Nel
precedente post abbiamo visto che non è lecito battersi per avere una legge
sull’eterologa al fine di limitare i danni della sentenza della Consulta che ha
spalancato le porte a questa pratica. Anche per un fine buono mai si può fare
il male.
In
merito a tale argomentazione c’è però chi obietta: rimanendo con le mani in
mano e non adoperandosi per promulgare una legge più restrittiva si fa il gioco
del nemico. Sarebbe una collaborazione al male tramite omissione.
Nessuno
vorrebbe varare una legge sull’eterologa, ma stretti da necessità meglio una
legge che provoca pochi danni rispetto alla sentenza della Consulta che
provocherà molti più danni.
Risposta che parte da un esempio: se non uccido
Tizio, un pazzo ha deciso che ucciderà altre tre persone. Sono dunque in un
vicolo cieco: o la morte di mia mano di una persona (eterologa per legge in
alcuni casi), oppure la morte di altre tre persone (eterologa sempre come vuole
la Consulta). Anche in questo caso, se non ci sono alternative valide, non
posso che astenermi dal compiere il male, perché – altro principio morale – le
circostanze (in questo caso lo stato di necessità) non possono legittimare un
atto intrinsecamente malvagio (l’uccisione di una persona innocente).
E non vi
è poi collaborazione al male da parte di chi si astiene: infatti non sono io
che ho collaborato alla morte della altre tre persone per mano del pazzo, bensì
è il folle stesso che le ha uccise ed ha congegnato tutto questo piano perverso
a cui ho deciso di non collaborare. Non ho deciso io il verificarsi di questa
condizione capestro, ma la mente del folle. Sarà Tizio ad essersi macchiato del
sangue di tre innocenti, non io.
L’uomo
è chiamato sempre a fare il bene, non sempre a ricercare l’utile.
E se in una
situazione concreta il maggior bene possibile è l’astensione dal compiere il
male, occorre assumere questa condotta anche se dal punto di vista dell’utilità
è la scelta peggiore.
Ma dal punto di vista morale – l’unico punto di vista
valido per l’uomo - i danni provocati non potranno essere addebitati a chi si è
astenuto dal volere compiere il male, ma a chi – i giudici della Consulta – ha
deciso di legittimare una pratica iniqua.
In
sintesi: mai è lecito compiere un'azione intrinsecamente malvagia (voto di una
legge iniqua) anche se il fine è buono (limitare i danni: restringere i casi in
cui l'eterologa sarà praticata) ed anche se le circostanze non ci offrono alternative
buone (o situazione molto malvagia - eterologa in ogni sua forma - o situazione
meno malvagia - eterologa solo in alcuni casi: stato di necessità).
Nel
prossimo post invece tenteremo di rispondere alla seguente domanda: di fronte a
tale situazione creatasi dalla sentenza della Consulta, quali sono le strade
lecite sotto il profilo morale per opporsi alla pratica ormai legale della
eterologa?
Tommaso Scandroglio
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