in cui scriveva che "I presidenti hanno convenuto circa il fatto che il Comitato Verità e Vita e il Movimento per la Vita sono due associazioni distinte e autonome, che agiscono in maniera trasparente attraverso i rispettivi organi statutari")?

Il Comitato Direttivo del Movimento per la Vita comunque, conclude sulle strategie:
"Infatti l'identità di concezione per quanto riguarda l'esistenza del diritto alla vita dal concepimento alla morte naturale non deve far sottovalutare la grande distanza nelle strategie operative, perché proprio queste contraddistinguono l'identità di un movimento".

Un primo "assaggio" della diversità nelle strategie operative lo dà Walter Boero che, poiché sostiene che "il dialogo con i laici è possibile", trova un bello spazio su "Repubblica Torino", con tanto di foto sorridente.
Elegante l'apertura in pieno linguaggio "anni '70": il Comitato Verità e Vita è composto dalle "frange più intransigenti" che "rappresentano solo poche decine di esagitati".
(Bello il fatto che Boero scagli addosso agli "esagitati" la qualifica di "intransigente": eh, sì, difficile transigere sui bambini uccisi ...)

Non basta: non virgolettato, Boero sostiene che le "frange intransigenti" degli "esagitati" appellano le donne che abortiscono con le parole "assassine" e "malate di mente".

Comunque Boero (posso aggiungere una sensazione? Un po' sprezzante) sostiene che "i loro atteggiamenti non possono essere in alcun modo in sintonia con il nostro stile. Una questione di metodi".
E' una questione di strategie operative o di stile?

Boero centra il punto: "Mi pare proprio che queste persone abbiano comportamenti che non tengono conto della realtà"
Quale sarà la realtà per Boero? Terrà conto che nell'aborto viene ucciso un bambino? Non lo sappiamo perché - rispettando una convenzione implicita nelle interviste a giornali di questo tipo - Boero omette qualunque riferimento al bambino che viene ucciso (forse è una questione di stile ...). La parola "bambino" viene usata con riferimento alla donna che ha abortito o intende abortire: secondo Boero, sostenere che "si debbano avere posizioni più dure ... è come sbattere il libro in faccia a un bambino che prende quattro in matematica".

Ecco, comunque, la linea strategica di Boero: di fronte alla (minacciosa?) domanda della giornalista: "Voi andate davanti agli ospedali a cercare di convincere le donne a non abortire?", Boero rassicura (è per favorire il dialogo con i laici?): "No, abbiamo degli sportelli, uno anche all'interno del Mauriziano. Chi vuole ci consulta, non cerchiamo nessuno".

Ma per far capire che Boero è davvero un laico -laico, l'aggiunta, non richiesta: "Né tantomeno andiamo a pregare al mattino presto davanti al Sant'Anna come fanno alcuni di loro" (non sia mai ...).

Come stupirsi, allora che "mai avuto problemi"?

Mentre qualche "esagitato" ha firmato un "patto per la vita e la famiglia" con Roberto Cota, i "metodi" di Boero sono ovviamente "altri": "di recente abbiamo organizzato un incontro con gli operatori dei consultori e la discussione è stata proficua e interessante": proficua per chi? E interessante per chi?

Quello che interessa a Boero, sembra di capire, è bloccare l'ingresso dei volontari per la vita negli ospedali: "So che quella delibera debba ancora precisare molti aspetti".
Boero chiederà che i volontari abbiano "stile", non siano "esagitati", stiano attenti a non pregare e - mi raccomando! - si impegnino a non cercare di convincere le donne a non abortire?

Giacomo Rocchi

10 commenti:

  1. Valter si era già reso protagonista in un articolo su Avvenire (sic!) del suo dialogo con le ASL il cui dialogo era possibile mettendo al centro la libertà di scelta della donna.
    Quella prodezza viene solo accennata in questo articolo.

