sabato 28 febbraio 2009

La fuga dalla realtà

Se è vero che gli insulti anonimi abbondantemente riversati sul nostro blog nelle ultime ore non meritano repliche, come osserva Pietro Brovarone, non vi è dubbio che i nostri affettuosi amici suscitano alcune riflessioni che vale la pena di riportare.

PREGIUDIZIO. Molti dei nostri commentatori hanno dato per scontato che a motivare la denuncia (e a sostenere l'attività del Comitato Verità e Vita) sia una fede religiosa: questo tentativo di incasellare all'istante l'autore di una certa azione è molto comodo nel ragionamento, perché permette di dire: "voi siete gli integralisti crudeli che ve la prendete con un disgraziato come Beppino Englaro!". Naturalmente il pregiudizio non necessita di riprove e, quindi, i nostri amici non andranno a visitare il sito del nostro Comitato per scoprire che il Comitato Verità e Vita non è affatto un'associazione ecclesiale. D'altro canto, anche tornando indietro ai post di questo blog, potranno vedere come non temiamo di parlare male dei vescovi: provate a digitare "Bagnasco" e vedrete quanti post polemici vi sono nei confronti del Presidente della Conferenza Episcopale.


SMEMORATI! Ma i nostri affettuosi amici, nella loro furia antintegralista, sembrano dimenticare che la difesa dei diritti umani fondamentali - primo fra tutti quello del diritto alla vita dei deboli - non è affatto riservato ai clericali, ma costituisce il fondamento della nostra civiltà. Non pare che la dichiarazione universale dei diritti (1948) o altre dichiarazioni del genere siano state siglate dai papi ...


IRREALISTICI. Marco Mastrini afferma che "Eluana non era affatto viva". Il sig. Mastrini deve decidere se le sue affermazioni sono agganciate alla realtà effettuale e alla scienza (secondo cui, come nessuno nega, Eluana Englaro era viva), oppure alle sue fantasie: se il concetto di morte è quello (comunemente accettato dalla comunità scientifica) di morte cerebrale, nessuno dei parametri dei soggetti in stato vegetativi persistente corrisponde a quelli dettati per verificare se è intervenuta questa morte. Ma le fantasie servono al sig. Mastrini per affermare (e convincere se stesso, presumo) che Eluana Englaro non è stata uccisa ... perché era già morta!

Si svegli Mastrini!


IDEOLOGICI. Ovviamente, con la nostra denuncia, abbiamo voluto "imporre la propria visione del mondo anche a coloro che la pensano diversamente", come scrive Anonimo. No: abbiamo solo preso atto di un fatto realmente accaduto - una disabile in stato di incoscienza che è stata fatta morire di fame e di sete - e lo abbiamo presentato all'autorità giudiziaria penale con considerazioni che dimostrano (a nostro parere) che si è trattato di un'uccisione illecita (condotta che il codice penale - non noi - qualifica "omicidio volontario"). L'autorizzazione ad uccidere Eluana Englaro, invece, era giusta? Attendiamo - che altro potremmo fare - la pronuncia dell'autorità giudiziaria.


BUONISTI. Eh, sì: perché ovviamente siamo "inumani", ipocriti, antidemocratici, crudeli, indifferenti verso l'uomo (qualcuno è convinto che proviamo più pietà nei confronti dei cani) e così via. Un Anonimo, in uno slancio (e un volo pindarico) davvero notevole, ci paragona ai carnefici di Auschwitz ... Tutto questo nasconde, ancora una volta, la realtà: sono stati Beppino Englaro e la sua equipe a far morire di fame e di sete Eluana Englaro, noi (e non solo noi) ci siamo limitati a chiedere che l'autorità giudiziaria penale verificasse se ciò era lecito. Ma il distacco dalla realtà fa dire allo stesso anonimo che "Eluana era stata costretta in condizioni disumane contro la sua volontà", quando è notorio, da una parte che la giovane disabile era amorevolmente curata ed accudita, che non sentiva alcun dolore e, soprattutto (se l'anonimo ha letto la sentenza che con tanta sicurezza cita, lo sa benissimo) che ella non aveva mai chiesto di essere uccisa (ciò è scritto a chiare lettere!).


Non pretendiamo di convincere gli anonimi commentatori, ma nemmeno Alberto Marzi di Cecina, perché il loro ripetuto "vergogna!" nasconde la voglia di ragionare e di capire (o, quanto meno, di discutere civilmente).

Semplicemente certe cose vanno fatte e vanno dette, per difendere la vita di molte persone (che dopo l'uccisione di Eluana Englaro sono potenzialmente candidate a subire la stessa sorte) e la verità dei fatti.


