martedì 22 novembre 2011

Bellieni: Educazione vs legislazione?




Sulla Bussola Quotidiana Carlo Bellieni ritorna sul tema dell'educazione e della necessità di fare buone leggi (cliccando sul titolo si accede all'articolo). Già in un precedente articolo, che avevamo commentato sul post "I contenuti della battaglia prolife", scriveva: "I cristiani sono stati assimilati, magari consolati da qualche legge che fa ancora da argine alle derive in campo bioetico; ma mentre perfezioniamo le leggi, forse i buoi sono già scappati, e sarebbe il caso di riprendere ad educare invece di pensare solo all’ufficialità delle leggi".
Nell'articolo di oggi, a commento del Convegno di Scienza e Vita che ha visto la presenza di politici nazionali, la riflessione si approfondisce e i toni diventano più forti. Viene chiamato esplicitamente in causa il fronte prolife:



"Alfano, Bersani e Casini e Scienza e Vita: un colloquio in cui è chiaro che la società vuole etica e che loro lo capiscono; che per rendere etica una società si passa anche dalle leggi (...) Ora è il caso di domandarci se questo basta. Cioè se quello che davvero occorre alla gente è solo il dialogo con i vertici della politica. E se davvero basta fare “buone leggi” per fare crescere un popolo. Probabilmente c’è dell’altro. Certamente c’è dell’altro. Perché fare buone leggi non serve a niente se la gente è convinta che siano leggi cattive e i maitre à penser finiscono per mostrarle come una soverchieria. (...) Insomma: non basta fare gli autovelox per ridurre i morti sulle autostrade: bisogna educare. I primi cristiani non si misero a chiedere all’Imperatore che facesse
una legge per vietare i giochi omicidi nei circhi, o l’infanticidio: semplicemente costruirono una cultura che non li prevedeva, che mostrava che erano bestialità. San Benedetto costruì l’Europa non domandando ai barbari di smettere di fare stragi, ma costruendo i monasteri, rendendo l’Europa disseminata di luoghi di salvezza. (...) San Benedetto e San Paolo non rifuggivano dai politici di allora; e anche oggi nella Chiesa c’è chi direttamente dialoga sapientemente di leggi con gli Alfano, Bersani, Casini. Ma
c’è anche chi, inoltre, costruisce cultura, chi mostra al popolo la bellezza della vita, chi crea case famiglia, luoghi d’accoglienza, banchi alimentari, e vuole rendere questo cultura; questa è ora la strada da aprire".
Sono riflessioni importanti che devono essere prese in considerazione. A queste Bellieni aggiunge altre che riguardano la sproporzione delle forze in campo:
"Già, i maitre à penser sono quelli che contano sui giornali, in TV, quelli che
danno il “la” all’opinione pubblica, quelli che fanno la cultura di un popolo. E
con la loro artiglieria, il fronte pro-life cosa oppone? Siamo di fronte ad
un’asimmetria, ad un braccio di ferro fatto tra un omone di due metri e un bambino (anche se il bambino apparentemente non è sprovveduto e disarmato, il che visti gli esiti è anche peggio). Da una parte l’artiglieria pesante dei massmedia, dei Vip (dalle soubrette ai presentatori Tv: ricordate le cento facce di Vip che campeggiavano sulla copertina di un settimanale alle soglie del referendum sulla legge 40 invitando a votare SI?); dall’altra… qualcosa che evidentemente non incide sulla cultura, sul modo di decidere della gente"



Una domanda a Bellieni: quando si impegna a rianimare e curare un neonato prematuro, ha in mente la cultura che circonda questa "categoria" di pazienti oppure vuole soltanto salvare la vita del suo piccolo paziente? La battaglia prolife non si giustifica soltanto con lo scopo di "fare cultura", di cambiare la mentalità della gente: essa è doverosa innanzitutto per lo scopo di salvare la vita di quei bambini che stanno per essere uccisi, di quegli embrioni che stanno per essere prodotti e congelati, di quei disabili che potrebbero essere lasciati morire di fame e di sete o non curati. Abbiamo in mente ciascuno dei sei milioni di bambini abortiti, così come abbiamo cercato di salvare la vita di una disabile, Eluana Englaro!

E allora veniamo alle leggi e alla battaglia sulle leggi: Bellieni dice che fare buone leggi può risultare inutile: è inutile anche abrogare le leggi ingiuste, che permettono i massacri degli innocenti? Se l'obbiettivo è quello di ridurre il numero degli innocenti uccisi o lasciati morire (è questo l'obbiettivo dei movimenti prolife, come per un medico è quello di salvare la vita dei suoi pazienti), vietare l'aborto volontario ed abrogare l'iniqua legge che lo permette a semplice richiesta è davvero inutile? E vietare la fecondazione extracorporea ed abrogare l'ingista legge che la consente, ridurrebbe il numero degli embrioni morti o congelati o sottoposti a diagnosi preimpianto?

Bellieni, poi, mostra di non credere che davvero la legge possa "fare cultura", cioè contribuire in maniera rilevante (anche se non esclusiva) a permeare la mentalità del popolo; temo che sottovaluti la questione. Non sto sostenendo che l'educazione (soprattutto quella cristiana) non serva: ma che l'esistenza di leggi ingiuste nell'ordinamento civile ostacola e a volte impedisce una corretta educazione.
Quale è l'esito della posizione di Bellieni rispetto al tema delle leggi giuste e ingiuste? Posso esprimere una sensazione? La questione viene delegata ad altri; altri si occuperanno dei rapporti con i politici; e - poiché la delega è totale e gli "altri" sono stati scelti all'interno della Chiesa - le loro azioni sono per definizione giuste ("nella Chiesa c'è chi dialoga sapientemente di leggi"). L'atto di fede di Bellieni in questi politici cattolici sembra assoluto, tanto che ancora la legge 40 (quella che afferma: "è consentita la procreazione medicalmente assistita" e che poteva invece statuire: "è vietata la fecondazione extracorporea"...) è presa come punto di riferimento. E' sicuro Bellieni che quel dialogo sulle leggi sia sapiente? Davvero sulle leggi che possono permettere o vietare l'uccisione di embrioni, bambini e pazienti, egli vuole lavarsene le mani?
Giacomo Rocchi