    Ma vorrei vedere la questione da un'altra angolatura:

    Un vero pro-life è sicuramente un anti abortista e quindi è sicuramente contro la possibilità che la donna possa scegliere di abortire lecitamente.
    Quindi un pro-life è sia anti aborto ma anche anti libertà di scelta.

    Un vero pro-choice non è detto che sia una persona a favore dell'aborto.
    Anzi un vero pro-choice, se dovesse vedere nella situazione attuale uno sbilanciamento a favore dell'aborto, dovrà intervenire ed operare proprio per garantire quella libertà di scelta che lui sostiene ma che nei fatti manca.

    Ecco quindi che un pro-choice convinto, può sentirsi in dovere di intervenire, in un mondo che prospetta alla donna:
    - tieni il bambino con tutti i problemi (economici e non) con esso correlato
    - oppure abortisci gratis e non paghi nemmeno il ticket della visita

    Un vero pro-choice si sente in dovere di darsi da fare per riequilibrare la situazione.

    Mi chiediamo allora: cosa può impedire a questa nuova specie di pro-choice di diventare a capo dell'MPV e magari facendo carriera a capo dell' MPV Nazionale?

    Può sembrare una situazione paradossale: ma evidentemente, da certe dichiarazioni sembra proprio che taluni personaggi che dovrebbero guidare i Pro-Life credano fortemente in ciò che dichiarano:

    Per loro la donna è libera di scegliere, quindi nessuna pressione da parte loro!

    Ora mi chiedo: che fare?
    E' possibile convincere un pro-choice della bontà e ragionevolezza delle posizioni dei pro-life?

    Non ci resta che pregare.

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  2. Pregare sicuramente fa bene - al contrario di quanto Boero ostenta di credere: occorre, però, non lasciar passare queste prese di posizione e ritornare - sempre - ai principi ispiratori; e ancora (quello che si cerca fare in piccolo anche in questo blog - cercare di convincere con argomentazioni razionali, concrete, non aggressive.

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  3. Mi era noto il sito del Comitato di "Verità e Vita", ma non questo blog.

    Ho appena terminato di leggere questo Vs. articolo, così come le notizie riportate sul sito di "Repubblica" online.

    Da "esterna" e da persona impegnata coi miei scarsi mezzi proprio sul fronte opposto al vostro, confesso di comprendere poco i motivi di attrito che Vi separano dal Movimento per la Vita.

    E' interessante, tuttavia, constatare che nei Vostri commenti al comunicato stampa del MpV non si esprima in un solo rigo che sia uno una nota di biasimo sul comportamento di quel Vostro aderente che ha aggredito la donna fuori dall'Ospedale S. Anna di Torino definendola "assassina" e "malata di mente".

    Sarebbe questo lo "stile" che Vi caratterizza?
    Vi comportereste così nei consultori con le donne alle prese con gravidanze indesiderate?

    Non ho parole, davvero.