Giacomo Rocchi

venerdì 27 febbraio 2009

IL SENSO DI UNA DENUNCIA

1. Il Comitato Verità e Vita ha presentato una denuncia per omicidio volontario nei confronti di Beppino Englaro e di coloro che hanno provocato la morte di Eluana Englaro e così ha reso obbligatoria l’iscrizione nel registro delle notizie di reato, atto a cui (a quanto sembra) il Procuratore di Udine non aveva ancora provveduto.
È un atto che segue a quanto la nostra associazione ha dichiarato pubblicamente in più occasioni nelle scorse settimane, e coerente con lo statuto del nostro Comitato, che ci impegna a promuovere la difesa della vita umana dal concepimento alla morte naturale. E che quindi è contro la legalizzazione dell’aborto, della fecondazione artificiale e dell’eutanasia.
Noi di Verità e Vita – e non solo noi – affermiamo che non è lecito far morire una persona viva togliendole alimentazione e idratazione.

2. Sarebbe stato davvero tragico se nel nostro Paese, di fronte a un evento che ha sconvolto e turbato tutta l’opinione pubblica, nessuno avesse sentito la necessità di chiedere alla magistratura lo svolgimento di un’indagine seria e accurata intorno a questa vicenda.
Deve essere la giustizia penale a valutare la condotta di coloro che uccisero la disabile: la morte procurata di un uomo non è mai un fatto privato! L’azione penale è chiamata a tutelare i beni giuridici fondamentali, fra i quali primeggia quello della vita innocente.

3. Nel nostro ordinamento l’omicidio del consenziente è un reato, come anche l’istigazione al suicidio. La vita è un bene indisponibile, e non si può toglierla nemmeno a chi ne faccia richiesta. Per di più, nel caso in questione noi sosteniamo – e lo abbiamo scritto nella denuncia – che Eluana Englaro non aveva chiesto di morire, o che quanto meno non esiste una prova di una tale richiesta utilizzabile in un procedimento penale.
Ecco perché parliamo di omicidio volontario: non è stata la volontà della vittima ad indurre la condotta di chi l’ha uccisa.

4. Il giudice penale è autonomo rispetto alle decisioni del giudice civile, tanto più se quest’ultimo ha pronunciato in sede di volontaria giurisdizione: il Comitato chiede che l’autorizzazione rilasciata a Beppino Englaro sia considerata inefficace, non ricorrendo nessuna delle scriminanti previste dal codice penale, e sottolinea che anche le prove assunte in sede civile sono inutilizzabili in un processo penale.
La denuncia contesta che, fino a questo momento, le indagini della Procura di Udine si siano concentrate soltanto sul rispetto del protocollo e chiede, quanto meno e in subordine, di accertare se sia stata tentata la nutrizione per via naturale o tramite PEG: il decreto della Corte d’Appello di Milano non dava a Beppino Englaro il potere di vita e di morte sulla figlia, ma solo quello di rifiutare l’uso del sondino nasogastrico.

5. Il Comitato Verità e Vita ha ritenuto che la denuncia fosse doverosa, di fronte al tentativo di archiviare questo fatto tragico nel silenzio e nella menzogna, spinta al punto di negare la realtà stessa dell’uccisione di Eluana Englaro ad opera di chi doveva avere cura di lei.
Abbiamo operato semplicemente in coerenza con questo dato di realtà, senza alcuna animosità o ostilità nei confronti delle singole persone.
Che si difenda il diritto alla vita di ogni essere umano, sano o malato, cosciente o privo di coscienza: questo è il punto. Questo è il senso della nostra azione.


Il Comitato Verità e Vita

mercoledì 25 febbraio 2009

Modus procedendi

Marco Olivetti (Avvenire del 24 febbraio) sostiene che le direttive anticipate di trattamento previste dal disegno di legge Calabrò, sono "una forma razionalizzata di testamento biologico, opportunamente ricondotta nell'ambito dell'alleanza terapeutica medico-paziente e di un duplice chiaro rifiuto sia dell'eutanasia, in ogni sua forma, sia dell'accanimento terapeutico".

Tutto bene, insomma; legge da approvare così come è.
Vedremo nei prossimi giorni che l'interpretazione della proposta è - mettiamola così - fin troppo benevola.
Per il momento ci preoccupa non poco il finale dell'articolo di fondo:

"Del resto, non c'è proprio nulla di nuovo. Tutte le grandi questioni "filosofiche" degli ultimi 40 anni (divorzio, aborto, fecondazione assistita) sono state risolte da leggi approvate da maggioranze e osteggiate da consistenti opposizioni, con un certo grado di trasversalità. E tutte quelle leggi, nei loro testi (anche se non sempre nella prassi: si veda la legge 194) sono state in qualche modo di mediazione, pur se la mediazione non era per tutti soddisfacente. Non pare che oggi esista un'alternativa a questo modus procedendi".


