giovedì 5 febbraio 2009

Cattivi maestri/3

Da "Repubblica":

"Morire per disidratazione "è uno dei modi più dolci che si conoscano". Ed Eluana non soffrirà.


Carlo Alberto Defanti, il neurologo di Eluana, (...) risponde così a chi, come la comunità "Papa Giovanni XXIII" fondata da Don Oreste Benzi, ritiene che "la morte sarà consumata atrocemente".

Professore, molti temono che Eluana andrà incontro a delle grandi sofferenze dopo la sospensione della nutrizione artificiale che, in base al vostro protocollo, dovrebbe iniziare, gradualmente, a cominciare da domani. "Purtroppo la continua disinformazione che alcuni riversano sul caso di Eluana rende impossibile, almeno a me, una risposta puntuale ad ogni intervento. Mi limiterò perciò a ribadire (...) una semplice verità, ben nota a quanti si occupano di malati terminali: che cioè il morire per disidratazione, beninteso in pazienti con compromissione più o meno grave del cervello, è uno dei modi più dolci che si conoscano".


Possiamo stare tranquilli, allora? Lo scienziato ha pronunciato la sua sentenza, basata su dati inconfutabili!


Le sue rocciose certezze le spiega poco dopo:
"Non sarà mai possibile sapere se Eluana soffrirà. È infatti impossibile poter avere una certezza assoluta in questo senso. Io so se uno soffre solo se me lo racconta. Dobbiamo stare perciò a quelle che sono le evidenze scientifiche. E l'evidenza scientifica ci dice che Eluana non soffrirà".


Abbiamo scoperto che, per certi scienziati, "verità" e "evidenza scientifica" corrispondono all'incertezza ... ma che per gli stessi scienziati, poiché il soggetto che (forse) soffre non può raccontarlo, si può fingere che non soffra ...


Giacomo Rocchi

2 commenti:

  1. Questa è fantastica, anni di studio per poi 'perdersi' in un bicchier d'acqua.
    Questo professore ha sentenziato, si tratta di 'dolcissima morte' ossia una bellissima eutanasia. Gli auguro di non morire, fermo come legato in un letto, con gente che gli gira intorno dicendo di curarlo e non gli da da bere, diciamo per 10 giorni.

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  2. essere in stato vegetativo non significa vivere, vuol dire rimanere prigionieri della tecnologia..

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