lunedì 29 novembre 2010

Quello che il cardinal Martini non vuole dire


Al termine di questo post vi sarà posta una domanda.

Provocato da Ignazio Marino su Concilio Vaticano II e fecondazione assistita, il Card. Martini, nella sua pagina settimanale sul Corriere della Sera, pesa le parole; anzi, le centellina, tanto che l'impaginatore mostra qualche difficoltà a riempire gli spazi.
Marino "chiede": non è che si sta tornando alla interpretazione letterale della Sacra Scrittura, con l'abbandono della critica storica, con la conseguenza che la Chiesa si sta allontanando dalla scienza? E perché non permettere di soddisfare i desideri delle coppie sterili ricorrendo alla fecondazione in vitro? E di eliminare le malattie dell'embrione comparse ai "primi stadi di sviluppo"? E perché non utilizzare le cellule staminali embrionali per tentare di curare gravi malattie, soprattutto le cellule che possono essere prelevate da embrioni congelati che non saranno mai utilizzati a scopo di riproduzione?
Come si vede, di "carne al fuoco" per un cardinale di Santa Romana Chiesa ce ne è, e molta.

E infatti, in prima battuta, Martini dimostra di essere - quando vuole - assai severo. I timori sulla vita della Chiesa non derivano tanto dalla questione del metodo di lettura delle Sacre Scritture:
"Ci sarebbero altri timori, oggi, ma di ciò sarebbe lungo il discorso.
Basterebbe accennare alla tendenza al formalismo liturgico, con una sorta di
vanità, che si esprime nella passione per le vesti e le cerimonie liturgiche, ma
non ha lo stesso entusiasmo per l'offerta di se stesso a Dio".
In ogni racconto ci vogliono i cattivi: e il Card. Martini li ha scovati, quelli che vogliono pregare davvero durante la messa e sopportano che duri più dei 45 minuti "canonici", e magari evitano le chiese con le chitarre e preferiscono quelle dove c'è un po' di silenzio (o c'è il gregoriano) o si commuovono di fronte alle vesti sacre del sacerdote che si avvia verso l'altare ...
Ipocriti! Grida il cardinale: io lo so che voi non offrite voi stessi a Dio!
Davvero una grande capacità di leggere le menti e i cuori ...

Beh, mi sono detto: se ha sistemato in questo modo i suoi fedeli, chissà che viene fuori sulla fecondazione in vitro ...

"Il problema è molto complesso ..."
e, poco dopo,
"L'esperienza e l'ascolto dei laici ci insegneranno molte cose"
Ahi ...

Condanna della fecondazione in vitro? Non c'è. Anzi, rispetto al quadro ipotetico fatto da Marino di un ricorso in massa alla fecondazione in vitro, il Martini risponde:
"La ipotesi che Lei fa di un orientamento di massa verso la
riproduzione in provetta non mi convince. Non penserei che si possa giungere in
un domani a staccare del tutto l'atto sessuale dalla generazione".
Un po' sì ... ma non del tutto.
Del resto - il cardinale ci tiene a precisarlo - stiamo parlando delle "critiche di un certo mondo cattolico per la fecondazione assistita": guarda un po', ancora una volta i cattivi (insistenti, noiosi, esagerati, intolleranti ...) stanno nel mondo cattolico.
Nell'intera risposta a Marino la parola Chiesa non c'è: ci sono i gruppettini di cattolici "stolti" (quelli che pensano al formalismo liturgico, quelli che criticano la fecondazione assistita), e ci sono quelli che sono pronti ad "una attenta riflessione sul senso proprio della sessualità umana nella linea del Concilio Vaticano II" (avverrà "in futuro": Giovanni Paolo II doveva aver parlato e scritto per qualcun altro ...); in questo ultimo gruppo potrà essere ammesso anche il Papa attuale, purché continui a sorprenderci "con le sue uscite stimolanti" ...