Se il modus procedendi era quello giusto, le leggi approvate sono state giuste o ingiuste?
A Olivetti interessa questa domanda? Pare di sì, perché definisce solo "non soddisfacente" il risultato e addebita solo all'applicazione della legge 194 il risultato dei milioni di aborti eseguiti in questi trent'anni: e qui - diciamolo chiaramente - mente.

Era giusto permettere il divorzio tutte le volte che i coniugi lo volevano, e anche se il coniuge del tutto incolpevole non lo voleva?
Era giusto permettere l'aborto assolutamente libero, a prescindere dai motivi per cui la donna lo richiede e istigare le donne a ricorrere all'aborto eugenetico ricorrendo alle diagnosi prenatali?
Era giusto permettere la creazione di un numero altissimo di embrioni destinati a morte certa?

E soprattutto: Olivetti ha dimenticato la storia del nostro paese?
Era giusto combattere per abolire la legge sul divorzio - il cui padre, non a caso, è stato ricordato come fonte della sua ispirazione politica, da Beppino Englaro - fino a raggiungere il consenso del 40% del popolo italiano?
Era giusto difendere in tutti i modi i bambini destinati ad essere uccisi nel grembo della madre e promuovere un referendum che ebbe il 32% dei consensi?
Era giusto promuovere una proposta di legge di iniziativa popolare che ebbe più di un milione di firme e che venne subito accantonata dal Parlamento?

Le alternative Olivetti le individua sul modus procedendi (leggi: compromesso e mediazione) oppure sul contenuto dei provvedimenti che vengono adottati?

A Olivetti interessano davvero i malati, gli anziani, i soggetti in stato vegetativo persistente, tutti potenziali candidati alla soppressione?

Giacomo Rocchi

lunedì 23 febbraio 2009

Un mondo di gamberi


Parliamoci chiaro: a chi ha buon senso pare di vivere in un mondo di gamberi che camminano all’indietro. Povia è arrivato secondo al Festival di Sanremo con la sua canzone “Luca era gay”. Grande stupore di tutti: vuoi vedere che quegli stessi italiani che, guardando il reality “L’Isola dei Famosi”, hanno fatto vincere Vladimiro Guadagno – in arte Vladimir Luxuria – ora sono gli stessi che reclamano un po’ di normalità? Ma questa normalità viene percepita come una strana faccenda che irrompe con forza quasi rivoluzionaria. Infatti Bonolis, al termine dell’esibizione del cantante, ha detto che sul palco dell’Ariston c’è spazio per ogni idea, per ogni posizione controcorrente. Controcorrente?! Curiosa la sorte degli eterosessuali (ormai ognuno di noi ha l’obbligo di specificare dove vuole mettersi in quanto ad orientamenti sessuali). Affermare che l’amore tra un uomo e una donna è cosa bella suona – è proprio il caso di dire in questo contesto canzonettistico – suona scandaloso. Ora, come i gamberi, facciamo un passo indietro e scoviamo un paio di altre notizie. L’Associazione Jerome Lejeune ci informa che il 96% delle donne che scopre di aspettare un bambino Down abortisce. I ricercatori Hamamy e Dahoun hanno poi redatto uno studio in cui emerge un dato altrettanto impressionante: il tasso di aborto, a seguito di diagnosi prenatale, è del 100, 73.9, e 70% rispettivamente per la sindrome di Turner, la sindrome di Klinefelter, e la sindrome del triplo X (Cfr. Hamamy HA, Dahoun S. Parental decisions following the prenatal diagnosis of sex chromosome abnormalities. Eur J Obstet Gynecol Reprod Biol. 2004 Sep 10;116(1):58-62.). Queste due notizie – la canzone di Povia e il tasso di aborti eugenetici – sembrano non avere nulla in comune. Ma non è così. Infatti in questo mondo di gamberi da una parte sembrano avere diritto di cittadinanza – o più diritto di cittadinanza – quelli che fino a ieri erano considerati i diversi: i gay, chi decide di uccidere la figliolanza prima che sia nata e prima che sia morta, le donne che ricorrono alla Fivet perché non riescono ad avere figli, i divorziati, gli amanti dello spinello facile. Tutte categorie di persone che, per la vulgata corrente, sono da tutelare perché soggetti deboli. Dall’altra parte, sempre in questo mondo di gamberi, i veri deboli, perché considerati diversi, vengono eliminati, o fisicamente o socialmente. Il non nato che è imperfetto, il non morto che è in stato vegetativo persistente, le famiglie numerose con 4 o 5 figli, il coniuge abbandonato ingiustamente, l’omosessuale che vuole uscire da questa condizione, le coppie che con enorme difficoltà riescono ad adottare un figlio. Insomma, si è ribaltato il concetto di diversità: al bambino Down non sarà più permesso di vedere la luce del sole, l’omosessuale invece avrà l’onore di diventare famoso grazie alla luce dei riflettori di un reality. Un mondo di gamberi, abbiamo detto. Però prima o poi i gamberi finiscono in padella.

