venerdì 15 maggio 2009

La legge 40 ed il suo vizio di origine

Lascia perplessi la conclusione cui giunge Francesco D’Agostino nell’editoriale di Avvenire 12/5 dal titolo “La Consulta non rinnega i principi della legge 40”. Annota infatti con una certa soddisfazione, in merito alla motivazione sulla sentenza della Corte Costituzionale a proposito della legge 40, che abbattendo il limite dei tre embrioni e l’obbligo di un unico impianto degli stessi, la Consulta affida la tutela dei diritti del concepito “più che a norme vincolanti della legge stessa”, ai principi della buona clinica, ai medici, insomma, che “se percepiranno fino in fondo che con questa sentenza la loro autonomia e la loro responsabilità scientifica e deontologica hanno ricevuto un sincero omaggio da parte della Corte (…) e se soprattutto si comporteranno conseguentemente ne conseguirà che ben poco dovrebbe avere di che lamentarsi il fautore della tutela della vita embrionale”.

Allegria! Forse l’illustre filosofo del diritto ha dimenticato che la legge 40 è stata voluta e difesa a oltranza dai suoi promotori proprio per arginare il far west procreatico, quella corsa ai risultati nella quale medici in vena di protagonismo e di guadagno, ricorrevano ad ogni mezzo, anche il più aberrante, pur di accontentare il cliente.

Sarà forse la fiducia ne “ l’autonomia e la responsabilità del medico” (6.1.) dimostrata in questa sentenza dalla Corte Costituzionale a far nascere nei fautori ad oltranza della fivet una nuova consapevolezza del diritto alla vita dell’embrione?

Un po’ patetici questi tentativi di salvare la legge 40 nonostante tutto, autoconvincendosi e cercando di convincere che questa sentenza sia solo un incidente di percorso che non ne “ne rinnega i principi costitutivi

Il fatto è che, come ha già avuto occasione di ribadire il Comitato Verità e Vita nel comunicato stampa n.75, la legge 40 non perde occasione per mostrare a tutti il suo vizio di origine:quello di privare l’embrione della tutela pur proclamata all’art. 1, dal momento che consente e regolamenta la fivet, pratica di per sé disumana e occisiva, seppure con qualche paletto. Che giurisprudenza e prassi hanno buon gioco ad abbattere.

Quando si alzerà finalmente qualcuno da qualche autorevole cattedra per gridare finalmente che il re è nudo?
Marisa Orecchia

1 commento:

  1. "Quando si alzerà finalmente qualcuno da qualche autorevole cattedra per gridare finalmente che il re è nudo?"

    Speriamo presto!

    Ma ...
    C'è qualcuno in qualche cattedra autorevole che no sia stato messo li, grazie alla sua aderenza alla politica e quindi alla sua aderenza alla dominante cultura di morte?

    E poi (ancor peggio!!!) ... ipotizziamo anche che su una cattedra autorevole vi sia una persona che sia riuscita a rimanere sempre fedele ai suoi principi, che non sia mai caduta nel tranello del compromesso per il male minore.
    Ebbene ... ipotizziamo allora che si schieri apertamente e gridi la verità:
    Sarebbe ascoltato?
    ... o solo deriso.

    La recente storia ci insegna:

    Come è successo al Papa, quando ha detto semplicemente la verità, che le politiche di diffusione del preservativo, non aiutano a debellare la diffusione dell'AIDS, anzi.

    Ebbene su quel tema la Chiesa è il massimo esperto, perchè è da sempre in Africa a fianco di chi soffre.
    Conosce bene il caso Uganda in cui si è smesso di puntare sul condom per puntare su Fedeltà ed Astinenza e l'AIDS è passato dal 40% a 8%.

    Eppure ... è stato solo deriso.

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