Torniamo alla fecondazione in vitro (questo è un blog prolife).
Embrioni prodotti e morti con la fecondazione in vitro? Silenzio.
Fecondazione in vitro come negazione del significato umano e cristiano della sessualità? Silenzio.
Possibilità di congelare gli embrioni? Silenzio.

Possibilità di dissolvere gli embrioni congelati per estrarre le cellule staminali? Beh, almeno questo, card. Martini, dicci che è sbagliato, che l'embrione ha il diritto non solo a non essere prodotto artificialmente ma anche a non essere smembrato e ucciso; spiegaci quanto è orribile l'idea di provocare la morte di uomini per fare esperimenti, fai qualche riferimento alla follia nazista, inventati qualcosa ...
"Circa il possibile utilizzo delle cellule staminali,
ricavate da embrioni, bisognerà risolvere il problema tenendo conto della
dignità di ogni persona umana. A tutt'oggi si pensa che anche le cellule non
provenienti da embrioni possono essere impiegate con buoni risultati. In tutte
queste cose sarà necessario un impiego della ragione, senza farsi prendere da
emozioni personali".

Voi l'avete capita la risposta? Bisognerà riflettere ...

Giacomo Rocchi

P.S. Dimenticavo la domanda!
Se siete un Cardinale di Santa Romana Chiesa, cosa dovete scrivere per avere a disposizione una pagina a settimana sul Corriere della Sera?

martedì 23 novembre 2010

Fecondazione artificiale: nuoce gravemente alla salute!


Sul sito dell'Associazione Luca Coscioni è apparsa una lettera:

"Mi chiamo Isabella e ho 39 anni. Ho fatto tre ICSI eterologhe
all'estero. Due fallite e una terza con aborto spontaneo al secondo mese. Totale euro spesi in 18 mesi: circa 30.000 (mutuo). Totale sofferenza spesa per aver voluto esporre ogni percorso alla luce del sole a medici privati e pubblici, a parenti, conoscenti e amici per raccogliere forza e per lottare ancora: indefinibile! Oggi, dopo un anno, sono in mutua per operazione all'utero: troppi farmaci, dicono! Dopo dodici anni di matrimonio sono separata: percorsi
difficili, dicono! Più semplicità e più umanità mi avrebbero reso tutto più
naturale, anche dove il naturale, per natura, manca"
Ecco dove le false speranze indotte dalla fecondazione in vitro portano le donne.

Giacomo Rocchi

lunedì 22 novembre 2010

Antilingua e selezione degli embrioni


Pier Giorgio Liverani, su "Avvenire" del 21/11/scorso, nella sua rubrica "controstampa", con la sua consueta arguzia attacca Ignazio Marino per un articolo sulla fecondazione artificiale e sulla legge 40 che l'ha regolata:

"La legge 40 - è il titolo dell’articolo di Marino - nuoce gravemente alla
salute». Lui pensa a quella delle donne, noialtri pensiamo a quella
degli embrioni manipolati, maltrattati, buttati via, surgelati come articoli da
esperimento
. Lui cita come testimone a favore «la Commissione bioetica
della Tavola Valdese» (non si capisce come una comunità di Cristiani possa
accettare questi trattamenti) e lo 'Stato laico', le cui leggi, scrive l’Unità
(venerdì 19) «sono la sintesi condivisa di tutti i valori presenti nella
società» (una specie di pot-pourri morale), ma si tratta piuttosto di uno Stato
laicista dove non c’è condivisione, bensì attenzione soprattutto ai [dis]valori,
primo dei quali la disponibilità della vita umana.
P. S. Ho scritto 'embrioni', ma si tratta di una parola di
antilingua
, che si fa accettare perché 'neutra': se si usasse
quella giusta - figli
­sicuramente questi discorsi alla Marino
sarebbero difficili da proporre e da accettare".

