giovedì 21 aprile 2011

Dalla parte della realtà, semplicemente per difendere la vita



Domenico Delle Foglie, nell'editoriale su Avvenire di oggi 21/4/2011, se la prende con i "supercattolici": usa questa espressione in modo dispregiativo (si sa, Avvenire è un quotidiano di ispirazione cattolica, non "supercattolica" ...) e, subito dopo li accusa di usare i propri argomenti come "armi contundenti":

"Non si contano ormai le colonne (una volta si sarebbe detto di piombo),
scritte dagli "intransigenti", spesso "supercattolici", rivolte di solito come armi contundenti contro credenti e non credenti che in parlamento e nello spazio pubblico, sostengono che una legge sul fine-vita, qui e ora, si è resa necessaria".

Non vogliamo insegnare a Delle Foglie come si fa il giornalista, ma forse bastava dire: "sono numerosi coloro, cattolici e non cattolici, che sono contrari al progetto di legge sulle DAT".
(Ovviamente senza menzionarli espressamente! Non sia mai!).


Lasciamo perdere queste quisquilie: ognuno ha il suo stile. Andiamo al merito.
L'accusa di Delle Foglie contro coloro che non concordano con il progetto è quella di mancanza di realismo:

"Chi si rifugia nelle affermazioni ideali e nelle intransigenze religiose, e chi
invece si lascia guidare dal dubbio che una legge possa aprire spiragli ad un
nuovo infinito contenzioso giudiziario, sembra non voler fare i conti con il
dato di realtà"

Il dato di realtà - qui sintetizziamo - è la morte procurata di Eluana Englaro. Sì, perché:

"Forse oggi nessuno di noi, ragionevolmente, invocherebbe una legge dello Stato
sul fine-vita se una volontà privata non avesse mosso un tribunale a esprimersi
e non avesse ottenuto quanto era considerato impossibile, inopportuno e illegale: interrompere l'alimentazione e l'idratazione di una persona in condizione di gravissima disabilità, sulla base di una sua volontà presunta e discutibilmente ricostruita in un'aula di tribunale".


Delle Foglie - che fa il "realista" - si guarda bene, però, dall'affrontare davvero il merito della legge. Dice: dopo l'uccisione di Eluana Englaro una legge è necessaria.
Ma la domanda è: è davvero necessaria questa legge?
Forse che questa legge si limita soltanto a dire: "è vietato interrompere alimentazione e idratazione alle persone in stato di disabilità"?

"Senza eccessi di isteria", ma anche "senza inopportune e antieroiche fughe dalla realtà", Delle Foglie ci dica se:
- il progetto permette ai tutori (come Beppino Englaro) di rifiutare o di far interrompere terapie salvavita per gli interdetti (come Eluana Englaro);
- il progetto permette ai genitori di rifiutare o interrompere terapie salvavita ai figli minori;
- il progetto permette di non attivare o interrompere la respirazione artificiale;
- il progetto impedisce ai medici di attivarsi senza un consenso preventivo scritto del paziente, del tutore o del genitore;
- il progetto permette ai medici di ritenere "spoporzionato" l'utilizzo di nutrizione e idratazione artificiale anche per persone che non stanno morendo, e quindi di interromperle;
- il progetto permette che il dichiarante con le DAT possa rifiutare terapie salvavita;
- il progetto permette che le volontà sulle terapie da erogare in un prossimo futuro possano essere espresse con solo una firma in calce a un modello prestampato, dopo un colloquio di cinque minuti con il medico di famiglia ...
Si potrebbe continuare.

Aspettiamo fiduciosi che Delle Foglie si dimostri realista e affronti davvero il merito del progetto di legge.
Non vorrà mica rifugiarsi su un "improvvisato Aventino"?

Giacomo Rocchi

Nessun commento:

Posta un commento