venerdì 15 ottobre 2010

Un paese civile


Milano, 13 ott. - (Adnkronos/Adnkronos Salute) -

"Ho dovuto aspettare piu' di 15 anni per un miracolo".

Il papa' di Eluana Englaro, la donna di Lecco a cui, nel febbraio 2009, e' stata interrotta l'idratazione e alimentazione artificiale dopo 17 anni trascorsi in stato vegetativo, ripercorre la dura battaglia condotta per la figlia. E a distanza di oltre un anno e mezzo dalla sua morte, attacca:

"In un paese civile prese di posizione come quella del presidente
della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, non dovrebbero
esistere".


Poche parole (quelle riportate dall'agenzia di stampa), ma che fanno riflettere:
per Beppino Englaro un paese civile è quello in cui, non solo si permette che una disabile incosciente venga lasciata morire di fame e di sete, ma in cui si impedisce a chi non è d'accordo di esprimere la sua opinione ("prese di posizione ... non dovrebbero esistere").

Quando si sostiene che il diritto alla vita viene prima e sta sopra tutti gli altri diritti (di manifestare il pensiero, di riunione, di religione ecc.) si intende proprio questo: un Paese che riconosce il diritto a sopprimere un disabile - negando il suo diritto alla vita - scivola verso la negazione degli altri diritti: non devi parlare, non devi obbiettare!

Ma, se Beppino Englaro nega il diritto di parola per chi si oppone ad un atto ingiusto come quello che stava per compiere sulla figlia Eluana, con quale diritto usa il termine "miracolo"?

Giacomo Rocchi

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