giovedì 21 ottobre 2010

Riflesso condizionato


Cosa sta succedendo in Polonia?

E' in discussione l'approvazione di una legge sulla fecondazione in vitro, attualmente non regolamentata.

I vescovi polacchi, con un intervento molto deciso, "mettono in guardia" contro l'adozione di leggi che la permettono e sottolineano che, dal momento del concepimento, nasce un essere umano; che il costo in termini di vite umane con la fecondazione in vitro è altissima: "Per giungere alla nascita di un bambino in ogni caso arrivano alla morte, nelle diverse fasi della procedura, molte vite"; sottolineano, poi, che molti embrioni vengono congelati; che le ricerche dimostrano che la fecondazione in vitro è un metodo pericoloso per i bambini, poiché alte sono le percentuali di bambini sottopeso, con minore capacità di resistenza, con anomalie genetiche o che affrontano complicazioni varie.

I vescovi polacchi puntano il dito contro l'ideologia che sorregge la fecondazione in vitro: "la fecondazione in vitro è la sorella minore dell'eugenetica" di non lontana memoria (implicito è il riferimento all'eugenetica nazista): essa presuppone la selezione degli embrioni e, quindi l'uccisione degli embrioni più deboli.

I vescovi non si limitano a ciò: prevedono che le conseguenze sociali che la diffusione della fecondazione in vitro può produrre sono "incalcolabili" e aggiungono che: "La separazione della procreazione dal matrimonio porta sempre cattive conseguenze sociali ed è particolarmente dannoso per i bambini venire al mondo come conseguenza di azioni da parte di terzi. Sanzionare legalmente (cioè: autorizzare per legge) la fecondazione in vitro comporta inevitabilmente una ridefinizione della paternità, della maternità, della fedeltà coniugale. Essa introduce inoltre confusione nei rapporti familiari e contribuisce a minare le basi della vita sociale".
I vescovi concludono, quindi che "La necessità urgente la prevenzione della sterilità, le cui cause sono conosciute e dipendono dall'azione cosciente dell'uomo; la fecondazione in vitro non è la cura dell'infertilità".

Secondo quanto riportano le agenzie di stampa, il responsabile per l'episcopato delle questioni bioetiche e lui stesso medico di formazione, mons. Henryk Hoser in un'intervista, ha affermato che "Chiunque voterà leggi a favore della fecondazione in provetta si metterà automaticamente fuori dalla Comunità della Chiesa. Il concepimento di un bambino dovrebbe avvenire solo in modo naturale".
Non conosciamo il testo completo dell'intervista: non stupisce, comunque, l'avverbio "automaticamente" che è evidentemente frutto dell'equiparazione della fecondazione in vitro all'aborto.

Bene, abbiamo pensato: i Vescovi polacchi hanno detto in modo chiaro e forte che nessuna legge può legittimare la fecondazione artificiale, tecnica cattiva in sé, produttrice di mentalità eugenetica, che mina le basi della convivenza sociale e che lascia dietro di sé milioni di embrioni morti o congelati e molti bambini malati, deboli, senza padre e senza famiglia.

Ci eravamo sbagliati?

Avvenire di oggi riassume che "La Polonia cerca la 'sua' legge 40".

Nel riassumere la posizione della conferenza episcopale il giornale richiama un precedente documento in cui la fecondazione artificiale veniva definita "contraria alla fede cristiana, inaccettabile moralmente e pericolosa sia per il bambino che per la madre"; e aggiunge: "I vescovi hanno ribadito non solo la non conformità della fecondazione assistita alla morale cattolica ma anche i dubbi scientifici che ancora oggi sussistono per una pratica vecchia di oltre trent’anni. In particolare la lettera si sofferma sulle «implicazioni per i bambini concepiti» in laboratorio, che un numero crescente di studi scientifici mostrano essere assai negative per la loro salute. Ampio spazio viene dedicato anche alle ricadute sociali che una legge permissiva potrebbe avere: da pratiche eugenetiche per la selezione degli embrioni, alla fecondazione eterologa, con la conseguente ridefinizione di paternità e maternità".

Certo: il testo dei vescovi era abbastanza lungo: mi chiedo, però, come il bravo Lorenzo Shoepflin non si sia accorto che i vescovi polacchi hanno fatto riferimento agli altissimi costi in termini di vite umane della tecnica in sé e come abbia fatto a tralasciare il giudizio secondo cui la fecondazione in vitro in sé è sorella minore dell'eugenetica; come ha fatto, poi ad attribuire alla sola fecondazione eterologa (e non alla fecondazione in vitro in sé) l'effetto di ridefinire paternità e maternità; e infine come ha fatto a non menzionare l'affermazione forte secondo cui la fecondazione in vitro in sé contribuisce a minare le basi della vita sociale ...

Insomma: Shoepflin, evidentemente, conosce il polacco meglio di noi e ha compreso che, quando mons. Hoser prevedeva la scomunica latae sententiae "per chi voterà leggi a favore della fecondazione in provetta", voleva dire: per i politici cattolici che approveranno una legge diversa dalla legge 40 vigente in Italia.

Misteri della lingua ...

Giacomo Rocchi


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