In
questi giorni, tra Firenze e Borgo San Lorenzo, si assiste ad uno scontro molto
istruttivo. Tutto nasce dalla decisione della ASL 10, che copre sia il
territorio di Firenze che il Mugello, il cui "capoluogo" è Borgo San
Lorenzo, di sospendere, dal prossimo 15 giugno, il "servizio" di
esecuzione degli aborti volontari attivo presso l'ospedale di Borgo San Lorenzo
e di accentrarlo completamente presso il presidio Palagi di via Michelangelo a
Firenze, dove verranno eseguiti la preospedalizzazione e gli interventi. Perché
questa decisione? L'Azienda indica che il numero degli aborti del 2012 era
stato di 951 al Palagi e di circa 50 a Borgo San Lorenzo. Portando a
completamento la centralizzazione del servizio a Firenze, si intende realizzare
“un riferimento di eccellenza ove garantire i migliori standard assistenziali e
di qualità organizzativa”.
La
decisione è ben comprensibile nell'ottica di una organizzazione sanitaria
efficiente: la ASL 10 è impegnata, su indicazione della Regione Toscana, a
riorganizzare i servizi e a ridefinire la rete ospedaliera, garantendo, tra
l'altro, i volumi di attività minima per unità operativa, con la concentrazione
casistica in idonei punti della rete, così da ottenere un utilizzo ottimale
delle
competenze
specialistiche (e, perché no, un risparmio della spesa pubblica).
Interessanti
sono le reazioni negative, la loro provenienza e le motivazioni addotte. L'assessore
alle Politiche di Salute del Comune di Borgo San Lorenzo così commenta: “pur
comprendendo
la
necessità di azioni di riorganizzazione aziendale volte a contenere la spesa
sanitaria regionale, non si capisce come le donne del Mugello dovrebbero
trovare un miglioramento nel ricevere un servizio qualitativamente analogo a
quello finora avuto all’ospedale di Borgo, con il disagio aggiuntivo di dover percorrere
35 Km in più". Come si vede si tratta, appunto, di 35 chilometri,
ampiamente serviti da servizi pubblici, per giungere al capoluogo di Regione;
uno spostamento che può essere ampiamente programmato, tenuto conto che
l'intervento abortivo può essere eseguito solo sette giorni dopo il rilascio
del certificato.
Ma,
evidentemente, questi 35 chilometri assumono, per alcuni, un significato simbolico:
dalla Provincia di Firenze l'Assessore alla Pari Opportunità dichiara: "La
decisione di spostare il servizio di interruzione di gravidanza da Borgo San
Lorenzo a Firenze è una scelta
difficile
da comprendere. La legge 194 deve essere pienamente applicata, come più riprese
associazioni femminili e autorevoli esponenti politici negli anni hanno
ripetuto. L’elevato numero di obiezioni di coscienza e la loro concentrazione
in modo disomogeneo nei presidi ospedalieri mettono da tempo a rischio l'Ivg in
molte parti del Paese, e questo purtroppo avviene anche nella nostra Provincia;
non possiamo far in modo che anche le ASL sospendano il servizio stesso in
alcune zone come quelle più distanti fisicamente dai capoluoghi, perché questo
mette in discussione l’applicazione della legge stessa e, quel che è peggio,
mette in discussione il principio di tutela della salute delle donne”. Potevano
mancare i coordinamenti in difesa della legge 194 ("Giù le mani dalla
legge 194!")? Ovviamente no; come perfettamente prevedibile è la
dichiarazione della Responsabile donne Pd metropolitano di Firenze: “Si chiude
un servizio e si ledono i diritti delle donne: passano gli anni e manca ancora
la piena applicazione della 194 che impedirebbe accadessero episodi come questo;
il presidio ospedaliero era di grande importanza per il Mugello, spostarlo
comporterà ovviamente disagi per chi abita nella zona: qualsiasi sia la ragione
che ha comportato questa scelta, che dipenda da questioni economiche o no, non
può giustificare l’andare contro un principio sancito da una legge dello stato,
già molto spesso limitata, anche nel nostro territorio, per la presenza sempre
più frequente di obiettori di coscienza”.
Tenuto conto della provenienza
partitica delle reazioni, sarà interessante vedere se la ASL 10 terrà ferma la
sua decisione oppure tornerà indietro …
Andiamo
al merito della questione: la ASL 10 giustifica la decisione con la volontà di
garantire un "servizio di eccellenza": evidentemente 50 aborti in un
anno in un ospedale sono troppo pochi per apprestare un servizio efficiente e
determinano costi aggiuntivi e spreco di risorse umane e finanziarie. La linea generale
è: centralizzare gli interventi chirurgici in un ospedale di riferimento (per
questo "servizio", il Palagi di Firenze). Le donne del Mugello che
intendono abortire, di fronte a questa offerta, hanno il disagio di compiere un
percorso di 35 chilometri (in pullman: 50 minuti). Come si vede, la decisione
non ha niente a che vedere con il numero degli obiettori di coscienza ed è
chiaramente diretta a tutelare (per quanto un aborto volontario possa farlo …)
la salute delle donne in relazione ai rischi di un intervento chirurgico.
Ma,
evidentemente, con la legge 194 si ragiona in modo diverso, anzi: si "deve"
ragionare in modo diverso! Occorre mantenere alta la bandiera dei "diritti
delle donne", individuare i "nemici" (gli obiettori di coscienza,
qualche funzionario della ASL 10 non sufficientemente
"sensibilizzato"), lottare per difendere questi diritti.
Soprattutto
la parola "salute", riferita alle donne che abortiscono, assume un
significato sfumato: si tratta di un "disagio" da sopportare per
avere un "servizio" più efficiente oppure la salute delle donne viene
lesa tutte le volte in cui un presidio ospedaliero non esegue gli aborti?
A
certi esponenti politici (e a certi sindacati) interessa davvero la salute
delle donne oppure queste donne vengono strumentalizzate per interessi localistici
o per aggredire i medici che non vogliono uccidere bambini?
Giacomo
Rocchi
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