Tommaso Scandroglio

domenica 22 febbraio 2009

Il cattivo maestro

Beppino Englaro di nuovo da Fabio Fazio:
"Nessuno può togliere il diritto di essere curati ma nessuno può togliere agli altri il diritto a non curarsi e a lasciarsi morire". "E sappiamo - ha aggiunto - che la grande conquista del consenso informato e dell'autodeterminazione delle persone è parte integrante della Costituzione italiana. Quindi non si può prescindere da questo". Stabilire il contrario "è anticostituzionale e antiscientifico".

Sulla vicenda della figlia, morta dopo 17 anni di stato vegetativo e una lunga battaglia legale per affermare il diritto a interrompere l'alimentazione e l'idratazione forzate, Beppino Englaro ha detto che "Eluana meritava più rispetto". "Ho sopportato perché ero a posto con me stesso e potevo rispettare le indicazioni di mia figlia", ha tenuto a sottolineare proposito del clima e dei giudizi espressi in quei momenti.

Englaro ha parlato anche del rischio eutanasia: "Dire di no a una terapia salva-vita non è eutanasia. E' semplicemente lasciare che la natura faccia il suo corso. Si chiede solamente di non curarsi, di lasciarsi morire. E' quasi banale non capire questa situazione. Una cosa è chiedere di morire altra è lasciarsi morire. Lo ha chiesto anche Giovanni Paolo II".

Ora che il sig. Beppino Englaro ha fatto quello che era stato ingiustamente autorizzato a fare, può mostrare fino in fondo il suo volto.
Come sembrava ovvio, la sua volontà di uccidere la figlia disabile non veniva dal nulla:

"Sono sempre stato socialista - spiega Englaro - In famiglia ho respirato quest'aria". "Con mio padre parlavo di Loris Fortuna -prosegue - il socialista padre della legge sul divorzio e autore della prima proposta di depenalizzazione dell'aborto. Per noi friulani resta un leader".

Beppino Englaro mente: sua figlia non meritava solo più rispetto, meritava di vivere; il sondino nasogastrico non era una terapia salvavita, era il suo sostegno vitale; farla morire di fame e di sete non è stato lasciare che la natura facesse il suo corso: è stata eutanasia, soppressione volontaria di una disabile in ragione della sua condizione.

L'italiano che, dopo l'abolizione della pena di morte, per la prima volta ha ucciso un'altra persona su autorizzazione dei giudici, è il vero e insuperabile cattivo maestro.

Giacomo Rocchi

mercoledì 11 febbraio 2009

Presidente, faccia una riflessione personale!

E' visibilmente scosso e rattristato Giorgio Napolitano quando apre la cerimonia del Giorno del Ricordo al Quirinale parlando di Eluana Englaro che è scomparsa ieri. Parole misurate e chiare che chiedono con determinazione di avviare una "riflessione comune" e di mettere da parte l'ascia da guerra.

"Questa cerimonia cade in un momento di dolore e turbamento nazionale - dice Napolitano aprendo la cerimonia in Quirinale -, in un momento che può divenire anche di sensibile e consapevole riflessione comune".


Presidente: faccia una riflessione personale, giunga al pentimento e poi faremo una riflessione comune con Lei ...


Giacomo Rocchi

lunedì 9 febbraio 2009

IN MEMORIAM


ELUANA ENGLARO
9 FEBBRAIO 2009
BARBARAMENTE UCCISA
RIPOSA IN PACE
Chi ti poteva salvare?
Un padre che ti accettasse come eri e cercasse il tuo bene?
Medici e infermieri che si prendessero cura di te?
Magistrati non accecati dall'ideologia ma pieni di umanità?
Procuratori della Repubblica coraggiosi?
Un Presidente della Repubblica davvero attento ai valori della Costituzione?
Riposa in pace!
Un padre

