Nel mese di luglio avevamo segnalato che il Servizio di Informazione Religiosa (S.I.R.) aveva proposto una sintesi dell'intervento di mons. Crepaldi sulle iniziative da prendere dopo la sentenza della Corte Costituzionale sulla fecondazione eterologa che cancellava ogni riferimento alla fecondazione omologa e alla necessità di vietarla.
La legge 40 - che, appunto, ha legalizzato la fecondazione in vitro omologa - non si tocca!
Leggiamo ora un passo dell'intervista di Mons. Nosiglia, vescovo di Torino, al settimanale diocesano "la Voce del Popolo":
Perché la Chiesa non approva la fecondazione eterologa?
Accipicchia! Al giornalista di Avvenire è sfuggita la frase riguardante la fecondazione omologa ...
Giacomo Rocchi
La legge 40 - che, appunto, ha legalizzato la fecondazione in vitro omologa - non si tocca!
Leggiamo ora un passo dell'intervista di Mons. Nosiglia, vescovo di Torino, al settimanale diocesano "la Voce del Popolo":
Perché la Chiesa non approva la fecondazione eterologa?
Il Magistero della Chiesa è intervenuto più volte sul problema della procreazione medicalmente assistita. La Congregazione per la Dottrina della Fede in particolare affronta il tema in due documenti: Donum vitae (1987), Dignitas personae (2008). Il primo precisa che il concepito non può essere voluto «come il prodotto di un intervento di tecniche mediche e biologiche: ciò equivarrebbe a ridurlo a diventare l'oggetto di una tecnologia scientifica. Nessuno può sottoporre la venuta al mondo di un bambino a delle condizioni di efficienza tecnica valutabili secondo parametri di controllo e di dominio» (II,B.4c). Questa osservazione vale già per la fecondazione omologa, cioè per la procreazione artificiale realizzata con i gameti dei coniugi. (il grassetto è nostro) A maggior ragione risulta ineludibile per la fecondazione eterologa, ottenuta mediante l'incontro di gameti di almeno un donatore estraneo alla coppia".Ecco come E' Vita - supplemento di Avvenire in materia di bioetica - riassume l'intervista: (i grassetti sono nostri)
"Il problema non è, in materia di vita e di generazione della vita, di sperimentare tutto quanto la scienza rende possibile, ma piuttosto di dare un senso e un "valore" condiviso alla vita come al desiderio di genitorialità: «Nessuno – ricorda Nosiglia – può sottoporre la venuta al mondo di un bambino a delle condizioni di efficienza tecnica valutabili secondo parametri di controllo e di dominio», facendo riferimento al magistero recente della Chiesa ("Donum vita" e "Dignitatis personae"). Ma il ragionamento dell’arcivescovo di Torino si allarga a considerare il tema della fecondazione eterologa nel contesto più ampio della realtà familiare italiana: un "mondo" che avrebbe invece grandi risorse da offrire, se opportunamente incoraggiate e incentivate, per quanto riguarda l’adozione, e anche le forme di affido già previste dalla legge. Non si può dimenticare, sottolinea Nosiglia, «che un figlio non è qualche cosa di dovuto e non può essere considerato come oggetto di proprietà: è piuttosto un dono, il più grande e il più gratuito del matrimonio, ed è testimonianza vivente della donazione reciproca dei suoi genitori. Non esiste, come invece si vorrebbe far credere, un diritto al figlio».E, nel prosieguo:
"L’arcivescovo Nosiglia collega direttamente le tematiche della fecondazione eterologa (e più in generale della bioetica) allo scenario culturale complessivo, in vista di quell’appuntamento importante che è il convegno ecclesiale nazionale di Firenze nel 2015."
Accipicchia! Al giornalista di Avvenire è sfuggita la frase riguardante la fecondazione omologa ...
Giacomo Rocchi
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