    Marina

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  4. Gentile signora Marina,
    Lei le parole "le ha davvero" e le usa molto bene.
    Dunque: siccome Lei sostiene che è impegnata sul fronte opposto al nostro, giustamente si interessa dello "stile", perché del bambino ucciso non si preoccupa. Siamo, quindi, alla schiuma della polemica, perché la sostanza - una donna che vuole uccidere il bambino che ha in grembo e che qualcuno vuole aiutare - Lei l'ha già risolta.
    Ciò premesso, leggiamo il passaggio dell'articolo di repubbblica Torino: "Ho abortito con la Ru486. A fine agosto sono andata al Sant'Anna per il controllo. Sul marciapiede di via Ventimiglia mi ha avvicinato una donna che stava volantinando per il Movimento per la vita e ha cominciato a dirmi se sapevo cosa succedeva in quel posto, quale luogo orrendo fosse, un abortificio. Ero lì per un controllo e non ero tranquilla, non avevo certo voglia di stare a sentire, le ho detto che ero in ospedale proprio per un aborto, che per una donna non era certo una scelta facile, che mi lasciasse in pace.
    Ovviamente non sapeva che avevo già abortito, mi ha detto che potevano aiutarmi, sostenermi. L'uomo in camice bianco, un infermiere?, che stava dietro di lei e stava distribuendo volantini ha sentito quello che stavo dicendo e ha cominciato ad urlare che eravamo delle assassine, che le donne che abortiscono commettono un omicidio, sono malate di mente. Ho alzato la voce anch'io, gli ho detto che prima di ogni altra considerazione, da uomo non poteva capire cosa poteva provare una donna. Lui ha alzato la voce ancora di più, ha detto che avrei potuto partorire e poi far adottare mio figlio."
    Prima domanda: da dove ricava che la persona che - si dice - avrebbe urlato contro la donna che entrava al Sant'Anna era del Comitato verità e vita? L'intero articolo non parla di Verità e Vita. Non solo: l'appartenenza di quell'uomo a verità e vita (se l'episodio è vero: ma è stato decisamente smentito) è stata decisamente smentita.
    Seconda domanda: quale attendibilità ha la donna che ha rilasciato l'intervista a Repubblica?
    Terza domanda: Secondo Lei - che dichiara di trovarsi sul fronte opposto al nostro - quale sarebbe lo stile corretto? Ad esempio: tacere alla donna la natura dell'atto che sta per compiere? Questo andrebbe contro il tanto mitizzato "consenso informato" (l'aborto è o no una procedura medico-chirurgica o comunque - nel caso della RU486 - medica?) ma anche contro l'obbligo (art. 14 legge 194) di rendere la donna "partecipe dei procedimenti abortivi" (si può rendere la donna "partecipe dei procedimenti abortivi" senza dirle che ciò che sarà espulso dal suo corpo (nel caso della RU486) è un bambino?). D'altro canto, Lei pensa che nascondere alla donna la natura dell'atto che sta per compiere la aiuti ad evitare la sofferenza post aborto?
    Aspettiamo sue risposte.
    Cordiali saluti,
    Giacomo Rocchi

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  5. Gentile Signor Rocchi,

    rispondo con ordine alle Sue osservazioni, entrando nel merito.

    Prima di tutto, una precisazione sulla mia persona. Io non sono "impegnata" in senso avverso al Vostro nel senso di una mia militanza specifica in questo o quel movimento o partito.
    Lo sono sul piano ideologico e della espressione anche veemente delle mie opinioni nei casi in cui se ne presenti l'occasione.
    Ma sempre in un vis-à-vis, non amo i dibattiti.

    Ciò premesso, passo alla sostanza del Suo messaggio.

    - Primo: perché l'episodio riferito da "La Repubblica" dovrebbe essere falso? Lo sa, vero, che non sarebbe neppure la prima volta che accadono episodi simili, seppure non così violenti?

    Secondo: se l'esagitato che gridava quelle offese non apparteneva al Comitato "Verità e Vita", non posso che rallegrarmene.
    L'intervista rilasciata dal Sig. Boero su "La Repubblica" del 28 ottobre scorso, tuttavia, sin dal titolo e poi anche nel contenuto si dissocia dal gesto. Leggo: « Quel gruppo fuori dal movimento. Non si puà insultare chi abortisce ».
    Interessante: il Movimento per la Vita si dissocia, il "Comitato Verità e Vita" pure.
    Che il personaggio in camice bianco si sia materializzato lì sul posto da un'altra galassia? :-)

    - Ora, lascio da parte le schermaglie polemiche di prima e mi concentro sull'essenziale.
    Chi le dice che una donna che sta per abortire non sappia quale atto stia per compiere? Donde trae questa Sua inossidabile convinzione?
    Tranne forse qualche ragazzina sprovveduta oppure qualche straniera ignorante, la maggioranza delle donne sa perfettamente cosa va a fare. Ed è anche conscia dell'ineluttabilità e dell'irreversibilità del gesto.
    Non c'è bisogno che qualche decerebrato le gridi dietro che è un'assassina.
    E non tema, io non mi nascondo dietro le parole: li chiamo figli, non embrioni.

