lunedì 16 giugno 2014

Dopo la sentenza della Corte Costituzionale sulla fecondazione eterologa: che fare? 2. L'obbligo morale di astenersi dal compiere il male.

Nel precedente post abbiamo visto che non è lecito battersi per avere una legge sull’eterologa al fine di limitare i danni della sentenza della Consulta che ha spalancato le porte a questa pratica. Anche per un fine buono mai si può fare il male.

In merito a tale argomentazione c’è però chi obietta: rimanendo con le mani in mano e non adoperandosi per promulgare una legge più restrittiva si fa il gioco del nemico. Sarebbe una collaborazione al male tramite omissione. 
Nessuno vorrebbe varare una legge sull’eterologa, ma stretti da necessità meglio una legge che provoca pochi danni rispetto alla sentenza della Consulta che provocherà molti più danni. 

Risposta che parte da un esempio: se non uccido Tizio, un pazzo ha deciso che ucciderà altre tre persone. Sono dunque in un vicolo cieco: o la morte di mia mano di una persona (eterologa per legge in alcuni casi), oppure la morte di altre tre persone (eterologa sempre come vuole la Consulta). Anche in questo caso, se non ci sono alternative valide, non posso che astenermi dal compiere il male, perché – altro principio morale – le circostanze (in questo caso lo stato di necessità) non possono legittimare un atto intrinsecamente malvagio (l’uccisione di una persona innocente). 
E non vi è poi collaborazione al male da parte di chi si astiene: infatti non sono io che ho collaborato alla morte della altre tre persone per mano del pazzo, bensì è il folle stesso che le ha uccise ed ha congegnato tutto questo piano perverso a cui ho deciso di non collaborare. Non ho deciso io il verificarsi di questa condizione capestro, ma la mente del folle. Sarà Tizio ad essersi macchiato del sangue di tre innocenti, non io.

L’uomo è chiamato sempre a fare il bene, non sempre a ricercare l’utile. 
E se in una situazione concreta il maggior bene possibile è l’astensione dal compiere il male, occorre assumere questa condotta anche se dal punto di vista dell’utilità è la scelta peggiore. 
Ma dal punto di vista morale – l’unico punto di vista valido per l’uomo - i danni provocati non potranno essere addebitati a chi si è astenuto dal volere compiere il male, ma a chi – i giudici della Consulta – ha deciso di legittimare una pratica iniqua.

In sintesi: mai è lecito compiere un'azione intrinsecamente malvagia (voto di una legge iniqua) anche se il fine è buono (limitare i danni: restringere i casi in cui l'eterologa sarà praticata) ed anche se le circostanze non ci offrono alternative buone (o situazione molto malvagia - eterologa in ogni sua forma - o situazione meno malvagia - eterologa solo in alcuni casi: stato di necessità).

Nel prossimo post invece tenteremo di rispondere alla seguente domanda: di fronte a tale situazione creatasi dalla sentenza della Consulta, quali sono le strade lecite sotto il profilo morale per opporsi alla pratica ormai legale della eterologa?


Tommaso Scandroglio

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