Ignazio Marino, nel suo articolo su "Confronti", poneva, fra l'altro, una domanda: "Eppure, se consideriamo normale e responsabile eseguire dei controlli prima di una gravidanza, con lo scopo di individuare eventuali malattie, allora perché in uno Stato laico non dovrebbe essere normale, avendo lo stesso obiettivo, la diagnosi preimpianto? Perché la legge dovrebbe obbligare una donna all’impianto anche di un embrione con una gravissima malattia genetica e poi consentire di interrompere la gravidanza con l’aborto?": Liverani non risponde a questa domanda.

Fermiamoci su qualche punto.

La salute delle donne: Liverani la contrappone agli embrioni, ma sorvola sui pericoli per la salute - fisica e psichica - delle donne derivanti dalle tecniche di fecondazione artificiale. Una legge - come la legge 40 - che autorizza la fecondazione artificiale mette in pericolo la salute delle donne.

La vita degli embrioni: Liverani pensa soltanto a quella degli embrioni "manipolati, maltrattati, buttati via, surgelati"? Liverani non pensa agli embrioni destinati a morte certa per il solo fatto che la fecondazione artificiale sia autorizzata?

Quanti sono gli embrioni prodotti e morti senza essere "manipolati, maltrattati, buttati via o surgelati"?
Per essi non si deve usare la parola "FIGLI"?

La disponibilità della vita umana: autorizzare la fecondazione in vitro non significa proprio questo?

La Comunità Cristiana: forse che la Chiesa Cattolica accetta la fecondazione in vitro?

La legge sull'aborto (cui fa riferimento Marino per giustificare la diagnosi genetica preimpianto): perché la legge 40 ha "fatto salva" la legge 194?

Viene da osservare: se davvero Liverani pensasse agli embrioni come figli, questi discorsi da equilibrista su un filo sottile sarebbero difficili da proporre e da accettare ...

Giacomo Rocchi

giovedì 11 novembre 2010

Volontari buoni e volontari cattivi


Abbiamo già commentato l'intervista a Repubblica Torino di Walter Boero, pronto a tranciare giudizi sui volontari per la vita e a qualificare come "poche decine di esagitati" coloro che non la pensano come lui.

Sara Strippoli, la giornalista di Repubblica Torino che da diverse settimane sta conducendo il giornale nella battaglia contro il "Patto per la Vita", ha evidentemente trovato un diverso modo per combatterlo: dall'interno del mondo prolife.
E così - sul "modello Boero" - la volontaria che opera al "Mauriziano" si premura di far comprendere come si deve comportare il volontario prolife. Vediamo:

"Carla dice che la libertà di scelta è prioritaria, ma che per scegliere in libertà bisogna sapere, conoscere il problema da tutti i punti di vista". Rispetto alle coppie di giovanissimi che si presentano "ascolto e mi chiedo cosa reagirei io al loro posto".

Soprattutto "qui nessuno vuole convincere nessuno, dice Carla".

Questa è la colpa maggiore, punita con l'espulsione dal gruppo. Racconta infatti Carla: "Sa bene che anche fra i volontari ci sono degli esaltati, e ammette: Ne ho visto alcuni anni fa al Maria Vittoria." Che facevano questi esaltati? "Andavano fra i letti di chi doveva abortire il giorno dopo per cercare di convincerle a non farlo". Guarda un po', tra gli "esaltati" c'era anche una ragazza che era stata aiutata: "Avevamo aiutato una ragazza che, evidentemente, pensava di doverci restituire il favore (forse pensava di dover restituire il favore ad altre donne). Prendeva i nostri opuscoli e andava nei reparti a distribuirli."

Orrore! Gli opuscoli devono rimanere all'interno del "gabbiotto" (così lo definisce Repubblica)!

Quando Carla si è accorta che quella ragazza "esaltata" distribuiva l'opuscolo tra i letti delle candidate all'aborto, ha avuto un solo timore:"Pensavano che fossimo noi". Occorreva quindi distinguersi: "Quando abbiamo capito chi era responsabile l'abbiamo allontanata".

