domenica 15 giugno 2014

Dopo la sentenza della Corte Costituzionale sulla fecondazione eterologa: che fare? 1. Approvare una legge che regoli la materia?

Qualche giorno prima che fossero pubblicate le motivazioni della sentenza della Consulta che ha sancito l’incostituzionalità del divieto inerente alla fecondazione eterologa, si è svolto presso la sala della Regina alla Camera un convegno proprio su questa sentenza. A parere dei giuristi e politici intervenuti – molti dei quali di estrazione “cattolica” – ora sarebbe necessario una legge per arginare i danni provocati dalla Consulta. 
Detto in parole semplici: la sentenza della Corte Costituzionale permette l’eterologa sempre e comunque. Adesso dobbiamo fare di tutto in Parlamento per limitare questa pratica il più possibile. Simile posizione è stata sposata sui media da moltissimi altri giuristi.

Tralasciamo il fatto che nelle motivazioni della sentenza i giudici hanno espressamente affermato che non ci sono lacune normative da colmare e che quindi non serve una legge. Al di là di questo, poniamoci una domanda: è lecito sotto il profilo morale invocare una legge per limitare i danni provocati da questa sentenza? 

La risposta è netta: no, perché anche una legge limitativa sarebbe una legge intrinsecamente malvagia, magari con contenuto meno iniquo rispetto al contenuto della sentenza della Consulta, ma pur sempre malvagia. 
Infatti la pratica della fecondazione artificiale – omologa o eterologa poco importa – è pratica intrinsecamente malvagia e la legge che la permette è anch’essa ugualmente malvagia. Una legge che disciplinasse la pratica dell’eterologa, seppur riducendone i casi legittimi, rimarrebbe una legge cattiva e dunque non sarebbe lecito sotto il profilo morale dare il proprio assenso al varo di una norma di tale natura.

C’è chi obietta: “Ma il varo di questa legge è fatta per un fine buono: limitare i danni provocati dalla sentenza della Corte Costituzionale”. 
Risposta: c’è un principio morale che afferma che vi sono azioni intrinsecamente malvagie che mai possono essere compiute anche per un fine buono. Ad esempio non è lecito sotto il profilo morale uccidere volontariamente e direttamente una persona innocente per il fine buono di salvarne cento.
Dunque è lecito e a volte doveroso adoperarsi per limitare i danni, ma a patto che l’azione di impedimento sia lecita sotto il profilo morale. Se per impedire la morte di una persona l’unico modo è quello di ammazzarne un’altra innocente, non posso che astenermi da questa azione iniqua. 

Non è dunque lecito impedire “l’eterologa sempre” dando il proprio “Sì” all’ “eterologa qualche volta”.
L'errore di chi dice "meglio una legge restrittiva che la situazione di legittimità assoluta dell'eterologa creata dalla sentenza della Consulta" è il medesimo di chi diceva prima del varo della legge 40 "meglio una legge restrittiva che la situazione attuale di legittimità assoluta della fecondazione artificiale in ogni sua forma creatasi dal fatto che non c'è una legge". Ed infatti la Consulta eliminando il divieto di eterologa riporta la situazione a quella ante legem 40. 
Inoltre, ma non è aspetto centrale seppur importante: una legge restringerebbe sì il campo dell'iniquo (però rimarrebbe una legge iniqua), ma - rispetto alla sentenza della Consulta - lo eleverebbe di categoria giuridica: da pronunciamento giurisprudenziale ad atto normativo. La qual cosa è ancor più grave.

Nel prossimo post tenteremo di superare un’altra obiezione: se sto a braccia conserte avrò lasciato campo al nemico per fare quello che vuole e quindi avrò collaborato alla diffusione dell’eterologa.


Tommaso Scandroglio

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