domenica 8 febbraio 2009

Il parere dei costituzionalisti

«Decreto ineccepibile, non andava bloccato»Sull’urgenza e la necessità di un decreto­legge e ancor più sulla sua costituzionalità ci sono tutta una serie di controlli ai quali il presidente della Repubblica non può sostituirsi. C’è il Parlamento, che sul primo punto può esprimersi in sede di conversione entro 60 giorni. C’è soprattutto la Corte costituzionale, se viene investita della questione. Ed è proprio da alcuni ex presidenti della Consulta e da esperti di questa branca del diritto che arrivano perplessità sull’operato del Colle. Non tanto sul suo tentativo di persuasione affinché non fosse utilizzato lo strumento della decretazione d’urgenza, quanto sul rifiuto di adeguarsi alla decisione del Governo.
Secondo l’articolo 77 è l’esecutivo ad avere l’esclusiva responsabilità, ricordano. E a chi, come il costituzionalista del Pd Stefano Ceccanti, invoca l’articolo 87 della Carta per dare al Capo dello Stato la possibilità di non firmare, l’ex presidente della Consulta Antonio Baldassarre ricorda che «quell’articolo va interpretato in armonia con altri, come appunto il 77. Isolarlo dal resto non mi pare un metodo corretto». Per Baldassarre «quello che accade è grave, perché introduce un confitto che si risolverà con la delegittimazione dell’uno o dell’altro potere. Una cosa di cui l’Italia non sentiva proprio il bisogno e che poteva essere evitata con un po’ di ragionevolezza».
Anche un altro ex presidente della Consulta, Cesare Mirabelli, ritiene lo scontro «molto forte». In più non ravvisa nel testo licenziato dal Consiglio dei ministri problemi di costituzionalità. «Ha una funzione in qualche misura dilatoria, non si contrappone alla decisione giudiziale e non la vanifica. È una sorta di moratoria e garanzia. Tanto più in un settore come quello della volontaria giurisdizione, nel quale ci sono provvedimenti e autorizzazioni che non passano in giudicato». «Non v’è dubbio che il presidente abbia il potere di suggerire e consigliare, indipendentemente dalle forme.
Ma, con tutto il rispetto per la sua altissima figura, i presupposti per l’emanazione del decreto ci sono», afferma l’ex vicepresidente della Corte Massimo Vari. «Davanti a una formale deliberazione dell’esecutivo è normale che il presidente proceda all’emanazione. Siamo, dunque, davanti a un deliberato rifiuto e a un fatto gravissimo. Il presidente è chiaramente uscito dalle sue funzioni. Ha mancato a un suo dovere costituzionale», è l’opinione di Marco Olivetti, docente di Diritto costituzionale all’Università di Foggia. Sul fatto che il Quirinale non potesse intervenire a bloccare il decreto è netto anche Baldassarre: «Basta leggersi i classici della materia, a partire dal saggio sul decreto legge di Esposito, un maestro», spiega. «Piena libertà di far conoscere le sue perplessità. Soprattutto prima. E, quindi, di persuadere il governo. Ma questo ha la fiducia della maggioranza e la legittimazione democratica, quindi deve avere la parola definitiva. Non il presidente, che non è la Corte costituzionale», prosegue Olivetti. Mirabelli, poi, giudica i rilievi del Colle «non tali da escludere un provvedimento d’urgenza ». Anche perché, sostiene, «una cosa è dettare una disciplina sostanziale, nella quale si regolano diritti fondamentali, altro è un provvedimento che introduce un elemento di cautela e garanzia».
Come appare essere invece il decreto, il quale, ultimo rilievo, «pur nascendo evidentemente dalla situazione che si è creata, è impostato come lettura di carattere generale che riguarda tutte le persone in quelle condizioni e quelle che devono compiere atti su di esse». Non, insomma, un intervento ad personam. Sull’aspetto dell’urgenza su un caso singolo Vari, poi, non concorda sul fatto che esso non basterebbe a motivare la necessità di un decreto. «A parte il valore assoluto di una vita, c’è una giurisprudenza della Corte che definisce la straordinarietà: eventi naturali, comportamenti umani, o anche atti e provvedimenti di pubblici poteri. È nel contesto della vita sociale, non nel dibattito parlamentare che va ricercata la situazione da tutelare nelle more dell’emanazione di una legge». Infine, «quando ci sono in ballo lesioni gravissime alla Costituzione si può giustificare una presa di posizione del Quirinale. Però, sugli articoli citati – 3, 13 e 32 – ci sono due punti di vista». E anche la vita è un valore costituzionalmente garantito. Anche su uno dei precedenti di lettere inviate per rifiutare un decreto – resi noti ieri dal Quirinale – Baldassarre ha da obiettare. Casi di divergenze «ci sono stati, ma si sono risolti bonariamente. Non è il governo che si deve adeguare. Nel caso dell’intervento di Pertini si realizzava un vulnus gravissimo della Costituzione, perché senza di esso non si sarebbe tenuto un referendum che era pienamente legittimo. Ma non è questo il caso». Napolitano invece, conclude Olivetti, i decreti «finora li aveva sempre emanati. Tranne in un caso, all’epoca del governo Prodi, che accolse i suoi rilievi in materia di Giustizia. C’è probabilmente una ragione ideologica per questo rifiuto e ciò fa sì che il Capo dello Stato venga meno alla sua funzione di garante della Costituzione per ritornare ad essere uomo di parte».
[Antonio Baldassarre, Massimo Vari, Cesare Mirabelli, Marco Olivetti ]
di Gianni Santamaria

sabato 7 febbraio 2009

Quali criteri di giudizio?

