mercoledì 11 gennaio 2012

Educati dalla legge sull'aborto?



Abbiamo visto che Benedetto XVI ritiene che la permanenza delle leggi che legalizzano l'aborto ostacoli l'educazione dei giovani e, quindi, il futuro dell'umanità. Non si tratta certo di una posizione nuova del Papa che, ad esempio, nella Messa Crismale del 1/4/2010, aveva affermato: “La lotta dei cristiani consisteva e consiste non nell’uso della violenza, ma nel fatto che essi erano e sono tuttora pronti a soffrire per il bene, per Dio. Consiste nel fatto che i cristiani, come buoni cittadini, rispettano il diritto e fanno ciò che è giusto e buono. Consiste nel fatto che rifiutano di fare ciò che negli ordinamenti giuridici in vigore non è diritto, ma ingiustizia. (…) Anche oggi è importante per i cristiani seguire il diritto, che è il fondamento della pace. Anche oggi è importante per i cristiani non accettare un’ingiustizia che viene elevata a diritto – per esempio, quando si tratta dell’uccisione di bambini innocenti non ancora nati
Pensavo questo discorso nel leggere l'articolo di Piero Gheddo apparso sulla Bussola Quotidiana e su Zenit, in cui, commentando alcuni dati sull'aborto in Italia, egli si premura così di precisare il senso delle sue osservazioni: "Negli ultimi tempi è venuto sempre più alla ribalta dell’informazione il problema degli aborti, non direttamente per abolire la Legge 194, ma almeno per applicarla con rigore, visto che la Legge afferma e tutti concordano sul fatto che l’aborto dovrebbe essere il più possibile evitato con vari provvedimenti economici di aiuti alle famiglie e anche psicologici di aiuto alle donne in difficoltà di vario genere per partorire". Quindi Gheddo si allinea al tabù che, in questo periodo, circola nel mondo cattolico italiano: "la legge 194 non si tocca, si applica"; unisce la sua voce ad altre, facendo intuire che il Comitato per l'abrogazione della legge 194 inizia a creare qualche timore.

Ma "applicare integralmente la legge 194" significa, in primo luogo, accettarne la logica: considerarla, inevitabilmente, una legge "buona"; significa, per Gheddo, cadere nella trappola delle statistiche e del linguaggio dei fautori dell'aborto libero e pagato dallo Stato.
Partiamo dal linguaggio: se è vero che - per fortuna! - Gheddo parla di "bambini", per riferirsi a quelli abortiti egli dice: "bambini che non hanno potuto vedere la luce". Il problema è perché quella luce quei bambini non l'hanno vista: e forse sarebbe stata più aderente alla realtà dei fatti parlare di "bambini che vivevano tranquillamente nel grembo delle loro madri e che sono stati raggiunti da lame appuntite che li hanno fatti a pezzi e uccisi per essere poi risucchiati via" (oppure di "bambini che sono stati avvelenati e sono morti tra atroci dolori"). Parole dure, certo: ma corrispondenti a quanto avviene davvero.

Ancora più sorprendenti sono le parole usate da Gheddo per riferirsi al soggetto che ha deciso l'uccisione del bambino: la madre. Sì, perché - davvero vogliamo negarlo? - nel sistema della legge 194 che Gheddo vorrebbe applicata integralmente, è la donna che decide: e, su 117.000 aborti legali eseguiti nel 2009 (in seguito vedremo quanti sono davvero gli aborti volontari in Italia), solo 2 (due) riguardavano donne interdette (dati Ministero della Giustizia), per le quali la decisione era stata presa dal tutore. Gli altri aborti volontari sono stati decisi da donne pienamente capaci di intendere e di volere. La malvagità di questa legge - come di tutte le leggi di aborto - si vede anche da qui: è la madre (e non una commissione medica) incaricata di decidere che il proprio figlio innocente debba morire atrocemente; e quindi il dato - che ha ovviamente a che fare anche con l'educazione del popolo - è questo, ed è tremendo: nel 2009 117.000 donne hanno scelto di uccidere il loro figlio.
Nell'articolo Gheddo parla sì, di scelta, ma solo per rimarcare i danni subiti dalla donna: "Le donne che hanno scelto di abortire, nella grande maggioranza dei casi subiscono un forte o anche fortissimo trauma fisico e psicologico, del quale spesso non si liberano più del tutto"; e, se questo è vero, risulta evidente nel parlare di Gheddo che le donne sono esclusivamente vittime: "l’aborto dovrebbe essere il più possibile evitato con vari provvedimenti economici di aiuti alle famiglie e anche psicologici di aiuto alle donne in difficoltà di vario genere per partorire". Sì, perché - intende Gheddo - se si fornissero soldi alle famiglie in difficoltà e psicologi alle donne incinte, l'aborto volontario scomparirebbe ...