Ci si può stupire che di fronte a questo comportamento equilibrato ("Non tutti hanno l'equilibrio giusto", conclude la volontaria) ad essere aiutate sono solo le donne che avevano già deciso di non abortire? "Chi arriva da noi è perché probabilmente pensa di tenere il figlio".

Ecco, Carla e Sara Strippoli ci hanno esposto il "galateo del perfetto volontario prolife": stare al suo posto, non dare troppo fastidio, rispondere solo se interrogati, non far conoscere il materiale informativo se non richiesto (chissà, forse anche: non sporcare il gabbiotto e chiudere la porta a chiave quando esci?).

Sarà forse così: ma come mai - insistenti e fastidiose - vengono alla mente le parole di Benedetto XVI?

"nel difendere la vita non dobbiamo temere l’ostilità e l’impopolarità, rifiutando ogni compromesso ed ambiguità, che ci conformerebbero alla mentalità di questo mondo."

Giacomo Rocchi

martedì 9 novembre 2010

Fecondazione artificiale: la nebbia


Insomma: per i cattolici esiste una fecondazione artificiale buona e una fecondazione artificiale cattiva, oppure le tecniche di fecondazione artificiale devono essere respinte in blocco?

Ci siamo fatti questa domanda in un precedente post di commento alla durissima presa di posizione dei vescovi polacchi, alla vigilia della discussione in Parlamento dei progetti di legge su questo argomento; abbiamo osservato che quella presa di posizione era perfettamente conforme al Magistero della Chiesa Cattolica; abbiamo, infine, mostrato stupore per le modalità con cui il quotidiano dei Vescovi Italiani presentava la notizia ("La Polonia cerca la sua legge 40").

Nel post seguente abbiamo visto come il mondo cattolico italiano esprima delle posizioni molto differenti: sullo stesso quotidiano Avvenire convivono interviste a chi opera nella fecondazione in vitro da molti anni e che può costruire e proporre ai lettori la "sua" morale, articoli in cui si attribuiscono gli effetti nefasti della negazione della dignità dell'uomo solo a determinate pratiche (come il congelamento degli embrioni o la diagnosi preimpianto) e non alle tecniche in sé e scritti di chi, con notevole lucidità, segnala la negatività di tutte le tecniche in sé.

Avevamo preso lo spunto da un articolo di Lorenzo Shoepflin su "E' Vita", selettivo nel riportare il comunicato dei vescovi polacchi; in un breve articolo sul "Fertility Show" di Londra (Avvenire del 4/11/2010), il giornalista, dopo avere espresso "l’impressione è che si sia di fronte a una vero e proprio mercato della fecondazione artificiale" e aver quindi giudicato la fiera "perfettamente in linea col pensiero che riduce la vita umana a un prodotto di laboratorio", stigmatizza le conseguenze: "maternità surrogata, donazione di gameti, figli per coppie omosessuali", facendo poi riferimento al congelamento degli embrioni e alle banche del seme: "Anche la Banca europea del seme sarà presente e probabilmente pubblicizzerà il suo catalogo di donatori classificati in base a razza e colore degli occhi".

Ma davvero è possibile criticare queste pratiche senza rendersi conto - ed affermare pubblicamente - che esse sono conseguenze logiche delle tecniche di fecondazione in vitro?
L'uomo/embrione diventa un prodotto e la sua dignità viene negata proprio perché viene prodotto in quel modo: quindi diventa irrilevante la morte di nove embrioni su dieci, mentre non destano problemi il congelamento degli embrioni o la loro diagnosi con tecniche invasive, la loro selezione; e ancora: le banche del seme o la fecondazione eterologa rientrano nella logica di una produzione più raffinata e che si adatta ad ogni situazione.

Perché il mondo cattolico italiano non è in grado di esprimere un giudizio chiaro e deciso sulla fecondazione in vitro?
Due possibili risposte.