Dal Corriere della Sera (Rubrica Italians):
"Caro Severgnini, sarà perché il povero Beppino Englaro è di qui (Friuli, ndr), sarà perché conosco personalmente i medici che si occupano di Eluana, certo mi sento un poco personalmente preso da questa triste vicenda. Io la vedo così: nessuno ha il diritto di sindacare l'operato di povere persone che si trovano davanti problemi di questo genere. Lo dico perché personalmente mi sono trovato davanti a un dramma esistenziale molto meno impegnativo, e ho odiato tutti coloro che mi dicevano cosa andava fatto. Sembrerà fuori luogo, ma mi riferisco al fatto che la mia splendida bambina non voleva saperne di essere concepita, e avevamo iniziato il percorso della fecondazione assistita. La legge italiana a questo proposito è orrenda, e io non esito a mandare i miei pazienti a Krumpendorf (150 km circa da qui, nella cattolicissima ma non stupida Austria) se non riescono ad avere figli. Lo dico dal profondo del cuore: lasciate in pace quei poveretti che combattono contro sfortune della vita così terribili. Lasciateli in pace. Cari Italians, pensate se toccasse a voi".
Sergio Bierti

"Brutto spettacolo, davvero. Credo si stia commettendo una crudeltà verso padre e figlia. Alcuni, soprattutto tra i cattolici, agiscono in coscienza e buona fede, quando vogliono tenere in vita (?) Eluana. Ma purtroppo intorno a loro si muovono i fanti dell'ipocrisia ossequiosa. Aggiungo: anche i media, continuando a pubblicare quella fotografia di Eluana - bella, giovane e in salute - non hanno aiutato".
Beppe Severgnini

Mentre Eluana sta morendo cerchiamo di capire contro cosa stiamo combattendo, quale mentalità permette di giungere a questo risultato.

La realtà oggettiva è cancellata: Severgnini pensa di cavarsela con il punto interrogativo (?) accanto alla parola "vita", fingendo che questo non sia il punto centrale della questione.
Eluana è viva o morta? questa domanda non si può fare, è scomoda, va cancellata: del resto già nell'aborto abbiamo visto come la strategia sia quella di cancellare il bambino, non farlo vedere; allo stesso modo nella fecondazione artificiale gli embrioni prodotti in gran quantità e destinati a morte certa non esistono.

Se la realtà viene cancellata il criterio di giudizio di quanto avviene è soggettivo e arbitrario: il "poveretto" e lo "sfortunato" è colui che non riesce ad accettare la nuova condizione della figlia o che non riesce ad avere figli; egli "combatte" per realizzare ad ogni costo i suoi desideri o per cancellare ciò che lo turba: ha diritto a realizzare i suoi desideri; chi lo ostacola è cattivo, orrendo, stupido: nessuno può dirgli cosa fare o non fare.

Bierti dice di parlare "dal profondo del cuore"; ma il punto di vista che usa è uno solo: "pensate se toccasse a voi" ... quanto "tocca" ad Eluana non lo riguarda, si rifiuta di vederlo.

Giacomo Rocchi

venerdì 6 febbraio 2009

Napolitano: Presidente di chi?

Pare che il Governo abbia approvato il testo dei decreto legge che impedisce la sospensione della nutrizione e dell'idratazione in attesa dell'approvazione della legge sulle dichiarazioni anticipate di volontà.

Pare anche che il Presidente della Repubblica si sia rifiutato di firmare il decreto ritenendolo incostituzionale.

Inviate la seguente email:
Caro Presidente della Repubblica, fermi l'assassinio di Eluana, firmi il decreto legge.

Eluana Englaro è viva.
Ha subito un incidente che l’ha resa disabile, ma la comunità umana non l’ha abbandonata.
Da 17 anni è stata curata, accudita, amata. Indipendentemente dal fatto se si riprenderà o risveglierà.
Ma alcuni giudici hanno deciso che lei debba morire.
Non ha commesso nessun reato.
La sua unica colpa è che forse un giorno ha detto che non avrebbe voluto vivere come disabile.
Per quanto incerto e labile, questo pensiero, secondo i giudici, è sufficiente per farla morire.
Così è stata presa, in modo furtivo, durante la notte e portata in un luogo ad Udine, dove gli verrà sospesa la nutrizione e l’idratazione.
Andrà incontro ad una agonia lunga, straziante, crudele.
Mi chiedo, ma dove stanno quei movimenti che per tanti anni hanno chiesto la fine delle condanne a morte?
E dove stanno quei movimenti che si battono da sempre contro la tortura?
Eluana Englaro verrà torturata e poi morirà.
E c’è qualcuno che dice che questo è un atto di carità e di libertà.
La storia di Eluana Englaro minaccia la nostra civiltà.
Permettere che venga uccisa per fame e per sete significa offendere mortalmente la dignità umana e sprofondare nella barbarie.

all'indirizzo: https://servizi.quirinale.it/webmail/ riempiendolo con i vostri dati.