Leggiamo la chiusa dell'articolo: Gheddo critica il Presidente Napolitano perché "Non ha parlato della vita che deve nascere e non può per mancanza di solidarietà umana e di sostegno da parte dello Stato italiano". Vedete? La responsabilità non è mai delle donne, è colpa della Stato che non fornisce il denaro e gli psicologi di sostegno ...
Lo Stato, quindi, non è responsabile perché ha reso un diritto assoluto l'uccisione dei bambini non ancora nati; è responsabile perché non dà soldi e aiuto psicologico.

Con una visione così falsata di quanto è permesso dalla legge 194 e di quanto avviene davvero in conseguenza della piena attuazione di quella legge, come stupirsi che Gheddo "sragioni" anche sui numeri? Lo vedremo nel prossimo post.

Giacomo Rocchi

4 commenti:

  1. La critica di Rocchi in questo caso è assolutamente pretestuosa. Padre Gheddo in nessun punto dice d'aver fatto suo il tabù dell'intangibilità della 194: si limita a registrare l'insorgenza nell'opinione pubblica di una nuova sensibilità sul tema dell'aborto, una sensibilità che Napolitano non ha tenuto in minima considerazione. È un giudizio di fatto, non di valore. Mi sembra davvero una forzatura attribuire a p. Gheddo le posizioni descritte da Rocchi. La posizione della Bussola su questo poi è sempre stata molto netta e chiara. Possibile ci si debba accapigliare tra cattolici per ogni minima sfumatura lessicale? Non rischiamo di scadere in dibattiti di natura ideologica? Stiamo servendo la verità o alimentiamo solo il narcisismo delle piccole differenze?

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  2. Non credo affatto che si tratti di una critica pretestuosa: in realtà Gheddo scrive cose molto "pesanti" sulla legge 194 che non mi sembrano affatto "sfumature lessicali". Premetto che criticare pubblicamente un articolo apparso su un quotidiano (e, quindi, pubblico) non è certo "accapigliarsi". Se gli articoli sono pubblici, le cose scritte sono criticabili, esattamente come sono criticabili i commenti fatti, come il post apparso su questo blog.
    Come fa Hofer a sostenere che Gheddo non ha fatto suo il tabù dell'intoccabilità della legge 194: ha scritto nero su bianco che la legge 194 non deve essere abolita direttamente. Gheddo, quindi, è entrato chiaramente nel dibattito: la legge 194 la dobbiamo abolire o la dobbiamo applicare integralmente? E' un dibattito concreto, anche se molti non vogliono farlo emergere, da quando esiste un Comitato per l'abrogazione della legge 194 che ha raccolto migliaia di adesioni e che sta preparando un referendum. Ribadisco, poi, che nell'invocare la integrale applicazione della legge 194, Gheddo - non so quanto informato - sposa la tesi che "la legge 194 afferma che l'aborto dovrebbe essere evitato": affermazione opposta alla realtà, tenuto conto che la legge 194 stabilisce che l'aborto volontario è un diritto soggettivo e istiga all'aborto eugenetico nel secondo trimestre di gravidanza. Gheddo, poi, utilizza numeri del tutto errati, come sto cercando di dimostrare con i post successivi. So bene che l'obbiettivo di Gheddo era il Presidente Napolitano: mi permetto, però, di dire che aspettarsi qualcosa su questo tema da chi si è comportato come si è comportato sul caso Englaro è, quanto meno, ingenuo ... Quindi non ho commentato il riferimento alla persona del Presidente della Repubblica.
    A parte il riferimento al narcisismo (non si riesce a capire: è narcisista chi pubblica un articolo su un quotidiano o chi scrive un post su un blog?) le differenze non sono piccole. Sull'aborto - e soprattutto sulla legge sull'aborto - le opinioni possono essere legittimamente differenti: ma è legittima una posizione intransigente che ribadisca (nei luoghi dove ciò è consentito) che la legge è integralmente iniqua (integralmente), che essa è attualmente applicata esattamente come è scritta, che per ridurre il numero dei bambini uccisi occorre cercare di abrogarla; che la battaglia per l'abrogazione rafforza l'opera di educazione e aiuta quella del volontariato per la vita.
    Giacomo Rocchi

