Come dicevo all'inizio: mi sbaglierò, ma la telenovela si avvia alla conclusione.
Dopo avere rinunciato al decreto legge preannunciato, il ministro Lorenzin - da
abile politico, assai sensibile all'aria che tira – nell'intervista al Corriere
della Sera del 17 agosto si è sostanzialmente "sfilata" dalla
vicenda.
Il ministro ha confermato quanto pochi giorni dopo il
Tribunale di Bologna (è scontato che seguiranno altri provvedimenti analoghi)
avrebbe affermato: "Le Regioni possono autorizzare i loro centri ad
operare, ma io auspico che attendano il varo di una legge nazionale". L'effettivo
contenuto della frase è nella prima parte: la fecondazione eterologa si può
fare subito; gli "auspici"
di un ministro non hanno alcuna efficacia giuridica.
Il ministro ha ribadito questo punto: "Le Regioni
possono autorizzare i Centri per la procreazione assistita ad operare secondo
criteri che stabiliscono in autonomia".
Esattamente l'opposto di quanto aveva a sua volta auspicato, pochi giorni
prima, Carlo Casini, presidente del Movimento per la Vita e autore della legge
40: "A Regioni e strutture ospedaliere si dovrà impedire di aggirare lo
stand-by e di muoversi come se fossero
corpi autonomi ed indipendenti. E a strutture private, ansiose di aprire un
nuovo e ricco mercato si dovrà insegnare la pazienza non solo con predicozzi
paternalistici ma con l'autorità e i mezzi di uno Stato che non abdica al
dovere di indicare, per il bene dei cittadini nati o non ancora nati, il
confine tra lecito ed illecito". Ecco: la parola abdicazione ben si presta alla posizione presa dal Ministro.
Ma a cosa servirebbe la legge? Secondo il ministro "a
rendere sicura l'eterologa", non
certo a limitarla; d'altro canto è pacifico per la Lorenzin che
"l'eterologa deve essere inserita nei Livelli essenziali di assistenza,
gratuita o con ticket. Per questo ci sono già dieci milioni di euro a
disposizione. L'eterologa deve essere resa accessibile a persone che non hanno
la possibilità economica per interventi che all'estero costano fra i 3.500 e i
20 mila dollari".
Insomma: il cerino resta in mano all'on. Roccella, visto che
il premier Renzi (altro politico assai sensibile all'aria che tira) ha ritenuto
che "trattandosi di temi etici, era meglio lasciare il tema al
Parlamento".
Pur non essendo esperto di equilibri parlamentari, mi sembra
evidente che nessuna legge sarà approvata: l'indicazione del gennaio 2015 per
l'approvazione da parte del Ministro è un altro auspicio, ma (ben felice di
essere smentito) la realtà è che la discussione parlamentare non partirà
nemmeno. Aspettiamo, comunque, il testo della proposta e vedremo come finirà …
Fra l'altro, nemmeno nel mondo prolife sembra esservi consenso su tutto il contenuto della legge
da approvare: cosa penserà l'on. Roccella della proposta dello stesso Carlo
Casini (avanzata "per conservare nel massimo possibile la logica
dell'articolo 1 della legge 40 che fissa il diritto del figlio"):
"prevedere l'utilizzo degli embrioni abbandonati e conservati nell'azoto
liquido già ora inseriti nell'apposito registro nazionale"?
Sta per avverarsi, quindi – e si è già concretizzata con le
ordinanze del Tribunale di Bologna del 14 agosto scorso – quanto paventato
dallo stesso Casini, che avrebbe voluto "evitare che si realizzi il
copione che abbiamo già visto in altre occasioni: costruire situazioni di fatto
che le leggi, a posteriori, non possono che riconoscere e normalizzare".
In realtà, siamo già molto più avanti: il ricorso alla fecondazione
eterologa è già un diritto soggettivo pieno delle coppie, diritto che, non a
caso, consente di ottenere provvedimenti dei giudici civili che ordinano la sua
esecuzione su richiesta. Non esiste un vuoto normativo talmente ampio da non
permettere l'esecuzione della fecondazione eterologa: lo ha detto la Corte
Costituzionale nella sentenza n. 162 e lo ha ribadito il Tribunale di Bologna.
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