Che funzione ha la Prolusione del Presidente della Conferenza Episcopale Italiana al Consiglio Permanente? Che natura ha? La domanda può essere posta sia con riferimento alla sua funzione all'interno della Chiesa (italiana e universale) sia con riferimento alla sua funzione sociale e politica all'interno della società italiana.
Sulla natura vaga ed equivoca di questo "discorso" (fatto ai confratelli vescovi, ma reso pubblico e disponibile ai mass media) ha scritto in modo incisivo e impietoso Riccardo Cascioli sulla Bussola Quotidiana del 27/9/2011: "sono decenni che le prolusioni all’Assemblea generale e al Consiglio permanente dei vescovi, a prescindere da chi la pronunci, seguono questo cliché: una carrellata su tutti i problemi dell’Italia e del mondo, che le fa molto più simili al discorso sullo stato dell’Unione che i presidenti americani pronunciano ogni anno in gennaio che non a un richiamo alle cose che contano davanti ai problemi del mondo". L'articolo di Cascioli (che va letto tutto) era precedente alla conferenza stampa del Segretario della CEI, mons. Crociata, che ha confermato quello stile del "dire e non dire", accennare senza scendere a fondo (in altre parole: lanciare il sasso e ritirare la mano ...) con il quale, evidentemente, il Presidente della CEI ha deciso di intervenire nelle vicende politiche: "non siamo noi a far cadere i governi, non intendeva affatto dire a Berlusconi di ritirarsi, non siamo noi vescovi a fondare i partiti politici ...".
Questo è un blog prolife: e non possiamo non notare che una cosa il card. Bagnasco ha detto in maniera chiara, senza possibilità di equivoci e fraintendimenti (e senza mezze smentite di due giorni dopo); un'indicazione netta di natura politico - parlamentare. L'indicazione è giunta al termine della prolusione:"Infine, esprimiamo l’auspicio che la legge sulle dichiarazioni anticipate di trattamento possa giungere quanto prima in porto: dopo l’approvazione della Camera dei Deputati, essa attende il secondo passaggio al Senato. La sollecitiamo con rispetto, nella persuasione che si tratta di un provvedimento oggi necessario per salvaguardare il diritto di tutti alla vita." .
Ad essere malevoli si potrebbe pensare che questa indicazione netta sia collegata al severo giudizio morale su certi politici: "Noi non vogliamo buttare giù nessuno dalla poltrona ... intanto, però, approvate questa legge". Un'operazione, cioè, politica, dello stesso stampo di quella che i radicali hanno preso negli stessi giorni ("Noi non votiamo la sfiducia al ministro indagato per mafia ... Ma intanto, Berlusconi, guardaci, potremmo essere utili!").
Ma noi non pensiamo male. Ci interessa il contenuto di quanto detto dal card. Bagnasco. Lo esamineremo nel prossimo post: ma intanto - da convinti prolife - come non osservare che, rispetto all'urgenza manifestata dal Presidente della CEI ("possa giungere quanto prima in porto") per una legge che dovrebbe evitare il ripetersi del caso Englaro (mai ripetutosi dal 2009 ad oggi), nemmeno un accenno viene fatto sulla urgenza di interrompere l'uccisione legale di almeno 317 bambini al giorno? E sulla necessità di interrompere la produzione per la morte e il congelamento di altrettanti embrioni creati con la fecondazione in vitro?
Eppure, nella prolusione, certi passaggi sembravano riguardare proprio queste stragi:
"Quanti oggi, nel mondo che conta, volteggiano come avvoltoi sulle esistenze dei più deboli per cavarne vantaggi ancora maggiori che in altre stagioni? Questo «individualismo esasperato e possessivo» non è forse alla radice di tanti comportamenti rapaci in chi può, o ritiene di potere, a prescindere da ciò che è legittimo, giusto, onesto?" e ancora: "Ci preoccupa come Vescovi l’assenza di un affronto serio e responsabile del generale calo demografico, e quindi del rapporto sbilanciato tra la popolazione giovane e quella matura e anziana"; e soprattutto: "La questione morale, complessivamente intesa, non è un’invenzione mediatica: nella dimensione politica, come in ciascun altro ambito privato o pubblico, essa è un’evenienza grave,che ha in sé un appello urgente"; e sul severo giudizio intorno ad una cultura radicale che "Muovendo da una concezione individualistica, rinchiude la persona nell’isolamento triste della propria libertà assoluta, slegata dalla verità del bene e da ogni relazione sociale. Per questo, dietro una maschera irridente, riduce l’uomo solo con se stesso, e corrode la società, intessuta invece di relazioni interpersonali e legami virtuosi di dedizione e sacrificio."
Ma, appunto, alle leggi sull'aborto e sulla fecondazione in vitro, la prolusione non fa nessun accenno; tanto meno parla di un'urgenza di modificarle o abrogarle, per interrompere questa strage, che tanto incide, per di più, sulla cultura del nostro popolo.
Quasi che, verrebbe da pensare, "il diritto alla vita" cui si riferisce il card. Bagnasco non riguardi proprio "tutti".
Giacomo Rocchi
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