La prima, l'abbiamo già accennata: vi è una evidente spinta da parte di coloro che praticano fecondazione in vitro a legittimare questa pratica: una spinta che è legata al business e alle ambizioni scientifiche.
Abbiamo parlato della d.ssa Eleonora Porcu che, fin dall'epoca del referendum, ha trovato nel mondo cattolico una sponda per pubblicizzare la sua tecnica di congelamento degli ovociti ("meglio congelare gli ovociti che congelare gli embrioni"); ma altri hanno enfatizzato tecniche di diagnosi sugli ovociti femminili ("meglio la diagnosi sui globuli polari degli ovociti femminili piuttosto che la diagnosi sugli embrioni").

Quanto al business, come dimenticare le cliniche di ispirazione cattolica - prima fra tutte: il San Raffaele di Milano - che, autorizzate in forza della legge 40, operano nel settore (FIVET e ICSI) ricevendo milioni di euro di rimborsi dal Servizio sanitario nazionale (fonte: Corriere della Sera)? Cliniche che, dopo la sentenza della Corte Costituzionale, provvedono, se del caso, a congelare gli embrioni soprannumerari?

Una seconda risposta sta proprio nella legge 40 che è divenuta - in parte inconsapevolmente - un filtro per leggere la realtà.
Ecco che, di fronte agli impetuosi vescovi polacchi, la reazione dell'ignoto titolista è quasi automatica: "la situazione della Polonia è identica a quella dell'Italia prima della legge 40 (il "far west della provetta"), noi cattolici abbiamo proposto e difeso la legge 40, quindi la legge 40 è buona, quindi la Polonia ha bisogno di una legge 40".

Ma se la legge 40 è "buona", la morte prevista ed attuata di decine di migliaia di embrioni all'anno diventa ininfluente, su di essa si può sorvolare: i "cattivi" sono altri, quelli che fanno diagnosi genetica preimpianto, le banche del seme, le maternità surrogate. "Cattivi" sono solo quelli che, nel mondo, fanno ciò che in Italia la legge 40 vieta (e infatti è difficile dire che sono davvero "cattivi" quelli che congelano gli embrioni perché, si sa, la legge 40 permette il congelamento - ovviamente in casi eccezionali!).

Siamo alla nebbia; a discorsi cauti per paura di sbagliare ...

La legge 40, come tutte le leggi ingiuste, ha già iniziato ad incidere sulle coscienze.

Giacomo Rocchi


venerdì 5 novembre 2010

Vittoria per la scienza e la vita ... e qualche riflessione


La notizia del ritorno a casa di Angelica, una bambina nata a 22 settimane di gravidanza, del peso alla nascita di 550 grammi (ora pesa tre chili e mezzo), dopo quasi sei mesi di terapia intensiva all'Umberto I di Roma riempie di gioia.

La scienza e la medicina hanno unito i loro sforzi, insieme all'amore per quella bambina, e la battaglia - a quanto dicono i medici - è stata vinta!

Quando si tratta di salvare una vita - anche la più piccola e debole - non si possono lesinare sforzi, capacità, denaro.

Si può essere polemici anche in questa occasione?
Si deve.

Qualche anno fa una commissione ministeriale nominata dall'allora Ministro della Salute on. Livia Turco e presieduta dalla sen. Maura Cossutta proponeva - nero su bianco - che "tra 22+0 e 22+6 settimane al neonato devono essere offerte solo le cure compassionevoli, salvo in quei casi, del tutto eccezionali, che mostrassero capacità vitali": non valeva la pena di rianimare ...

Ma anche le dichiarazioni del neonatologo Mario De Curtis, della Pediatria dell'Umberto I, effettuate quasi come una excusatio non petita, lasciano qualche ombra:
"All'Umberto I l'assistenza ai grandi prematuri viene avviata e mantenuta
valutando le loro condizioni cliniche ed evitando ogni accanimento terapeutico:
Angelica non presentava alterazioni neurologiche tali da far prevedere una
possibile disabilità
"
(la dichiarazione virgolettata su Repubblica Roma).