    Solo una domanda Le pongo di nuovo e La prego di rispondermi con onestà ( e so che chi aderisce a questo movimento lo è): se Lei o uno di Voi Vi trovaste di fronte a una donna in un consultorio, il Vostro sostegno consisterebbe nel chiamarla "assassina" ?

    Vorrei continuare, ma anche i pro-aborto hanno figli da ritirare da scuola.

    Cordiali saluti ricambiati,
    Marina

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  6. Grande Giacomo!
    Ci vorrebro mille pro life come te!

    Mille pro life per fare un Italia unita contro l'aborto.

    E sicuramente ci sono! Solo che i grandi giornali come Repubblica non gli danno spazio. Li nascondono.
    Le argomentazioni che porti sono ragionevoli e sicuramente, la maggior parte degli Italiani concorderebbe con ragionevoli argomentazioni.

    Il problema è la censura mediatica!
    E così bastano un manipolo di grandi testate giornalistiche ad offuscare tutto un popolo pro life che ha qualcosa da dire: la verità su un problema ormai sepolto e che si considera superato, ma che invece si ripete ogni giorno, più di 300 volte al giorno (tanti sono i bimbi uccisi per aborto in Italia).

    Ma come ricordato al convegno (di Federvita):
    Noi non ci rassegniamo!

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  7. per Marina.
    Ribadisco che il soggetto che - si dice - avrebbe insultato la donna all'ingresso del Sant'Anna non fa parte del Comitato verità e Vita.
    Vedo che Lei se ne compiace, ma non si trattiene dal polemizzare chiedendo (a noi del Comitato verità e Vita) da dove venga quel soggetto: e perché lo chiede a noi? Mi sembra che Lei - che confessa di poco comprendere i contrasti tra VeV e MpV - abbia deciso di fare un salto logico: è vero che non è un vostro aderente, però è colpa vostra ... Rilegga l'articolo di Repubblica con l'intervista alla donna asseritamente aggredita e vedrà che la parola "Comitato verità e Vita" non c'è. Che dire di più? Vuole che facciamo ipotesi su chi sia quel soggetto? Se vuole le faccia Lei.
    Vede: è difficile rispondere sul resto del Suo commento: perché, ancora una volta - nonostante abbia ammesso che il presunto aggressore non fa parte del Comitato verità e Vita - fa finta che lo faccia: e quindi addebita agli attivisti il comportamento di quello che Lei definisce "decerebrato" e nella domanda finale ("se Lei o uno di Voi Vi trovaste di fronte a una donna in un consultorio, il Vostro sostegno consisterebbe nel chiamarla "assassina"?) attribuisce a me o a "uno di voi" l'intenzione di chiamare assassine le donne che intendono abortire.
    Insomma: capisco che bisogna attaccarsi a tutto, ma in questo modo ...
    Giacomo Rocchi

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  8. Signora Marina.
    Io sono un Volontario di un Centro di Aiuto alla Vita.

    Come pro-life noi ci battiamo affinché ogni essere umano abbia pieno diritto a vivere.

    "Assassino" è una parola e per definizione di vocabolario essa descrive l'atto che un essere umano compie quando volontariamente uccide un altro essere umano.

    E' così strano che noi ci vediamo in esso l'aborto?

    Ora, per fortuna, anche lei non nega l'evidenza scientifica che ci viene dalla biologia e considera l'embrione di essere umano, un essere umano, e giustamente lo chiama figlio.

    Le scrivo per rispondere alla sua domanda: "se Lei o uno di Voi Vi trovaste di fronte a una donna in un consultorio, il Vostro sostegno consisterebbe nel chiamarla "assassina"?"

    Ebbene, proprio ieri sera ero al Centro di Aiuto alla Vita ad aiutare le mamme in difficoltà.
    Spesso sono difficoltà economiche, ma anche psicologiche dettate dalla situazione di abbandono, di sconforto, di ripudio sia di chi le ha messe in quella situazione e sia della sua stessa famiglia.
    Oppure è il datore di lavoro che, in barba ad una già abortista legge 194, le istiga all'aborto con frasi del tipo: "o abortisci o non ti rinnovo il contratto".

