Come già riportato, il cardinale manifestava l'auspicio di una rapida approvazione del testo di legge, esprimendo la "persuasione" che "si tratta di un provvedimento oggi necessario per salvaguardare il diritto di tutti alla vita".
Due riflessioni preliminari.
La prima: da come ne parla il card. Bagnasco siamo di fronte ad una legge "giusta", "buona"; non già ad una legge "che funziona e che deve essere integralmente applicata", di cui non viene chiesta né l'abrogazione, né una modifica; e nemmeno di una legge "imperfetta, non cattolica, un nobile compromesso ..." (per chi non l'avesse capito, stiamo parlando delle acrobazie verbali sulle leggi sull'aborto e sulla fecondazione in vitro).
No: questa legge - a sentire le parole del Presidente della CEI - non ha ombre, non presenta compromessi; è integralmente positiva, perché, appunto, "salvaguarda il diritto di tutti alla vita".
I Vescovi italiani, quindi, mettono tutto il loro "peso politico" sul piatto della bilancia: l'hanno fatto - sempre tramite le parole del card. Bagnasco - quando si è trattato di lanciare il dibattito parlamentare; lo fanno nuovamente quando il dibattito è ormai alla fine e c'è il timore che la crisi politica non permetta l'approvazione definitiva del testo, vanificando tutto l'operato di questi anni (quando il Parlamento viene sciolto, le proposte di legge non approvate definitivamente decadono).
No: questa legge - a sentire le parole del Presidente della CEI - non ha ombre, non presenta compromessi; è integralmente positiva, perché, appunto, "salvaguarda il diritto di tutti alla vita".
I Vescovi italiani, quindi, mettono tutto il loro "peso politico" sul piatto della bilancia: l'hanno fatto - sempre tramite le parole del card. Bagnasco - quando si è trattato di lanciare il dibattito parlamentare; lo fanno nuovamente quando il dibattito è ormai alla fine e c'è il timore che la crisi politica non permetta l'approvazione definitiva del testo, vanificando tutto l'operato di questi anni (quando il Parlamento viene sciolto, le proposte di legge non approvate definitivamente decadono).
Sappiamo bene quanto agli auspici pubblici sia corrisposta un'azione decisa, quasi schiacciante, all'interno del mondo cattolico italiano, "costretto" ad allinearsi o a tacere, senza se e senza ma: con l'autonomia dei laici scomparsa, in un sorprendente clericalismo; sorprendente perché, ad essere "santificato" in anticipo è stato un testo che è stato cambiato più volte nel corso di questi tre anni, ma che doveva essere sempre "approvato quanto prima". Sorprendente, anche, perché si tratta di testo complesso che concerne molti ambiti, fornisce molte definizioni, coinvolge molte situazioni e interroga molte professionalità, e che, quindi, è difficile da imporre "in blocco".
Quindi: una legge buona, giusta, doverosa, urgente.
La seconda riflessione, per entrare nel merito di quanto affermato dal Presidente della CEI: questa legge - attenzione! - non salvaguarda la vita di tutti; piuttosto salvaguarda (secondo l'opinione del porporato) il diritto di tutti alla vita!
Un sofisma? Quando i prolife fanno le loro battaglie, hanno in mente le persone da salvare: i bambini (ciascun bambino!) che rischiano di morire per aborto, gli embrioni che muoiono a grappoli per la fecondazione in vitro, i disabili, gli anziani, i deboli che rischiano di essere uccisi con l'eutanasia.
Certo: uno strumento decisivo è quello legislativo, per abrogare leggi ingiuste e approvare leggi giuste; ma, appunto, affermare un diritto (soprattutto il diritto alla vita) è uno strumento, non è il fine della battaglia.
In altre parole: non ci interessa che una legge proclami di "tutelare la vita dal suo inizio", se poi i bambini vengono uccisi; e nemmeno una legge che attribuisca "diritti" agli embrioni, se poi nemmeno i pochi embrioni sopravvissuti alla fecondazione in vitro possono farli valere!
Quindi: una legge buona, giusta, doverosa, urgente.
La seconda riflessione, per entrare nel merito di quanto affermato dal Presidente della CEI: questa legge - attenzione! - non salvaguarda la vita di tutti; piuttosto salvaguarda (secondo l'opinione del porporato) il diritto di tutti alla vita!
Un sofisma? Quando i prolife fanno le loro battaglie, hanno in mente le persone da salvare: i bambini (ciascun bambino!) che rischiano di morire per aborto, gli embrioni che muoiono a grappoli per la fecondazione in vitro, i disabili, gli anziani, i deboli che rischiano di essere uccisi con l'eutanasia.
Certo: uno strumento decisivo è quello legislativo, per abrogare leggi ingiuste e approvare leggi giuste; ma, appunto, affermare un diritto (soprattutto il diritto alla vita) è uno strumento, non è il fine della battaglia.
In altre parole: non ci interessa che una legge proclami di "tutelare la vita dal suo inizio", se poi i bambini vengono uccisi; e nemmeno una legge che attribuisca "diritti" agli embrioni, se poi nemmeno i pochi embrioni sopravvissuti alla fecondazione in vitro possono farli valere!
Così come non ci basta certo che una legge proclami di riconoscere e garantire "la vita umana, quale diritto inviolabile e indisponibile, anche nella fase terminale dell’esistenza e nell’ipotesi in cui la persona non sia più in grado di intendere e di volere", se poi, in nome di questa legge, certe persone verranno uccise! Anzi: una norma di questo genere fa sorgere dubbi: ma le norme del codice penale che mandano in carcere gli assassini (anche se hanno ucciso su richiesta della vittima) non presuppongono la vita quale "diritto inviolabile e indisponibile"? Perché allora doverlo ribadire?
Le leggi ingiuste spesso sono anche leggi ipocrite! Contengono "norme di principio" (che dovrebbero, piuttosto, essere dettate nelle Costituzioni), ma le rendono prive di efficacia pratica, facendo, invece, operare altre norme, di contenuto opposto.
Questa legge, card. Bagnasco, salvaguarderà la vita di tutti?
Giacomo Rocchi
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