Quale è il criterio seguito per decidere se iniziare e proseguire la rianimazione dei bambini prematuri?
Si rianimano tutti i bambini che hanno una possibilità concreta di sopravvivenza oppure quelli che, oltre a poter sopravvivere, non rischiano di essere disabili?

I bambini prematuri che possono sopravvivere per merito della terapia intensiva ma per i quali si può prevedere una possibile disabilità non vengono rianimati?

Giacomo Rocchi




giovedì 4 novembre 2010

Citazioni


“Nella prospettiva di chi ritiene ingiusta la decisione di far morire Eluana di fame e di sete, è sicuramente necessaria una legge che tuteli in modo incondizionato il principio di indisponibilità della vita umana non solo dell’altrui, ma anche della propria se è ad altri che si chiede di porvi fine. Ebbene, questa legge c’è già: gli articoli 575, 579 e 580 del Codice Penale sanzionano rispettivamente l’omicidio, l’omicidio del consenziente e l’istigazione e l’aiuto al suicidio.”

"Si sente ripetere spesso che in materia vi è un “vuoto legislativo”. L’affermazione è falsa se vuol significare che nessuna norma giuridica regola i comportamenti collegati con la fine della vita. Su questo punto, non solo esistono già alcune leggi di riferimento, come quella sull’accertamento della morte (1993), sul trapianto di organi (1999), sull’amministrazione di sostegno (2004), ma la norma – di legge – c’è ed è chiara: è il divieto di cagionare (cosa, ovviamente diversa dall’accettare) la morte anche quando questa è richiesta e a prescindere dalle condizioni del richiedente (art. 579 del Codice Penale), perché la vita umana è un bene indisponibile”.

"È evidente ... il pericolo di un più vasto e duraturo indebolimento del principio di indisponibilità della vita umana, a seguito di una legge che in qualche modo ne riduca la portata nei confronti dei malati, dei disabili. Per il momento il veicolo è quello del rifiuto delle cure (attuale o anticipato), ma la strada imboccata può portare molto oltre."

“Chi esclude che il rifiuto delle cure possa mascherare una forma di eutanasia, evidentemente pensa all’eutanasia come alla “tecnica” con cui si somministrano sostanze letali; ogni altro comportamento (omissione/sospensione/interruzione di un trattamento proporzionato o dell’alimentazione e idratazione artificiali) viene fatto rientrare nella categoria del rifiuto delle cure. In questo modo viene cancellata completamente la dimensione c.d. “omissiva” dell’eutanasia. Soprattutto non si può ignorare che eutanasica non è solo la “tecnica”, ma anche la “logica” che accompagna i comportamenti”.

(C. Casini, M. Casini, E. Traisci, M. L. Di Pietro, Il decreto della corte di Appello di Milano sul caso Englaro e la richiesta di una legge sul c.d. testamento biologico, In Medicina e Morale, 2008/4, 723:745)


"È stato necessario ricordare l’origine del­la proposta legislativa per non dimenti­carne lo scopo: evitare che in futuro si concludano nello stesso tragico modo di Eluana le vite di persone che si trovano nella più grave forma di disabilità: uno stato di persistente incoscienza.Bisogna tenere presente che l’ordina­mento risulta modificato dalla giuri­sprudenza sul caso Eluana. Gli articoli del Codice penale 579 (omicidio del con­senziente) e 580 (istigazione e aiuto al suicidio) e articolo 5 del Codice civile (di­vieto di atti di disposizione del proprio corpo) non affermano più che il diritto alla vita è indisponibile. Dicono – oggi a differenza di ieri – che il diritto alla vita è indisponibile salvo il caso in cui vi sia una perdita definitiva di coscienza e u­na volontà del malato di non vivere in tale condizione manifestata anche sol­tanto indirettamente con il pregresso «stile di vita».

Solo una legge può cor­reggere l’errore giurisprudenziale che è stato commesso, ristabilendo in tutta la sua estensione e in tutte le loro implica­zioni il principio di indisponibilità della vita umana."

Carlo Casini, Avvenire, 4/11/2010