    Abbiamo chiuso dopo le 23:00
    E questo va avanti ormai da 5 anni, tutti i martedì sera, da quando sono diventato volontario di un Centro di Aiuto alla Vita.
    Poi ci sono le riunioni organizzative, sempre serali.
    Poi c'è da organizzare la Giornata per la Vita, per raccogliere fondi per poter comprare pannolini e latte e tutto ciò che serve per dare aiuti concreti alle mamme.
    Poi ci sono le giornate di "gazebo" per farci conoscere, per invitare le donne a rivolgersi a noi.
    Già perché appunto i giornali, e tutti i grossi mass-media, oscurano tutto il bene che si fa per la vita, ma alla prima "aggressione" anche se solo verbale (e non importa a Repubblica se sia vera o meno) ecco assicurata la stampa a tutta pagina!

    Anche io ho una figlia, ... ma dono il mio tempo per salvare vite umane.

    Il mio è un impegno di civiltà una lotta per la Vita.
    Donando del mio, del mio tempo, delle mie energie, del mio denaro e dei miei sforzi.

    Perché lo faccio?
    Perché faccio tutto questo per salvare vite umane che non conosco e probabilmente, i bambini che non vengono più abortiti, non sapranno mai chi sono?

    Perché la Vita è il più importante dei nostri beni e se non facessimo il possibile, per salvare la vita dei nostri simili, cosa terrebbe assieme la nostra società?

    Ci pensi.

    Francesco

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  9. @ Giacomo:

    Gentile Signor Giacomo,

    come Le confermavo in privato, credo che potremmo considerare conclusa la discussione sull'episodio avvenuto di fronte all'Ospedale S. Anna.
    Mi limito solo ad osservare che, essendo io una persona piuttosto pignola, ho ricercato in rete altri commenti sul fatto. In uno di questi, il gentile Signor Ceroni che scrive qui, riferisce come conosca personalmente il personaggio in camice che avrebbe insultato la donna.
    Almeno questo dato del racconto è quindi veritiero e non vedo perché personalmente dovrei dubitare del resto. Ma lasciamo andare.

    - Sono però DAVVERO felice di leggere come non sia vostro costume aggredire le donne che siano in procinto di abortire. Questo è per me un aspetto importante.

    Marina

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  10. @ Francesco:

    Gentile Signor Francesco,

    io ho un ***enorme*** rispetto per chi aiuta le madri in difficoltà spendendo tempo, passione e spesso soldi proprii.
    Nonostante la mia ideologia di riferimento su questi temi (non su quelli sociali) sia sempre stata quella radicale, non ho mai avuto difficoltà alcuna a riconoscere che se non ci fossero stati i CAV a svolgere una funzione sussidiaria allo Stato, chssà quante donne che volevano tenere il bambino, avrebbero invece abortito.
    Da questo punto di vista, ho letto tutto il recentissimo DGR della mia Regione sull'integrazione del Movimento per la Vita negli ospedali: ero estremamente diffidente al riguardo, ma ammetto di essermi ricreduta.
    E' ben strutturato e assolutamente laico (non come l'ORRIDO progetto Tarzia!).
    Mi auguro che la vostra collaborazione con i consultori fornisca a molte più donne gli strumenti economici e anche psicologici per non abortire.
    Temo solo fortemente una cosa: che la vostra presenza nei consultori e i successi eventualmente conseguiti nell'evitare IVG, portino poi a strumentalizzare il tutto e a far dire: " Avete visto che i consultori erano solo ed esclusivamente degli abortifici?"
    Ecco, troverei ignobile una simile critica, perché è troppo facile attaccare consultori lasciati per troppi anni in trincea, senza soldi, con pochi operatori e senza la possibilità concreta, vista l'assoluta assenza di politiche statali in sostegno alla maternità, di offrire alternative concrete all'aborto.

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