venerdì 18 novembre 2011

Perché l'obiezione di coscienza è un problema?



Non è certo una novità: l'obiezione di coscienza dei sanitari (medici, infermieri, farmacisti) è scomoda.


Come mai tanti professionisti - proprio quelli che conoscono il meccanismo della generazione umana, le tecniche abortive, l'efficacia dei farmaci - si rifiutano di prestarsi agli interventi previsti dalla legge 194 o di vendere pillole che provocano (o possono provocare) la morte dell'embrione? Il fatto è che l'aborto uccide un essere umano e le pillole di uno o cinque giorni dopo sono "pillole che uccidono".


Questo Chiara Lalli, intervistata da Repubblica in relazione al suo saggio da poco pubblicato (cliccando sul titolo si accede all'articolo), non ve lo dice: nell'intervista nessun accenno viene fatto sulle vittime delle pratiche per le quali i professionisti sanitari oppongono l'obiezione di coscienza.

Anzi sì. Leggiamo il passo finale: "Dunque un'espressione usata a sproposito, quella di obiezione di coscienza, che finisce spesso per creare una contrapposizione diretta tra i diritti di singole persone: medici e pazienti. Anche se non è sempre così: l'obiezione è prevista anche per la sperimentazione suglia animali, "dove però non si crea un conflitto diretto tra diritti individuali, come in ambito sanitario". Abbiamo capito bene: la differenza tra la sperimentazione animale e l'aborto volontario è che nel primo caso vi sono conflitti diretti tra diritti individuali: non che nell'aborto si uccide un uomo e nella sperimentazione animale una bestia ...


E la Lalli dice di voler difendere le persone più deboli: "La situazione attuale di solito penalizza le persone più deboli: chi non conosce i propri diritti, oppure chi si trova nell'ansia di dover fare presto, come nel caso della contraccezione d'emergenza, o chi non ha i mezzi per andare all'estero per aggirare i problemi di casa nostra". E la difesa del più debole - il bambino - che oltre a non conoscere i propri diritti, non si può difendere?


Sia chiaro: chi segue la Lalli sul suo blog non si stupisce di queste prese di posizione: per Lei i bambini prima di nascere (e tanto meno gli embrioni!) non hanno autocoscienza e quindi, non sono persone ... non sono nulla.

Ma come non preoccuparsi di questa campagna sempre più forte contro un diritto inviolabile dell'uomo come l'obiezione di coscienza?


Gli strumenti sono i soliti: ad esempio la ridicolizzazione: davvero dobbiamo credere alla Lalli quando scrive: "Sono andata in giro per ospedali, ho parlato con molti medici obbiettori per capirne la motivazione ... e spesso mi sono trovata di fronte ad argomentazioni fantasiose ...": davvero non ha trovato nessun medico che le ha risposto: "sono obbiettore perché non voglio e non posso uccidere"? Ma la Lalli equipara quelle posizioni a quelle di un poliziotto che avrebbe voluto astenersi dal garantire il servizio pubblico ai concerti di Simone Cristicchi ...


Lo Stato che permette l'uccisione di esseri innocenti tende inevitabilmente a diventare uno Stato totalitario, che non nega solo la vita, ma anche gli altri diritti inviolabili dell'uomo, in particolare la libertà e la libertà religiosa.

Questi sono i diritti che devono essere garantiti: non certo "un servizio previsto dalla legge".


Giacomo Rocchi

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