P.S.: L'infanticidio fu vietato per legge per la prima volta dall'imperatore Costantino; il divieto per legge fu rafforzato dall'imperatore Giustiniano. Costantino vietò per legge anche i giochi gladiatori (il divieto fu reso definitivo da Onorio)

3 commenti:

  1. Caro Giacomo,
    questa volta non sono d'accordo. L'articolo di Bellieni mi sembrava giusto e in linea con la battaglia della Bussola: sull'aborto bisogna fare nuovamente (troppo tempo si è perso a cercare di chiedere l'applicazione delle "parti giuste" della 194) una grande battaglia culturale (e potremmo dire: educativa) nella società proprio perchè la nostra società, la gente comune, (male)"educata" da una legge che ha reso l'aborto un diritto non "vede" più i bambini che finiscono uccisi nell'indifferenza generale. Così mi sembra vada nella giusta direzione affermare che non basta cercare di porre argini legislativi se non si cambia una mentalità dominante: è il primo passo per comprendere che il semplice tentativo di compromesso politico finisce poi per fare danni maggiori di prima (vedi legge 40 e il progetto di legge sulle DAT). MI sembra che questa sia anche la posizione della Bussola, che è critica verso il disegno di legge sulle DAT: e credo che un intervento debba essere interpretato anche in base a dove viene pubblicato. Non è che ti sei fatto prendere la mano?
    Benedetto

    RispondiElimina
  2. La posizione di Rocchi è ,a mio parere, quella giusta per i seguenti motivi:
    1) La promozione di una cultura per la Vita non è in opposizione né in alternativa con la battaglia per abrogare leggi inique, anzi, la due cose si integrano e si rinforzano a vicenda.
    2) Le leggi hanno notoriamente un potente effetto educativo e, inevitabilmente, la persistenza in vigore di una legge come la 194/78, che fa dell'aborto un diritto di fatto garantito dal Servizio Sanitario, ha un effetto culturale devastante. Gli effetti si sono già visti: pillola del giorno dopo, Ru486, pillola dei cinque giorni dopo, contro le quali invano i cattolici hanno cercato di battersi, dimenticando che, se c'è una legge che permette e "garantisce"l'aborto a richiesta nei primi 90 giorni di gravidanza, non è logicamente possibile impedire un micro-aborto nei primi giorni dopo il concepimento, o entro il 50° giorno(RU486).
    3) Il Dr. Bellieni non deve dimenticare che le leggi permissive in materia di aborto, come la 194/78, al pari delle leggi razziste di un tempo, non hanno alcuna base medico- scientifica, ma sono solo una spaventosa imposizione ideologica voluta esclusivamente dai politici (e promossa da potentissime lobby antinataliste mondiali, ONU e Unione Europea comprese). Sono leggi mai richieste dai medici che, che gia negli anni 70, avevano quasi azzerato le vere indicazioni dell'aborto terapeutico diretto. Proprio allora i medici sono stati asserviti invece dai politici, in palese contrasto con la loro vocazione, e per scopi che nulla hanno a che fare con la salute, né con la cura di malattie.
    4) Il paragone con i costumi e le leggi della società romana pre- cristiana sono inappropriati perché la socièta romana di allora mancava completamente di istituzioni democratiche paragonabili a quelle delle società attuali (elezioni con suffragio universale, parlamento, referendum ecc.) né aveva mezzi di comunicazione di massa, e non offriva perciò alcuna via politica percorribile per modificare le leggi per iniziativa popolare, come invece oggi è possibile nelle nostre società democratiche.
    5) L'esperienza dei pro-life degli Stati Uniti, dove la difesa della vita prenatale e la lotta alle leggi abortiste e diventata un argomento politico e anche elettorale importante, dimostra che là dove i pro life sanno battersi con coraggio e determinazione la cose possono davvero cambiare e i pro life guadagnano in prestigio.
    6) Non si riesce a capire perché certi pro life italiani (e anche certi ambienti ecclesiastici) soffrano di una specie di complesso di inferiorità di fronte alla arroganza e alla sfacciataggine dei fautori della cultura della morte. Hanno dalla loro parte la scienza,una cultura millenaria cristiana che ha costruito la civiltà occidentale e si riducono a tessere "sapienti dialoghi sulle leggi" con gente in palese mala fede. Ma di che hanno paura: di Pannella?

    RispondiElimina
  3. Nel precedente commento ho parlato di "sapienti dialoghi sulla leggi" con gente in palese malafede.Chiedo scusa e mi correggo perché Alfano e Pierferdinando Casini non meritano questa qualifica. Tuttavia trent'anni di esperienza dopo l'approvazione della 194/78 ha mostrato che anche leader politici cattolici sono poco o nulla interessati a modifiche restrittive della legge 194/78. Perciò si dovrebbe piuttosto parlare di "sapienti dialoghi sulle leggi" con gente in malafede o quasi indifferente, con le logiche conseguenze. Di fatto solo il Family Day del 2007 ha sepolto immediatamente i DICO questa esperienza dovrebbe indicare ai pro life ed anche a certi ambienti ecclesiastici che solo le manifestazioni di massa pro life e pro family hanno possibilità di successo. Ma ci vuole un po' di coraggio e in questi tempi anche fra i cattolici è una merce piuttosto rara.

    RispondiElimina