"Ancora una volta ripetiamo che una legge sul testamento biologico non è necessaria. Esistono già norme di legge che disciplinano alcune questioni di fine vita (...); esistono già le norme del Codice di Deontologia medica che prevedono quanto basta a gestire la complessità delle situazioni di chi si trova - “competente” o “incompetente”- in una fase critica (...).
La lettura dei vari DDL mostra che una legge sul testamento biologico non solo non è necessaria, ma potrebbe addirittura essere dannosa perché: 1) introduce per legge pratiche eutanasiche di tipo omissivo (evidenti nel caso di non attivazione/interruzione di alimentazione-idratazione nei soggetti in stato vegetativo); 2) istiga all'abbandono terapeutico; 3) a livello sociale, indebolisce il rispetto di ogni vita umana, avvilisce le istanze di autentica solidarietà, nega il principio di uguaglianza tra tutti gli uomini (sani e malati; abili e disabili); 4) svuota di significato la relazione medico-paziente che viene spersonalizzata, deresponsabilizzata e burocratizzata; 5) distrugge l'autentico fondamento delle relazioni umane; 6) può essere fonte di abusi"
(Marina Casini, Si alla Vita, Gennaio 2008, pp. 35 e ss.).
Parole pesanti, che fanno riflettere. Parole non certo isolate.
Davvero è sufficiente liquidare la "contesa" tra Comitato Verità e Vita e Movimento per la Vita sul progetto di legge sulle dichiarazioni anticipate di trattamento come fa Giuseppe Anzani, nelle sue due lettere apparse su "Il Foglio"? Leggiamole: "Similmente quel Comitato rifiuta in radice ogni discorso sulle Dichiarazioni anticipate di trattamento, trascurando che dopo il caso Eluana l’assenza di norme protettive della vita è un silenzio che facilita l’arbitrio".
Quindi: il Comitato Verità e Vita scrive un "Manifesto Appello" in cui spiega punto per punto quali sono i vizi del progetto Calabrò, menzionando i vari articoli e spiegando quali saranno i risultati dell'applicazione della legge: proprio quelli che Marina Casini (e con lei molti altri) paventano da anni: questo, per Giuseppe Anzani è "rifiutare in radice ogni discorso ..."; forse sarebbe esatto dire che Anzani rifiuta in radice di leggere e di fare riferimento ad ogni discorso del Comitato Verità e Vita ...
Ma andiamo più a fondo, andiamo alla radice della questione: è vero o no che ogni legge sul testamento biologico altro non è che "forma leggera della legalizzazione dell’eutanasia" (così Lucetta Scaraffia, nell'Introduzione al Primo quaderno di Scienza e Vita, Né accanimento né eutanasia)?
Ed è vero o no che nessuna norma del progetto "Calabrò" è una "norma protettiva della vita"?
Come mai, dr. Anzani, il testo del decreto legge che avrebbe salvato la vita a Eluana Englaro e che Napolitano ingiustamente si rifiutò di firmare, è stato sostituito da una legge che parla d'altro?
Dobbiamo davvero strumentalizzare la morte di quella donna per dare il via libera ad una legge che permetterà l'uccisione di altri soggetti?
Giacomo Rocchi
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