mercoledì 6 ottobre 2010

Senza alibi


L'assegnazione del Premio Nobel per la medicina a Robert Edwards, "padre" della fecondazione in vitro applicata all'uomo è una decisione che non permette facili vie d'uscita o artifici linguistici: o si sta di qua, o si sta di là.

Premio Nobel per la Medicina: ma la fecondazione in vitro cura forse qualche patologia? No, è una tecnica che non cura, ma permette di concepire e far nascere pochissimi bambini senza far guarire nessuno. Anzi: donne (soprattutto) e uomini vengono sottoposti a trattamenti artificiali assai intensi, pericolosi - trattamenti che, nelle donne, provocano una specifica sindrome, talvolta mortale - che in nessun modo li guariscono.

I trattamenti possono, invece, far ammalare le donne e gli uomini che vi si sottopongono: malattie fisiche, psicologiche e talvolta psichiatriche.

Può definirsi medico chi, per produrre un bambino, ne fa morire venti?

Può definirsi medico chi, quando il "prodotto" della tecnica, anche se sopravvive, è difettoso, lo butta via?

Può definirsi medico chi produce uomini con l'intenzione di sperimentare su di essi?

Può definirsi medico (e scienziato) chi nega che l'embrione umano è un uomo?

E che medico è quello che - per soldi - ritiene che il suo compito sia quello di soddisfare i desideri di chi lo paga, a prescindere dagli strumenti che userà, dalle finalità perseguite, dell'esito delle tecniche che applicherà?
Giacomo Rocchi
Cliccando sul titolo ci si collega al Comunicato Stampa del Comitato Verità e Vita sull'assegnazione del Premio Nobel per la Medicina a Robert Edwards

1 commento:

  1. Mi sento sempre più come un pesce fuor d'acqua di fronte a queste realtà che mi indispongono enormemente. Credo che il mondo "pro life" si dovrebbe armare di volontà, coraggio e determinazione per ingaggiare una lotta all'ultimo grido per sovvertire e annientare questa cultura di manipolazione della vita e di morte che da qualche tempo a questa parte ha sconvolto tragicamente la nostra società. I nostri figli non sanno più dove guardare, rimane loro l'unica chance, quella di guardare in alto. Buona fortuna.

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