Qualche
giorno prima che fossero pubblicate le motivazioni della sentenza della
Consulta che ha sancito l’incostituzionalità del divieto inerente alla
fecondazione eterologa, si è svolto presso la sala della Regina alla Camera un
convegno proprio su questa sentenza. A parere dei giuristi e politici
intervenuti – molti dei quali di estrazione “cattolica” – ora sarebbe
necessario una legge per arginare i danni provocati dalla Consulta.
Detto in
parole semplici: la sentenza della Corte Costituzionale permette l’eterologa
sempre e comunque. Adesso dobbiamo fare di tutto in Parlamento per limitare
questa pratica il più possibile. Simile posizione è stata sposata sui media da
moltissimi altri giuristi.
Tralasciamo
il fatto che nelle motivazioni della sentenza i giudici hanno espressamente affermato
che non ci sono lacune normative da colmare e che quindi non serve una legge.
Al di là di questo, poniamoci una domanda: è lecito sotto il profilo morale
invocare una legge per limitare i danni provocati da questa sentenza?
La
risposta è netta: no, perché anche una legge limitativa sarebbe una legge
intrinsecamente malvagia, magari con contenuto meno iniquo rispetto al
contenuto della sentenza della Consulta, ma pur sempre malvagia.
Infatti la
pratica della fecondazione artificiale – omologa o eterologa poco importa – è
pratica intrinsecamente malvagia e la legge che la permette è anch’essa
ugualmente malvagia. Una legge che disciplinasse la pratica dell’eterologa,
seppur riducendone i casi legittimi, rimarrebbe una legge cattiva e dunque
non sarebbe lecito sotto il profilo
morale dare il proprio assenso al varo di una norma di tale natura.
C’è
chi obietta: “Ma il varo di questa legge è fatta per un fine buono: limitare i
danni provocati dalla sentenza della Corte Costituzionale”.
Risposta: c’è un
principio morale che afferma che vi sono azioni intrinsecamente malvagie che
mai possono essere compiute anche per un fine buono. Ad esempio non è lecito
sotto il profilo morale uccidere volontariamente e direttamente una persona
innocente per il fine buono di salvarne cento.
Dunque
è lecito e a volte doveroso adoperarsi per limitare i danni, ma a patto che
l’azione di impedimento sia lecita sotto il profilo morale. Se per impedire la
morte di una persona l’unico modo è quello di ammazzarne un’altra innocente,
non posso che astenermi da questa azione iniqua.
Non è dunque lecito impedire
“l’eterologa sempre” dando il proprio “Sì” all’ “eterologa qualche volta”.
L'errore
di chi dice "meglio una legge restrittiva che la situazione di legittimità
assoluta dell'eterologa creata dalla sentenza della Consulta" è il
medesimo di chi diceva prima del varo della legge 40 "meglio una legge
restrittiva che la situazione attuale di legittimità assoluta della
fecondazione artificiale in ogni sua forma creatasi dal fatto che non c'è una
legge". Ed infatti la Consulta eliminando il divieto di eterologa riporta
la situazione a quella ante legem 40.
Inoltre, ma non è aspetto centrale seppur
importante: una legge restringerebbe sì il campo dell'iniquo (però rimarrebbe
una legge iniqua), ma - rispetto alla sentenza della Consulta - lo eleverebbe
di categoria giuridica: da pronunciamento giurisprudenziale ad atto normativo.
La qual cosa è ancor più grave.
Nel
prossimo post tenteremo di superare un’altra obiezione: se sto a braccia
conserte avrò lasciato campo al nemico per fare quello che vuole e quindi avrò
collaborato alla diffusione dell’eterologa.
Tommaso Scandroglio
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