Giacomo Rocchi

giovedì 5 febbraio 2009

Cattivi maestri/3

Da "Repubblica":

"Morire per disidratazione "è uno dei modi più dolci che si conoscano". Ed Eluana non soffrirà.


Carlo Alberto Defanti, il neurologo di Eluana, (...) risponde così a chi, come la comunità "Papa Giovanni XXIII" fondata da Don Oreste Benzi, ritiene che "la morte sarà consumata atrocemente".

Professore, molti temono che Eluana andrà incontro a delle grandi sofferenze dopo la sospensione della nutrizione artificiale che, in base al vostro protocollo, dovrebbe iniziare, gradualmente, a cominciare da domani. "Purtroppo la continua disinformazione che alcuni riversano sul caso di Eluana rende impossibile, almeno a me, una risposta puntuale ad ogni intervento. Mi limiterò perciò a ribadire (...) una semplice verità, ben nota a quanti si occupano di malati terminali: che cioè il morire per disidratazione, beninteso in pazienti con compromissione più o meno grave del cervello, è uno dei modi più dolci che si conoscano".


Possiamo stare tranquilli, allora? Lo scienziato ha pronunciato la sua sentenza, basata su dati inconfutabili!


Le sue rocciose certezze le spiega poco dopo:
"Non sarà mai possibile sapere se Eluana soffrirà. È infatti impossibile poter avere una certezza assoluta in questo senso. Io so se uno soffre solo se me lo racconta. Dobbiamo stare perciò a quelle che sono le evidenze scientifiche. E l'evidenza scientifica ci dice che Eluana non soffrirà".


Abbiamo scoperto che, per certi scienziati, "verità" e "evidenza scientifica" corrispondono all'incertezza ... ma che per gli stessi scienziati, poiché il soggetto che (forse) soffre non può raccontarlo, si può fingere che non soffra ...


Giacomo Rocchi
"Eluana non voleva morire"

Lettera aperta di Pietro Crisafulli

La redazione di Tgcom ha ricevuto questa lettera da Pietro Crisafulli (fratello di Salvatore che nel 2005 si risvegliò dopo due anni di stato vegetativo nel quale era caduto dopo un grave incidente stradale) e ha deciso di pubblicarla integralmente:

"Le bugie del padre Beppino"

In questi giorni di passione e sofferenza, nei quali stiamo seguendo con trepidazione il "viaggio della morte" di Eluana Englaro, non posso restare in silenzio di fronte a un evento così drammatico.Era il maggio del 2005 quando per la prima volta ho conosciuto Beppino Englaro. Eravamo entrambi invitati alla trasmissione "Porta a Porta". Da quel giorno siamo rimasti in contatto ed amici, ci siamo scambiati anche i numeri di telefono, per sentirci, parlare, condividere opinioni. Nel marzo del 2006 andai in Lombardia, a casa di Englaro, in compagnia di un conoscente (la foto in alto a destra lo testimonia, ndr).Dopo l'appello a Welby da parte di Salvatore, Beppino capì che noi eravamo per la vita. Da quel momento le strade si divisero.All'epoca anch'io ero favorevole all'eutanasia. Facemmo anche diverse foto insieme, e visitai la città di Lecco. Nella circostanza Beppino Englaro mi fece diverse confidenze, tra le quali che i rappresentanti nazionali del Partito Radicali erano suoi amici. Ma soprattutto, mentre eravamo a cena in un ristorante, in una piazza di Lecco, ammise una triste e drammatica verità.