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  3. Scusi Rocchi, un conto è quel che si legge, un altro quel che vogliamo leggere. Proprio perché si sa chi sia Napolitano sarebbe inutile rivolgersi a lui con argomenti "intransigenti" (posizione che è anche la mia, peraltro). Padre Gheddo, sapendolo bene, è come se si fosse rivolto idealmente al capo dello Stato dicendogli: "Caro Presidente, se non vuoi ascoltare noi, quantomeno dovresti tenere in conto il fatto che molti, pur non volendo abolire la legge, comincino a non digerire più così facilmente la "libertà di abortire" sempre e comunque, senza se e senza ma. Non sarebbe il caso che facessi qualcosa o almeno che lo includessi nel novero delle questioni "calde", come un problema da affrontare e non eludere?". Insomma, sta parlando il linguaggio di Napolitano, quello dei "diritti (in)civili" garantiti dallo Stato, perché un altra lingua Napolitano non la intende. Possiamo trovarla una strategia forse inefficace, sono d'accordo. Ma non possiamo attribuire abusivamente a p. Gheddo un pensiero che in quell'articolo non sottoscrive in alcun passaggio.
    Dunque torno a chiederle, caro Rocchi, in che punto p. Gheddo sia passato dal giudizio di fatto al giudizio di valore. P. Gheddo si limita a registrare che è sorta QUANTOMENO una sensibilità etica nei confronti del problema-aborto (vedi il successivo riferimento a Ferrara), ma non ha scritto d'aver sposato questa posizione. "Narcisismo delle piccole differenza" in soldoni è quella tendenza vagamente settaria volta ad esasperare le minuzie, le "piccole differenze" appunto, per affermare la propria identità, prima che la propria causa. È indice di un personalismo eccessivo. Lei faccia quello che vuole, ma queste polemiche (meglio sarebbe chiamarle logomachie) sono indice di uno scivolamento della causa pro-life lungo il piano inclinato dell'ideologia, dove la preoccupazione principale è quella di presentarsi come i più "puri e duri". Inutile dire quanto un simile atteggiamento sia dannoso per la causa e foriero di lacerazioni fondate sul nulla.

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  4. Non mi sembra di avere esasperato minuzie e nemmeno di aver voluto leggere quello che nell'articolo di Gheddo non c'era scritto. Non lo so se le mie siano "logomachie"; a me sembrano piuttosto riflessioni sulla legge 194 che si contrappongono alle riflessioni che Gheddo ha fatto sulla legge 194. Sì, perché se è vero che Gheddo si rivolgeva al Presidente Napolitano, è anche vero che, prima di riferirsi nell'ultimo paragrafo al discorso di fine anno, ha scritto quella frase che, secondo me, era "pesante: che cioè la legge "non era da abolire direttamente ma da applicare integralmente". A chi era rivolta questa frase? Conteneva forse un giudizio di valore sulla legge 194? Quanto alla prima domanda, mi sembra chiaro che - lo volesse o meno - la frase era rivolta (o quanto meno: riguardava) a quel mondo - il mondo cattolico - che in questo periodo sta pensando se e come riavviare la battaglia per l'abrogazione della legge 194 (referendum). Quanto alla seconda domanda: la prima parte dell'articolo indica una situazione in miglioramento, con la diminuzione degli aborti. Caro Hofer, non la colpisce vedere come Gheddo sostenga che il numero degli aborti è in calo, accreditando la tesi che il numero massimo era quello del 1982, dimenticando gli aborti compiuti con le pillole che uccidono, dimenticando gli aborti clandestini ancora compiutio in gran numero: accreditando, in definitiva, la tesi che la legalizzazione dell'aborto contribuisce alla riduzione dei numero dei bambini uccisi? Queste, secondo me, non sono "piccole differenze"; sono valutazioni basate su una lettura dei numeri che si appiattisce su quella ministeriale. E la mancata menzione degli aborti eugenetici? e degli aborti compiuti dalle minorenni? e degli aborti ripetuti tre, quattro, cinque volte? Ciò che si coglie dall'articolo di Gheddo è una valutazione della legge 194 che giustifica la frase: "applicarla integralmente e non abolirla direttamente". Allora: sono questioni ideologiche? No, è la stessa questione che si pose negli anni 1978 - 1981 e la decisione, all'epoca, fu: è una legge inaccettabile, dobbiamo provare ad abrogarla. Io - non solo io: il fatto che qualcuno scrive i post firmando con il proprio nome non mi pare indice di personalismo, ma assunzione di responsabilità - ritengo ancora che sia una legge integralmente iniqua, che ha provocato milioni di morti, che contribuisce ad "educare" il popolo italiano e che i numeri lo dimostrano; ritengo che la meritoria opera del volontariato prolife non sia sufficiente (se l'obbiettivo è impedire la morte del maggior numero di bambini), così come non è sufficiente la sola opera di "educazione" sganciata da una battaglia legislativa. All'espressione "puri e duri" io preferisco usare l'espressione "prolife intransigente": se la legge 194 è "integralmente iniqua" e se il Magistero (e il diritto naturale) da indicazioni inequivoche sulla necessità e doverosità di tentare di cancellare questa legge e tutte le leggi ingiuste ... io faccio del mio meglio per cercare di cancellare questa legge e le leggi ingiuste, cercando di dimostrarne la intrinseca iniquità. Come stupirsi se mi agito quando un colosso come Padre Gheddo sostiene che la legge deve essere applicata integralmente?
    Giacomo Rocchi

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