sabato 30 maggio 2009

Una buona legge interpretata male?

Il card. Bagnasco, nella Prolusione all'Assemblea Generale dei Vescovi Italiani, non ha eluso il tema della bioetica.

Secondo il Presidente della CEI, "avere a cuore i temi della bioetica è un modo, non l'ultimo, per avere a cuore l'uguaglianza di tutti gli esseri umani. Non si può assolutizzare una situazione di povertà a discapito delle altre; ma non si può nemmeno distinguere tra vita degna e vita non degna".

Quale è il compito della Chiesa? "La sua iniziativa non ha mai come scopo una qualche egemonia, non usa l'ideale della fede in vista di un potere. Le interessa piuttosto ampliare i punti di incontro perché la razionalità sottesa al disegno divino sulla vita umana sia universalmente riconosciuta nel vissuto concreto di ogni esistenza e per una società veramente umana".

Ampliare i punti di incontro ... Cosa comporta questo obbiettivo in una società in cui, appunto, qualcuno - molti, ormai - distingue tra vite degne e vite non degne? Oppure - il che è lo stesso - sostiene che l'uomo in certi stadi della sua esistenza non è uomo oppure non è veramente vivo?
Il cardinal Bagnasco troverebbe punti di incontro con chi fosse schiettamente razzista? o con chi affermasse il diritto della società ad eliminare i disabili?

Vediamo intanto in che modo questo obbiettivo, questa metodologia, influisce sulle prese di posizione sui singoli problemi.
Vediamo, ad esempio, il tema della fecondazione extracorporea:
"In questa chiave, e a proposito di un ambito delicatissimo come quello della fecondazione artificiale, non possiamo tacere il rischio strisciante di eugenetica che potrebbe insinuarsi nel nostro costume a causa di interpretazioni della legge 40/2004, che forzosamente vengono avanzate sul piano della prassi come su quello giurisprudenziale".

Qualche riflessione:
Perché quello della fecondazione artificiale è un ambito delicatissimo? I vescovi non dovrebbero avere particolari difficoltà: la Chiesa Cattolica ha sempre respinto ogni ipotesi di separazione tra unione fisica e generazione (e tra matrimonio e generazione) e, visti gli orrori che la fecondazione in vitro ha prodotto (clonazione, soppressione di innumerevoli embrioni, eugenetica, confusione tra semi umani e animali ecc.), potrebbero tranquillamente affermare che abbandonare il disegno divino sulla vita umana e la sua razionalità significa cadere in questi misfatti.
Forse l'ambito è diventato delicatissimo perché i vescovi italiano hanno sostenuto una legge che autorizza e finanzia la fecondazione extracorporea?
E ancora: il cardinal Bagnasco è sicuro che il rischio strisciante di eugenetica derivi solo da interpretazioni e prassi forzate della legge 40? Davvero ignora che la fecondazione in vitro - che nega in radice la dignità dell'embrione, ridotto a mero prodotto - ha in sé il germe - per niente strisciante, ma esplicito - dell'eugenetica? Non sa, ad esempio, che le banche del seme (con i cataloghi: biondo, alto, intelligente ...) esistono da decine di anni? O che la diagnosi genetica preimpianto non è stata certamente inventata due anni fa in Italia, ma è tecnica che da tempo fa parte delle procedure (con selezione dei gameti, sovrapproduzione degli embrioni, scelta degli embrioni da impiantare, aborti eugenetici ecc.)?
Ma soprattutto: al cardinal Bagnasco interessano soltanto gli embrioni che vengono soppressi per motivi eugenetici o tutti gli embrioni che muoiono (70.000 ogni anno in Italia)? L'accettazione di questa strage da parte del popolo italiano (così come l'accettazione della strage di bambini abortiti) non incide forse sul nostro costume?
Un'ultima domanda: al Presidente della CEI è venuto qualche dubbio che la legge 40 non fosse un primo passo nella giusta direzione?
Giacomo Rocchi




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