A leggere il titolo dell'articolo apparso su "Avvenire" del 26/3/2011, Michele Aramini appare arruolato nell'esercito compatto che fa capo ad Avvenire e che invoca a gran voce l'immediata approvazione del progetto di legge sulle dichiarazioni anticipate di trattamento.
Una legge "giusta" è il titolo dell'articolo, che richiama alcuni passaggi dell'articolo:
"Le leggi debbbono essere giuste: sono tali quando realizzano e incrementano i diritti veri della persona umana e non ogni tipo di richiesta, anche se questa per nobilitarsi si fa chiamare diritto ... nella materia di cui si discute la legge per essere giusta deve garantire il diritto a vivere. Più precisamente essa deve tutelare l'interesse e il diritto della persona a vivere fino al termine naturale della propria esistenza".
In un passo successivo Aramini accenna al tema delle decisioni sulle persone deboli:
"Altro elemento importante perché la legge sia giusta sono le disposizioni volte a tutelare le persone più deboli e al mantenimento delle decisioni del fine vita nell'ambito delle scelte di interesse pubblico. E' proprio l'ambito pubblico, con il suo favor vitae, che permette di proteggere il valore della vita di tutti, fino al suo termine naturale, mentre lo scivolamento nell'ambito privato affiderebbe il fine vita alle scelte più arbitrarie".
Se si rilegge per intero l'articolo, però, ci si accorge che Aramini non afferma affatto che quel progetto di legge sia "giusto", che cioè risponda ai criteri da lui indicati; per di più l'Autore è consapevole che
"l'eutanasia rimane l'obbiettivo reale di alcuni tra quelli che avrebbero voluto una legge capace di introdurla in Italia, magari solo in alcuni casi, in modo da rompere la presunzione della vita che regge oggi il nostro ordinamento, legittimando più tardi interventi legislativi più forti in suo favore".E allora: Aramini sa che la battaglia vera che si sta combattendo alla Camera dei Deputati è la battaglia sull'eutanasia; sa che il diritto alla vita o si difende interamente o non lo si difende per niente, perché, una volta caduta la presunzione a favore della vita dell'ordinamento, la breccia è destinata ad allargarsi. Cosa pensa davvero Aramini di questo progetto? Lo spiega in un articolo su "La Bussola Quotidiana", quotidiano on line:
"Considerando ciò che è accaduto alla legge 40, che è stata fatta oggetto di una sistematica opera di smantellamento dei punti qualificanti, sia attraverso il rimando alla Consulta sia attraverso singole sentenze di tribunali c’è da essere preoccupati sul destino della nuova legge sulle Dat".E soprattutto:
"Penso che la legge sia necessaria per bloccare ogni possibile deriva eutanasica. Piuttosto si deve avere la preoccupazione di produrre un testo di qualità, semplice, chiaro che non presti il fianco a interpretazioni incerte o opposte. Visto che il testo dovrà tornare al Senato, vale la pena di revisionarlo proprio in questa luce, al fine di fornire disposizioni facilmente comprensibili e univoche".In definitiva: dando per scontato che i "cattivi" sono certi magistrati, il progetto di legge è scritto in modo tale da permettere interpretazioni favorevoli all'eutanasia!
Occorre riscriverlo!
Giacomo Rocchi
P.S. Avvenire avrebbe pubblicato un articolo del genere?