Beppino Englaro si confidò a tal punto da confessarmi, in presenza di altre persone, che 'non era vero niente che sua figlia avrebbe detto che, nel caso si fosse ridotta un vegetale, avrebbe voluto morire'. In effetti, Beppino, nella sua lunga confessione mi disse che alla fine, si era inventato tutto perché non ce la faceva più a vederla ridotta in quelle condizioni. Che non era più in grado di sopportare la sofferenza e che in tutti questi anni non aveva mai visto miglioramenti. Entro' anche nel dettaglio spiegandomi che i danni celebrali erano gravissimi e che l'unica soluzione ERA FARLA MORIRE e che proprio per il suo caso, voleva combattere fino in fondo in modo che fosse fatta una legge, proprio inerente al testamento biologico.In quella circostanza anch'io ero favorevole all'eutanasia e gli risposi che l'unica soluzione poteva essere quella di portarla all'estero per farla morire, in Italia era impossibile in quanto avevamo il Vaticano che si opponeva fermamente.Ma lui sembrava deciso, ostinato e insisteva per arrivare alla soluzione del testamento biologico, perché era convinto che con l'aiuto del partito dei Radicali ce l'avrebbe fatta. (...) Questa è pura verita'. Tutta la verita'. Sono fatti reali che ho tenuto nascosto tutti questi anni nei quali comunque io e i miei familiari, vivendo giorno dopo giorno accanto a Salvatore, abbiamo fatto un percorso interiore e spirituale. Anni in cui abbiamo perso la voce a combattere, insieme a Salvatore, a cercare di dare una speranza a chi invece vuol vivere, vuol sperare e ha diritto a un'assistenza e cure adeguate. E non ci siamo mai fermati nonostante le immense difficoltà e momenti nei quali si perde tutto, anche le speranze. E non ho mai reso pubbliche queste confidenze, anche perché dopo aver scritto personalmente a Beppino Englaro, a nome di tutta la mia famiglia, per chiedere in ginocchio di non far morire Eluana, di concedere a lei la grazia, fermare questa sua battaglia per la morte, pensavo che si fermasse, pensavo che la sua coscienza gli facesse cambiare idea. Ma invece no. Lui era troppo interessato a quella legge, a quell'epilogo drammatico. La conferma arriva, quando invece di rispondermi Beppino Englaro, rispose il Radicale Marco Cappato, offendendo il Cardinale Barragan, ma in particolare tutta la mia famiglia. Troverete tutto nel sito internet
www.salvatorecrisafulli.itNoi tutti siamo senza parole e crediamo che il caso di Eluana Englaro sia l'inizio di un periodo disastroso per chi come noi, ogni giorno, combatte per la vita, per la speranza. Per poter smuovere lo stato positivamente in modo che si attivi concretamente per far vivere l'individuo, non per ucciderlo.Vorrei anche precisare che dopo quegli incontri e totalmente dal Giugno del 2006, fino a oggi, io e Beppino Englaro non ci siamo più sentiti nemmeno per telefono, nonostante ci siamo incontrati varie volte in altri programmi televisivi"
Pietro Crisafulli
Preciso che sono in possesso anche di fotografie che attestano i nostri vari incontri.
Catania, 04 Febbraio 2009

lunedì 2 febbraio 2009

Per quanto dureranni i silenzi e i compromessi sulla fecondazione extracorporea?

(ANSA) - ROMA, 31 GEN - A cinque anni dalla legge 40 sulla procreazione assistita e 30 mila embrioni crioconservati, anche il mondo della ginecologia cattolica si interroga sul destino di quei circa 7 mila embrioni orfani. La proposta che arriva oggi, in occasione della 31/ma Giornata della vita al Policlinico Gemelli, e' quella di consentirne ''l'adozione per la nascita'', in modo da non farli morire senza essere mai nati. A spiegarlo e' Antonio Lanzone, docente di Fisiopatologia della riproduzione dell'Universita' Cattolica, nell'incontro con i docenti delle cinque facolta' di ginecologia di Roma. Il problema riguarda i 3.740 embrioni per cui vi e' stata una espressa rinuncia ad un futuro impianto da parte dei genitori, e un numero indefinito, ''stimabili in altri 3.300 circa'', secondo Lanzone, di cui non si riescono a rintracciare i genitori. Tra le opzioni possibili, Lanzone ha parlato della 'distruzione, della ricerca e dell'adozione''. Se la distruzione per un eventuale deterioramento dell'embrione e' da rifiutare, ''perche' non provato e non dimostrato - ha spiegato - anche l'ipotesi ricerca e' da rifiutare, perche' si e' visto che le staminali ricavabili da cellule adulte o cordonali hanno dato piu' frutti di quelle embrionali su questo fronte''. Rimane dunque l'ipotesi dell'adozione per la nascita ''da una coppia che li desidera - ha proseguito Lanzone - Cosa che secondo me non sarebbe configurabile come una fecondazione eterologa o un utero surrogato, proprio per le alte motivazioni etiche alla base del gesto''. Se cio' fosse autorizzato, considerando che allo scongelamento sopravvive il 50-80% degli embrioni, e che su 100 scongelati 4-5 arrivano alla nascita, ''avremmo 400 nuovi nati - ha concluso - che non e' poco. Il mondo va avanti e sarebbe opportuno prendere una decisione su tale problema''. (ANSA).

Ecco gli effetti del silenzio sulla fecondazione extracorporea. Contiamo i morti e cerchiamo soluzioni per i pochissimi sopravissuti.
Come non scandalizzarsi di fronte ai pADRONI della vita, essi rubano la dignità all'uomo per denaro. I frutti sono quasi tutti di morte, per manipolazione in laboratorio, per congelamento, per selezione tramite l'aborto volontario.... Ma queste non sono morti naturali! Sono il bilancio di morte di un business che strumentalizza la vita umana.
Come non rendersi conto che il silenzio sull'ingiustizia della legge 40, e sulla fecondazione extracorporea in genere, stia diventando l'autostrada della perdita delle coscienze nei confronti dell'inestimabile valore della vita?