martedì 9 novembre 2010

Fecondazione artificiale: la nebbia


Insomma: per i cattolici esiste una fecondazione artificiale buona e una fecondazione artificiale cattiva, oppure le tecniche di fecondazione artificiale devono essere respinte in blocco?

Ci siamo fatti questa domanda in un precedente post di commento alla durissima presa di posizione dei vescovi polacchi, alla vigilia della discussione in Parlamento dei progetti di legge su questo argomento; abbiamo osservato che quella presa di posizione era perfettamente conforme al Magistero della Chiesa Cattolica; abbiamo, infine, mostrato stupore per le modalità con cui il quotidiano dei Vescovi Italiani presentava la notizia ("La Polonia cerca la sua legge 40").

Nel post seguente abbiamo visto come il mondo cattolico italiano esprima delle posizioni molto differenti: sullo stesso quotidiano Avvenire convivono interviste a chi opera nella fecondazione in vitro da molti anni e che può costruire e proporre ai lettori la "sua" morale, articoli in cui si attribuiscono gli effetti nefasti della negazione della dignità dell'uomo solo a determinate pratiche (come il congelamento degli embrioni o la diagnosi preimpianto) e non alle tecniche in sé e scritti di chi, con notevole lucidità, segnala la negatività di tutte le tecniche in sé.

Avevamo preso lo spunto da un articolo di Lorenzo Shoepflin su "E' Vita", selettivo nel riportare il comunicato dei vescovi polacchi; in un breve articolo sul "Fertility Show" di Londra (Avvenire del 4/11/2010), il giornalista, dopo avere espresso "l’impressione è che si sia di fronte a una vero e proprio mercato della fecondazione artificiale" e aver quindi giudicato la fiera "perfettamente in linea col pensiero che riduce la vita umana a un prodotto di laboratorio", stigmatizza le conseguenze: "maternità surrogata, donazione di gameti, figli per coppie omosessuali", facendo poi riferimento al congelamento degli embrioni e alle banche del seme: "Anche la Banca europea del seme sarà presente e probabilmente pubblicizzerà il suo catalogo di donatori classificati in base a razza e colore degli occhi".

Ma davvero è possibile criticare queste pratiche senza rendersi conto - ed affermare pubblicamente - che esse sono conseguenze logiche delle tecniche di fecondazione in vitro?
L'uomo/embrione diventa un prodotto e la sua dignità viene negata proprio perché viene prodotto in quel modo: quindi diventa irrilevante la morte di nove embrioni su dieci, mentre non destano problemi il congelamento degli embrioni o la loro diagnosi con tecniche invasive, la loro selezione; e ancora: le banche del seme o la fecondazione eterologa rientrano nella logica di una produzione più raffinata e che si adatta ad ogni situazione.

Perché il mondo cattolico italiano non è in grado di esprimere un giudizio chiaro e deciso sulla fecondazione in vitro?
Due possibili risposte.

La prima, l'abbiamo già accennata: vi è una evidente spinta da parte di coloro che praticano fecondazione in vitro a legittimare questa pratica: una spinta che è legata al business e alle ambizioni scientifiche.
Abbiamo parlato della d.ssa Eleonora Porcu che, fin dall'epoca del referendum, ha trovato nel mondo cattolico una sponda per pubblicizzare la sua tecnica di congelamento degli ovociti ("meglio congelare gli ovociti che congelare gli embrioni"); ma altri hanno enfatizzato tecniche di diagnosi sugli ovociti femminili ("meglio la diagnosi sui globuli polari degli ovociti femminili piuttosto che la diagnosi sugli embrioni").

Quanto al business, come dimenticare le cliniche di ispirazione cattolica - prima fra tutte: il San Raffaele di Milano - che, autorizzate in forza della legge 40, operano nel settore (FIVET e ICSI) ricevendo milioni di euro di rimborsi dal Servizio sanitario nazionale (fonte: Corriere della Sera)? Cliniche che, dopo la sentenza della Corte Costituzionale, provvedono, se del caso, a congelare gli embrioni soprannumerari?

Una seconda risposta sta proprio nella legge 40 che è divenuta - in parte inconsapevolmente - un filtro per leggere la realtà.
Ecco che, di fronte agli impetuosi vescovi polacchi, la reazione dell'ignoto titolista è quasi automatica: "la situazione della Polonia è identica a quella dell'Italia prima della legge 40 (il "far west della provetta"), noi cattolici abbiamo proposto e difeso la legge 40, quindi la legge 40 è buona, quindi la Polonia ha bisogno di una legge 40".

Ma se la legge 40 è "buona", la morte prevista ed attuata di decine di migliaia di embrioni all'anno diventa ininfluente, su di essa si può sorvolare: i "cattivi" sono altri, quelli che fanno diagnosi genetica preimpianto, le banche del seme, le maternità surrogate. "Cattivi" sono solo quelli che, nel mondo, fanno ciò che in Italia la legge 40 vieta (e infatti è difficile dire che sono davvero "cattivi" quelli che congelano gli embrioni perché, si sa, la legge 40 permette il congelamento - ovviamente in casi eccezionali!).

Siamo alla nebbia; a discorsi cauti per paura di sbagliare ...

La legge 40, come tutte le leggi ingiuste, ha già iniziato ad incidere sulle coscienze.

Giacomo Rocchi


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