"Io faccio 500 interruzioni all'anno, da 25 anni. 500 all'anno, hai capito?"
Questa frase, secondo le notizie provenienti dai quotidiani, è stata pronunciata da un medico dell'ospedale di Cerignola parlando al telefono, senza sapere di essere intercettato dagli inquirenti, che l'hanno arrestato perché, per ogni aborto eseguito, pretendeva la somma di 100 euro con la minaccia di lasciare superare il termine di 90 giorni dall'inizio della gravidanza.
Secondo Repubblica (la notizia è ripresa da molti altri organi di informazione), "le indagini hanno accertato che sussisteva un vero e proprio sistema che subordinava la celere interruzione di gravidanza al pagamento di somme di denaro". Il medico dava ai colleghi la disponibilità ad intervenire celermente, anche il giorno successivo alla telefonata, sempre che pagassero la somma richiesta: "se tu vuoi io la posso fare pure domani mattina".
Il dato numerico spinge inevitabilmente ad un calcolo, una banale moltiplicazione. Il fatto è che la parola "interruzione" impedisce di identificare l'oggetto di questa operazione.
Dobbiamo chiederci: è più importante calcolare quanto denaro il medico ha guadagnato illecitamente (sempre che le indagini dimostrino ciò che i giornali danno per provato, questo è ovvio), oppure quanti aborti ha fatto, cioè quanti bambini ha ucciso?
500 x 25 ...
Una domanda a me pare inevitabile: come stupirsi che un medico - dimentico del giuramento di Ippocrate e sordo alla propria coscienza - che da 25 anni uccide (eh, sì: l'aborto uccide) due bambini (eh, sì, l'aborto uccide bambini ...) che stanno crescendo felici (qualcuno può negare che il bambino che cresce nel corpo di sua madre sia felice?) ogni giorno lavorativo faccia la "cresta" su questo "servizio" fornito alla collettività?
Sì, perché i commenti sbigottiti dei dirigenti della ASL e dei politici locali parlano di "questione etica".
Il parlamentare del PD Colomba Mongiello ha commentato pubblicamente: "Mi sento offesa e oltraggiata dal cinismo di due medici che hanno lucrato ignobilmente sulla sofferenza psicologica e fisica di così tante donne, alle quali va tutta la mia solidarietà personale ed istituzionale", aggiungendo: "Mi aspetto che l’ASL e la Regione attivino un’indagine interna per far emergere eventuali collusioni morali e responsabilità deontologiche".
Vi sono, poi, riflessi politici locali davvero significativi. Vi ricordate di Elena Gentile, che minacciava di stanare i falsi obiettori e di scatenare contro di loro la Guardia di Finanza? L'Assessore alla Sanità della Regione Puglia è ora parlamentare europeo, ma, come osserva un assai informato giornale locale, lo scandalo riguarda proprio quello che "è stato per lungo tempo il centro di una fetta importante del potere nella sanità pugliese, fino a qualche settimana fa rappresentato da Elena Gentile, una che si è fatta le ossa proprio nella Pediatria del “Tatarella”".
Insomma: quell'Assessore alla Sanità minacciava i medici obiettori, senza avvedersi che certi traffici avvenivano proprio nell'ospedale in cui lavorava...
Torniamo alle cose importanti.
Quanto è successo è colpa degli obiettori di coscienza?
La già menzionata on. Mongiello lo fa intendere: "mi auguro che, anche a partire da questa scandalosa vicenda, si apra una discussione politica e istituzionale seria sull’obiezione di coscienza all’aborto che in alcuni ospedali pugliesi ha perfino messo in discussione l’applicazione di una legge dello Stato".
Ecco: apriamo questa discussione!
A mettere in discussione una legge dello Stato" sono stati forse i medici obiettori che l'hanno applicata, oppure medici non obiettori che, caduta ogni remora morale, hanno approfittato per guadagnare un po' di denaro in più?
Quali sono le responsabilità morali?
E quali le responsabilità deontologiche?
Giacomo Rocchi
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